giovedì 24 novembre 2011

Sotto due bandiere- Hasse Jeppson


di Vincenzo Paliotto (tratto da Napolissimo n. 46)
Hasse Jepsson
 Nessun trasferimento di un calciatore fu più clamoroso di quello che avvenne dall’Atalanta al Napoli dello svedese Hasse Jeppson, centravanti dall’inguaribile fiuto del gol, che nell’estate del 1952 fu pagato dal Presidente partenopeo Achille Lauro la bellezza di 105 milioni delle vecchie lire. Una cifra enorme per un paese come il nostro, che lentamente e tra indicibili difficoltà si stava risollevando dai disagi post-bellici. Mai in precedenza la borsa del mercato dei calciatori italiano si era sbilanciata così tanto nelle cifre. Ovviamente quel trasferimento milionario fece epoca a Napoli e non solo. L’attaccante della nazionale svedese, ad ogni modo, era nato a Kungsbacka il 10 maggio del 1925 e, dopo essersi misurato nel campionato di casa con le maglie dell’Orgryte di Goteborg e del Djurgardens di Stoccolma, sbarcò in Inghilterra nel ’51 per vestire la casacca prestigiosa dei londinesi del Charlton Athletic.

 La sua permanenza a Londra durò però il breve arco di 11 partite sebbene condite di 9 reti, in quanto accettò le lusinghe dei dirigenti dell’Atalanta, che lo tenevano oramai d’occhio da quando alla Coppa Rimet del 1950 aveva fatto un’ottima figura, umiliando anche i difensori della Nazionale Italiana. In un caldo pomeriggio di giugno a San Paolo del Brasile il buon Hasse ci spedì a casa con una doppietta personale. Anche a Bergamo Jeppson non tradì il suo enorme feeling con il gol, realizzandone 22 in 27 apparizioni in Serie A. L’exploit con i nerazzurri orobici convinse Lauro a fare un investimento importante, arrivando a spendere oltre i 100 milioni di lire per arrivare al cartellino del calciatore. Con l’attaccante svedese il Napoli si candidava addirittura per la lotta allo Scudetto. Il 14 settembre del ’52 al Vomero Jeppson esordì con la maglia del Napoli e per ironia della sorte in una gara interna contro la sua ex-squadra l’Atalanta. Tuttavia, lo svedese firmò il suo primo gol azzurro soltanto alla quarta giornata al Meazza il 5 ottobre del ’52. Jeppson portò in vantaggio il Napoli, che poi fu travolto per 5-1 dall’Inter. In azzurro raccolse complessivamente 112 presenze con 52 gol all’attivo dal ’52 al ’56, quando poi si accasò al Torino, ma il Napoli non riuscì a compiere il definitivo salto di qualità. Gli azzurri non andarono oltre il quarto posto del ’53.
 Nonostante tutto la permanenza di Jeppson a Napoli assurse contorni in parte mitologici. Il calciatore era capace di realizzare gol impossibili e viceversa di sbagliarne altri molto più facili, tanto che i tifosi napoletani per anni usarono l’abitudine di imprecare verso qualcosa di clamorosamente sbagliato, non soltanto in ambito calcistico, con l’espressione di “Uanema ‘e Jeppsonne”. Ancora di più, quando il generoso attaccante svedese veniva atterrato con le brutte da qualche rude difensore degli Anni Cinquanta, qualcuno tra il pubblico a ragione esclamava: “E’ caduto ‘o Banco ‘e Napule”. In effetti Hasse Jeppson, calciatore che aveva iniziato la carriera nella sua Svezia con lo status quasi dilettantistico al di là di qualche premio partita, mai avrebbe pensato prima di approdare in Italia di potersi arricchire in maniera così evidente giocando al calcio. Jeppson a Napoli fu ricoperto di milioni e di una incredibile popolarità. Oltretutto a Napoli trovò anche moglie, la signora Emma Di Martino, conosciuta al Tennis Club Napoli.

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