Visualizzazione post con etichetta calcio romantico. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta calcio romantico. Mostra tutti i post

mercoledì 6 febbraio 2013

Guida alla Copa Libertadores, il Fluminense ed il Gremio


 L’ottavo raggruppamento della Copa Libertadores non dovrebbe riservare grossi grattacapi per i pronostici relativi al passaggio del turno. Le due brasiliane presenti nel girone la dovrebbero fare da padrone al cospetto dei cileni dell’Huachipato e dei venezuelani del Caracas. Anche se nella Copa i pronostici sono pur sempre aperti a qualsiasi risultato.

 Il Fluminense si schiera ai nastri di partenza come squadra probabilmente meglio accreditata. Il titolo del Brasileirao appena conquistato da Abel Braga ed i suoi propone il Flu senza dubbio ai massimi livelli e magari alla ricerca finalmente di quel titolo continentale che manca nella bacheca dei rossoverdi.  Nel 2008 il Flu perse la finale in maniera drammatica al cospetto della LDU Quito, autentica bestia nera del club carioca che poi nel 2010 gli avrebbe soffiato anche la Copa Sudamericana. Il bomber Fred (un passato con poca fortuna anche in Europa) ed il veterano Deco (che invece nel Vecchio Continente le ha costruite le sue fortune) daranno la marcia in più probabilmente alla squadra di Rio de Janeiro, supportata da una tifoseria vasta ed ovviamente ambiziosa. Ma i rossoverdi possono anche contare sui vari Gum, Carlinhos e Diego Cavalieri, portiere che ha militato anche nel Cesena.

giovedì 24 gennaio 2013

Guida alla Copa Libertadores


 La rubrica Guida alla Copa Libertadores è redatta da Vincenzo Paliotto e da Victor Gomez Muniz.
Lo spettacolo della Doce al seguito del Boca Juniors
 Non a caso il Gruppo 1 della 54esima edizione della Copa Libertadores è stato ribattezzato fin dal momento del sorteggio come de la muerte. Del resto le formazioni del Boca Juniors, del Nacional Montevideo, del Barcelona Guayaquil e del Toluca tra blasone e reali valori da mettere in campo occuperanno senza dubbio un ruolo da protagonista nel corso della manifestazione. Almeno sulla carta appare questo il raggruppamento della prima fase che potrebbe riservare il maggiore equilibrio e maggiori emozioni.

 Il Boca Juniors ha vinto ben 6 volte la Copa Libertadores e nell’albo d’oro di tutti i tempi è secondo nella Copa soltanto ai connazionali dell’Independiente, che di successi ne hanno centrati ben 7, l’ultimo dei quali però datato 1984. Gli zeneises hanno richiamato a gran voce sulla propria panchina Carlos Bianchi, un tecnico senza dubbio vincente dalle parti della Bombonera e soprattutto in Copa Libertadores, dove ha vinto 3 volte, una volta sulla panchina del Velez e 2 su quella degli stessi zeneises. Carlitos avrà il compito non facile di rilanciare il Boca a livello internazionale. Dal Corinthians è arrivato il burrito Martinez, mentre dal Belgrano il più che promettente difensore centrale Claudio Perez, dal Siena rientra in patria Ribaìr Rodriguez mentre ai vari Erviti, Guillermo Burdisso, Sanchez Mino e Santiago Silva è affidato il ruolo di assemblare una squadra che si attende molto anche lì davanti da Viatri e Blandi. Il gioiellino Paredes può dire molto nel corso della manifestazione.

martedì 15 gennaio 2013

Palermo, una vittoria all'ora del thè

L'Anglo-Pnormitan Athletic Club del 1900
 Il nostro amico Federico Angelo di calcioromantico.wordpress.com ci proprone ancora una volta uno dei suoi pezzi di storia e curicosità calcistiche di pregevole fattura. In queste righe ci racconta di uno dei primi trofei ad essere stati ideati e giocati nella storia del calcio, la Lipton Cup.
 
 
 Un pimpante Dan Peterson entra in un bar seguito da un nugulo di alti ragazzini, si fa servire una tazza d’acqua calda e sfodera dalla tasca una bustina che “contiene venti-tipi-di-thé tutti appiattati com’una squadra vincente!” Uuh, uuh, Magico Lipton.
Sarà perché frutto di un’azzeccata strategia comunicativa o sarà perché la parlata American Italian di Dan mi era un po’ indigesta, fatto sta che questo spot anni ottanta è la prima cosa che la mia mente lega al nome di Sir Thomas Lipton. Una associazione di idee che ha il suo inaspettato lato positivo visto che la scelta dell’allenatore e commentatore tv di basket come testimonial del prodotto rimanda casualmente alla sfera sportiva. E il magnate scozzese del thé nello sport aveva proprio il suo passatempo preferito.

martedì 27 novembre 2012

Un campionato, zero sconfitte 7ma puntata


Il Ferrocarril Oeste del 1982
Gli amici Victor e Federico di www.calcioromantico.worpress.com ci regalano quest’altro pezzo del loro originale racconto Un campionato, zero sconfitte, giungendo a raccontarci del Sudamerica ed in questo caso l’Argentina.

Seguendo le rotte tracciate dalle navi inglesi, il football sbarca attraverso il Mar del Plata e si estende rapidamente per tutto il continente sudamericano a partire dall’ultimo decennio del secolo XIX. È amore a prima vista, è passione sfrenata sin da subito, è voglia di contaminare il gioco portato dal vecchio continente e di renderlo più simile a un ballo che a una prova di spirito di gruppo e abnegazione. Nei principali paesi latinoamericani ben presto le squadre si riuniscono in federazioni che prima danno vita a campionati a carattere nazionale e poi, a partire dal 1916, addirittura alla Copa América, la competizione tra squadre nazionali più antica tra quelle ancora in calendario. Il nostro viaggio alla ricerca delle squadre imbattute non può dunque che continuare in Sud America. Iniziando dal primo paese colpito dal “virus”, l’Argentina, da sempre esempio perfetto di passione calcistica. Tra cambi di denominazione e scissioni varie, nella cosiddetta era amateur del football argentino (1891-1931) sei squadre riescono a terminare imbattute un campionato a cui partecipano. La precisazione è d’obbligo perché la Copa Campeonato viene affiancata a partire dal 1912 dalla Primera División, dando anche la possibilità alle singole squadre di partecipare a entrambi i tornei. La prima squadra a conservare l’imbattibilità è il Lomas Athletic, che vince quattro tornei senza mai perdere in attesa che il secolo XIX si concluda (Campeonato 1893, 7 vittorie, 1 pareggio; Copa Campeonato 1894, 8 vittorie, 2 pareggi; Copa Campeonato 1895, 8 vittorie, 2 pareggi; Copa Campeonato 1898, 8 vittorie, 4 pareggi). L’impresa viene poi ripetuta dal Boca Alumni (Copa Campionato 1907, 17 vittorie 3 pareggi). La prima interessante serie di risultati utili consecutivi è appannaggio del Racing Club de Avellaneda, che rimane imbattuto tra il 21 settembre 1913 e il 14 maggio 1916 e riporta in quel frangente la vittoria nelle Copa Campeonato 1914 (11 vittorie, 1 pareggio) e 1915 (22 successi, 2 pari e vittoria col San Isidro nello spareggio che assegna il titolo). Il Racing vince tutti i campionati a cui partecipa tra il 1913 e il 1919 e si laurearsi campione imbattuto altre tre volte: nella Copa Campeonato 1918 (17 vittorie, 1 pareggio), nella Primera División 1919 (13 vittorie) e successivamente nella Primera División 1925 (15 successi in 24 gare). Anche il Porteño e l’Independiente de Avellaneda, la grande rivale del Racing, vincono una Primera Division senza perdere mai. Rispettivamente, nel 1914 (10 vittorie, 4 pareggi) e nel 1926 (21 vittorie, 4 pareggi).

martedì 13 novembre 2012

Il documentario: Renato Curi, il grifone eterno

 I fantastici amici del blog di Calcioromantico, dal quale ogni tanto e vorremmo più spesso, estrapoliamo ottimi e ben fatti post sul mondo del calcio, si cimentano nel loro primo documentario a carattere calcistico, ripercorrendo la vita e la carriera agonistica di Renato Curi, icona immortale del calcio perugino. Renato Curi, del resto, morì prematuramente su un campo di calcio in una partita sul terreno di gioco che una volta portava il nome di Pian di Massiano contro la Juventus. Era il 30 ottobre del 1977, son passati 35 anni. Il video che vi proponiamo costituisce il trailer del documentario che sarà disponibile a breve. I complimenti ed un in bocca al lupo ai nostri amici di Calcioromantico.

lunedì 8 ottobre 2012

Un campionato, zero sconfitte- 6a puntata


 I nostri amici di Calcio Romantico Federico e Victor sono giunti alla sesta puntata del loro bellissimo Un campionato, zero sconfitte. Un racconto per i veri amanti del calcio e delle curisosità e degli aneddoti. Ancora una volta un grazie a loro. Una gran puntata
Steaua Bucarest 1986
Milan, Arsenal, Benfica, Porto… abbiamo incontrato tante grandi squadre che oltre a chiudere imbattute un intero campionato sono riuscite a non perdere per 50 partite o più. Ma mettendo da parte le differenze tra campionati di una certa fama e altri meno importanti, l’imbattuta tra le imbattute in Europa chi è stata?

La risposta è semplice, la Steaua Bucarest che tra il 17 agosto 1986 e il 9 settembre 1989 gioca 104 partite e vince tre campionati rumeni consecutivi senza perdere mai (1986/87, 1987/88 e 1988/89: nei tre campionati 102 partite in cui colleziona solo 16 pareggi). Ma oltre a dominare in patria il club è anche squadra di riferimento in Coppa Campioni: nel 1986 si porta a casa la Coppa grazie all’impresa di Duckadam nella incredibile finale di Siviglia contro il Barcellona, nel 1988 raggiunge le semifinali, nel 1989 la finale, persa poi contro il Milan di Sacchi. Vince anche la Supercoppa Europea nel 1986 grazie a un gol di un giovane Hagi, insieme a Bölöni, Lacatus e Belodedici uno dei giocatori simbolo di quella Steaua.

giovedì 20 settembre 2012

Un campionato, zero sconfitte- 5° puntata


Benfica 1972/73
Gli amici di calcioromantico Fedeico e Victor ritornano con i loro fantastici racconti. Quest'oggi la quinta puntata di Un campionato, zero sconfitte. Un viaggio come sempre entusiasmante tra i numeri e gli aneddoti del calcio.
Sono due le grandi potenze che da sempre dominano il campionato portoghese. Porto e Benfica si dividono la maggior parte dei titoli dell’attuale Primeira Liga e anche il record di imbattibilità. Colpisce per primo il Benfica di Eusebio che nella stagione 1972/73 vince il campionato ottenendo soli 2 pareggi e ben 28 vittorie, di cui 23 consecutive, segna 101 gol, ne subisce 13 e lascia il Belenenses a 18 punti di distacco, nonostante la vittoria valesse solo 2 punti. Imbattibilità ripetuta pochi anni dopo, nel 1977/78, quando totalizza 51 punti, frutto di 21 vittorie e 9 pareggi, ma si classifica secondo (come l’imbattuto Perugia 1978/79) perché il Porto, a parità di punti, ha una differenza reti migliore. Nel 2010/11, è la volta del Porto del colombiano Falcao e di Moutinho, che oltre a stravincere la Liga, grazie a 27 vittorie e 3 pareggi, vince anche la Supercoppa portoghese, la Coppa di Portogallo e l’Europa League. Chiude la stagione imbattuto in patria, ma subisce due sconfitte in Europa League, con il Siviglia nei 32mi e con il Villareal in semifinale, che non ne pregiudicano la vittoria finale. Curioso il fatto che il Porto sia poi arrivato a 55 partite utili consecutive, a un solo passo dal record di 56 stabilito dal Benfica tra l’ottobre 1976 e l’agosto 1978.

venerdì 13 luglio 2012

Viaggio tra le imbattute d’Italia e non solo. 4° puntata: Inghilterra, Germania e Spagna



Preston North End 1888

Sono sicuro che il 26 ottobre 1863, al termine del primo incontro nella Free Mason’s Tavern, nessuno dei creatori della “Football Association” poteva immaginare che la storia della First Division, ora meglio nota come Premier League, sarebbe cominciata proprio così, con gli Invicibili. Ventisei anni dopo quella riunione, diciotto anni dopo la prima F.A. Cup, quando nel 1888/89 finalmente si dà il via al primo campionato ufficiale, l’Inghilterra vede la prima squadra imbattuta della storia del calcio, il Preston North End.

“The Invincibles” conquistano il campionato senza perdere una sola partita (18 vittorie e 4 pareggi), alzano la F.A. Cup dopo 5 vittorie e neanche un gol subito e diventano a tutti gli effetti la prima grande squadra di club della storia.

E per chi crede che l’impresa del Preston sia di poco conto, un solo dato: si deve aspettare più di un secolo per vedere un’altra squadra inglese chiudere imbattuta il campionato. È la stagione 2003/04 e nel nord di Londra l’Arsenal di Arsène Wenger rispolvera il mito degli Invincibili. Trionfa in Premier senza subire sconfitte (26 vittorie e 12 pareggi) e ottiene un totale di 90 punti, ben 11 in più del Chelsea giunto secondo. L’Arsenal però non eguaglia in toto il primato del Preston, visto che perde in semifinale di F.A. Cup contro il Liverpool.
Solo nel match contro il Manchester United all’Old Trafford il 24 ottobre 2004 e dopo ben 49 partite utili consecutive, i gunners ritroveranno il sapore della sconfitta in Premier.

In più di 120 anni di storia altre squadre campioni d’Inghilterra si sono fermate a un passo dall’imbattibilità: il Leeds United nel 1968/69 e il Liverpool nel 1987/88 hanno vinto il campionato con due sole battute d’arresto (rispettivamente, in 42 e 40 partite), l’Arsenal nel 1990/91 e il Chelsea nel 2004/05 hanno perso una volta sola in 38 partite.



Anche in Spagna la prima “equipo invencible” si vede molto presto, appena un anno dopo la fondazione della “Liga”. È il 1929/30, l’Athletic Bilbao completa le 18 partite del campionato senza una sola sconfitta (12 vittorie e 6 pareggi) e si laurea campione.

La squadra basca vince anche la Coppa del Re, ma non riesce a concludere il suo cammino senza perdere mai. La Coppa prevedeva, infatti, partite di andata e ritorno. Nel 1932, appena due anni dopo, il Real Madrid inaugura il suo palmarès aggiudicandosi la Liga 1931/32 senza conoscere sconfitta. Ottiene in totale 10 vittorie e 8 pareggi e uguaglia così il record dell’Athletic.
Avvantaggiate dal fatto che la Liga ai loro tempi contava solo 10 squadre, l’Athletic 1929/30 e il Real 1931/32 sono a tutt’oggi le uniche imbattute del calcio spagnolo.

I blancos hanno vissuto altri anni “quasi” perfetti: nel 1968/69 (campionato a 16 squadre) hanno perso solo contro l’Elche (1-0) e, più tardi, nel 1988/89 (campionato a 20 squadre) sono caduti solo a Vigo, 2-0 contro il Celta. Recentemente anche il Barcellona ha sfiorato il record chiudendo la stagione 2009/10 con 99 punti e una sola sconfitta in 38 partite, sconfitta rimediata contro l’Atletico Madrid (2-1). Va infine sottolineato che nessuna di queste squadre ha il record di partite utili consecutive, record che appartiene alla Real Sociedad che tra la 29º giornata del 1978/79 e la 32º giornata del 1979/80 è rimasta imbattuta per 38 incontri consecutivi.

Concludiamo questa puntata dando un’occhiata a quanto accaduto in Germania, nazione che storicamente ha sempre avuto uno dei campionati più forti d’Europa. Molte le squadre che hanno impiantato la loro egemonia, ma nessuna è riuscita a conservare l’imbattibilità totale a partire dal 1963/64, anno in cui viene istituito il campionato a girone unico.

Sul podio comunque troviamo il Colonia del 1963/64 e l’Amburgo del 1982/83 che vincono il titolo perdendo due sole partite (rispettivamente, su 30 e 34 incontri) e il Bayern Monaco che nella stagione 1986/87 trionfa in Bundesliga perdendo una sola partita delle 34 in programma.

Se invece analizziamo quanto accaduto prima del 1963, scopriamo che una squadra della futura Germania Est, il Dresdner SC, nel 1942/43 ha vinto il campionato senza essere sconfitta. Conosciuto come Gauliga, il campionato tedesco sotto il Terzo Reich è diviso in piccoli tornei regionali (le divisioni amministrative chiamate Gau), i vincitori dei quali si affrontano nella fase finale per conseguire il titolo di campione di Germania. Il Dresdsner partecipa al Gau di Sassonia, dal quale ne esce campione e imbattuto. Nella fase finale batte Dessau’05, Eintracht Braunschweig, SV Neufahrwasser e Holstein Kiel e, infine, il FV Saarbrucken 3-0 nella finalissima.
La cosa curiosa è che il Dresdner SC (da non confondere con la Dynamo Dresda) bissa il titolo di campione del Terzo Reich nel 1944, ma non riesce mai a vincere il titolo in Germania Est. Unico trofeo, la FDBG Pokal, Coppa dell’allora DDR vinta nel 1958.

 Pezzo tratto dal blog www.calcioromantico.wordpress.com dell’amigo espanol Victor Gomez Muniz.


lunedì 9 luglio 2012

La caduta del gigante scozzese

Lorenzo Amoruso, un tempo Capitano dei Gers
Se non altro la Scozia può vantare una delle stracittadine più infuocate al mondo, che si gioca con frenetica frequenza a Glasgow tra i cattolici del Celtic ed i protestanti dei Rangers.
L’attesa per il derby di Glasgow supera ogni lecita immaginazione,
diventando l’evento sportivo dell’anno ogni volta che si disputa, tra polemiche, incidenti, proibizioni, ma anche inarrivabile e godibile spettacolo
[Vincenzo Paliotto, FOOTBALL RIVALRIES, Derby e rivalità calcistiche in Europa.]
Puoi essere cattolico o protestante, repubblicano o unionista, puoi tifare per i biancoverdi o per gli azzurri, ma se ti piace questo sport puoi solo mostrare tristezza e disappunto alla notizia della caduta del gigante scozzese. Il Glasgow Rangers ha scritto il suo nome con lettere dorate nella storia del calcio e uno dei più anziani e importanti club d’Europa non merita di sparire in questo modo.

martedì 12 giugno 2012

Viaggio tra le imbattute d’Italia e non solo. 3° puntata: Juventus, Spezia, Comense e Livorno


Lo Spezia il giorno della promozione in C1
Il 14 maggio 2000 mentre la Juventus sta affogando a Perugia, a La Spezia il match per tra la compagine di casa e la Rondinella Impruneta finisce a reti inviolate. Scorrendo gli altri risultati della 34° giornata di C2/A potrebbe essere più stimolante il match di calcio-tennis Castelnuovo Garfagnana-Mantova, terminato 6-4 per i padroni di casa, e invece quello 0-0 in terra ligure è di gran lunga più importante perché consacra i bianchi spezzini quale prima squadra dall’avvento dei tre punti capace di terminare imbattuta un campionato italiano non dilettantistico. Guidata da Andrea Mandorlini, libero dell’Inter dei record del 1988/89, lo Spezia chiude con 21 vittorie, 13 pareggi, 52 gol fatti e 17 subiti e l’immancabile promozione diretta in C1. Questo record di imbattibilità diventa per i liguri un vanto calcistico, inferiore per importanza solo alla vittoria nel campionato di guerra del 1944, anno in cui anche quello che sarebbe diventato il Grande Torino si inchinò ai Vigili del Fuoco Spezia.

E se credete che sia cosa da poco chiudere imbattuti un campionato minore, dovete sapere che in più di ottanta anni nessuna squadra ha mai chiuso un campionato cadetto senza sconfitte e che solo la Comense nel 1929/30 e il Livorno nel 1983/84 hanno anticipato quanto fatto dallo Spezia: per i lombardi primo posto nel girone C e poi nel girone finale A di Prima Divisione per un totale di 22 vittorie e 10 pareggi; per i toscani trionfo nel girone A di C2 con 18 vittorie e 14 pareggi, 35 gol fatti e solo 7 subiti, anche questo un record.
Dopo questo salto in periferia il racconto delle imbattute d’Italia si conclude con l’impresa più recente, quella della Juventus di Antonio Conte. Come per il Milan 1991/92, anche per i bianconeri “senza sconfitte” fa rima con “senza coppe europee” e non può essere un caso. Da quando il regolamento UEFA permette anche a chi è arrivato l’anno prima quarto a 16 punti dalla vetta di partecipare e vincere la Champions e incassare tanti diné, il campionato è meno importante.
Fatalmente, qualche turno di coppa in meno aiuta la concentrazione e la forma fisica in campionato. Perché al di là delle qualità dei singoli e della forza del gruppo, sono concentrazione e forma fisica le armi vincenti della Juventus 2011/12 e i tanti scontri diretti con le altre big rimessi in piedi o vinti nell’ultima mezzora lo dimostrano. La stessa partita di San Siro col Milan, al di là della cecità di Tagliavento, è stata ripresa per i capelli solo nel finale. Certo 14 pareggi nelle prime 28 partite potevano esser un pesante fardello nel regno dei tre punti, ma i trentuno punti fatti nelle ultime 11 giornate hanno riportato lo scudetto a Torino sei anni dopo l’inutile festa del 2006.
Unico neo per i bianconeri l’aver giocato l’ultimo match della stagione, la finale di Coppa Italia contro il Napoli, senza quella dovuta concentrazione e senza capire che vincere o giocarsi ai rigori quella partita avrebbe significato chiudere l’intera stagione imbattuti, impresa che nessuna squadra è ancora riuscita a portare a termine da quando esiste la serie A. Cavani e Hamšik hanno bloccato la Juventus all’ultimo ostacolo come fecero i rossoblù Gren, Frizzi e Carapellese con i viola nell’ultimo quarto d’ora della stagione in un Genoa-Fiorentina di 56 anni fa.

Federico Greco da calcioromantico.wordpress.com

sabato 2 giugno 2012

Viaggio tra le imbattute in campionato d’Italia e non solo. 2° puntata: Perugia e Milan


Una pubblicazione di Daniele Sborzacchi sul Perugia '79
Fiorentina prima, 45 punti, 16 vittorie, 13 pareggi, 1 sconfitta. La classifica finale della Serie A 1968/69 recita questo e accanto al numero 1 c’è una nota che dice: minor numero di sconfitte in un campionato a girone unico, come Fiorentina 1955/56. I viola hanno dunque eguagliato loro stessi.

In tredici anni il modo di giocare a calcio è, però, cambiato e per le grandi è più facile chiudere un campionato con poche sconfitte dal momento che l’avvento del gioco all’italiana porta molte squadre a badare innanzitutto a non prenderle.

giovedì 31 maggio 2012

Viaggio tra le imbattute d’Italia e non solo. 1° puntata: Pro Vercelli, Genoa e Fiorentina


Genoa 1923
Nel 1907 in Italia c’è una squadra così forte che per lei la Federazione inventa le promozioni dalla Seconda Categoria alla Prima. Una squadra così forte che onora questa sua promozione nel massimo campionato vincendo cinque scudetti in sei anni e chiudendo la stagione del quinto scudetto, l’annata 1912/13, imbattuta, prima squadra a riuscire nell’impresa da quando non ci sono solo partite a eliminazione diretta. Questa squadra è la Pro Vercelli e in quella fantastica stagione ottiene 9 vittorie e un pareggio nel girone piemontese, 8 vittorie e 2 pareggi nel girone finale dell’Italia Settentrionale e un rotondo 6-0 sulla Lazio nella finale nazionale. Soli tre gol subiti in 21 partite e 66 gol fatti. Non per nulla a Torino, nella partita amichevole col Belgio del 1° maggio 1913, nove azzurri su undici sono della Pro. I piemontesi hanno maglia diversa, ma stessa attitudine a vincere e a fine partita a Vercelli arriva l’eloquente telegramma: “Pro Vercelli batte Belgio 1-0“.

mercoledì 16 maggio 2012

Petrolio ed estasi a Maine Road

La mia vita rovinata dal Manchester United è il titolo di un avvincente ed allo stesso tempo dissacrante e drammatico libro scritto da Shindler Colin, in cui l’autore racconta del proprio rapporto con la vita di tutti i giorni, dove il mito e lo strapotere degli eterni rivali del Manchester United hanno quasi sempre la meglio, fino a diventare un incubo quotidiano. Acceso tifoso dell’altra squadra di Manchester il City, Colin racconta di come lo United abbia in effetti rovinato i giorni migliori della sua vita. Un tempo le due squadre si dividevano quasi equamente la leadership cittadina, con lo stesso City che pure centrava periodicamente traguardi importanti. Tuttavia, nella stagione storica del 1967/68 in cui i citizens conquistavano il loro secondo ed ultimo titolo della storia con due punti di vantaggio proprio sui red devils, a distanza di pochi giorni il Manchester United, stritolando in finale a Wembley per 4-1 il Benfica, vinceva la sua prima Coppa dei Campioni, che era anche la prima in assoluto per il calcio inglese, oscurando letteralmente in termini di popolarità il successo dei cugini biancocelesti.” [da Vincenzo PALIOTTO. FOOTBALL RIVALRIES, Derby e rivalità calcistiche in Europa. Urbone Publishing. 2011] http://laltrocalcio.blogspot.it/ Potevano cambiare la storia, ritornare a esser campioni e soprattutto riprendersi la supremazia cittadina ai danni dei loro vicini dell’Old Trafford e così è stato. I Citizens, facendo onore al loro motto, superbia in proelia (orgoglio nella battaglia), hanno conquistato la Premier League 2012, un campionato che solo poche giornate fa sembrava perso visto il -8 dallo United. Una rincorsa coronata con la vittoria nel derby alla terzultima giornata e il primo posto ottenuto grazie alla miglior differenza reti a parità di punti. Poi il 2-0 a St James Park contro il Newcastle e tutto rimandato all’ultima partita della stagione contro il Queens Park Rangers, ma con il vantaggio di dipendere solo da se stessi. Con l’Ethiad Stadium pieno all’inverosimile, il City parte all’attacco e segna con Zabaleta sul finire del tempo. Anche lo United sta facendo il suo dovere e vince 0-1 allo Stadium of Light di Sunderland. Poi il Q.P.R., che rischia la retrocessione in caso di sconfitta, sorprende tutti e con i gol di Cissé e Mackie si porta avanti a inizio ripresa per la disperazione dei tifosi del City che avranno ripensato al libro di Colin e all’impossibilità di star davanti ai rivali di sempre. Da Stoke-on-Trent arriva la notizia del pareggio tra la squadra di casa e il Bolton che condanna questi ultimi e salva il Q.P.R. anche in caso di sconfitta. La folla continua a incitare, gli uomini di Mancini capiscono di non poter lasciar scappare questa opportunità storica e durante il recupero ribaltano il risultato. Un finale da infarto che permette ai Citizens di insediarsi sul trono inglese 44 anni dopo. Nemesi della finalissima di Champions League del 1999: Dzeko e Kun Agüero, trasformatisi in Solskjaer e Sheringham, cambiano la storia della squadra celeste. Però questa storia di rivincita cittadina così romanticamente conclusasi, ha avuto un inizio non altrettanto romantico. E quel nome, Etihad Stadium sta lì a ricordarcelo.[1] La sorte del Manchester City ha infatti avuto una svolta insperata nel 2008 quando i petrodollari della Abu Dhabi United Group for Development and Investment sono arrivati nelle sue casse. E con quelli stelle dai grandi ingaggi, mega contratti pubblicitari e soprattutto molta ambizione. Nomi del calibro di Clichy, Yaya Touré, El Kun Agüero, Balotelli, Silva, Dzeko e Nasri in questi ultimi anni hanno indossato la casacca celeste e hanno fatto quello che sanno far meglio, vincere. La macchina mangia soldi del City ha infatti cominciato a carburare nel 2011 quando i Citizens hanno conquistato la quinta F.A. Cup, ponendo fine a 35 anni di astinenza, e hanno ottenuto col terzo posto in Premier la qualificazione alla Champions League, 42 anni dopo l’ultima partita nel massimo trofeo continentale. E ieri, 13 maggio 2012, è arrivato il giorno tanto atteso, il giorno in cui poter alzare il trofeo di campioni di Inghilterra nel cielo di una Manchester abituata a questa scena, ma con una differenza non da poco: stavolta la maglietta di chi ha alzato il trofeo è celeste e non rossa e a toccar il cielo con un dito e a sapere di esser tornati grandi sono i tifosi del City. Resta il dubbio che in questo mondo del pallone una squadra di media levatura possa tornare a vincere solo grazie a munifici magnati del petrolio, ma alla fin fine siamo contenti che tutti i Jimmy Grimble[2] ieri abbiano potuto sorridere nei dintorni di Maine Road e che gli accordi di Blue Moon siano risuonati per le vie di una Manchester piena di folla. In questa maniera Federico e Víctor del blog amico calcioromantico.wordpress.com hanno celebrato la vittoria in Premier Legaue del Manchester City, partendo da una citazione estrapolata da Football Rivalries. Sul loro blog è possibile leggere l'artciolo anche il lingua spagnola. Grazie ragazzi.

martedì 8 maggio 2012

Diego nostro che sei ovunque


Con grande ammirazione per l’autore, Federico Greco di calcioromantico.wordpress.com, voglio pubblicare questo articolo su Diego Armando Maradona, il più grande calciatore di sempre. Ringrazio mio padre che quando ero piccolo mi portò al San Paolo a vedere Dieguito dal vivo, gliene sarò grato per sempre.

¿ Sabes que jugador sería yo si no hubiese tomado cocaina ?
D.A.M.

Devo preparare il compito per la prima, apro il libro di Fisica per cercare ispirazione e l’occhio mi casca su un rettangolo verde disegnato a pagina 108. Passo così tanto tempo appresso a ‘sto blog che vedo campi da calcio ovunque. E invece no, non mi sono sbagliato. Leggo. È addirittura un esercizio. Chiede di calcolare quanta strada ha fatto Maradona palla al piede prima di segnare il 2-0 all’Inghilterra ai mondiali del 1986, quello che per la FIFA è semplicemente il gol del secolo.

giovedì 12 aprile 2012

L'azzurro e il giallo entrano nella Boca

Questa volta il nostro amico spagnolo Victor Gomez Muniz sulle pagine di Calcio Romantico rievoca la vicenda della scelta dei colori socieli del Boca Juniors, una delle squadre più famose e blaosonate d'Argentina e del Mondo. Prendiamo in presito questo articolo come sempre dettagliato.

La mattina del 5 di febbraio del 1907 Juan Bricchetto era al porto di Buenos Aires tra le dighe 1 e 2. Il suo lavoro consisteva nel girare il ponte per lasciare il passaggio alle navi da una diga a un’altra, un’occupazione semplice per la persona che dall’anno precedente era presidente di uno dei club che nel tempo sarebbe diventato tra i più grandi del mondo.
La prima imbarcazione che quella mattina entrò nel porto bonaerense, e che Bricchetto lasciò passare, riluceva dei colori nazionali azzurro e giallo, un fatto comune e insignificante che, però, passò alla storia grazie all’originale idea che il giorno precedente lo stesso Bricchetto, in qualità di presidente del club xeineze, aveva proposto ai direttivi del club: scegliere per la divisa del Boca Juniors i colori della prima nave che fosse approdata al porto la mattina seguente. Così, il caso volle che la bandiera che ondeggiava a poppa di quella prima barca fosse quella della Svezia.
Furono diverse le imbarcazioni svedesi che passarono per il porto quell’anno; secondo i verbali del club, Bricchetto presentò i colori nel mese di aprile di 1907, pertanto la scelta cadde nell’arco di tempo che va da gennaio fino ad aprile. La data più probabile è il 5 febbraio, poiché quel giorno entrarono nel porto bonaerense le due imbarcazioni svedesi “Oskar II” e “Prinsessan Ingeborg” (quest’ultima anche l’8 di marzo).

sabato 31 marzo 2012

In ricordo di Francesco Mancini

di Federico Greco (tratto da calcioromantico.wordpress.com)
Zdenek Zeman non batté ciglio quando alla fine della stagione 1991-92 il presidente Casillo decise di far cassa e smantellare il Foggia dei miracoli del trio d’attacco Baiano-Signori-Rambaudi, di Matrecano e del russo Shalimov. Gli schemi, non i singoli giocatori contavano per il boemo. L’unica eccezione, l’unica richiesta che Zeman fece a Casillo fu quella di non vendere il portiere, Francesco Mancini.
A detta del boemo, infatti, nessuno meglio di Mancini avrebbe potuto interpretare il compito che il 4-3-3 “tutti all’attacco” del Foggia richiedeva al portiere: tanta abilità con i piedi, uscite spericolate, un po’ di pazzia e qualche papera ogni tanto, perché anche gli avversari devono segnare.
Senza Mancini in porta, Zeman non avrebbe potuto costruire il Foggia dei miracoli bis, il Foggia del giovane Kolyvanov e dei vari Di Bari, De Vincenzo, Seno, Pierpaolo Bresciani e Biagioni, semi-sconosciuti che fino all’anno prima calcavano i campi di B e C, il Foggia che avrebbe ottenuto una tranquilla salvezza nel 1992-93 e avrebbe sfiorato la qualificazione UEFA l’anno dopo.
Senza Mancini preparatore dei portieri, Zeman vent’anni dopo non si sarebbe forse rimesso in gioco a Foggia e poi a Pescara. Senza Mancini, Zeman, il Pescara e tutti coloro che ricordano il paradiso Zemanlandia dovremo restare d’ora in poi.
E chissà se stasera e domani la Lega avrà il coraggio di far osservare un minuto di silenzio sui campi di A e B. In realtà ci credo poco visto che Francesco Mancini era solo un giocatore di calcio che amava il calcio e non un soldato morto in guerra in Afghanistan… scusate, l’imprecisione morto in missione di pace in Afghanistan… prima di poter tornare in Italia a presidiare a Chiomonte il non-cantiere della TAV.

giovedì 15 marzo 2012

Un sogno che riposa in fondo al mare

Ho avuto il piacere di stringere contatti con gli amici del blog Calcio Romantico. Un contenitore di importanti e belle storie di calcio. Proprio per questo ho preso in prestito dal summezionato blog un articolo molto importante a firma di Federico Greco. Un racconto godibile e forse da tanti dimenticato.
 Le squadre africane sono ormai diventate abituali frequentatrici del podio olimpico. La prima fu il Ghana nel 1992, bronzo, poi due ori, Nigeria nel 1996 e Camerun nel 2000, e un argento, sempre Nigeria nel 2008. Ma in una giornata particolare, quattro anni prima che Kuffour, Lamptey e soci portassero per la prima volta l’Africa subsahariana sul podio, un’altra squadra aveva fatto sognare un continente prima che il proprio sogno venisse spezzato.

Olimpiadi di Seul, è il 19 settembre 1988, siamo a Gwanju. Lo Zambia, alla sua prima partecipazione a una competizione di livello mondiale, deve affrontare la seconda partita del girone eliminatorio. Avversari del giorno gli azzurri. La sfida è a dir poco proibitiva perché in Italia si mangia pane e calcio e in Zambia no, perché all’esordio gli azzurri hanno travolto 5-2 il Guatemala mentre lo Zambia ha pareggiato 2-2 con l’Iraq, perché il ct Rocca ha in rosa calciatori che da anni giocano in Serie A ma hanno poco spazio nella nazionale maggiore e, invece, mister Ndhlovu ha il solo Kalusha Bwalya che gioca nel calcio che conta, precisamente in Belgio.[1]