mercoledì 30 novembre 2011

La LDU ci riprova in Copa Sudamericana


Gli ecuadoregni dell’LDU Quito ancora una volta salgono alla ribalta del calcio sudamericano delle ultime stagioni, raggiungendo l’ennesima finale di una competizione continentale. L’undici di Quito, infatti, battendo in trasferta il Velez Sarsfield, ha conquistato l’accesso alla doppia finale della Copa Sudamericana, dove è in attesa di conoscere la sua avversaria che scaturirà dalla sfida tra l’Universidad de Chile ed il Vasco da Gama. A Rio de Janeiro, nella gara di andata, i cileni hanno impattato con un preziosissimo 1-1.

lunedì 28 novembre 2011

Quando il calcio fa male


Gary Speed con la maglia del Newcastle United
"Tutti sapevano che Gary Speed era un gentleman", ha detto Michael Owen, fuoriclasse del Manchester United e del calcio inglese, ma il Regno Unito è sconvolto dalle notizie arrivate ieri mattina da Hungtigton, dove nella sua casa è stato trovato impiccato il corpo di Gary Speed, il Commissario Tecnico della Nazionale del Galles. Aveva 42 anni Speed ed era stato un calciatore di grandissimo successo con le maglie di Leeds United, Everton, Newcastle United, Bolton e Sheffield United ed aveva vestito in 85 occasioni, con 7 gol, la maglia del Galles, il suo paese. In Premier League aveva del resto collezionato oltre 500 presenze e nel ’92 aveva vinto il titolo nazionale con i bianchi del Leeds United.
 La sua è un suicidio che sorprende e che l momento non trova valide spiegazioni. La polizia pare che non abbia riscontrato indizi particolari che possano far pensare a qualcosa di diverso da un suicidio.
 Nel mondo del calcio purtroppo quello di Speed non è il primo suicidio. Nel 2009 si tolse, infatti, la vita Robert Enke, portiere dell’Hannover e della nazionale tedesca, caduto in depressione dopo la perdita di un figlio. Un caso analogo nell’ottobre del ’97 aveva indotto nel gesto disperato Ramiro Castillo, capitano della nazionale boliviana. Il 3 maggio del 1998, invece, si uccise in un garage a Londra Justin Fashanu. Era stato il primo calciatore a dichiarare pubblicamente di essere gay. Fu ripudiato dal mondo del calcio ed anche dalla comunità nera britannica e soprattutto dal famoso fratello John, attaccante di prestigio del Wimbledon e reso famoso in Italia da Mai dire gol. Si tolse la vita in seguito ad accuse di stupro su un 17enne americano mai acclarate. Aveva giocato nel Norwich City, nel Nottingham Forest e nel Notts County ed in mote altre squadre.
 Il caso più vicino al nostro paese è quello di Agostino Di Bartolomei, morto suicida il 30 maggio del 1994 a San Marco di Castellabate nel Cilento. Era stato il capitano di una grande Roma. Tentativo che fortunatamente nel 2006 non riuscì allo juventino Pessotto.
 Il suicidio di Speed arriva a pochi giorni di distanza da quello sventato di Babak Rafati, un arbitro della Bundesliga che si era tagliato le vene prima di Mainz-Colonia, e prodigiosamente messo in salvo.

sabato 26 novembre 2011

Semaforo Ross

 Fondato nel 1929, il Ross County non ha mai militato nella massima divisione del calcio scozzese, ma attualmente è saldamente in testa alla First Division nazionale. In pratica il campionato cadetto di Scozia. Ha al momento 6 punti di vantaggio sulla più diretta inseguitrice il Falkirk. Questo club vanta una lunga militanza nella Highlander Football League, una lega a livello regionale, ma a metà degli Anni Novanta è riuscito ad affacciarsi nei quartieri buoni del calcio nazionale. Nel 2009/2010, tra le altre cose, è arrivato fino alla finale della prestigiosissima Coppa di Scozia, ma battuto nell’occasione per 3-0 dal Dundee United. Ha vinto, però, la Scottish Football League Challenge Cup nel 2007 e nel 2011, una coppa minore del calcio scozzese, ma comunque importante. Il suo campo è quello del Victoria Park, capace di poco più di 6.000 spettatori. Il calcio scozzese è affascinante, comunque, a tutti i livelli, non soltanto come può credere qualcuno quando giocano il Celtic ed i Rangers. Ad esempio, nel campionato cadetto militano il già summenzionato Falkirk e l’Ayr Unite ed entrambe hanno raggiunto le semifinali di Coppa di Lega, per affrontare rispettivamente il Celtic Glasgow ed il Kilmanrock. Qui in Scozia la tradizione la fa da padrone.

giovedì 24 novembre 2011

Sotto due bandiere- Hasse Jeppson


di Vincenzo Paliotto (tratto da Napolissimo n. 46)
Hasse Jepsson
 Nessun trasferimento di un calciatore fu più clamoroso di quello che avvenne dall’Atalanta al Napoli dello svedese Hasse Jeppson, centravanti dall’inguaribile fiuto del gol, che nell’estate del 1952 fu pagato dal Presidente partenopeo Achille Lauro la bellezza di 105 milioni delle vecchie lire. Una cifra enorme per un paese come il nostro, che lentamente e tra indicibili difficoltà si stava risollevando dai disagi post-bellici. Mai in precedenza la borsa del mercato dei calciatori italiano si era sbilanciata così tanto nelle cifre. Ovviamente quel trasferimento milionario fece epoca a Napoli e non solo. L’attaccante della nazionale svedese, ad ogni modo, era nato a Kungsbacka il 10 maggio del 1925 e, dopo essersi misurato nel campionato di casa con le maglie dell’Orgryte di Goteborg e del Djurgardens di Stoccolma, sbarcò in Inghilterra nel ’51 per vestire la casacca prestigiosa dei londinesi del Charlton Athletic.

mercoledì 23 novembre 2011

The Road to Wembley

di Vincenzo Paliotto

il crest del Redbridge
 Non si può non amare la FA Cup, la Coppa d’Inghilterra, la competizione calcistica più antica del mondo, giunta alla sua 131esima edizione e che quest’anno conta ai nastri di partenza ben 763 club iscritti, 4 in più della scorsa stagione. Hanno provato a votare verso il calcio moderno anche questa affascinante manifestazione, che tuttavia invece resiste, per il momento, nella sua forma originale  a qualsiasi attacco.
 Anche in questa stagione pertanto la FA Cup ha iniziato il suo cammino verso Wembley, il 20 agosto, attraverso l’Extra Preliminary Round, che ha chiamato in causa i primi 408 club partecipanti, appartenenti ai livelli 9, 10 e 11 della piramide calcistica inglese. Il passaggio del turno è valso 750 sterline alle squadre qualificate. Quindi, il 3 settembre si è passato al Preliminary Round e sono entrate in scena anche le 167 formazioni appartenenti alla Northern Premier League, alla Southern Premier League e alla Isthmian Division League. Poi si è andati avanti con il First Round Qualifiyng ed in questo caso la media spettatori per ogni gara è cominciata a salire di qualche centinaio di spettatori. Il massimo livello di presenze, o attendance così come dicono gli inglese, è di 1109 unità per United of Manchester-Woodley Sports, terminata 1-1. Nel replay lo United (che è la squadra dei dissidenti tifosi del Manchester United nei confronti del magnate americano Glazer) avrà poi la meglio per 4-1 in campo avverso.

martedì 22 novembre 2011

Nella B olandese il primato dello Zwolle


di Vincenzo Paliotto

I supporters dello Zwolle in trasferta ad Emmen
 L’Eerste Divisie, la seconda divisione del calcio olandese, è guidata con 32 punti dal sorprendente FC Zwolle, che in graduatoria precede di tre lunghezze il FC Eindhoven, i cugini poveri del PSV. I biancoblu provano a ritornare nel massimo campionato, da dove mancano dal 2003/2004, al culmine di una storia travagliata e non facile. Il club che si riconduce come storia societaria a quella del defunto PEC Zwolle, nato a sua volta nel 1910, è stato rifondato con l’attuale denominazione nel 1990, dopo che la vecchia struttura societaria fu sciolta per bancarotta. Il PEC Zwolle nella sua storia era stato sconfitto per due volte nella finale di Coppa d’Olanda nel 1928 e nel 1977 ed aveva vinto la Eerste Divisie nel 1978 e nel 2002. Hanno indossato questa maglia anche Johnny Rep, Van Kooten e Jaap Stam. La squadra gioca nel nuovo Zwolle Stadion e disputa il match più sentito dalla sua tifoseria contro il Go Ahead Eagles di Deventer nell’Isselderby, dal fiume che domina la regione dell’Overjssel. La società punta decisamente sul settore giovanile per risalire nel massimo campionato e per rimanervi il più a lungo possibile.

lunedì 21 novembre 2011

Stade de Reims, nobiltà al comando

di Vincenzo Paliotto

Il rinnovato logo dello Stade de Reims
 In coabitazione del Clermont, la squadra che poche stagioni fa lanciò l’udinese Benatia, lo Stade Reims guida la graduatoria della Ligue 2, il campionato francese cadetto. Sarebbe un risultato epocale quello del ritorno in massima divisione transalpina del club biancorosso della regione di Champagne. Fondato nel 1931, lo Stade de Reims ha vinto 6 volte il titolo francese, in 2 occasioni la coppa nazionale, la Coppa Latina nel ’53 (sconfisse sonoramente in finale per 3-0 il Milan) e la Coppa delle Alpi nel ’77 (superò in una sfida tutta francese il Bastia per 3-1). Tuttavia, da non dimenticare che pilotato dai funambolici Just Fontaine e Raymond Kopa perse per due volte la finale di Coppa dei Campioni negli Anni Cinquanta (nel ’56 e nel ’59 per l’esattezza) di fronte al grande Real Madrid.
Lo Stade de Reims tra gli Anni 50 e 60
 Lo Stade de Reims retrocesse per l’ultima volta dalla Ligue 1 nel 1979, senza farvi mai più ritorno. Anzi agli inizi degli Anni Novanta lamentò anche grosse difficoltà finanziarie che lo fecero ripartire dalla quarta serie. Il momento del riscatto sembra però arrivato.

venerdì 18 novembre 2011

Colonne d’Hercules

di Vincenzo Paliotto

Il logo dell'Hercules Alicante
 Con tre lunghezze di vantaggio sull’Almerìa e con ben cinque sull’accoppiata Deportivo La Coruna-Valladolid, l’Hercules Alicante guida la classifica della Liga Adelante, il campionato cadetto spagnolo. Un torneo, ad ogni modo, equilibrato quello condotto al momento dalla squadra guidata dal 44enne Mandìa.

Qui giù all'Estadiuo Josè Rico Perez di Alicante
 Il club di Alicante, comunque, è tra i più prestigiosi della cadetteria iberica. Fondato nel 1922, gioca le gare interne all’Estadio Josè Rico Perez, capace quasi di 30.000 posti. Nella sua storia ha fatto molte volte l’ascensore tra la prima e seconda divisione, anche con cadute nella terza. Il suo periodo di permanenza più lungo nella Liga risale dalla stagione del 74/75 a quella dell’81/82. Nel 2010/2011, invece, è retrocesso subito, quando mancava da molto tempo nella massima divisione.  L’Hercules è motivo di orgoglio per i propri per aver visto indossare questa maglia a molti nomi celebri del calcio mondiale: l’argentino Mario Kempes, l’ungherese Antal Nagy, il polacco Jan Tomaszewski, il brasiliano Waldo, il peruviano Velasquez ed il francese David Trezeguet tra gli altri. In realtà vi ha militato anche se per un breve periodo un italiano, il centrocampista Damiano Longhi, che dopo una lunghissima militanza nel Padova, nel 1996 vi giocò per 16 partite. L’Hercules spera di ritornare nella Liga e di rimanerci questa volta per più tempo rispetto all’ultima sua apparizione.

giovedì 17 novembre 2011

Le fortune del Fortuna

di Vincenzo Paliotto
La grande tifoseria del Fortuna Dusseldorf
  Al comando della Zweite Bundesliga, la serie cadetta tedesca, figura splendidamente il Fortuna Dusseldorf, club teutonico di grande tradizione, che precede un'altra nobile decaduta come l'Eintracht Francoforte. Il Fortuna, nato nel 1895, ha vinto un titolo tedesco nel '33, prima della Bundesliga e del girone unico, e due coppe nazionali consecutive nel '79 e nell'80. Nel '79 peraltro perse un'epica finale di Coppa delle Coppe nei supplementari per 4-3 contro il Barcelona. I suoi tifosi vanno fieri di molte cose. Nel '78, ad esempio, in Coppa di Germania il Fortuna demolì per 7-1 quegli antipatici e supponenti del Bayern Monaco, mentre nella stessa coppa nazionale ha vinto ben 18 match consecutivi tra il 1978 ed il 1980, un autentico record. Inoltre il Fortuna è stata la prima squadra tedesca ad andare in tourneè in Africa nel 1928 e la prima nel 1960 a tesserare un calciatore africano, tal Charles Gyamfi. Dopo molti anni di Bundesliga, nel 1987 il Fortuna è retrocesso senza mai più tornare in alto, arrivando a toccare il fondo della quarta divisione nel 2002/2003. I suoi tifosi, però, non lo hanno mai abbandonato,. La squadra detiene in record di spettatori per un campionato di terza divisione in Germania. Nel maggio 2009 per la partita interna contro il Werder Brema II i paganti erano oltre 50.000 nell'Esprit Arena. Dopo una cavalcata irresistibile partita dalla Oberliga Nordheim, la quarta divisione, il Fortuna Dusseldorf è atteso al grande ritorno in Bundesliga.

mercoledì 16 novembre 2011

Bravo Award-5a parte

Prosinecki con la maglia della Stella Rossa
 L’assegnazione del Bravo Award proseguì a pieno regime anche negli Anni Novanta ed il premio continuò a rimanere ambitissimo per i giovani talenti del calcio europeo. Successe a Roberto Baggio nell’albo d’oro il centrocampista della Stella Rossa di Belgrado Robert Prosinecki, che viveva una singolare e pericolosa coabitazione etnica all’interno del territorio jugoslavo. Di padre croato e di madre serba, giocò per la Jugoslavia e successivamente difese la maglia della Croazia, ma fu un asso della Stella Rossa. Un’esistenza molto difficile all’interno della polveriera dei Balcani. In classifica staccò il detentore del premio Roberto Baggio, nel frattempo accasatosi alla Juventus, ed il romanista Ruggiero Rizzitelli.

 Nel 1992 il Bravo Award affrontò una riforma epocale per la sua storia. Infatti, il riconoscimento non era riservato soltanto a quei giocatori che disputavano le coppe europee, ma a tutti i giocatori al di sotto dei 21 anni tesserati per una squadra tra la prima e seconda divisione dei rispettivi campionati. Il premio finì comunque nel ’92 nelle mani di Pep Guardiola, giovane regista del Barca e futuro allenatore dei Blaugrana. Precedette in classifica il milansita Demetrio Albertini ed il portoghese del Boavista Joao Pinto.

 Nel ’93, invece, il Bravo premiò il gallese con la maglia del Manchester United Ryan Giggs, nel primo dei tantissimi premi vinti dall’aletta dei red devils. In classifica precedette il basco dell’Atheltic Bilbao Julen Guerrero e gli italiani Dino Baggio della Juventus e Christian Panucci del Milan.

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martedì 15 novembre 2011

Sotto due Bandiere, Bruno Giordano

di Vincenzo Paliotto (tratto da Napolissimo n.45)



Giordano con la maglia del Napoli
 Era senza dubbio difficile farsi notare in mezzo a due attaccanti sudamericani, che tra l’altro l’uno portava il nome di Diego Armando Maradona, vale a dire il più grande di tutti i tempi, e l’altro quello di Antonio Careca, bomber dal palleggio sopraffino. Tuttavia, Bruno Giordano, romano di Trastevere, riusciva disinvoltamente a parlare lo stesso linguaggio tecnico degli assi sudamericani, anzi imponendosi come uno dei migliori attaccanti italiani degli Anni Ottanta. Nato a Roma il 13 agosto del 1956, aveva speso la prima parte della sua carriera esclusivamente nella Lazio, dove era cresciuto ed aveva sostituito nel cuore dei tifosi biancocelesti il prode Giorgione Chinaglia. Aveva esordito nella Lazio il 5 ottobre del 1975 a Marassi contro la Sampdoria, ripercorrendo subito le orme di un predestinato. Infatti, nella gara del debutto contro i blucerchiati segnò il primo degli 86 gol con la maglia della Lazio. Con i capitolini Giordano militò dal ’75 all’85 senza vincere mai praticamente nulla. La sua unica ed effimera soddisfazione la ottenne vincendo lo Scudetto primavera nel ’75. mentre fu capocannoniere in Serie A nel ’79 ed in B nell’83. La sua lazialità, comunque, fu grata ai tifosi romani. Giordano era considerato il vero re del gol di Roma. In più di un’occasione il suo nome fu accostato a quello degli squadroni del Nord, ma il numero 9 laziale non si spostò mai da Roma. Anzi in un paio di sessioni estive del calciomercato riuscì ad essere irriverente sia nei confronti dell’Avvocato Agnelli che di Boniperti, autentici mattatori della compravendita dei calciatori. In pratica per due volte la Juve lo ritenne un affare concluso per poi ricevere un infelice diniego proprio all’ultimo momento. Nessuno negli Anni Settanta ed Ottanta diceva di no alla Juventus. Giordano era considerato uno dei più forti nonostante nel 1980 fosse stato condannato nell’ambito della prima grande inchiesta del calcioscommesse in Italia.

sabato 12 novembre 2011

Vicino al Mito

di Vincenzo Paliotto

 La terapia adottata da Cesare Claudio Parandelli sembra avere effettivi positivi molto più veloci di quanto si poteva pensare alla vigilia della sua nomina a Commissario Tecnico della Nazionale Italiana. La ferita sudafricana, del resto, aveva lasciato tracce profonde e pochi vantaggi e pochi talenti sembravano a disposizione dell’ex-allenatore della Fiorentina. Invece, la ricetta di Mister Prandelli, semplice e chiara come dovrebbe essere molte volte il compito degli allenatori, fa passi da gigante e la squadra azzurra, dopo aver conquistato la qualificazione per l’imminente Coppa Europa, continua a far parlare bene di sé anche nelle amichevoli. Non a caso l’Italia è passata in maniera sontuosa sul nuovo terreno di Wroclaw, ma mettendo praticamente in riga una squadra giovane e solida come la Polonia.

mercoledì 9 novembre 2011

I Berluscones, Moggiopoli e gli altri


di Vincenzo Paliotto

 Nel giorno in cui probabilmente si concretizza il definitivo declino politico o quasi di Silvio Berlusconi il calcio italiano pure vive un giorno importante di sentenze e di condanne, anche in questo caso definitive o quasi. Il Tribunale di Napoli, infatti, condanna Lucianone Moggi ed altri protagonisti minori o presunti tali tra cui i Della Valle, Lotito ed ex-arbitri per i fatti di Moggiopoli, che non più di qualche anno fa operarono un terremoto nel calcio italiano, ma purtroppo senza concreti risvolti dirigenziali ed amministrativi all’interno del calcio italiano. Nel senso che sono cambiati i nomi dei protagonisti, ma gli scandali rimasti comunque drammaticamente gli stessi.
 Ad ogni modo, siamo grati e contenti per il percorso operato dalla giustizia italiana, in cui continuiamo a deporre incondizionatamente tutta la nostra fiducia a differenza di molti altri, tuttavia la speranza è che queste sentenze e le relative condanne possono rappresentare un punto di partenza e non di arrivo. Nel senso che l’auspicio migliore sia che la peggiore classe dirigenziale calcistica del dopoguerra, che non a caso ha messo in alcuni suoi esponenti spesso e volentieri anche il naso nelle vicende politiche, sia spazzata via per sempre, con la possibilità di rifondare in maniera concreta il movimento del pallone. Per colpa di dirigenti effettivamente scarsi il calcio italiano, che una volta aveva il campionato più bello del mondo, adesso è indietro anni luce rispetto ad inglesi, spagnoli, tedeschi, ma forse anche a francesi e portoghesi. Non è soltanto una condanna tecnica, ma soprattutto delle aspettative organizzative, praticamente latitanti anzi quasi ridicole. Una speranza utopica o quasi direbbe qualcuno dei bene informati, ma il calcio italiano è arrivato al massimo del suo ridicolo e della mancanza assoluta di credibilità, in cui anche gli stessi calciatori sono ostaggi di un sistema di potere infido, ma soprattutto medievale nei suoi atteggiamenti.
 Intanto da altre parti si prosegue come se nulla fosse, nella sua classica routine. E Cellino fa ancora una volta rumore perché manda via Ficcadenti e richiama Ballardini, mentre il popolo viola, quello di Firenze in questo caso, defenestra il poco gradito Mihajlovic per dare nuove speranze all’avvento di Delio Rossi, mentre tutti invocano il rientro di Cassano.
 Tuttavia, qualcuno è dotato ancora di lucidità e a fronte di inutili e roventi polemiche Buffon, uno che ha probabilmente sempre la coscienza a posto, dichiara che: “A Napoli è stato meglio non giocare con quelle condizioni”.

lunedì 7 novembre 2011

Inguaribile fascino hammer

 Pur non laureandosi mai Campioni d’Inghilterra (nel suo palmarès figurano comunque 3 FA Cup ed una Coppa delle Coppe) il West Ham United è una dei club più amati di Londra e del Regno Unito. Il suo fascino rimane sempre grande anche quando la squadra milita in cadetteria. Gli hammers stanno, però, tentando di risalire subito la china. Sono attualmente al secondo posto in Championship alle spalle dello scatenato Southampton, in un torneo ancora lunghissimo. Tra l’altro il West Ham vanta una delle firm, ovvero tifoserie,più temute e combattive d’Inghilterra.
 Nella foto, la fantine del West Ham dal titolo inequivocabile di Hammer, che precede un West Ham-Chelsea, uno dei tanti derby di Londra. Il calciatore del West Ham è l’attaccante Tony Cottee, la stagione quella del 1986/87, nel massimo campionato, in cui i londinesi finiscono terzi. Nel Regno Unito le fantine sono una vera e propria istituzione per squadre e tifosi.

venerdì 4 novembre 2011

Il calcio del loco Bielsa

di Vincenzo Paliotto

Bielsa giovane calciatore
 56enne nativo di Rosario, nel cuore dell’Argentino, Marcelo Bielsa, allenatore di calcio, o meglio commissario tecncio come si direbbe in certi casi, ama ancora un calcio vero e soprattutto fatto di traguardi importanti. Lo chiamano simpaticamente el loco, vale a dire il matto, ma non perché in estate rifiutò la panchina dell’Inter,a vendo già dato la parola alla futura dirigenza dell’Athletic Bilbao, ma per il suo lavoro maniacale ed anche per l’animosità del suo carattere. Ha giocato effettivamente poco al calcio, ritirandosi all’età di appena 25 anni dopo esperienze nel Newell’s Old Boys, nell’Istituto Cordoba e nell’Argentinos di Rosario. Ha allenato, però, in molti paesi, tutti legate alla cultura spagnola, iniziando nel Newell’s Old Boys per poi guidare successivamente Atlas Gaudalajara, Amèrica di Città del Messico, Velez Sarsfield, Espanol e quindi la Selecciòn, la nazionale argentina dal ’99 al 2004, con cui vinse la Medaglia d’Oro alle Olimpiadi del 2004. Tuttavia, il posto in cui ha lasciato il ricordo migliore, forse quasi indelebile, è il Cile avendo pilotato la nazionale andina dal 2007 al 2010, raggiungendo la fase finale della Coppa del Mondo del 2010 in SudAfrica, soprattutto praticando il bel gioco.

giovedì 3 novembre 2011

Aspettando Napoli-Juventus

di Vincenzo Paliotto (tratto da Napolissimo n.43/2011 rubrica Amarcord)

 Gli invincibili bianconeri del condottiero Trapattoni scesero al San Paolo il 3 novembre del 1985 per ribadire ancora una volta la loro assoluta superiorità in campionato. La Juventus, infatti, aveva inanellato ben 8 vittorie in altrettante gare iniziali di stagione, polverizzando tutti i possibili record del torneo di Serie A. La squadra inspirata dal talento francese di Michel Platini, campione genuino ed imprescindibile ed ancora lontano dalle platee dirigenziali dell’UEFA, pareva destinata a vivere l’ennesima stagione da protagonista incontrastata del calcio italiano. D’altra parte il Napoli non la batteva in campionato tra le mura amiche nientemeno che dal 14 ottobre del 1973, quando la condannò una doppietta del Gringo Clerici. Un’astinenza che durava da troppo tempo contro quell’avversario che per i tifosi napoletani in termini di importanza rappresentava la rivale da battere per eccellenza. Anche più del Milan e dell’Inter, insomma quando si dice il fascino della Vecchia Signora.

mercoledì 2 novembre 2011

Sotto due Bandiere: Massimo Mauro

di Vincenzo Paliotto (tratto da Napolissimo n. 43/2011)



  Non capita a tutti in carriera, anche ai più alti livelli, di giocare con tre autentici fuoriclasse del pallone. Tuttavia, Massimo Mauro, centrocampista di enormi potenzialità tecniche da Catanzaro, riuscì a coabitare sul grande palcoscenico in compagnia di tre geni del calcio, così come egli stesso ha raccontato in un volume autobiografico Ho giocato con tre geni, scritto con la preziosa collaborazione di Luca Argentieri. Nato a Catanzaro il 24 maggio del ‘62, Mauro fece tutta la trafila nel settore giovanile della squadra della sua città e quindi esordì in massima divisione nell’80. La sua militanza con i giallorossi di Calabria si prolungò fino al 1982, quindi passò nelle file dell’Udinese, diventandone subito un titolare inamovibile. Nell’estate del 1983 ebbe il primo contatto ravvicinato con un grande genio del calcio. Infatti, approdò nel club friulano dal Flamengo il funambolico brasiliano Arthur Antunes de Coimbra detto Zico, goleador implacabile e fantastico realizzatore sui calci piazzati.Tuttavia, la militanza del carioca ad Udine durò appena due stagioni e nell’estate dell’85 Zico fece ritorno in Brasile, mentre Mauro firmò per la Juventus, dove ormai imperversava un altro genio del calcio, quello francese di Michel Platini. La sua esperienza in bianconero durò fino al 1989, vincendo al fianco di Roi Michel anche uno Scudetto ed una memorabile Coppa Intercontinentale a Tokyo nell’85 contro l’Argentinos Juniors. Con la Juventus collezionò oltre 100 presenze, senza mai però riuscire a raggiungere la tanto agognata maglia azzurra. Mauro non riuscì a rinverdire i fasti in cui fu protagonista con l’Under 21, collezionando 17 apparizioni ed un gol all’attivo.