di Francesco Pietrella
In
Spagna, ogni anno, l’Athletic
Club di Bilbao e la Real
Sociedad di San Sebastian si affrontano nel celeberrimo Derbi Vasco, una sfida
pacifica, suggestiva e tranquilla, dove le frange più estreme delle due
tifoserie (l’Herri Norte Taldea
dei Leones e la Mujika Taldea della Real) si
uniscono sotto un’unica bandiera, l’Ikurrina
basca, per protestare contro i soprusi che il governo spagnolo perpetra da anni
nei confronti di questa comunità, prima con il caudillo Franco ed ora – seppur in maniera
minore – con i nuovi esecutivi democratici. Durante ogni incontro, dagli spalti dell’Anoeta o del San Mamés, si evince un bellissimo dipinto dai
colori bianco, rosso e blu, condito da lealtà sportiva e intrinseca passione.
Può sembrare un episodio unico nella storia del football mondiale, ma non è
così, perché proprio nella patria degli hooligans,
l’Inghilterra, c’è chi è riuscito ad emanciparsi da squallidi episodi di
violenza, andando a completare quel quadro di cui parlavamo prima. Per trovare un altro esempio di sportività
bisogna quindi andare nella Liverpool dei Beatles, lungo l’estuario
del Mersey, uno dei
tanti fiumi che sorgono dalle pendici dei Monti Pennini, ed assistere al Friendly Derby tra i Reds e l’Everton,
protagonisti di una sfida storica che, almeno per un attimo, dissolve nel
limitrofo Mar d’Irlanda gli scontri tra tifosi a cui ogni santa stagione siamo
costretti ad assistere.
Nonostante
il Liverpool vanti una delle firm più violente del mondo, i famigerati Scousers (il cui nome
deriva degli abitanti dell’area di Liverpool), nonché infelice protagonista
nelle tragedie dell’Heysel e di Hillsborough (dove, però, la colpa fu
soprattutto della polizia, come ribadito dal Premier David Cameron), durante la
sfida contro i cugini gli animi sembrano placarsi sugli spalti della Kop, una delle poche curve a
non essere mai stata conquistata. Dall’altra
parte, i County
Road Cutters
dei Toffees (la
frangia più estrema del tifo blue),
famosi per essere stati uno dei primi gruppi ultrà ad utilizzare lo stile
casual (proprio come il Liverpool), ovvero scarpe bianche e
giacche uguali (possibilmente targate Stone
Island, come si evince dal film Hooligans con Elijah Wood, una
delle pellicole più famose riguardanti suddetto fenomeno), inneggiano cori a favore del proprio team
senza ricevere screzi o provocazioni da parte dei rivali. Anche
qui, proprio come accade durante il Derbi
Vasco, i tifosi siedono gli uni accanto agli altri, esultano, si
sfogano e discutono tra loro, ma sempre con rispetto reciproco, sia a Goodison
Park che ad Anfield, che, separati dal solo Stanley
Park, distano soltanto 1,5 miglia. Inizialmente la casa dei Reds veniva utilizzata
dall’Everton, ma nel 1892, a causa di dissidi con il proprietario del ground,
John Holding, si trasferì nell’impianto odierno dando inizio ad una favola che
dura ancora oggi.
Così,
come gli aficionados vascos
si fondono quando entra in gioco l’indipendenza, gli hooligans di Liverpool si uniscono nell’odio comune nei
confronti di Manchester, non solo all’indirizzo del Man United e il Man City,
ma proprio verso la città, la cui rivalità nasce a seguito della crisi
economica degli anni ’70, in quanto l’attività lungo il Manchester Ship Canal ridusse il traffico del porto di
Liverpool, che fu costretto a chiudere e a licenziare tutti i suoi lavoratori.
E’ quindi un odio cittadino, prima di tutto sociale oltre che calcistico (è
forte anche la contrapposizione Beatles vs Rolling Stones), ma il più delle
volte, la disputa sfocia nei prati verdi dei campi da gioco: nel 1984 infatti,
in occasione della finale di Coppa di Lega disputatasi nella vecchia casa del
City ormai demolita, il Maine
Road, tra l’Everton e il Liverpool, un irriverente ‘Where is Manchester?’ partì
dalle tribune, a sottolineare che quel giorno c’erano le due squadre della
città rivale a dominare la scena calcistica inglese. Nel 2005 invece, le due
tifoserie si unirono negli scontri contro la Red
Army del Man United, generando il panico per le vie di Liverpool,
tanto che il giorno dopo la scena venne ribattezzata come la Battaglia della valle dell’Everton,
il solito titolo pungente dei tabloid britannici. Nel 2012 infine, durante il match tra
Everton e Newcastle, a seguito del riconoscimento della responsabilità della
polizia nella strage dell’Hillsborough, due bambini con le casacche di Toffees e Reds entrarono a Goodison Park con i numeri 9 e 6 sul retro delle
maglie, suscitando gli applausi e la commozione di tutto il
pubblico di casa.
Nonostante
la palese superiorità del Liverpool, l’Everton non sembra risentire di questo
gap, in quanto continua a vivere il Derby
del Merseyside all’insegna della sportività. Certo, dal curriculum
di entrambe le tifoserie non emerge una costante predisposizione alla
tranquillità e alla pacatezza, soprattutto da parte dei Reds, ma durante questo
incontro gli ultrà sotterrano l’ascia di guerra e si godono la partita pensando
solo ed esclusivamente al risultato, in quanto sono molte le famiglie composte
da sostenitori di entrambe le fazioni. Tuttavia,
il Friendly
Derby
rappresenta un granello di sabbia nel deserto, una goccia che a suo malgrado si
disperde in questo mare di violenza extracalcistica, la quale, sicuramente, non
fa parte di quello splendido dipinto prima descritto, composto invece da tifosi
leali e corretti.
http://www.football-please.com/home/firms-rivalries-friendly-derby/
mi sfugge il riferimento alla contrapposizione beatles e rolling stones...questi mica erano di manchester
RispondiEliminaalberto