sabato 31 marzo 2012

In ricordo di Francesco Mancini

di Federico Greco (tratto da calcioromantico.wordpress.com)
Zdenek Zeman non batté ciglio quando alla fine della stagione 1991-92 il presidente Casillo decise di far cassa e smantellare il Foggia dei miracoli del trio d’attacco Baiano-Signori-Rambaudi, di Matrecano e del russo Shalimov. Gli schemi, non i singoli giocatori contavano per il boemo. L’unica eccezione, l’unica richiesta che Zeman fece a Casillo fu quella di non vendere il portiere, Francesco Mancini.
A detta del boemo, infatti, nessuno meglio di Mancini avrebbe potuto interpretare il compito che il 4-3-3 “tutti all’attacco” del Foggia richiedeva al portiere: tanta abilità con i piedi, uscite spericolate, un po’ di pazzia e qualche papera ogni tanto, perché anche gli avversari devono segnare.
Senza Mancini in porta, Zeman non avrebbe potuto costruire il Foggia dei miracoli bis, il Foggia del giovane Kolyvanov e dei vari Di Bari, De Vincenzo, Seno, Pierpaolo Bresciani e Biagioni, semi-sconosciuti che fino all’anno prima calcavano i campi di B e C, il Foggia che avrebbe ottenuto una tranquilla salvezza nel 1992-93 e avrebbe sfiorato la qualificazione UEFA l’anno dopo.
Senza Mancini preparatore dei portieri, Zeman vent’anni dopo non si sarebbe forse rimesso in gioco a Foggia e poi a Pescara. Senza Mancini, Zeman, il Pescara e tutti coloro che ricordano il paradiso Zemanlandia dovremo restare d’ora in poi.
E chissà se stasera e domani la Lega avrà il coraggio di far osservare un minuto di silenzio sui campi di A e B. In realtà ci credo poco visto che Francesco Mancini era solo un giocatore di calcio che amava il calcio e non un soldato morto in guerra in Afghanistan… scusate, l’imprecisione morto in missione di pace in Afghanistan… prima di poter tornare in Italia a presidiare a Chiomonte il non-cantiere della TAV.

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