venerdì 31 maggio 2013

Copa Libertadores: Le semifinali a sorpresa


 

il logo del Newell's Old Boys
Ancora una volta la Copa Libertadores, e proprio all’altezza della sua fase cruciale, continua a confermare il suo alto tasso di imprevedibilità e presenta per le semifinali quattro formazioni che, al di là dell’Atletico Mineiro, rappresentano una sorpresa o quasi. Oltretutto anche il Galo ha dovuto sudare più del previsto per eliminare i messicani del Tijuana, tornati a casa dopo un’avventura entusiasmante e senza aver perso nel doppio confronto contro i brasiliani. E’ risultato decisivo per i gol segnati in trasferta il 2-2 raccolto in Messico dai brasiliani. Anzi la squadra de El Turco Mohamed era passata anche in vantaggio con Riascos, prima di subire il definitivo e decisivo pareggio del capitano Rever. Ma poi il portiere dell'Atletico Victor ha dovuto parare un rigore al 92' per consetire alla sua squadra di passare alle semifinali!

 L’Atletico Mineiro per giunta rimane l’unica squadra del Brasile in lizza per la vittoria finale, dopo che le compagini auriverdi parevano dominare il torneo. I bianconeri di Ronaldinho dovranno, comunque, regolare un avversario non facile come il Newell’s Old Boys, che ha estromesso i connazionali del Boca Juniors dopo una serie di calci di rigore tra le più lunghe della storia della Libertadores. Gli stessi leprosos nel 1992 avevano eliminato l’America Calì con una serie di tiri dagli undici metri interminabile. Il Newell’s guadagna, ad ogni modo, la terza semifinale nella sua storia (dopo 21 anni), in una stagione peraltro indimenticabile, che la vede primeggiare in campionato e con buone chance anche in Copa Argentina. 

 L’altra semifinale, invece, finisce per riservarci un confronto ancora più inedito tra i colombiani dell’Independiente Santa Fè di Bogotà ed il paraguayani dell’Olimpia Asunciòn, che hanno estromesso la Fluminense, squadra comunque accreditata concretamente per la vittoria finale. El Decano torna ad affrontare una squadra colombiana dopo ben 24 anni. Nel 1989 l’Olimpia infatti affrontò in finale l’Atletico Nacional de Medellìn, perdendo dopo una incredibile serie di calci di rigore con protagonisti Renè Higuita e proprio Hugo Ever Almeida, attuale tecnico della squadra di Asunciòn. L’uruguagio Juan Manuel Salgueiro ha firmato con una doppietta il passaggio del turno dei paraguayani. E la Copa Libertadores non finisce di stupire. (accanto, Ever Almeida, attuale allenatore dell'Olimpia, ha vinto la Copa Libertadores per due volte tra i pali dello stesso club di Asunciòn nel 1979 e nel 1990)

mercoledì 29 maggio 2013

Storia della Confederations Cup- 6 Il bis francese


Marc-Vivien Foè
 Dopo la delusione dei Mondiali nippo-coreani, la Francia riesce ad ottenere un sontuoso bis nella Confederations Cup nel 2003, proprio nell’edizione che si gioca in terra francese. La sesta edizione della manifestazione è però funesta dalla morte sul terreno di gioco del giovane camerunense Marc-Vivien Foè, che muore al Gerland di Lione il 26 giugno, nel corso del match tra la sua nazionale e quella colombiana. Foè, 28 anni, è proprio un calciatore tesserato per l’Olympique Lione, anche se in prestito al Manchester City, dopo essere cresciuto nel Canon Yaoundè ed aver indossato le maglie del Lens e del West Ham United. Ma lo spettacolo deve pur continuare direbbe qualcuno e due giorni più tardi la Francia e lo stesso Camerun giocano una triste finale.

 I francesi sotto la guida di Jacques Santini disputano un torneo impeccabile, vincendo tutti i confronti dal girone di qualificazione fino alla finale: 1-0 alla Colombia, 2-1 al Giappone e 5-0 alla Nuova Zelanda. Poi i francesi soffrono ma vincono contro l’arrembante Turchia per 3-2 al Saint Denis. Ma il match rimane in bilico per molto tempo, complice una Turchia bella e volitiva, che conferma i progressi fatti registrare al Mondiale del 2002.

 Proprio i turchi hanno giocato insieme al Camerun un brutto scherzo al Brasile di Adriano, eliminato clamorosamente dopo la prima fase. La Selecao è sconfitta dal Camerun per un gol dell’astro nascente Eto’ò e non va oltre il 2-2 contro la Turchia. La squadra di Senol Gunes finisce per approdare alla semifinali per la miglior differenza-reti, sbattendo fuori i Campioni del Mondo pur forti di gente come Ronaldinho, Adriano, Lucio, Alex, Emerson e Dida tra gli altri.

 In semifinali quindi il Camerun batte di misura la Colombia con gol di Ndiefi, mentre la Francia come detto regola sul 3-2 la Turchia. I Leoni Indomabili potrebbero essere proprio la rivelazione del torneo, ma la squadra del tedesco Winnie Schaefer soffre evidentemente per la perdita grave di Foè. Resiste ai francesi, ma poi si deve piegare al golden-gol di Thierry Henry che al 97’ mette fine alla storia di questo torneo. L’attaccante dell’Arsenal con 4 reti è anche il capocannoniere del torneo ed anche miglior calciatore della manifestazione davanti al turco Tuncay e proprio a Foè.

martedì 28 maggio 2013

Il 40° anniversario di un clamoroso Premio Nobel a Kissinger


 
Henry Kissinger e Pelè
Con molta perplessità un giorno lessi in una biografia ufficiale che Henry Kissinger, Segretario di Stato dell’amministrazione degli Stati Uniti, nel 1973 aveva ricevuto addirittura il Premio Nobel per la Pace. Aveva, infatti, secondo la giuria dell’importante riconoscimento internazionale, risolto in qualche modo il conflitto vietnamita, che vedeva intrappolati gli americani in Estremo Oriente ormai da troppo tempo e con troppe perdite.


 Nato a Furth nel il 27 maggio del 1923, Kissinger, di famiglia ebrea, fu costretto a scappare dalla Germania e quindi ad ottenere la cittadinanza americana nel 1943. Di lì la sua scalata politica all’interno del governo americano fu strabiliante, tanto da essere un Segretario di Stato praticamente influente in tutto il globo terrestre come pochi e soprattutto paladino dell’anti-comunismo ed abile regolatore delle questioni del continente sudamericano. Kissinger riuscì a stroncare tutte le rivoluzioni che nasceva in Centro e Sud America non certo con procedure diplomatiche e pacifiste. Gli equilibri nordamericani e gli interessi economici (enormi) degli States in Sud America vennero garantiti con golpe militari, controrivoluzioni, armamenti e soprattutto con le dittature sanguinosi. Impiantate appositamente in un chiaro spirito anti-democratico. Il suo coinvolgimento nella dittatura di Pinochet, così come in altre occasioni, lo portò a comparire dinanzi alla magistratura francese nel 2001, accusato della sparizione di 5 cittadini transalpini in quegli anni in Cile. Non a caso gli ultimi coinvolgimenti politici di Kissinger nella sua storia dittatoriale furono quelli del Plan Condor, un’organizzazione interstatale ed interdittatoriale che si preoccupò di mietere migliaia di vittime, affinchè il socialismo ed i diritti umani no fossero riconosciuti e leciti nei paesi latino-americani. Uno sterminio delle popolazioni di chiara ispirazione e meticolosità nazista. Così come fu criticato il suo intervento in Indonesia che consentì a Suharto l’invasione di Timor Est ed un massacro di oltre 200.000 uomini.

lunedì 27 maggio 2013

Derby a Praga, Viktoria Zizkov-Bohemians 1905


Anton Panenka cerca argomenti nuovi per rilanciare il suo club
 Praga è una città che respira calcio di un certo livello. Nonostante le trasformazioni territoriali e politiche degli ultimi decenni, la Repubblica Ceka non ha subito particolari ridimensionamenti nella sua struttura e qualità calcistica. Il periodo postumo all’orbita sovietica ha garantito comunque ai ceki una nazionale quasi sempre presente agli appuntamenti importanti, anche se i club raramente nelle manifestazioni continentali hanno recitato un ruolo degno di nota. A Praga, ad ogni modo, le squadre più blasonate continuano ad essere le storiche Sparta, Slavia e Dukla, il vero club ai tempi del regime. Squadra che aveva dominato la scena negli scorsi decenni, garantendosi i buoni uffici dell’Esercito ed i migliori talenti del paese. Attualmente, invece, le cose sono cambiate, da un bel pezzo in verità. Anzi nelle gerarchie delle squadre praghesi pare che il Bohemians 1905 adesso sia salito al terzo posto ed il Viktoria Zizkov al quarto.

 Entrambe disputano con alterne fortune la Czech 2. Liga, la Serie B in pratica, e nella serata del 20 maggio in posticipo hanno giocato il loro derby. Si sono affrontate sul terreno del Viktoria Stadion nel quartiere di Zizkov, dove dal 1903 ha sede la squadra locale, che è stata campione di Cecoslovacchia nel 1928, un’eccezione straordinaria nel dominio assoluto Sparta-Slavia di quegli anni, ma che ha vinto anche la Coppa Ceka nel 1994 e nel 2001, con tanto di partecipazione nelle coppe europee. Per ritornare in auge il Presidente Ludek Vins ha puntato su uno staff tecnico italiano: l’allenatore Favarin, il preparatore atletico Cestaro ed il preparatore dei portieri Geraci. I biancorossi si sono imposti per 2-0, con due reti nel primo quarto d’ora, anche se la vittoria a loro servirà a poco, in quanto un po’ staccati dal vertice. Il Presidente, infatti, ha ceduto qualche pezzo pregiato per puntare sui giovani e di valore.

venerdì 24 maggio 2013

Il campionato più bello del mondo: Roma-Lazio, Derby di finale


 Non era mai successo che Roma e Lazio giocassero il loro acceso derby come valevole per l’assegnazione della Coppa Italia. Oltretutto quale scenario più consono non poteva essere che lo stesso Olimpico di Roma, equamente diviso tra le due tifoserie. Giallorossi e biancoazzurri si sono affrontati nella manifestazione tricolore per 18 volte, con 9 successi romanisti, 5 laziali e 3 pareggi. Una lunga serie di confronti, comunque, ricchi di aneddoti e curiosità.

Gli acuti di Piola ed Humberto Tozzi. Il primo derby capitolino in Coppa Italia si giocò nella stagione del 1935/36 e fu ad appannaggio della Lazio per 2-1, grazie anche ad un gol di Silvio Piola. La Roma vendicò la sconfitta con un’affermazione nell’edizione del 42/43, ma nell’estate del 1958 fu ancora la Lazio ad imporsi, in un doppio confronto peraltro. In cui il brasiliano Humberto Tozzi in due partite realizzò ben tre reti fondamentali.

Piedone Manfredini. Qualcosa di curioso si verificò nell’edizione del 1962. Roma e Lazio impattarono sullo 0-0 e quindi furono necessari i tiri dagli undici metri per decretare chi avrebbe passato il turno. Secondo l’originale e particolare regolamento dell’epoca, i rigori venivano calciati da un solo calciatore per parte Piedone Manfredini della Roma realizzò ben 6 rigori, contro i 4 del laziale Longoni.

Derby al buio. Nel 1969, invece, un derby infuocato viene quasi risolto in favore della Roma da un gol di Peirò. Poi Lo Bello espelle un inviperito Juan Carlos Lorenzo, allenatore argentino della Lazio, ed all’87’ l’Olimpico rimane al buio. La leggenda del derby romano sostiene che sia stato proprio Lorenzo a staccare la luce, ma la vittoria andò a tavolino alla Roma.

Nostalgia Chinaglia. Nella stagione del 1971/72, invece, il derby di coppa fu risolto da un acuto di Giorgione Chinaglia in uno dei periodi più belli della storia laziale. Ma nel 74/75 proprio la Lazio Campione d’Italia fu affossata dalla Roma in Coppa da una rete di Pierino Prati.

giovedì 23 maggio 2013

Copa Libertadores: L'Atletico Mineiro sfida il Tijuana


Ronaldinho
 Varie vicissitudini hanno caratterizzato fino ad ora le partecipazioni, peraltro arrivate complessivamente a 5, dell’Atletico Mineiro in Copa Liberatdores. Dopo aver vinto il primo titolo brasiliano in assoluto nel 1971, nel ’72 il Galo non riuscì a superare neanche il primo turno nonostante l’apporto del bomber Dario Maravilha. Complice anche un’agguerrita partita in casa dell’Olimpia Asunciòn, che l’Atletico perse a tavolino, dopo aver accumulato ben 4 espulsioni. Nel ’78, invece, grazie a Paulo Isidoro e a Cerezo la squadra approdò al gironcino di semifinale senza troppa fortuna, però, mentre nell’81 fu vittima predestinata del Flamengo. L’Atletico Mineiro guadagnò il diritto a  giocare uno spareggio a Goiana contro i carioca. Ma la Conmebol mandò ad arbitrare quella partita il signor Ricardo Wright, appartenente alla sezione di Rio (!). Il Galo abbandonò il campo, avendo ricevuto 5 espulsioni intorno al 37’. Nel 2000, invece, i brasiliani si sono spinti fino ai quarti, eliminati dai connazionali del Corinthians, grazie al gol decisivo di Ricardinho.

 L’Atletico Mineiro non ha mai affrontato in una competizione della Conmebol una
colpo di testa Dario Dadà Maravilha
formazione messicana. Del resto lo stesso Tijuana è alla sua prima partecipazione assoluta alla Copa Libertadores, interpretando egregiamente il suo ruolo di outsider. Ha messo in crisi il Corinthians ed ha eliminato anche il Palmeiras. Dal suo canto l’Atletico sente che l’opportunità per cavalcare la Libertadores è quanto mai propizia. Ottimo lo stato di forma di Ronaldinho, così come la vena realizzativa del cannoniere Jo e le giocate del nuovo talento Bernard.

 Il Tijuana si affida in parte anche al fattore campo e all’entusiasmo della città più remota in assoluto che abbia mai partecipato alla Copa Libertadores. La città dei Xolos sorge a ridosso del confine con gli States ed un cartello di benvenuto recita: “Bienvenidos a Tijuana, tequila, sexo e marijuana”. El turco Mohamed, il tecnico argentino del Tijuana, prova a giocarsi le sue carte fino in fondo. Le sorprese in questo caso non sono mai escluse.

mercoledì 22 maggio 2013

Copa Libertadores: Boca-Newell's e Santa Fè-Garcilaso


Il giovane Batustuta con la maglia del
Newell's Old Boys
 In 6 partecipazioni complessive il Newell’s Old Boys ha senza dubbio raccolto tanto in Copa Libertadores, tagliando per due volte il traguardo della finale, ma ottenendo purtroppo anche due sconfitte sfortunate nell’88 e nel ‘92. I leprosos, comunque, affrontano il secondo derby argentino di fila, dopo aver estromesso il Velez Sarsfield. La squadra di Rosario in precedenza per due volte ha eliminato nella fase cruciale del torneo un’argentina e per due volte si trattava del San Lorenzo de Almagro. Nel 1988 risolse la contesa un gol di un giovanissimo Gabriel Omar Batistuta. Più netto fu il successo nel ’92. Nell’ultima partecipazione nel 2010 il Newell’s uscì nei preliminari per mano dell’Emelec. I leprosos vantano uno Scocco in gran forma e non solo.

 Il disastroso Boca Juniors del campionato argentino, invece, prova l’assalto clamoroso alla sua 7° Copa Libertadores per eguagliare il record dell’Independiente Avellaneda. Intanto gli zeneises hanno raggiunto per la dodicesima volta nella loro storia i quarti di finale, raggiungendo così gli eterni rivali del River Plate. Riquelme, autore di un gran gol al Corinthians, sembra ritornato in ottima forma.

Il blog della Gazzetta recensisce Clàsicos


Valerio Clari, giornalista della Gazzetta dello Sport, cura anche il blog della rosea Tropico del Calcio, interamente dedicato alle vicende del calcio sudamericano in compagnia di altre firme prestigiose della rosea come quelle di Adriano Seu e Carlo Pizzigoni. Ha recensito ieri il libro Clàsicos, di Vincenzo Paliotto ed edito dalla Urbone Publishing.http://tropicodelcalcio.gazzetta.it/2013/05/21/clasicos-tutti-i-derby-del-sudamerica-in-un-libro/
di Valerio Clari
 Oggi ci allontaniamo dalla “stretta attualità” per parlare di un libro che non potrebbe essere più in tema con il nostro blog.
Stiamo parlando di “Clasicos – Derby e rivalità calcistiche in America Latina” di Vincenzo Paliotto. Nelle 338 pagine del libro l’autore ci presenta tutti (o quasi, ma a noi sembrano davvero tutti) i clasicos del continente sudamericano. Non solo Fla-Flu, o Boca-River o Canallas contro Leprosos. Qui si va dagli altipiani messicani fino all’ultimo derby statale brasiliano, passando per le sfide andine e per quelle delle serie minori argentine.Oltre a una approfondita ricerca storica e una mole importante di dati statistici, il libro di Paliotto ripercorre alcuni degli episodi più caratteristici delle sfide sudamericane. E poi ci immerge nel mondo di soprannomi delle squadre, delle rivalità fra i gruppi di tifosi organizzati, spesso tristemente famosi per casi da cronaca nera. Da Cuzco a Bogotà, da Rio a Mendoza: ogni sfida che meriti di esser raccontata la trovate qui. Interessanti anche le appendici sugli “apodos” delle squadre e sulle coppe sudamericane, in passato in “continuo mutamento”: due strumenti utili per districarsi nel mondo del futbol sudamericano anche per i meno avvezzi.


Clasicos – Derby e rivalità calcistiche in America Latina (Urbone Publishing, 338 pagine, 20 euro)

 

domenica 19 maggio 2013

Copa Libertadores: Fluminense-Olimpia Asunciòn


 
Da sempre la Fluminense è alla ricerca di un grande risultato in Copa Libertadores. Prima del 2008, anno in cui la Flu perse la finale di fronte alla LDU Quito, le sue partecipazioni erano state fallimentari. Estromessa al primo turno sia nel ’71 che nell’85. Addirittura nel 1971 uscì in favore del Palmeiras, ma dopo aver subito una clamorosa sconfitta interna al Maracanà per mano dei venezuelani del Deportivo Italia. Nel 2011 un’altra paraguayana gli ha sbarrato la strada negli ottavi di finale, in tal caso toccò alla Libertad di Asunciòn. Nel 2012, invece, la formazione carioca è approdata ai quarti, ma battuta dal Boca Juniors. Il calcio brasiliano deve difendere il suo prestigio. Dopo 22 anni, nessuna paulista è approdata almeno ai quarti di finale. La Fluminense approda ai quarti, coccolandosi anche i suoi tre convocati nella Selecao: il portiere Cavalieri, il centrocampista Jean e l’attaccante Fred.

 L’Olimpia Asunciòn, invece, vanta ben 37 partecipazioni alla Copa Libertadores ed il suo
soprannome è non a caso Rey de Copas, in quanto la grande manifestazione del Sud America l’ha vinta in ben 3 occasioni. I confronti con le squadre brasiliane in un numero così vasto di partecipazioni si sprecano. Ad ogni modo, l’Olimpia manca dai quarti di finale dal 2002, anno in cui vinse la sua terza Copa ai rigori contro il sorprendente Sao Caetano. In quella edizione l’Olimpia eliminò anche altre due brasiliane quali il Flamengo ed il Gremio.

 Il tecnico Ever Almeida è alla ricerca di un risultato sensazionale. Lui la Copa Libertadores l’ha già vinta da giocatore ed è stato anche il calciatore con il maggior numero di presenze nella storia della competizione, ben 113. Il suo Olimpia, ad ogni modo, è arrivato a disputare per l’ottava volta nella sua storia i quarti di finale. Un risultato non da poco. L’attaccante Freddy Barreiro nel top 11 della manifestazione per quanto riguarda gli ottavi. Da tener d’occhio comunque il centrocampista Richard Ortiz, classe ’90.

sabato 18 maggio 2013

Il campionato più bello del mondo: L'autoritario Lo Bello


 
Nella vastità delle rivalità calcistiche del calcio italiano un posto di assoluto rilievo merita senza dubbio il match tra la Roma ed il Napoli. Due squadre accompagnate dal notevole blasone del loro palmarès ed anche da due tifoserie oltremodo appassionate e numerose. Ci fu un tempo, un periodo di tempo, in cui le due vaste tifoserie risultarono anche molto vicine, soprattutto per condividere il loro odio e la loro avversità agli squadroni del Nord ed in particolare alla Juventus. Infatti, sia la Roma che il Napoli, in periodi diversi, avrebbero interrotto il predominio sullo Scudetto da parte dei bianconeri. Un’alleanza in realtà poi durata giusto l’arco di qualche stagione. Il tempo in cui un pomeriggio Salvatore Bagni rivolse il gesto dell’ombrello nei confronti della Curva Sud romanista scatenando nuove tensioni ed il riacutizzarsi di una rivalità soltanto sopita. Si era nel 1987 e da allora i rapporti tra romanisti e napoletani divennero sempre più complicati.

 
I napoletani provocano incidenti all'Olimpico
Ad ogni modo, episodi di intolleranza a parte, Roma e Napoli giocano da sempre il Derby del Sole, per la solarità appunto delle due città. Il 29 ottobre del 1972, comunque, Concetto Lo Bello, l’arbitro più autorevole nella storia del calcio italiano, fu chiamato a dirigere un Roma-Napoli, che seppur alla quarta giornata rivendicava ambizioni di alta classifica. La classica fu vinta dalla Roma grazie ad un gol di Francesco Scaratti, un difensore con lo spirito dell’assaltatore e con il vizio del gol. Poi Lo Bello annullò anche un gol al romanista Spadoni, apparso ai più regolare. Ma nonostante tutto, le proteste furono tutte da parte napoletana. I sostenitori azzurri scatenarono incidenti vari in Curva Nord e tre di loro riuscirono anche ad invadere il terreno dell’Olimpico. Due di questi furono intercettati dalla forze dell’ordine, mentre un terzo, Gaetano Ramaglia, fu acchiappato dallo stesso Lo Bello e rispedito al mittente. Del resto l'arbitro siracusano era ormai noto per fatti ed episodi che ne attestavano al sua grande autorità sul rettangolo verde.

 In realtà Roma-Napoli ha sempre raccontato di sfide prestigiose, con episodi e protagonisti di altri tempi, caratterizzato soprattutto da una grande rivalità.

giovedì 16 maggio 2013

Copa Libertadores: le grandi sorprese


L'esultanza di Juan Roman Riquelme per la grande impresa
del Boca Juniors
 Approdata alla sua fase cruciale la Copa Libertadores non si smentisce di riservare sorprese. Anzi effettivamente non si sa neanche da dove cominciare. Senza dubbio la notizia più clamorosa è quella della preventiva eliminazione del Corinthians detentore del trofeo. I paulisti sono stati estromessi da un Boca Juniors, che nel proprio campionato annaspa clamorosamente. Dopo la sconfitta alla Bombonera, al Pacaembù la squadra di Tite non è andata oltre l-1-1. Vantaggio di Riquelme e pareggio di Paulinho, che però ovviamente non è bastato. Nella stessa serata il Newell’s Old Boys ha capovolto ogni pronostico, andando a vincere per 2-1 in casa del Velez Sarsfield, che invece aveva vinto di misura l’andata a Rosario. Ma i gol doppi in trasferta hanno avuto il loro peso, così come l’ennesima marcatura di Ignacio Scocco.

 Le sorprese più clamorose sono, però, arrivate ad opera dei peruviani della Real Garcilaso e dei messicani del Tijuana. La squadra di Cuzco ha eliminato ai calci di rigori il Nacional Montevideo di Recoba, mentre il Tijuana è passato indenne sul terreno del Palmeiras. Entrambe da esordienti approdano per la prima volta ai quarti di finale della manifestazione.

mercoledì 15 maggio 2013

Storia della Confederations Cup: La trilogia francese


Desailly e Djorkaeff con la Confederations Cup
 La Francia è la prima sqaudra europea a centrare la prestigiosa trilogia composta dalla Coppa del Mondo, la Coppa Europa e la Confederations Cup. I galletti transalipini, dopo essere imposto nel 1998 nella rassegna iridata, nel 2000 in quella continentale, nel 2001 trionfano acnhe nella Confederations Cup, giocata in Giappone e in Corea del Sud per vagliare l’organizzazione ed i terreni di gioco della successiva Coppa del Mondo del 2002. Un exploit analogo era risucito nel 1997 al Brasile.

 I francesi incontrano oltretutto anche qualche difficoltà. Infatti nel proprio ragguppamento esordiscono anche con un eloquente 5-0 ai danni dei sudcoreani, ma nel secondo match sono battuti inopinatamente di misura dall’Australia, con gol di Zane. Tuttavia, i francesi raddrizzano le sorti del loro percorso, liquidando per 4-0 il Messico, ma soprattutto infliggendo una sconfitta prestigiosa al Brasile in semifinale. La Francia vince, infatti, 2-1 sul terreno di Suwon. Vantaggio di Pirès al 7’, pareggio momentaneo di Ramòn alla mezz’ora e quindi nella ripresa rete decisiva del preziosissimo Desailly.

lunedì 13 maggio 2013

FA Cup: poco elementare Watson


L'esultanza di Ben Watson del Wigan
 E’ risaputo in ogni angolo del mondo che da sempre la FA Cup è capace di regalare emozioni incredibili e soprattutto pronostici che sfuggono ad ogni tipo di regola. Ma questa volta la magìa, o se ve volete l’imprevedibilità della Coppa d’Inghilterra, sono andate oltre. Infatti, il super favorito Manchester City del superreclamizzata e pagato Roberto Mancini ha perso la finale della FA Cup di fronte al piccolo Wigan Athletic, al suo primo successo in assoluto del calcio inglese. La finale di Wembley è sfuggita ad ogni possibile considerazione tecnica. I citizens sono apparsi notevolmente impacciato ed in difficoltà, tanto da consentire ai latics di essere padroni del campo e perfino di meritare un successo finale tanto insperato.

 A siglare il punto decisivo è stato nei primi minuti di recupero il difensore Ben Watson, con un colpo di testa sugli sviluppi di un corner. Classe 1985, cresciuto nel Watford e svezzato dal Crystal Palace, Watson è al Wigan dal 2009, dopo essere andato in prestito sia al Queen’s Park Rangers che al West Bromwich Albion. E’ lui il nuovo eroe in assoluto del Wigan e di tutto il calcio inglese. L’affermazione della squadra guidata dalla spagnolo Roberto Martinez ricorda molto quella del 1987 da parte del Wimbledon, che in finale piegò di misura nientemeno che il Liverpool.

 Ad ogni modo, altro che giant killing, come si dice da queste parti nel football d’oltremanica, il Wigan ha compiuto una vera e propria impresa, considerato il fatto che la squadra di Martinez martedì sul campo dell’Arsenal è chiamata ad un miracolo e cioè ad una vittoria, per scongiurare la sua discesa nel campionato cadetto. Proprio mentre i latics vincono la Coppa più importante della loro storia e staccano il biglietto per l’Europa.

domenica 12 maggio 2013

Ilcampionato più bello del mondo: Di Bartolomei affonda la sua Roma


 A pochi mesi di distanza dalla notte sfortunata dell’Olimpico, in cui la Roma accarezzò il grande sogno di vincere la Coppa dei Campioni, fu proprio uno dei suoi maggiori alfieri a mettere la parola fine a quel grande ciclo romanista. In un caldo pomeriggio di ottobre a San Siro, infatti, Agostino Di Bartolomei, che aveva servito la “patria” romanista per oltre dieci anni, ma che poi aveva scelto di seguire il maestro Nils Liedholm alla corte del Milan, aveva decretato una sconfitta decisiva ai danni della sua ex-squadra. La Roma, dopo la sconfitta nella finale, era passata infatti sotto la guida del nuovo profeta svedese, il giovane Sven Goran Eriksson, che aveva già fatto molto bene al timone delle sorprendenti Goteborg e Benfica.

 Di Bartolomei all’inizio della ripresa innescò il suo solito siluro che mise fuori causa l’ex-compagno di tante battaglie Franco Tancredi, mentre Mark Hataley, un colpitore di testa inglese pescato addirittura nel campionato cadetto nel Portsmouth, inflisse il colpo di grazia. La Roma ebbe la forza per replicare con il solo Toninho Cerezo, ma tuttavia troppo tardi per raddizzare le sorti di quell’incontro. Si era appena lla quinta giornata, ma la Roma aveva forse già individuato i propri limiti, accentuati poi anche dall’infortunio occorso a Falcao. Il Milan, invece, registrò una stagione di ripresa rispetto agli ultimi anni. Grazie a Liedholm ed al tandem inglese Wilkins-Hateley, ma di li a breve saranno altri a riportare in auge i rossoneri.

mercoledì 8 maggio 2013

Minuto di raccoglimento, fischi ad Andreotti


 
Giulio Andreotti, 7 volte Capo del governo
Aurelio Andreazzoli si è detto meravigliato che il minuto di raccoglimento predisposto per ricordare Giulio Andreotti sia stato fischiato dai tifosi della Roma, prima del match interno dell’Olimpico peraltro perso malamente contro il Chievo. Un minuto di raccoglimento, ci mancherebbe non viene negato a nessuno, figuriamoci ad uno come Andreotti che nella Capitale e non solo si era circondato di seguaci di vario genere, tra il popolino ma soprattutto nell’emisfero delle conoscenze più alte, anche se dubitiamo che addirittura qualche eminenza e personalità fosse più in alto dello stesso Giulio. Probabilmente un senso di coscienza il popolo italiano comincia ad averlo o vorrebbe pretenderlo ed allora gli ultras della Curva Sud romanista (ma in verità gran parte dello stadio) si mettono a fischiare la memoria di un ex-Presidente del Consiglio contestato, offuscato dal ricordo della storia e persino (ma non ne dubitavamo) in attesa di uno o più processi.

 Una coscienza popolare ostacolata e spesso spiazzata da un’inconsueta meraviglia da parte di alcuni protagonisti e anche di giornalisti come se la figura di Andreotti fosse al di sopra di ogni sospetto o quasi e come se qualcuno da qualche parte si fosse inventato qualcosa di inaudito sul suo conto. L’Italia bigotta che continua a mascherare tutto e tutti, anche in momenti di evidente difficoltà. In tal caso si parla soltanto di una coscienza popolare, ma il candido Andreazzoli ingenuamente forse dice: Mi sono meravigliato, perché credo sia la prima volta in vita mia che sento tanti fischi per un lutto, al di là delle motivazioni, che non capisco quali possano essere. Però, mai mi era capitato e sono rimasto perplesso”.

martedì 7 maggio 2013

Il campionato più bello del mondo: L'Atalanta, la Juve e Scirea


Scirea a Espana 82
 Le maggiori fortune della Juventus bonipertiana, quella che per intenderci dominò buona parte degli Anni Settanta ed Ottanta, andava ascritta soprattutto alla capacità del club bianconero di rastrellare e portare a Torino i migliori talenti del calcio italiano. Prima che riaprissero le frontiere, la Juve i propri campioni li setacciava in maniera quasi infallibile sul fertile territorio italiano, talvolta al Sud così come capitò su tutti con Franco Causio, uno che per la sua classe lo chiamavano il Barone, molte volte al Nord, in quei vivai in cui soprattutto pensavano a far diventare le giovani leve prima uomini e poi calciatori. Così come accadeva a Bergamo, a Cremona o a Como, a due passi dalle milanesi, che però spesso scrutavano in ritardo i pezzi migliori.

 La Juventus vinse tanto in Italia grazie a loro e buona parte di loro costituirono l’ossatura iridata per il Mundial di Spagna nel 1982, non dimentichiamolo. Tra tutti nell’estate del 1974 Boniperti portò a Torino un ragazzo elegante e serio, che aveva fatto faville nell’Atalanta. Si chiamava Gaetano Scirea, che si disimpegnava a centrocampo, ma che aveva un futuro radioso prescritto nel ruolo di libero. Addirittura per evitare scomodi dualismi i bianconeri diedero il prepensionamento ad uno come Sandro Salvadore, al servizio dei bianconeri oramai da oltre un decennio. Boniperti anche quella volta ci aveva visto giusto. Scirea rimase alla Juve per sempre, fino alla stagione del suo ritiro del 1987/88, vincendo praticamente tutto con la maglia bianconera in Italia e nel mondo.

lunedì 6 maggio 2013

Europa League, il Benfica in finale 30 anni dopo


Coppa UEFA 1983: la finale tra Anderlecht e Benfica
 Probabilmente non è un caso che due formazioni provenienti dai giorni della Champions League finiscono per ritrovarsi nella finale di Europa League. Il secondo torneo per importanza del calcio europeo ridà fiato alle ambizioni del Chelsea, la squadra Campione d’Europa in carica, e a quella del Benfica, che ritrova una finale di un certo livello dopo oltre 20 anni. Superano con il medesimo punteggio di 3-1 rispettivamente il Basilea ed il Fenerbahce, il Chelsea ed il Benfica si danno appuntamento ad Amsterdam per il 15 maggio in una finale che si preannuncia, comunque, spettacolare.

 Il Chelsea di Rafa Benitez con questa finale può dunque salvare una stagione altrimenti catastrofica, con all’orizzonte già l’ombra di Josè Mourinho, accreditato da ogni parte come il prossimo allenatore a sedersi sulla panchina di Stamford Bridge. Desta, però a suo modo curiosità soprattutto il Benfica di Jorge Jesus, tecnico che arriva alla finale giocando in maniera anche spettacolare. Del resto l’organico della sua squadra è composto da ben 14 sudamericani, tra cui spiccano 5 brasiliani (Luizao ne è lo storico capitano), 5 argentini, 2 uruguagi e 2 paraguayani. E’ soprattutto il paraguayano Oscar Cardozo la vera anima benfichsita, che con 2 gol al Fenerbahce ha permesso alla sua squadra di raggiungere la finale. Del resto Cardozo è arrivato a Lisbona già nel 2007 dal Newell’s Old Boys ed ha segnato con le aquile già oltre 100 gol. In patria si era affermato con la maglia del Nacional Asunciòn, la squadra che ha dato i natali calcistici anche ad Arsenio Erico, il maggior bomber del calcio nazionale.

venerdì 3 maggio 2013

Il campionato più bello del mondo: I giorni di Catanzaro ed Avellino


 Ci fu un periodo, più precisamente a cavallo degli Anni Settanta ed Ottanta, che le provinciali nobilitavano il campionato italiano ed anzi lo rendevano più imprevedibile e più vicino ai tifosi di tante realtà della nostra penisola, abituate a vedere e ad ammirare i grandi campioni soltanto nelle immagini della tv, peraltro in bianco e nero. Il boom economico italiano, o presunto tale, portò il grande calcio anche nelle province più remote, in cui il football fino a quel momento aveva avuto una storia marginale e soprattutto di ambito locale. Tuttavia, anche se come si lamentava qualche giornalista o addetto ai lavori che queste città non avevano l’aereoporto e vie di comunicazione alquanto precarie, scoprirono ad ogni modo la grande piazza delle fortune calcistiche. 

 In particolar modo l’Avellino ed il Catanzaro registrarono permanenze alquanto lunghe nel massimo campionato ed anche dignitose. Entrambe addirittura sfiorarono la qualificazione ad una manifestazione europea e tutti e due i club si specializzarono nel mettere in rampa di lancio calciatori che avrebbero fatto la loro parte nel calcio italiano. L’Avellino giocò 10 anni consecutivi in Serie A, grazie alla legge del Partenio (era difficile per chiunque vincere in Irpinia), mentre il Catanzaro nel 1965 perse immeritatamente la finale di Coppa Italia contro la Fiorentina.