lunedì 29 febbraio 2016

EuropaLeague2016: i derbies inglesi nelle coppe europee

di Vincenzo Paliotto
 Il Liverpool sarà probabilmente maggiormente abituato al clima delle sfide tutte inglesi in Europa, ma anche il Manchester United vanta i suoi bel precedenti in merito, addirittura una finale di Champions contro il Chelsea. Del resto quella del nord-est dell’Inghilterra è una sfida tra le più gettonate del calcio inglese in assoluto. Oltretutto a livello europeo hanno sempre dominato o quasi: ben 5 Coppa dei Campioni nella bacheca dei reds e 3 in quella dei red devils. Il tabellone dei sedicesimi di Europa League non poteva riservare un incrocio più emozionante e vibrante, Liverpool-Manchester United è una sfida nella sfida, di quelle vere.
 La prima volta che due inglesi si incrociarono in campo europeo fu nella Coppa delle Cppe del 1963/64, con il Manchester United che estromise il Tottenham Hotspur (decisiva una doppietta di Bobby Charlton). Prima ancora dunque del primo precedente in Coppa delle Fiere del 1969/70, in cui il Newcastle United eliminò con due pareggi il Southampton. Le sfide sono state tante e tutte emozionanti, come quelle in cui il Liverpool ha sfidato per ben 5 volte in Champions il Chelsea.
 
Liverpool-Nottingham Forest 78/79
Tuttavia, fece epoca anche il precedente in Coppa dei Campioni del 1978/79, quello in cui il Nottingham Forest superò al primo turno proprio il superfavorito e detentore Liverpool. Ad ogni modo, una precedente in Coppa UEFA manca dal 1972/73. In semifinale il Liverpool eliminò il Tottenham Hotspur. Vinse di misura ad Anfield Road, perdendo poi per 2-1 a Londra.

1963-64: Coppa delle Coppe: Tottenham Hotspur-Manchester United 2-0 1-4
1964-65: Coppa delle Fiere: Manchester United-Everton 1-1 2-1
1969-70: Coppa delle Fiere: Newcastle United-Southampton 0-0 1-1
1970-71: Coppa delle Fiere: Liverpool-Leeds United 0-1 0-0
1970-71: Coppa delle Coppe: Chelsea-Manchester City 1-0 1-0
1971-72: Coppa UEFA: Wolverhampton Wanderers-Tottenham Hotspur 1-2 1-1
1972-73- Coppa UEFA: Liverpool-Tottenham Hotspur 1-0 1-2
1978-79: Coppa dei Campioni: Nottingham Forest-Liverpool 2-0 0-0
2003-04: Champions League: Chelsea-Arsenal 1-1 2-1
2004-05: Champions League: Liverpool-Chelsea 1-0 0-0
2005-06: Champions League: Liverpool-Chelsea 0-0 0-0
2006-07: Champions league: Liverpool-Chelsea 1-0 0-1 rigori 4-1
2007-08: Champions League: Arsenal-Liverpool 1-1 2-4
2007-08: Champions League: Liverpool-Chelsea 1-1 2-3
2007-08 : Champions League: Manchester United-Chelsea 1-1 rigori
2008-09: Champions League: Liverpool-Chelsea 1-3 4-4

2010-11: Champions League: Chelsea-Manchester United 0-1 1-2

giovedì 25 febbraio 2016

EuropaLeague2016: lo Sparta Praga


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i Vincenzo Paliotto
 Non sarà facile andare a resistere con un vantaggio striminzito sul campo degli emergenti russi del Krasnodar, ma lo Sparta Praga ci prova. Soprattutto a riscrivere la storia, con i ceki ormai da un po’ di anni lontani da traguardi importanti nelle competizioni continentali. Eliminati nel preliminari di Champions League dagli altri russi del CSKA Mosca per un solo gol di scarto, lo Sparta si è poi riciclato in Europa League, eliminando gli svizzeri del Thun, quindi resistendo nel girone allo Scahlke 04 ed avendo la meglio sull’Apoel Nicosia e sull’Asteras Tripoli. L’ultima volta i 32esimi di finale in Coppa fu nel 2012/2013, ma la squadra di Praga fu eliminata dal Chelsea, perdendo proprio in casa, nonostante un proficuo pareggio a Londra.

SpartaPraga-Milan 1973
La semifinale del 1973. L’ultima volta di un risultato di grande prestigio per lo Sparta Praga in una coppa europea fu addirittura nel 1992/93, quando la squadra raggiunse i quarti di finale della Coppa delle Coppe. I ceki eliminarono gli scozzesi dell’Airdirieonians ed i tedeschi del Werder Brema, prima di cedere le armi al Parma di Nevio Scala, al culmine di due battaglie. Lo Sparta impattò a reti inviolate in casa, prima di perdere per 2-0 al Tardini. In verità nella stessa Coppa delle Coppe, ma nel 1972/73, lo Sparta Praga raggiunse anche le semifinali, ma anche in quel caso gli sbarrò la strada un’italiana, che anche in quel caso poi vinse la Coppa. Ebbe la meglio infatti il Milan dell’infallibile o quasi Luciano Chiarugi. Eppure quello Sparta aveva eliminato nei quarti lo Schalke 04.

Rangers-Sparta Praga 1991/92
Sgambetto al Barca. Ad ogni modo, quello dell’inizio degli Anni Novanta era un grande Sparta Praga, che nel 1991/92 giocò anche una bellissima Coppa dei Campioni. Nei primi due turni, infatti, la squadra praghese eliminò addirittura i Rangers Glasgow (decisa nei supplementari un’autorete di Nisbet) e l’Olympique Marsiglia, mentre nel girone che precedeva la finale si arrese soltanto al Barcellona di Cruyff, con i campo Koeman, Whitschge e Miki Laudrup tra gli altri. Un girone difficilissimo che comprendeva anche il Benfica e la Dynamo Kiev. Risultò fatale in fin dei conti la forza del Barca. La squadra di Dusan Uhrin vinse anche in casa propria sul Barca con gol decisivo di Horst Siegl, ma perse malamente nell’ultimo turno a Kiev contro una Dynamo già fuori dai giochi per un gol di Oleg Salenko.

Horst Siegl ed Ivan Mraz con 14 reti sono i migliori marcatori di coppa del club.

Rincorrere la storia. Fondato nel 1893, lo Sparta Praga ha vinto in Europa anche in tre occasioni la Mitropa Cup nel 1927, 1935 e 1964. La sua storia in Repubblica Ceka ed in quella che fu la Cecoslovacchia è una leggenda. Una volta, all’inizio del secolo scorso, la squadra non perdeva mai e pertanto fu ribattezzata Iron Sparta, la “squadra d’acciaio”. La squadra di Zdenek Scansy rincorre la storia al Generali Arena ed un po’ più lontano dallo stesso, nella poco nota Russia del Krasnodar.

 

sabato 20 febbraio 2016

Derby dell'Arena: Hellas Verona-Chievo


Nel peraltro ristretto novero delle città italiane a cui è riservato il gusto esclusivo della stracittadina dal 1994 si è aggiunta in assoluta sorpresa anche Verona, le cui origini calcistiche hanno radici profonde per merito dell’Hellas, società fondata nel 1903 da un professore greco. La leadership scaligera dei gialloblu non era mai stata messa in discussione, tra l’altro rafforzata anche dallo Scudetto del 1985, fino all’avvento nei quartieri alti del calcio nostrano della matricola Chievo Verona. Squadra fondata nel 1929 e rappresentante di un quartiere della città di Romeo e Giulietta e rimasta ai margini del calcio dilettantistico per oltre 60 anni. Quindi, improvvisamente la seconda squadra scaligera ha scalato i piani più ambiti del calcio nazionale. Nel 1986 è infatti promossa dall’Interregionale alla Serie C2, nel 1989 invece approda in Serie C1 e nel 1994 effettua il salto in cadetteria. Nel 1995 per la prima volta nella sua storia proprio nel campionato di Serie B incrocia i destini dell’Hellas Verona, retrocessa dalla massima serie. In effetti non esiste una rivalità vera e propria come negli altri derby italiani. Molti tifosi veronesi hanno applaudito l’exploit del miracolo Chievo, che a sua volta però rappresenta soltanto un quartiere della città. Il derby, comunque, impone le sue regole ed il 12 dicembre del 1994 il Bentegodi conta ben 30.000 spettatori ad assistere alla prima stracittadina Verona-Chievo. La sfida si chiude sull’1-1, con i gol di Fermanelli per l’Hellas e di Gori per i clivensi. Il Chievo, però, nella gara di ritorno si impone con un netto 3-1. Il Chievo affronta i blasonati cugini gialloblu senza alcun timore riverenziale. Tuttavia, in verità il bello deve ancora venire, in quanto nel 2001 il Chievo viene promosso per la prima volta in Serie A con Campedelli che si rivela un Presidente eccezionale e competente, coadiuvato dal DG Giovanni Sartori ed inventato tatticamente dall’allenatore-rivelazione Gigi Del Neri. Il 18 novembre del 2001 il primo Derby dell’Arena in Serie A viene vinto dal Verona. Il Chievo va in vantaggio di due gol con Eriberto (che poi più tardi si scoprì essere Luciano con qualche anno in più) e Corini e grande rimonta con Oddo, autorete di Lanna e Camoranesi. Il Chievo si rifà nel ritorno: vantaggio di Mutu e doppietta decisiva di Cossato. Oltretutto la classifica finale applaude il Chievo al 5° posto e qualificato per la Coppa UEFA, mentre il Verona retrocede in Serie B. D’altronde non sarà quello l’unico exploit di un certo livello dei clivensi. Nella stagione del 2005/2006 il Chievo risulterà alla fine anche al 4° posto in Serie A, guadagnando il diritto a  giocare i preliminari di Champions League, persi poi malamente di fronte ai bulgari del Levski Sofia. Ma in effetti la squadra che dunque rappresenta un quartiere di Verona è da considerare il vero miracolo del calcio italiano di ogni epoca. Rimanere per così tanto tempo sulla cresta dell’onda non è mai stato facile e mai lo sarà per nessuno. Il merito va ascritto soprattutto ad una società oltremodo seria in ogni suo dettaglio: dall’oculata gestione finanziaria di Campedelli alla straordinaria capacità di scoprire ed inventare talenti di Sartori. Nel novembre del 2013 il Chievo ha vinto il Derby dell’Arena, che tornava di scena dopo 10 anni. Ai clivensi è risultato decisivo il gol del serbo Lazarevic.

 La seconda squadra di Verona ha cambiato il corso della storia ed anzi qualcuno in città ha provato ad unire le due forze per dar vita ad un solo grande club, considerate le difficoltà societarie dell’Hellas Verona retrocesso mestamente anche in terza serie (il Verona sarebbe ritornato in A soltanto nel 2013). Ma i tifosi dell’Hellas con piena ragione del rispetto della loro storia e del loro blasone hanno rinunciato a questa possibilità in maniera categorica, ritornando a fatica nei quartieri alti del calcio italiano. Il Verona del resto conta nella sua bacheca dei successi lo straordinario Scudetto del 1985 vinto con Osvaldo Bagnoli in panchina, ma anche ben tre finali di Coppa Italia perse nel 1976, nel 1983 e nel 1984. Oltretutto gli scaligeri contano più di una partecipazione nelle varie competizioni europee. Nel 2013 il Derby di Verona torna a disputarsi addirittura sul palcoscenico della Serie A. Per la prima volta nella storia tutte e cinque le maggiori stracittadine del calcio italiano contemporaneamente si disputano nello stesso campionato. Il Verona, comunque, squadra più blasonata della regione, è impegnato in numerosi derby con le altre compagini venete. Anche se su tutti spicca il confronto contro il Vicenza, legato ad un dualismo che affonda le radici addirittura nel Medioevo.

martedì 16 febbraio 2016

UK Football Stories


 
UK Football Stories si presenta indiscutibilmente come tra le maggiori novità editoriali nell’ambito calcistico di questo ultimo periodo. L’editore emergente Urbone Publishing specializzato in pubblicazioni di carattere calcistico, infatti, ha pensato bene e quindi pubblicato una rivista interamente dedicata al calcio britannico in lingua italiana per soddisfare quanti nel nostro paese amano, seguono quotidianamente e giustamente venerano il calcio d’oltremanica. La rivista che esce nel primo numero con 144 ricchissime pagine affronta argomenti di vario tipo, spaziando dal calcio attuale a quello vintage, che tanto fa impazzire gli appassionati. Platania, Felici, Girola, Paliotto, Lacerenza, Pajaro, Mazzetti, Tuttobene, Acerbis, Galleri, Savarese, Maisani, Galeotti, Cappelli e Scibona ci portano nel fantastico mondo del calcio britannico. Nel N.1 troverete:

INDICE:
- Introduzione
- FACE to FACE : Mourinho vs Wenger di Giuseppe Platania
- Bobby Moore, Il piglio del tackledi Vincenzo Felici
- La tragedia di Monaco! di Simone Galeotti
- IL DERBY DI GLASGOW di Ale8ssandro Girola
- The Cup was let out of England: la favola del Cardiff di Vincenzo Lacerenza
- Intervista a Roberto Gotta di Indro Pajaro
- La prima volta dell’Irlanda del Nord di Vincenzo Paliotto
- Leicester, con Ranieri si sogna in grande di Francis McLeac
- L’Ambizione di ripartire, sempre (AFC Bournemouth) di Marco Mazzetti
- Paul Gascoigne di Renato Maisani
- This is Anfield di Emilio Scibona
- Gli anni ‘80 del British Football: trionfi e tragedie tra i diktat della Thatcher di Angelo Tuttobene
- Quando le banane conquistarono gli stadi di Giorgio Acerbis
- Da Londra nord a Gaza di Gianni Galleri
- Il Fenomeno Salford City di Davide Cappelli
- Prodezze e nefandezze anglosassoni in Italia (1 puntata Trevor Francis) di Luca Savarese
- Lo sapevi che?
- book corners

 Ordinabile sul sito www.urbone.eu e su Amazon

 

sabato 13 febbraio 2016

EuropaLeague2016: La Lazio alla turca

Marco Di Vaio esulta dopo un gol al Trabzonspor
di Vincenzo Paliotto
La prima volta a Trebisonda. Una tradizione alquanto fortunata accompagna la Lazio nei suoi confronti europei al cospetto delle formazioni turche. La squadra capitolina incrociò una turca in Europa per la prima volta nella Coppa UEFA del 1994/95. I biancocelesti erano approdati al terzo turno continentale dopo aver eliminato la Dinamo Minsk e gli sconosciuti svedesi del Trelleborg e quindi incrociarono le ambizioni del terribile Trabzonspor. I romani, però, proprio nella calda Trebiosnda costruirono le solide basi per la loro qualificazione. Era la prima Lazio in versione zemaniana, che sbancò per 2-1 la Turchia grazie ai gol del prediletto Rambaudi e del difensore con il vizio del gol Paolo Negro. Unal per i turchi accorciò inutilmente le distanze, in quanto all’Olimpico poi la Lazio replicò con punteggio identico. Vantaggio di Cravero al 25’, quindi pareggio del solito Hami Mandirali e poi gol vincente di un giovanissimo Marco Di Vaio nel finale.
Lazio-Galatasaray: Nesta e Umit Karan
Il precedente con il Galatasaray. Un nuovo appuntamento turco si registrò poi nella Champions League del 2001/2002, che non risultò troppo fortunato per i laziali di Dino Zoff, non tanto per le partite contro il Galatasaray, ma in quanto la Lazio non passò il girone terminando ultima, alle spalle anche di Nantes e PSV Eindhoven. Ad Istanbul la Lazio perse di misura per un gol di Umit Karan e a poco valse il successo nel retour-match firmato da una rete di Dejan Stankovic.
Lazio-Besiktas
Il doppio Besiktas. Un risultato di prestigio arrivò però nella Coppa UEFA del 2002/2003, quando all’altezza dei quarti di finale la Lazio estromise gli agguerriti bianconeri del Besiktas, altra squadra di Istanbul passata proprio in quella stagione sotto al guida di Mircea Lucescu, che un anno prima aveva incrociato la Lazio alla guida del Galatasaray. La Lazio sorprendente e pilotata da Roberto mancini vinse il confronto casalingo con gol di Simone Inzaghi e poi completò l’opera sbancando anche l’Inounu con reti nella fase iniziale di Fiore e dell’argentino Castroman, prima dell’inutile punto di Sergen. Il Besiktas divenne comunque una vittima prediletta per la Lazio, che bene fece anche contro i bianconeri anche nella Champions League del 2003/2004. Ancora una volta vinse ad Istanbul con reti di Stam ed ancora Fiore, mentre impattò in casa. Vantaggio turco con il rumeno Pancu e pareggio di Muzzi. Il pareggio però consentì ai turchi di andare alla fase successiva di Europa League, mentre i biancocelesti rimasero a casa ed ultimi in classifica.
Amaro Fenerbahce. L’Europa League del 2012/2013, invece, risultò decisamente amara in chiave turca, in quanto i capitolini uscirono i quarti per mano del Fenerbahce dopo una sontuosa cavalcata. Per la prima volta la Lazio incontrava l’altra grande di Istanbul, ma rimase tramortita in casa dei gialloblu, che risolsero il match con i gol del camerunense Webò e dell’olandese Kuyt. A Roma poi Lulic tentò di ribaltare la contesa, prima del gol risolutivo di Caner Erkin, che guadagnò per il Fenerbahce una storica semifinale.

Doppietta di Floccari. Due pareggi ma la qualificazione contraddistinse poi il confronto in Europa League del 2013/2014. Avversaria ancora una volta fu il Trabzonspor, già affrontato nel 94/95. Il pirotecnico pareggio di Trebisonda per 3-3 fu determinato da una straordinaria doppietta di Sergio Floccari proprio nel finale della partita. Alla fine del primo tempo i padroni di casa conducevano per 3-1. A Roma poi il match si chiuse a reti inviolate che però favorì la qualificazione alla fase successiva di tutte e due le formazioni. 

giovedì 11 febbraio 2016

Il buco nella rete


di Vincenzo Paliotto

 Mimmo Mastrangelo si presenta nelle vesti di un narratore instancabile e cordiale, che nelle pagine del suo volume ci racconta un calcio diverso da quello attuale, ma che nella memoria e nei gusti dei suoi lettori continua a rimanere l’unico e vero calcio. Del resto l’autore non manca di trasferire nelle pagine del libro campioni e protagonisti conosciuti di persona. Inviato ed articolista di svariati quotidiani a livello nazionale, tra cui l’Unità e l’Avvenire, Mastrangelo coglie l’opportunità di riportare all’interno del suo libro storie importanti di un calcio-altro, di un calcio che fu ad ogni modo imprescindibile modello di vita per tanti e forse per tutti. Da Mathias Sindelar, il centravanti dell’Austria morto suicida in quanto non voleva piegarsi al nazismo, a Miguel Andreolo e poi per proseguire con Carlos Caszely e Gigi Riva tra gli altri, l’autore trova occasione per spiegare il gioco del calcio ed i suoi intrecci con la politica e la vita di tutti i giorni attraverso aneddoti che poi rimangono di vitale importanza non soltanto per la storia pallonara in sé. Anche perché Mastrangelo riesce mirabilmente a collegare personaggi calcistici di levatura mondiale con quelli meno noti, ma non meno importanti, della Lucania, regione dove l’autore stesso vive. Fino ad arrivare nella piccola, ma sempre viva Moliterno, che in effetti poi racconta di uno degli episodi più gustosi del libro stesso.

 E proprio nelle pagine dedicate come dire alle vicende del calcio locale il libro scopre qualcosa sostanzialmente di diverso ed in parte dimenticate, come le virtù pallonare di Lollo Cartisano, che stava per andare alla Juventus ma che poi finì ammazzato dalla ‘ndrangheta a Zichetto, il custode del campo del Moliterno, che dimenticò di ricucire un buco nella rete della porta dello stadio cittadino. Senza tralasciare la tragedia che colpì Giuseppe Plaitano, il tifoso della Salernitana perito durante un Salernitana-Potenza del 1963 nel vecchio Stadio Donato Vestuti, a causa di un proiettile vagante, così come le autorità e le forze dell’ordine per anni si sono ostinati a sostenere, mascherando la cruda verità. Oltretutto Mastrangelo riporta in cronaca storie di calcio completamente dimenticate, come la morte dell’estremo difensore Luca Loru, che morì di infarto prima di Gonnosfanadiga-Teulada nel campionato sardo sotto gli occhi della moglie, ma la cui scomparsa, pur registrata dalle agenzie di stampa nazionali, sfumò completamente nel dimenticatoio assoluto.

 Il buco della rete, pubblicato da Valentina Porfido Editore, dunque, è un volume estremamente godibile, affascinante e per certi versi originale nella sua narrazione e rivisitazione dei fatti. Soprattutto per la quantità di aneddoti e delle citazioni di Osvaldo Soriano ed Eduardo Galeano, di cui Mastrangelo in merito a quest’ultimo, vanta ed a giusta causa, di essergli stato amico in vita.

mercoledì 10 febbraio 2016

Alla faccia del calcio


di Vincenzo Paliotto

Ho provato decisamente emozione a ripercorrere le tappe della carriera e soprattutto i gol di John Aldridge, eroe non dimenticato del Liverpool e della nazionale irlandese, in particolare perché si trascinava dietro racconti piacevolissimi del calcio degli Anni Ottanta e Novanta. Giovanni Fasani e Matteo Maggio sono due blogger di notevole spessore che da tempo si divertono a scrivere racconti di calcio. Racconti dettagliati, belli, che hanno approfondito vari temi con lo spirito degli intenditori. E finalmente questi loro racconti dettagliati e molto documentati sono diventati una realtà, un vero libro edito da Urbone Publishing. Alla faccia del calcio è il titolo del loro volume di 140 pagine che raccoglie 20 racconti provenienti dal calcio degli Anni 80 e 90, un calcio che tanto piaceva e piace a tutti noi. Maggio e Fasani hanno il merito di sviscerare storie belle e straordinarie, spesso immeritatamente dimenticate nelle pagine degli almanacchi e degli annuari della storia del calcio, ma che indirettamente ci fanno riflettere anche sul calcio di oggi.

Da Alex Ferguson al magico Gonzalez. Si parte con il Vecchio Continente, rispolverando Alex Ferguson alla guida del miracoloso Aberdeen, ma anche con il sovietico Alexander Mostovoi, il bulgaro Kostadinov, Robert Prosinecki ed il meraviglioso John Aldridge, un irlandese goleador con il Liverpool e che fu anche il primo straniero ad andare a giocare a San Sebastian in Spagna con la maglia della Real Sociedad, che aveva scelto al via autarchica come l’Athletic Bilbao.  Il viaggio poi prosegue attraverso le Americhe con el magico Gonzalez, mirabolante calciatore salvadoregno, che fece miracoli calcistici a Cadice e che portò l’El Salvador ai Mondiali del 1982 in Spagna. Poi ci sono anche Branco ed  Ardiles e un ritratto inedito del Canada che andò ai Mondiali del Messico nel 1986, una nazionale che clamorosamente non poteva attingere risorse umane neanche da un campionato nazionale vero e proprio.

Un altro Zidane. Ad ogni modo, probabilmente la parte più succosa ed inedita del libro rimanda alle pagine dedicate al calcio africano, asiatico e dell’Oceania, rispolverando icone mitiche di un calcio rivelazione che per la prima volta si avvicinava al grande calcio. Insomma proviamo a rivisitare e rileggere le gesta di Steve Summer, il capitano della Nuova Zelanda in Spagna ’82, oppure il primo “samurai” del calcio europeo e per finire con gli eroi africani di Zambia, Algeria e Camerun. Proprio della nazionale algerina gli autori esaltano le prestazioni della squadra che nel 1982 battè ai Mondiali la Germania Ovest, anche grazie alla forza e alla sagacia tecnica di Djemal Zidane, uno che con un cognome così non ebbe le stesse fortune economiche di Zinedine Zidane, ma che a suo modo firmò una delle più grandi imprese del calcio mondiale.

 Alla faccia del calcio vi piacerà per la sua originalità e per la tenerezza con cui i suoi autori vi riporteranno all’interno di un calcio che purtroppo non c’è più, ma che rimane pur bello da rileggere e se possibile da rivivere. Affascinante anche la copertina realizzata da Stefano De Marchi


Fasani-Maggio, Alla faccia del calcio, 138 pp. 12,00 euro, Urbone Publishing

 

sabato 6 febbraio 2016

Lo Shrewsbury Town che sfida in FA Cup il Manchester United


 
Gli shrews
di Vincenzo Paliotto
Lo Shrewsbury Town avrà addosso un po’ gli occhi di tutti gli amanti del calcio inglese e dei cultori della FA Cup. Infatti, all’altezza del quinto turno della competizione più antica al mondo è la squadra presente con il ranking più basso. Milita infatti in League One, il terzo livello in pratica, viaggiando addirittura al 20esimo posto e sfiderà in casa, al New Meadow, nientemeno che il Manchester United, seppur in crisi, ma pur sempre uno squadrone.

 Lo Shrewsbury Town è una squadra a suo modo particolare per il football britannico. Infatti, ha vinto anche per 6 volte la Welsh Cup, la Coppa del Galles per intenderci, a cui ha partecipato tantissime volte, essendo una squadra di confine e giocando a sua volta diversi  crossborder derby in modo particolare nei confronti dell’Hereford United. Lo Shrewsbury è la squadra inglese con più successi nella Welsh Cup ma questo primato però non gli ha mai garantito una partecipazione alla Coppa delle Coppe. Pur da vincitrice l’iscrizione europea passava alla rappresentante. L’ultima vittoria è del 1985 ai danni del Bangor City. Poi le inglesi non hanno più preso parte a questa competizione, registrando l’ultimo successo nel 1990 con l’Hereford United.  Oltretutto i gialloblu divennero una squadra cult tra gli Anni Settanta ed Ottanta per aver sfornato uno dei kit da gioco più belli mai visti nel panorama del calcio inglese.

Storica vittoria sul City
I ragazzi del ’79. Ad ogni modo, già altre volte lo Shrewsbury Town è stato protagonista in FA Cup, in particolare in due circostanze avendo raggiunto i quarti di finale sia nel 1979 che nel 1982 ed in entrambi i casi sfiorando la grande impresa di andare fino a Wembley. Nel 1978/79 il cammino dei gialloblu in Coppa è stupendo, in una stagione in cui peraltro sotto la guida di Graham Turner approdano anche in Second Division, battendo il 7 maggio del ’79 a Gay Meadow dinanzi a 14.000 presenti per 4-1 l’Exeter City. In FA Cup lo Shrewsbury esordisce battendo il Mansfiled Town al primo turno, poi batte in trasferta il Doncaster Rovers e tra le mura amiche il Cambridge United. All’altezza del 4° turno arriva la grande impresa con gli uomini di Turner che superano in casa per 2-0 nientemeno che il Manchester City. L’avversario successivo porta il nome dell’Aldershot, che va a pareggiare a Gay Meadow, ma che poi cede la qualificazione tra le mura amiche per 3-1 e dopo i tempi supplementari. L’avventura nei quarti finisce dopo l’ennesima impresa sfiorata. Infatti, lo Shrewsbury va ad impattare 1-1 in casa del Wolverhmapton, ma poi cede di fronte ai Wolves nel replay casalingo. Turner spiccherà poi il volo per la panchina dell’Aston Villa.

Nell’81-82, invece, la vittima predestinata dello Shrewsbury Town porta il nome dell’Ipswich Town, formazione che appena un anno prima ha vinto la Coppa UEFA. Poi l’avvenuta questa volta finisce sotto i colpi del Leicester City a Filbertstreet. Il primo tempo finisce anche 2.2, ma poi nella ripresa si scatena un giovane e già prolifico Gary Lineker.

 In tanti da queste parti, però, giurano che potrebbe essere battuto il primato di presenze nel nuovo impianto cittadino, che registrò 10.210 nella partita dell’8 ottobre del 2014 contro il Chelsea in League Cup. I londinesi vinsero 2-1 ma su autorete.

 

mercoledì 3 febbraio 2016

La tradizione del Manchester City in League Cup


di Vincenzo Paliotto

 Meno ricca di successi rispetto al Liverpool, ma altrettanto significativa è la storia del Manchester City nella Football League Cup. I citizens hanno vinto per tre volte il trofeo, perdendo anche una finale dello stesso.

1970, la prima volta. Il primo successo in assoluto giunse ad ogni modo nel 1970 in una sofferta finale al cospetto del West Bromwich Albion dinanzi a ben 97.963 a Wembley. Il WBA passò in vantaggio con l’immancabile Jeff Astle, che divenne anche il primo giocatore a segnare sia nella finale di FA Cup che di Football League Cup. Ma la sua prodezza fu inutile, in quanto pareggiò Mike Doyle e poi nei supplementari Glyn Pardoe siglò il punto della definitiva affermazione. Pardoe giocò per 14 anni nel Manchester City, dal 1962 al 1976, partecipando praticamente a tutte le vittorie del City: lo Scudetto del ’68, la FA Cup del ’69, la Coppa delle Coppe del ’70 e quindi la Football League Cup. In League Cup perse però la finale del ’74. Fu quello un periodo indimenticabile per i celesti di Manchester, che nel giro di nove giorni vinsero anche la Coppa delle Coppe ai danni del Gornik Zabrze. Il WBA dal suo canto non bissò il successo conseguito nel 1966 contro il West Ham United.

 Nel 1974, invece, il Manchester City fu battuto in finale dal Wolverhampton Wanderers, che si impose per 2-1. Segnò Hibbitt, poi pareggiò Colin Bell, mentre Richards a cinque dal termine siglò il punto del decisivo sorpasso.

Prodezza di Tueart. La rivincita però arrivò in tempi rapidi. Nel 1976 il City, infatti, in finale superò per 2-1 il Newcastle United in un Wembley gremito di 100.000 persone. Vantaggio di Peter Barnes, quindi pareggio di Gowling e gol poi decisivo di Dennis Tueart con una bellissima rovesciata volante che passò direttamente alla leggenda non solo del calcio inglese. Nel corso della manifestazione la stessa squadra di Tony Book aveva eliminato anche il Manchester United. Tueart tra l’altro nativo proprio di Newcastle, ma legatissimo alla maglia del City, che lasciò una prima volta nel 1977 per andare a giocare a New York con i Cosmos, per poi ritornare dal 1979 al 1983. Chiuse la carriera nel Derry City. L’estremo difensore Joe Corrigan, invece, vinse così la sua seconda Football League Cup. Il portiere difese i pali del City ininterrottamente dal 1967 al 1983, per andare poi a giocare negli States con i Seattle Sounders. Fu tre volte Player of the Year nel Manchester City.

L’ultimo successo. Il tempo per una nuova finale di Football League Cup fu lunghissimo. Il City arrivò alla finalissima nuovamente soltanto nel 2014 con Manuel Pellegrini in panchina. In una squadra forte tra gli altri di Dzeko, Tourè, David Silva ed Aguero. Di fronte il Sunderland di Gus Poyet degli italiani Mannone, Borini e Giaccherini. Proprio Borini aprì le marcature, poi nel secondo tempo il Sunderland fu sommerso dai gol di Tourè, Nasri e Navas.