venerdì 29 agosto 2014

EuropaLeague2015: La notte delle vittime illustri


Il Qarabag FK e il logo che ne
raffigura i famosi cavalli di quella
regione
 Forse mai tante vittime illustri sono cadute in una sola notte di Europa League. Ma i play-off della seconda manifestazione continentale per club hanno regalato delle sorprese senza dubbio inattese.  Il risultato più a sensazione è arrivato dall’Olanda, dove il Twente Enschede, fermato tra le mura amiche con un pareggio, ha consentito al Qarabag FK di approdare per la prima volta in assoluto alla fase a gironi della competizione. Prima volta in assoluto anche per una squadra azera. Quindi, i ciprioti dell’Apollon Limassol sono andati ad eliminare a domicilio i russi della Lokomotiv Mosca, l’Astra Giurgiu ha condannato il Lione, l’HJK Helsinki il Rapid Vienna, mentre hanno valicato la soglia dei play-off per la prima volta anche i greci dell’Asteras Tripoli, così come i bielorussi della Dinamo Minsk. I russi dell’FK Krasnodar, alla loro prima partecipazione nella storia, hanno invece eliminato con tre gol nel finale di gara la ben più accreditata Real Sociedad. Il St. Etienne ha eliminato il Karabukspor soltanto con i tiri dagli undici metri. Come il Rio Ave, che h avuto la meglio sul più esperto Elfsborg.

Il sogno del Qarabag. Tuttavia, nessun risultato rimane tanto sorprendente come quello del Qarabag FK, che ha avuto la meglio sul Twente, squadra con una certa esperienza in Europa, addirittura finalista in Coppa UEFA nel 1975. Quello degli azeri è oltretutto un exploit storico-politico particolare, appartenendo il club alla comunità del Nagorno-Qarabag, dilaniato da un conflitto annoso e sanguinoso, che a sua volta ha influito non poco sulle sorti dello stesso club. Nel 1993 infatti il Qarabag dovette emigrare da Agdham, città caduta sotto il controllo militare armeno, per giocare a Baku, proprio mentre il suo allenatore Bagirov era tra le vittime del conflitto. Oltretutto, nonostante queste enormi difficoltà, nel 1999 fu la prima squadra azera a vincere in Europa contro il Maccabi Haifa. L’entusiasmo in Azerbaigian sarà altissimo, dopo questo ulteriore risultato di prestigio, che accresce l’attesa in vista anche dell’Inter, in un girone che comprende anche il Dnipro ed il St.Etienne. Quattro brasiliani ed un olandese in rosa deliziano il pubblico azero della squadra più a est della manifestazione.

 

Apollon Limassol
 Il Dio Apollon. Non è stato senza dubbio da meno neanche l’exploit dell’Apollon Limassol, che sembrava condannato dopo l’1-1 conseguito sul terreno amico. I ciprioti, invece, hanno sbancato Mosca con un leggendario 4-1, qualificandosi per la seconda volta nella loro storia alla fase a gironi dell’Europa League. Risultato sfumato d’altro canto allo scadere per i connazionali dell’Omonia, battuti da un gol di Samba, che ha siglato il 2-1 esterno in favore della Dynamo Mosca, dopo il 2-2 dell’andata che avrebbe qualificato i ciprioti. L’Apollon, fondato nel 1953, è noto ai tifosi locali come il club dei fugitives, in quanto alcuni giocatori dell’AEL, altro club di Limassol nato però nel 1930, trovarono riparo in questa squadra al momento della sua creazione.

Exploit finnico. L’HJK Helsinki è il maggior club del calcio finlandese con ben 26 titoli nazionali vinti ed è l’unica squadra ad essersi qualificata a una fase a gironi delle coppe europee. Nel ’99 si qualificò per i giorni della Champions League ai danni dei francesi del Metz. Questa volta è toccato al Rapid Vienna. Hanno di cosa esaltarsi i finnici, considerati i loro isolati exploit continentali. Nel 1986 il Kuusisy Lahti arrivò ai quarti in Coppa dei campioni, ma anche quello fu un caso isolato. L'HJK è la squadra più a nord al momento in Europa League.

 Il capocannoniere. Il tiratore scelto della manifestazione fino a questo momento è Adam Rooney dell’Aberdeen con 6 reti, ma gli scozesi sono già fuori dai giochi. Nutrono al momento, quindi, buone speranze Branimir Hrgota del Borussia Moenchengladbach con 5 reti e lo svedese del Panathinaikos Marcus Berg con 4, ma ci sarà ancora tanto da giocare.

martedì 26 agosto 2014

Football Rivalries, intervista ai microfoni di Football-Please.com

Anche a Malta, piccola isola situata nel cuore del Mediterraneo e conosciuta più per risvolti storici che sportivi, il calcio è lo sport più seguito e le due squadre più blasonate, il Floriana e lo Sliema Wanderers, si giocano l’egemonia calcistica del Paese dando vita ad uno dei Derby più sentiti d’Europa. Sembra una barzelletta, ma non è così, perché il football è una questione molto seria anche ai confini del Vecchio Continente. Non solo Real Madrid – Barcellona, Lazio – Roma, West Ham – Millwall, ma anche Zrinjski – Velez Mostar, OFI Creta – Ergotelis, Sporting Gijon – Real Oviedo e tanti altri ancora. A raccontare il bello – e il brutto – di queste sfide, a ricercare i particolari più avvincenti e gli aneddoti più curiosi, ci ha pensato Vincenzo Paliotto, giornalista e blogger accanito, nel suo libro Football Rivalries, Derby e rivalità calcistiche in Europa, dove passa in rassegna più di 150 sfide.. Ai microfoni di Football-Please.com, Vincenzo (già autore, tra le altre cose, di Clasicos: Derby e rivalità calcistiche in America Latina) ci ha parlato del calcio d’oltremanica, raccontandoci le sfide più interessanti.
Ciao Vincenzo, come nasce Football Rivalries, ovvero l’idea di scrivere un libro sulle rivalità calcistiche del mondo? C’entra qualcosa il sogno di diventare football writer?
L’idea di scrivere Football Rivalries nasce dalla grande importanza che hanno i derby e le rivalità nel gioco del calcio. Senza di esse forse il calcio non avrebbe tutta qusta importanza e questo fascino. La rivalità ad ogni livello mette maggior interesse alle partite e ai campionati. Anche perchè queste rivalità rimarcano differenze politiche, sociali, religiose ed economiche. E proprio questo ha ispirato la mia vocazione di football writer, cioè parlando di calcio, ma intrecciandolo anche con risvolti sul politico-sociale.
Dalle Azzorre alla Russia, dalla Norvegia a Cipro, passando per Italia, Germania e Francia, fino ad arrivare ai Balcani, definiti proprio da te una polveriera, perché?
I Balcani sono una polveriera secondo una definizione storica al tempo della Prima Guerra Mondiale e lo sono anche dal punto di vista del tifo. Forse questo libro è anche ‘molto ultras’ per certi versi.
Questo viaggio è partito dall’Inghilterra, perché hai dedicato tanto spazio alle vicende calcistiche della Terra d’Albione?
Ho iniziato dal Regno Unito e dedicato a questa area molto spazio in quanto la cultura delle rivalità nasce proprio qui. I britannici hanno per definizione ufficiale per ogni club una rivalità stabilita. Addirittura esistono sondaggi per stabilire la maggiore rivalità per ogni club. Dalla Premier League fino all’ultimo livello (League Two, ndr).
Londra ospita molte squadre. Al di là delle solite note qual è una rivalità sconosciuta ai più, ma allo stesso tempo sentita ed avvincente?
Le rivalità londinesi sono tra le più antiche ed affascinanti in assoluto, ma definire quella meno nota è difficile, in quanto anche adesso in Italia sul calcio inglese si conosce molto, forse tutto. Però, a me piace ricordarne una particolare, nei dintorni di Londra in questo caso, quella tra Watford e Luton Town, soprattutto perché questa sfida mi ricorda il calcio degli anni ’80 e la FA Cup.
Impossibile però, non parlare della rivalità tra Millwall e West Ham…
Millwall-West Ham è qualcosa di allucinante. Una rivalità che in gran parte nasce su un disaccordo ed una disobbedienza sindacale (a tal proposito, leggi qui). Due squadre che non si sfidano ogni anno, ma che quando si incrociano se le suonano di santa ragione.
Quest’anno in Premier abbiamo il Burnley, che hanno di particolare la Suicide Squad (leggi qui) e l’Est Lancashire Derby?
L‘East Lancashire Derby non lo conoscevo molto, ma rappresenta una delle rivalità più belle in assoluto. Burnley-Blackburn è la vera essenza del calcio inglese. Un misto di storia, tradizione ed attualità imperdibile.
Alcuni scontri, purtroppo, escono fuori dal terreno di gioco. Quanto è cambiato il mondo hooligans dalla strage dell’Hillsborough?
Dopo quelle stragi negli anni ’80, il calcio inglese ha cambiato rotta. Il calcio è più vivibile all’interno degli stadi. La bellezza dei britannici esiste ancora, ma siamo sicuri che tutto funzioni dal punto di vista della sicurezza? Gli scontri tra tifosi esistono ancora anche lì, ma se ne parla poco opportunamente.
Il calcio sta diventando sempre più uno sport per ricchi, dato anche il prezzo elevato degli abbonamenti. Pensi che il calcio moderno stia intaccando lo spirito del football d’oltremanica?
Il calcio allo stadio costa troppo e soprattutto in Inghilterra. Il fascino per ora non è cambiato, ma prima o poi cambierà. Il calcio è fatto di tradizioni da rispettare e non da tifosi occasionali, è vivo con il calore della gente.
Alla luce dei numerosi episodi di violenza, meglio un Derby ‘tranquillo’, come per esempio il Friendly Derby tra Everton e Liverpool o un incontro accesso, come il Tyne Wear Derby tra Newcastle e Sunderland?
Ogni Derby è bello, tranquillo o non che sia. Io il Derby di Liverpool non me lo perderei. Ricordiamoci di quello che fu questo derby negli Anni ’80 (quando i due club si giocavano spesso il campionato, ndr)…
Perché leggere Football Rivalries, cosa possono trovare i lettori in esso?
Leggere Football Rivalries significa avere una prospettiva del calcio anche diversa, cioè non rimanere ancora soltanto alla logica dei risultati e del palmarès, ma anche approfondire le ragioni storiche e sociali dei club, dei tifosi e delle tradizioni. Tengo molto al contenuto e alla storia di questo libro.
Intervista a cura di Francesco Pietrella

lunedì 25 agosto 2014

Il campionato più bello del mondo: Gol di Elkjaer a Bergamo

 Nel calcio meraviglioso e tecnicamente godibile degli Anni Ottanta poteva anche accadere che una nobile provinciale del calibro dell'Hellas Verona vincesse il titolo di Campione d'Italia. Il calcio italiano riusciva forse ancora per poco a sfuggire a certe logiche di potere e al servilismo della geopolitica, anche se il "potere" vero e proprio in un certo qual modo predominava anche in quegli anni, ma senza farsene accorgere troppo. Ma i miracoli esistevano e qualche volta accadevano anche nella vita terrena ed uno come Osvaldo Bagnoli, non a caso conosciuto come il Mago della Bovisa, portò gli scaligeri dalla Serie B al Tricolore nel giro di pochi anni. Bagnoli ottenne la promozione dalla cadetteria nel 1982, quindi, dopo due finali di Coppa Italia perse contro Juventus e Roma, ed una partecipazione alla Coppa UEFA, riuscì a primeggiare in Serie A nel 1985.
 Un titolo raggiunto grazie alla grande compattezza della squadra veronese, arroccatasi intorno ai veterani del club quali Garella, Tricella, Di Gennaro, Volpati, Fanna e Sacchetti e che poi riscoprì l'altetismo e la caparbietà di due nuovi stranieri, Elkjaer e Brigel, praticamente inarrestabili.
 La certezza matematicadel titolo arriva il 12 maggio del 1985 a Bergamo contro l'Atalanta. I bergamaschi, però, non fanno nessuno sconto. Al Verona basta un punto, ma i nerazzurri passano al 41' con Perico con un bellissimo colpo di testa su cross di Donadoni, scatenando così qualche scontro tra tifosi sugli spalti. Al 51' pareggia proprio il danese Elkjaer, uno dei migliori stranieri arrivati in Italia negli Anni Ottanta.  

venerdì 22 agosto 2014

EuropaLeague2015: Gol d'autore


 
Berg del Panathinaikos autore di 4 gol
Una serata intensa di emozioni ha caratterizzato le gare di andata dei play-off dell’Europa League. L’opportunità di accedere alla fase a gironi ha reso quasi tutte le gare emozionanti ed anche ricche di gol. Ad ogni modo, la serata si è caratterizzata soprattutto per i gol d’autore, come quelli dello svedese Marcus Berg, classe ’86 di Torsby, che ha rifilato ben 4 reti con la maglia del suo Panathinaikos ai danesi del Midtyjilland, che erano andati momentaneamente in vantaggio con Lauridsen. L’ex- Goteborg, fu lanciato in orbita qualche anno fa dal Groningen nelle vesti di sostituto di Luìs Surarez, insomma una consegna importante. E fu quindi venduto per oltre 10 milioni di euro all’Amburgo. Il gol non gli è mai mancato né in Bundesliga né nell’Eredivisie con la maglia del PSV Eindhoven. Ma ad Atene vuol rilanciarsi in grande stile. Tra l’altro qualche mesi fa ha firmato una tripletta nella finale di coppa nazionale contro il PAOK Salonicco. Ma Berg non è stato l’unico. Il paraguayano Cardozo ha bagnato con un gol il suo debutto con la maglia, rigorosamente n.7) del Trabzonspor, che ha superato per 2-0 il Rostov. Dopo sette anni di gol e gloria nel Benfica, Cardozo si getta in un’altra sfida importante nella squadra turca allenata da Halilodzic, che molto bene ha fatto come CT dell’Algeria. Ha siglato una tripletta anche il tunisino Amine Chermiti in forza allo Zurigo, vittorioso con un rassicurante 3-1 sul terreno dello Spartak Trnava.

Astra dei cieli. Il titolo di impresa di giornata spetta comunque di rigore ai rumeni dell’Astra Giurgiu, che hanno espugnato per 2-1 il Gerland di Lione, cosa non da poco. I bianconeri, in svantaggio per un gol di Malbranque, hanno recuperato con il nigeriano Fatai e quindi firmato dagli undici metri con Budescu il gol del successo pesantissimo.  Un’altra francese del resto è risultata vittima illustre. Si tratta del Saint-Eitienne, superato di misura sul campo del Karabukspor, ostica squadra turca.

 

La coreografia con cui gli ultras del Sarajevo hanno
accolto i tedeschi del Moenchengladbach
Il ritorno dei colts. Quella dell’Astra non è stata , comunque, l’unica impresa di rilievo di giornata. Soprattutto nell’Europa dell’Est si sono giocate le gare più cruenti dal punto di vista ambientale. Il Dnipro ha battuto per 2-1 l’Hajduk Spalato ma sul neutro di Kiev, in quanto l’Ucraina è ancora insanguinata dal conflitto bellico con i russi. Mentre la polizia rumena ha impedito ai Bad Bule Boys della Dinamo Zagabria di raggiungere Ploiesti, dove la loro squadra era impegnata contro il Petrolul. Ci sono state polemiche, anche se gli zagrebesi hanno ugualmente trionfato per 3-1. Tuttavia, una partita vibrante si è giocata anche al Ferhatovic Stadium di Sarajevo, dove la compagine locale del Sarajevo ha tenuto testa al Borussia Moenchengladbach di Favre. I tedeschi l’hanno spuntata per 3-2, dopo un’emozionante altalena di gol. Il Partizan Belgrado, invece, ha battuto in rimonta per 3-2 l’irriducibile Neftchi Baku, dopo essere stato addirittura sotto di due gol in casa.

Il regno di Cipro. Ha provato a completare l’impresa anche l’Omonia Nicosia, l’unica tra le grandi di Cipro a non aver giocato nemmeno una volta una fase a gironi né di Champions né di Europa League. La squadra di Costas Kajafas per due volte è passata in vantaggio in trasferta contro la durissima Dinamo Mosca, ma due volte è stata riacciuffata. Se ne riparlerà nella bolgia di Nicosia.

mercoledì 20 agosto 2014

Gli introiti dell'Europa League


La curvdell'Hajduk Spalato contro il Karagandy
 Non è da trascurare la rilevanza economica di una partecipazione all’Europa League. Il secondo torneo per ordine di importanza del calcio europeo è ancora lontano di molto dalla Champions League per i suoi introiti, ma garantisce alle squadre  che vi partecipano un sostanzioso rilancio anche nelle casse sociali. Una vittoria in Europa League garantisce pur sempre 200.000 euro, mentre 100.000 per un pareggio. La vittoria del girone nel primo turno, invece, riserva un bonus di ben 400.000 euro, oltre ai soldi accumulati per le varie vittorie e pareggi. Con l’avanzare della manifestazione stessa i premi offerti dall’UEFA salgono sostanziosamente. 350.000 per l’approdo agli ottavi, 450.000 ai quarti, 1.000.000 per il raggiungimento delle semifinali e quindi 5.000.000 per la vincente e 2.500.000 per la perdente della finale. A questi introiti vanno a sommarsi altri premi garantiti dall’UEFA e quindi la vendita dei diritti televisivi e gli stessi incassi al botteghino. L’Europa League non sarebbe così da trascurare, così come hanno invece fatto alcuni club italiani negli ultimi anni.


Non è bastato al Lech un tifo così per battere lo Stjarnan
 Oltretutto le attenzioni per le vicende del torneo stesso sono cresciute da parte dei tifosi già dai primi turni preliminari. Prima della disputa delle partite nel tabellone dei play-off, il primato degli spettatori tocca ad Hajduk Spalato-Shakter Karagandy giocato al Poljud e vinta per 3-0 dai padroni di casa con 28.000 presenti sugli spalti. Il match ha decretato la grande impresa e la grande rimonta dei croati. A seguire, quindi il match tra il Bruges ed il Brondby (finito 3-0 per i padroni di casa) con 24.217 spettatori e ottima presenza dei sostenitori danesi. Ma anche altre partita hanno toccato o superato quota 22.000 spettatori, come nel caso di PSV Eindhoven-St. Polten 1-0, Lech Poznan-Stjarnan 0-0, Lione-Mlada Boleslav 2-0, Torino-Brommapojkarna 4-0. Come dire che in ogni angolo del Vecchio Continente il circo dell’Europa League ha iniziato con il piede giusto anche per questa stagione. Anche l’inedito confronto tra i geogiani dllo Chiukura e gli azeri del Neftchi Baku ha richiamato ben 21.359 paganti.

 Il record negativo di spettatori è invece toccato alla sfida tra gli andorrani del Sant Julià ed i serbi del Cukaricki con 150 presenti. Qualcuno ci ha anche provato a battere questo primato: Daugava Daugvsplis-Vikingur è stata seguita da 200 spettatori, mentre ve ne erano per Celik Niksic-Koper.

martedì 19 agosto 2014

DFB Pokal 2015: I giorni delle outsider


La curva del Magdeburgo nella vittoria contro l'Augsburg
 Rispettando pienamente la tradizione, nella settimana a cavallo di ferragosto è partita la nuova DFB Pokal, cioè la Coppa di Germania, giunta in questo caso alla sua 72esima edizione. Ed ancora una volta, secondo i canoni anche di questa prestigiosa coppa nazionale, non sono mancate le sorprese, con diversi giant-killing in versione teutonica. Grande l’entusiasmo sugli spalti, numeroso il pubblico, spettacolo in campo. I tedeschi, a differenza degli inglesi, chiamano ai nastri di partenza  soltanto 64 squadre: tutte quella della Bundesliga e della Zweite Bundesliga (la seconda divisione), 4 provenienti dalla 3. Fussball-Liga e 24 invece dalle coppe regionali, squadre del quarto livello che rendono ad ogni modo completo il panorama calcistico tedesco. Una formula vincente da sempre, che affianca ai nomi attualmente aristocratici di Germania a quelli di un’enorme rilevanza storica come Magdeburgo, Viktoria Koln, Carl Zeiss Jena, Preussen Munster, Duisburg, Kickers Offenbach ed altre ancora.

 
Chemnitzer FC logo
Il vento dell’Est. Tra le maggiori sorprese del primo turno bisogna per forza di cose segnalare l’exploit di due club che giocavano nella vecchia Oberliga, cioè il campionato nazionale della DDR. Il Magdeburgo (IV Divisione) ha eliminato l’Augsburg della Bundesliga con una rete di Beck nella ripresa dinanzi a quasi 18.000 spettatori impazziti di gioia per l’impresa della loro squadra. Il Magdeburgo nel ’74 vinse una storica edizione della Coppa delle Coppe contro il Milan. Nel posticipo ha poi replicato la grande impresa la Dynamo Dresda (III Divisione), che ha battuto tra le mura amiche lo Schalke 04 per 2-1 davanti a  30.000 spettatori. Un successo ugualmente importante è stato registrato dall’ RB Lipsia, squadra fondata nel 2009 e gestita dalla Red Bull, poco gradita ai tifosi, ma in grado al momento di riportare il grande calcio che fu in città. Alla loro vittoria nei supplementari contro il Paderborn hanno assistito, comunque, 25.000 paganti. Aveva aperto, ad ogni modo, la serie dei grandi colpi a sorpresa proprio nella giornata di Ferragosto nella partita inaugurale lo Chemnitzer, altra squadra di IV Divisione ed ex-DDR, che aveva battuto ai rigori il Mainz, dopo che i tempi supplementari si erano chiusi sul 5-5. Ai rigori l’ha spuntata lo Chemnitzer, campione DDR addirittura nel 1967 e che ha partecipato anche alla Coppa dei Campioni. I celesti negli Anni Cinquanta assunsero anche la denominazione di Karl Marx Stadt.

 I detentori. Nessun problema per i detentori del Bayern Monaco (che con 17 titoli sono quelli che han vinto di più) sul campo del Preussen Munster, battuto per 4-1 ed anche qui gli spettatori non erano pochi: 17.000. In scioltezza è passato sul terreno dei Kickers Stuttgart anche il Borussia Dortmund dell’italiano Ciro Immobile. Anche se l’ex-torinista era in panchina e sugli spakti erano in 37.000. Altra roba insomma ed altra dimensione del calcio.

Capocannonieri. Con 5 reti a testa sono capocannonieri della manifestazione Stefan Kiessling del Bayer Leverkusen e Sven Schipplock dello Stoccarda, ma si pensa già al prossimo turno.

lunedì 18 agosto 2014

CoppaItalia2015: Le prime sorprese tricolori


L'esultanza di Borgonovo poi vanificata dal
Giudice Sportivo
 Più scossi dall’elezione annunciata a capo del governo di Carlo Tavecchio che altro, il calcio italiano ha iniziato in qualche modo la sua attività agonistica, varando già da più di una settimana la nuova edizione della Coppa Italia maggiore, ovvero la Tim Cup, come esigenze di sponsor ci tengono a sottolineare. Anche questa volta, però la formula non è stata cambiata, sovvertendo quella che è la logica imperante di chi le coppe nazionali le hanno inventate e le giocano così come se fosse il loro primo giorno. L’Italia è l’unico paese al mondo in cui la coppa nazionale si gioca con criteri opposti alla logica: le più deboli vanno a giocare in casa delle più forti, mentre le prime otto della classe entrano in competizione soltanto a partire dagli ottavi di finale, giocando quasi un torneo a parte o quasi.

 Nel tabellone principale, comunque, non sono mancate ugualmente le sorprese anche nel secondo turno con le squadre di Lega Pro in particolare sugli scudi. Il Bologna è stato malamente sconfitto tra le mura amiche dal L’Aquila, mentre il Livorno ha rimediato all’Ardenza una dura sconfitta per mano del Bassano, allenato dall’ex-torinista Antonino Asta.  Mentre ha destato meraviglia anche l’exploit della Casertana, vittoriosa sul Crotone, ritornando in auge dopo oltre un decennio di disgrazie agonistiche.

 Per cui il terzo turno si prospetta all’orizzonte con sfide inedite o quasi per le big che entrano in corsa. La Lazio ospita all’Olimpico il Bassano, con poca gioia per il cassiere del botteghino crediamo, mentre il Genoa riceve il Lanciano, l’Empoli L’Aquila, il Cesena la Casertana, l’Udinese la Ternana, il Cagliari il Catania, il Palermo il Modena, l’Atalanta il Pisa, il Chievo il Pescara, il Verona la Cremonese e la Sampdoria il Como, con un precedente che richiama un momento importante della storia dei lariani. Nel 1985/86, infatti, Como perse la semifinale di Coppa Italia proprio contro la Samp.  Dopo l’1-1 del Marassi (gol di Fausto Salsano e pareggio di Maccoppi), il Como di Marchesi superò in casa per 2-1 i doriani. Vantaggio all’85’ di Albiero, pareggio istantaneo due minuti più tardi di Trevor Francis e quindi gol della vittoria nei supplementari del compianto Borgonovo. Vittoria poi vanificata dal Giudce Sportivo che non omologò la vittoria dei lariani. L’arbitro Redini di Pisa aveva sospeso il match per 7 minuti a causa di incidenti e con la vittoria a tavolino in finale andò la Samp.

sabato 16 agosto 2014

San Lorenzo Campeòn de America

 Un articolo a firma di Steano Borghi, che esalta l'impresa del san Lorenzo de Almagro, per laprima volta vincitore della Copa Libertadores. Borghi ha anche scritto un libro sulla squadra argentina.
 
La Mano de Dios nel calcio argentino ha un'applicazione concreta e comprovata. Ora sappiamo che è anche ripetuta, perchè dalla notte del 13 Agosto non è più solo un'esclusiva di Maradona, ma anche il motivo della svolta, l'ennesima, nella storia ultracentenaria del San Lorenzo de Almagro. Una storia che in Argentina è molto conosciuta e rispettata, quella di un club passato attraverso un secolo di imprese e disastri, di tantissimi fatti ai limiti del romanzesco. Una storia che ha conquistato i cuori di milioni in tutto il Mondo, persino quello di un Papa che non solo ha portato il nome del San Lorenzo su bocche molto poco abituate a masticare di calcio argentino, ma la cui ascesa è anche coincisa con il picco più alto nell'epopea del "Ciclón". Per farla breve, il San Lorenzo due anni fa era a mezz'ora dalla retrocessione e oggi è sul tetto del Sudamerica. Con un mix fatto di sforzi, convinzione, visioni illuminate e immancabile fortuna, la "squadra del Papa" ha saputo rialzarsi in tempi miracolosi e da quando Jorge Bergoglio è diventato Papa Francesco ha preso a vincere senza soluzione di continuità: in otto mesi, da Dicembre ad Agosto, non solo il San Lorenzo è tornato a vincere il campionato dopo sei anni di attesa ma è riuscito anche a conquistare quella che era diventata una vera e propria ossessione ovvero la Copa Libertadores, la Champions League del Sudamerica. Superando gli aspetti mistici, a livello tecnico la chiave dei nuovi successi (ma anche di quelli vecchi) di questo club c'è il lancio di talenti, fatti in casa o pescati in giro per il Paese. Il simbolo della rinascita è stato l'attaccante classe '95 Ángel Correa, anche lui toccato dalla "mano divina" visto che ad impartirgli la Cresima fu proprio l'allora Arcivescovo di Buenos Aires Bergoglio e che il suo debutto è avvenuto appena dopo l'inizio del papato di Francesco. Una storia, la sua, che per il momento non ha ancora il lieto fine, visto che dopo essere stato acquistato dall'Atlético Madrid ha dovuto fermarsi a causa di un problema cardiaco che sta mettendo in pericolo la continuità della sua carriera. Storie invece ancora da scrivere sono quelle di chi, parlando in termini di mercato, si è segnalato maggiormente negli ultimi tempi: sono tutti esterni e sono tutti molto interessanti. Partendo dai terzini, che per i canoni sudamericani sono considerati laterali di difesa ma che in ottica europea, e italiana in particolare, sembrano poter essere opzioni piuttosto calzanti per la nouvelle vague del 3-5-2, visto che entrambi hanno come peculiarità primaria le ottime capacità in fase offensiva. Si chiamano Emmanuel Mas e Julio Buffarini, sono piuttosto diversi fra loro e per questo adatti a target differenti: il primo ha venticinque anni ed è un laterale sinistro che sembra viaggiare su di un binario, che sa dare sostanza difensiva grazie ad un fisico decisamente robusto ma anche eleganza e continuità in termini di spinta. Buffarini invece è un profilo molto più working class, ha iniziato la carriera come magazziniere, è arrivato al San Lorenzo facendosi notare più che altro per un'acconciatura folle ed ora, a ventisei anni, è un vero e proprio idolo della gente per lo spirito indomito con cui contrasta, corre, spinge, tira e mena su ogni ciuffo d'erba della fascia destra. Ma se parliamo di talento, il gioiellino principale della squadra attuale è il "Tito" Villalba, vent'anni di esuberanza tecnica che si esprimono in un'ala destra che non ha più solo un piede devastante, ma anche una continuità atletica che lo inquadra come sempre più adatto al calcio del Vecchio Continente. Un continente che è costantemente molto attirato dai profili più giovani, e allora navigando nello sconfinato oceano del calcio giovanile sudamericano troviamo prospetti ancora verdi ma di sicuro avvenire: in Argentina c'è da scommettere sull'esplosione di Sebastián Driussi, attaccante classe '96 del River che ha appena mosso i primi passi nel calcio dei grandi ma che ricorda - anche a chi i paragoni tende a detestarli - Francesco Totti, e in tema di centravanti rampanti riverplatensi occhio anche al figlio d'arte Giovanni Simeone, diciannovenne che dal padre Diego ha ereditato la convinzione nei propri mezzi, supportata oltretutto da piedi piuttosto fini. In Brasile è più difficile fare affari, perchè i prezzi sono molto più alti e perchè anche giocatori estremamente giovani (su tutti "Gabigol" del Santos) vengono lanciati presto con la conseguenza di una valutazione che lievita repentinamente, però si possono provare operazioni riguardanti elementi dall'età solo leggermente più alta ma per questo forse ancora più pronti per realtà di media fascia della serie A. In questo senso stanno catturando l'occhio Petros del Corinthians, mezzala sinistra classe '89 dalla combattività impressionante, Marquinhos del Cruzeiro, venticinquenne attaccante esterno dalla forma affusolata e dai piedi assai taglienti, e sempre fra i blu di Belo Horizonte si trova anche il regista Lucas Silva, che di anni ne ha ventuno e che riesce ad abbinare qualità massima e intensità molto promettente. Ma il Sudamerica non è solo Argentina e Brasile visto che i movimenti considerati minori fino a qualche anno fa ora stanno avvicinandosi al livello dei colossi, con la differenza di avere vetrine molto meno costose: se si cercano affari vero e propri, con annesso anche un grado di rischio superiore, allora conviene guardare al Venezuela, la nazione di tradizione minore nel panorama latinoamericano che però negli ultimi anni ha esponenzialmente aumentato il proprio livello di preparazione e che quest'anno ha "spedito" in Italia due giocatori da osservare come il genoano Rincon e soprattutto il granata Josef Martinez, due delle novità esotiche di una serie A che avrebbe tanto bisogno di un tocco divino, e giustamente lo cerca in Sudamerica.
Stefano Borghi - Tuttomercatoweb.com

martedì 12 agosto 2014

EuropaLeague2015: il tabellone dei play-off

UEFA Europa League play-off tiesFK Sarajevo (BIH) v VfL Borussia Mönchengladbach (GER)
FC Astana (KAZ) v Villarreal CF (ESP)
PEC Zwolle (NED) v AC Sparta Praha (CZE)
Asteras Tripolis FC (GRE) v Maccabi Tel-Aviv FC (ISR)
FC Dnipro Dnipropetrovsk (UKR) v HNK Hajduk Split (CRO)
Qarabağ FK (AZE) v FC Twente (NED)
HJK Helsinki (FIN) v SK Rapid Wien (AUT)
FC Zimbru Chisinau (MDA) v PAOK FC (GRE)
AC Omonia (CYP) v FC Dinamo Moskva (RUS)
Olympique Lyonnais (FRA) v FC Astra (ROU)
Neftçi PFK (AZE)v FK Partizan (SRB)
IF Elfsborg (SWE) v Rio Ave FC (POR)
Kardemir Karabükspor (TUR) v AS Saint-Étienne (FRA)
Panathinaikos FC (GRE) v FC Midtjylland (DEN)
Grasshopper Club (SUI) v Club Brugge KV (BEL)
HNK Rijeka (CRO) v FC Sheriff (MDA)
Apollon Limassol FC (CYP) v FC Lokomotiv Moskva (RUS)
BSC Young Boys (SUI) v Debreceni VSC (HUN)
FC Spartak Trnava (SVK) v FC Zürich (SUI)
AEL Limassol FC (CYP) v Tottenham Hotspur FC (ENG)
FC Dinamo Minsk (BLR) v CD Nacional (POR)
FC Petrolul Ploieşti (ROU) v GNK Dinamo Zagreb (CRO)
Trabzonspor AŞ (TUR) v FC Rostov (RUS)
RNK Split (CRO) v Torino FC (ITA)
FC Aktobe (KAZ) v Legia Warszawa (POL)
KSC Lokeren OV (BEL) v Hull City (ENG)
Ruch Chorzów (POL) v FC Metalist Kharkiv (UKR)
PSV Eindhoven (NED) v FC Shakhtyor Soligorsk (BLR)
Stjarnan (ISL) v FC Internazionale Milano (ITA)
Feyenoord (NED) v FC Zorya Luhansk (UKR)
Real Sociedad de Fútbol (ESP) v FC Krasnodar (RUS)

lunedì 11 agosto 2014

EuropaLeague2015: Euroavversarie-RNK Split


 
Molto meno famosa dei cugini dell’Hajduk, l’RNK Split è in realtà una squadra tra le più antiche di Croazia, essendo stata fondata nel 1912, pur passando tra numerosi cambi di denominazione sociale. Non a caso è definito il club dei lavoratori della città, proprio come ribadisce la sua attuale denominazione sociale: Radnicki Nogomenti Klub, in sintesi appunto RNK, il club dei lavoratori. Le sue simpatie sinistroidi non sono insospettabili. Non a caso una delle sue denominazioni fu quella di Anarch. Tuttavia, l’RNK arruolò diversi volontari per la Guerra Civile Spagnola da combattere contro Franco e ben 120 tra suoi atleti e tesserati caddero a fianco del Maresciallo Tito. L’RNK non ha mai vinto nulla di importante, ma da circa 6 stagioni milita nel massimo campionato croato, dando risalto al suo rinomato vivaio. Mai la squadra era giunta così lontano in Europa.

Eraldo Pecci, detto "piedone goleador"
 Non è la prima volta che il Torino affronta un club croato nelle manifestazioni continentali. Il primo approccio per i granata si registrò nella Coppa delle Coppe del 1964/65. Nei quarti il Torino di Gigi Meroni eliminò in maniera prodigiosa la Dinamo Zagabria, impattando in casa per 1-1 (gol di Gigi Simoni) ed insperata vittoria esterna nella ex-Jugoslavia, grazie ai gol di Poletti e dell’inglese Hitchens, in uno dei suoi rari momenti felici in Italia. La sfida poi si ripetè in Coppa UEFA nel 1977/78, ancora al cospetto dei forti zagrebesi, ma anche questa volta il Toro ebbe la meglio. Successo netto per 3-1 al Comunale con gol di Paolino Pulici, Patrizio Sala ed Eraldo Pecci e quindi sconfitta di misura al Maksimir, che permisero ai granata ancora una volta di andare avanti. Particolarmente bella fu nella gara di andata l’azione personale con gol in dribbling di Eraldo Pecci. Il Torino, invece ebbe poi la peggio nella Coppa UEFA del 1985/86 di fronte all’Hajduk Spalato. Il torno non andò oltre l’1-1 interno per i gol di Blaz Sliskovic e quindi affannoso pareggio di Schachner. Quindi al Poljud perse malamente per 3-1. Vantaggio di Asanovic, pareggio di Junior su rigore e quindi ancora gol di Sliskovic e Zlatko Vujovic dagli undici metri.

venerdì 8 agosto 2014

EuropaLeague2015: Fiaba islandese ai playoff


 

I semiprofessionisti dello Stjarnan sulla page Facebook
del club
Fiaba islandese. Qualcuno giustamente sostiene che all’altezza dei play-off anche in Europa League si inizia a fare sul serio. L’entrata nel tabellone della competizione tra le altre di Inter, Tottenham e Feyenoord innalza giustamente il livello tecnico ed il blasone della manifestazione, ma nei tre sbarramenti dei Qualifying Round l’Europa League ha senza dubbio dispensato notevoli emozioni e non poche sorprese. Del resto, una delle squadre con il Ranking UEFA più basso e praticamente all’esordio in Europa approda ai play-off in maniera sensazionale. Si tratta degli islandesi dello Stjarnan, compagine fondata appena nel 1960, che nei play-off avrà addirittura l’onore di affrontare l’Inter e di calcare la nobile erba del San Siro. Quella di Runar Pall Sigmundsson è una squadra in pratica di semiprofessionisti. Lavoratori che come in una squadra di amici giocano al calcio e che si tolgono lo sfizio di eliminare in serie i gallesi del Bangor City, gli scozzesi del Motherwell ed i polacchi del Lech Poznan, che vantano tra l’altro una delle tifoserie più calde in circolazione. Anche i quattro danesi in forza alla squadra non vantano un pedigree di indubbio valore e ad uno di questi Michael Praest è affidata la fascia di capitano. Gli altri tre sono il centrocampista Toft, il difensore Rauschenberg e l’altro centrocampista Vermellund. Praest ha militato nel Vejle e nel Kolding, mentre Toft ha giocato con l’Aab Aalborg. C’è in rosa anche lo statunitense Punyed, ovviamente poco noto.Lo Stjarnan è la squadra di Garaober, un comune con una popolazione di 13.871 abitanti, la cui territorialità è vagamente nota per essere stato teatro dove è stata girata la serie Lazy Town.  Il suo impianto, lo Stjornvollur, conta appena 1.000 posti disponibili. Insomma una favola autentica del calcio o poco più.

Lo Stjornvollur, 1.000 posti
Spalato sugli scudi. La città di Spalato, ad ogni modo, è salita sugli scudi di questa tornata elimantoria, avendo spedito ai play-off le sue due squadre cittadine. Il più ben noto Hajduk Spalato ha rifilato un secco 3-0 allo Shaktar Karagandy, dopo aver perso 4-2 all’andata, mentre il piccolo RNK ha resistito agli assalti del Chernomorets Odessa, avanzando nella competizione ed incrociando pertanto i destini del Torino in una sfida assolutamente inedita.

Zitti e Mutu. Altre sorprese, comunque, ci sono state, come quella dei rumeni del Petrolul Ploiesti, che hanno sbancato in difficile campo del Viktoria Plzen, anche grazie ad un altro gol del ritrovato Adrian Mutu, mentre gli azeri del Neftchi Baku si sono imposti ai georgiani dello Chikura, grazie ad una doppietta del camerunense Nfor, che molta fortuna aveva fatto in precedenza nella sua carriera in Belgio.

La pazienza inglese. C’era molta attesa anche per le sorti dell’Hull City, squadra inglese debuttante in Europa, che ha avuto ragione degli slovacchi del Trencin soltanto a dieci minuti dal termine. Aluko ha fatto esplodere la gioia tipicamente inglese dei suoi fans. I tigers affronteranno i belgi del Lokeren e non sarà facile. Anche se bisogna parlare anche dell’exploit dei greci dell’Asteras Tripoli, capaci di ribaltare le sorti contro il più blasonato Mainz, compagine della Bundesliga. Molti argentini in squadra provenienti dalle categorie inferiori del calcio delle Pampas, tra cui Pablo Mazza, un centrocampista autore di una doppietta ed arrivato dal Douglas Haig.

giovedì 7 agosto 2014

Nel nome della Vojvodina


 
Il graffiti dedicato a Boskov
Hanno provato in tutti i modi a sradicarne la tradizione, imponendone il cambiamento di denominazione sociale ed addirittura la chiusura forzata, ma a Novi Sad l’identificazione calcistica allo stato puro si è sempre riconosciuta nella Vojvodina. Club che ha dovuto lottare per la sua sopravvivenza contro più di un regime e i suoi soprusi. I biancorossi di Novi Sad nacquero precisamente il 6 marzo del 1914 per iniziativa di un gruppo di studenti serbi ortodossi a Sava Sijakov, raccogliendo i vari strati sociali della città. Una fondazione nata, tuttavia, in gran segreto. In un primo momento furono gli austro-ungarici a vietarne il gioco del calcio. Del resto, vojvodina vuol dire qualcosa di politicamente e storicamente ambizioso in questa regione balcanica (in pratica leader della guerra) e l’Impero di stanza a Vienna era solito non tollerare un certo tipo di associazionismo giudicato pericoloso per l’amministrazione centrale. La Vojvodina fu il primo club dell’area balcanica ad essere chiuso per motivi politici. Dopo il primo conflitto bellico, le sorti dei biancorossi di Novi Sad furono risollevate dagli stessi studenti di stanza a Praga, che si erano affezionati alle sorti dello Slavia Praga, da cui ne mutuarono i colori della divisa sociale. Ma una nuova sciagura si sarebbe abbattuta sulla cronistoria agonistica e sociale del club, in quanto nel 1942 la città di Novi Sad subì il massacro più pesante della sua storia. I nazisti, infatti, trucidarono ben 4.000 civili, senza distinzione di etnia e fede religiosa. Anche molti giocatori e dirigenti del club rimasero giustiziati dai tedeschi. Nel ’44 la Vojvodina riprese la sua vita agonistica, ma nel luglio del ’46 un nuovo attentato fu escogitato alla sua gloriosa storia. Infatti, in questo caso le autorità questa volta comuniste ne imposero la denominazione di Sloga, dopo la fusione con le locali Slavija e Radnicki. Ma la tifoseria biancorossa non accettò mai questa denominazione e continuò a chiamare il suo club con il suo vero nome. Nel 1950, dopo enormi pressioni proprio da parte dei tifosi, la denominazione sociale del club tornò ad essere quella originaria: Vojvodina e basta, per sempre. Nel ’66, ad ogni modo, la squadra di Novi Sad riuscì finalmente a vincere qualcosa di importante, aggiudicandosi il campionato jugoslavo, guidato in panchina da Branko Stankovic e da Vujadin Boskov nelle vesti di Direttore Tecnico. Uomo sapiente di calcio che mise in pratica le sue proficue esperienza maturate in Italia da giocatore. Boskov rivoluzionò la mentalità del club e della squadra, regalandogli un pizzico di modernità. L’affermazione nel campionato nazionale gli valse anche l’iscrizione alla successiva Coppa dei Campioni, che la Vojvodina giocò egregiamente. Gli slavi eliminarono l’Admira Wacker di Vienna e poi incapparono nell’ostico Atletico Madrid di Luìs Aragonès. Dopo una vittoria a testa, da regolamento si doveva disputare la bella in campo neutro, ma la dirigenza della Vojvodina accettò invece l’offerta economica degli spagnoli di giocare nuovamente in casa dell’Atletico. Circa 70.000 dollari servirono per convincere i serbi ad accettare, che tuttavia ebbero anche la forza di imporsi nuovamente per 3-2, grazie alle prodezze di Sylvester Takac. Attaccante poi ceduto al Rennes, in quanto i soldi ricavati sarebbero serviti per costruire l’impianto di illuminazione dello stadio. Nel turno successivo con molta fatica fu il Celtic Glasgow ad eliminare la Vojvodina dalla grande Coppa, ma gli scozzesi, che poi avrebbero vinto quel prestigioso trofeo, dichiararono che quella jugoslava era stata la squadra che li aveva procurato maggiori difficoltà. L’undici di Novi Sad si laureò nuovamente campione di Jugoslavia nell’89, mentre aveva vinto anche la Mitropa Cup nel ’77 e l’Intertoto nel ’78.

venerdì 1 agosto 2014

EuropaLeague2015: Il blasone prima di tutto


Kehinde Fakai, triplettista dell'Astra Giurgiu
Il blasone prima di tutto. Non hanno esitato ad imporsi subito sotto le luci della ribalta le nuove big entrate nel tabellone dell’Europa League. Nessuna delle blasonate ha voluto steccare al primo impegno europeo stagionale. Il Lione, infatti, è passato in grande scioltezza sul campo dei ceki del Mlada Boleslav, la Real Sociedad dal suo canto si è imposta nella sfida più difficile ai danni degli scozzesi dell’Aberdeen, il Bruges ha strabattuto per 3-0 il Brondby, ha vinto seppur di misura il PSV Eindhoven contro il St. Polten, mentre il Torino ha marameldeggiato in trasferta per 3-0 sul terreno del Brommapojkarna, ritornando in Europa dopo un’assenza ventennale. Qualcuno ha in verità, però, deluso, come la Dinamo Mosca fermata sull’1-1 casalingo dall’Irone Kyriat Shmona, formazione israeliana, mentre il Goteborg ha lasciato il passo ai debuttanti lusitani del Rio Ave, peraltro tra le mura amiche.



Borovskj, allenatore del Soligorsk, ai
tempi dell'URSS
Il ciclone di Soligorsk. La rivelazione di Soligorsk. La rivelazione di questa fase dell’Europa League ha continuato in qualche modo ad essere lo Shaktyor Soligorsk, formazione bielorussa nemmeno tanto nota nell’ambito internazionale. I giallo neri hanno letteralmente schiantato in trasferta i belgi dello Zulte Waregem. Un 5-2 esterno che non ammette repliche, ma che anzi esalta le qualità della formazione di Sergey Borovski, centrale difensivo ex-bandiera della Dinamo Minsk (oltre 400 le sue apparizioni) e della Nazionale Sovietica. Nella formazione bielorussa si esalta soprattutto Nikolai Yanush, autore al momento già di tre reti.

 Il trasloco di Nicolae. Ioan Nicolae è un facoltoso uomo d’affari rumeno che certamente non teme le sfide, neanche quelle più cruenti. Nel 2008, infatti, si è permesso di far traslocare un intero club, compresa la storia, la tradizione ed i suoi tifosi, trasferendo l’Astra, che una volta era di Ploiesti, a Giurgiu, creando ovviamente un antagonismo ancora più feroce nei riguardi della Petrolul della stessa Ploiesti. L’Astra è una multinazionale di giocatori, che ieri si è esaltata anche nel palcoscenico internazionale. I bianconeri, infatti, hanno liquidato con un sonoro 3-0 lo Slovan Liberec, grazie ad un hat-triock del nigeriano Kehinde Fakai, già dell’Astra, ma ritornando in prestito dal Bruges. Tre gol per continuare il sogno europeo, con giocatori provenienti da tutto il mondo o quasi. Anche se il portiere continua a rimanere un rumeno, Silviu Lung Junior, figlio del portiere negli Anni Ottanta già dell’Universitatea Craiova della Steaua.

Festa delle matricole. Il cammino dell’Omonia dovrebbe proseguire anche attraverso i play-off, dopo la vittoria ottenuta dai ciprioti contro i macedoni del Metallurg Skopje. Un 3-0 netto che non dovrebbe riservare altre sorprese. La squadra di Costas Kajafas, figlio di Sotiris che fu Scarpa d’Oro, appare in gran forma e con un buon numero di stranieri in dotazione. Più difficile il sogno dello Stjarnan, che però ha vinto di misura contro il Lech Poznan. Un gol di Toft ha deliziato i quasi mille paganti dello stadiolo di Grobaer, alle porte di Reykiavjk. Ma anche questo è già un miracolo.