lunedì 2 aprile 2012

Recensione di SportStory per Football Rivalries

SportStory.it è un curato e dettagliato portale che sul web riesce a recensire con dovizia di particolari e spirito acuto i maggiori libri presenti nelle librerie nell’ambito della letteratura sportiva. La penna di Flavio Grisoli ha recensito Football Rivalries. Derby e rivalità calcistiche in Europa, dando spazio a dettagli, aneddoti e chiamando in causa, e non a caso, anche Jean Paul Sartre.



http://sportstory.it/2012/03/football-rivalries-derby-e-rivalita-calcistiche-in-europa-di-vincenzo-paliotto/





di Flavio Grisoli

Jean Paul Sartre scriveva: “Ciò che complica ogni cosa in una partita di calcio è la presenza della squadra avversaria”. E quando la squadra avversaria appartiene alla tua stessa città, allora le cose si complicano maledettamente. Perché oltre che a portare a casa i tre punti, c’è da difendere un’appartenenza, un orgoglio, una supremazia territoriale. In questi ultimi anni di calcio superprofessionistico, parlare di orgoglio e appartenenza appare anacronistico, ma c’è ancora chi difende il campanile dall’assalto degli sponsor, dei petroldollari e delle televisioni. Forse più che per chi calca i verdi tappeti erbosi, lo spettacolo e l’angoscia dei 90 minuti del derby sono per i tifosi sugli spalti. Tutto questo e molto altro ce lo racconta Vincenzo Paliotto, giornalista per passione, con il suo: “Football Rivalries. Derby e rivalità calcistiche in Europa”, edito da Urbone Publishing. Il volume, di 205 pagine, è un viaggio affascinante che parte dai luoghi che hanno visto i prodromi dello sport più amato al mondo, fino alle “nuove” frontiere del calcio, rappresentato dalla Russia. “Nuove”, se non altro perché investite da una liquidità economica senza precedenti. Il libro, il quarto lavoro dell’autore, fa respirare le magiche atmosfere che si vivono nei piccoli ma affascinanti impianti d’Oltremanica, che ospitano sfide dai connotati che si perdono quasi nella leggenda, fino alle stracittadine negli immensi e più moderni impianti di tutta Europa, senza mai perdere d’occhio quello che davvero caratterizza l’incontro di due squadre della stessa città o regione: il pubblico. Sempre Sartre: “Il calcio è la metafora della vita”. E purtroppo sia in positivo che in negativo, aggiungeremmo noi. Le tensioni sociali, le crisi economiche che hanno squassato questo o quel Paese nel corso di un secolo e mezzo di storia, si sono ripercosse e si ripercuotono inevitabilmente anche sul “ludo” domenicale, con gli scontri fra le tifoserie dentro e fuori gli stadi. Senza risparmiarsi nulla: anche i morti inventati, come accadde nel derby romano del 21 marzo 2004, quando le tifoserie convinsero le squadre e l’arbitro a sospendere la partita perché era stata sparsa la voce – infondata – che fosse stato ucciso un ragazzino dalla polizia all’esterno dell’Olimpico. Altre volte, però, il morto c’è scappato sul serio. La violenza è un connotato che ha sempre convissuto con il derby, antico retaggio delle lotte di quartiere quando una legge non c’era ancora. Prima ci si incontrava per strada, e vinceva chi sopravviveva, adesso ci si incontra allo stadio. E se non si ha voglia di picchiarsi, che ci pensino quei ventidue in braghe corte su quell’ettaro di prato, a darsele di santa ragione.

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