mercoledì 17 aprile 2019

Copa Libertadores 2019, l’exploit delle paraguayane ed il Cerro Porteno del ‘73

Il Cerro Portendo del 1973
di Vincenzo Paliotto
 In compagnia delle formazioni brasiliane le squadre paraguayane rappresentano al momento l’unica certezza concreta della fase a gironi della Copa Libertadores. Infatti, hanno staccato un tagliando valido per gli ottavi di finale già il Cerro Porteno ed il Libertad, mentre vanta altrettante concrete speranze anche l’Olimpia. Tutte e tre le formazioni di prestigio di Asuncion si sono affidati a bomber di lungo corso, ma di estrema prolificità. Nell’Olimpia infatti spopola ancora Roque Santa Cruz, tra le altre ex del Bayern Monaco e del Manchester City, mentre nel Libertad fa la sua parte Oscar Cardozo, gol a grappoli in carriera nel Benfica, affiancato dal giovane argentino 26enne Adrian Martinez, che ai tempi dell’Atlanta scontò anche 6 mesi di carcere nel suo paese per un equivoco su un’accusa poi rivelatasi infondata. Il Cerro Porteno, invece, si affida a Nelson Valdez, anche per lui un passato in Germania, e all’argentino Larrivey, un buon bottino di presenze con il Cagliari.
 Il Cerro Porteno è con l’Olimpia la squadra più amata ad Asuncion e quindi nel Paraguay, ma non ha raggiunto mai la finale della Copa, al massimo il suo cammino si è fermato nelle semifinali, come quando nel 1992 cedette di un solo gol di scarto contro il fortissimo Sao Paulo, nonostante i miracoli tra i pali del colombiano Mondragon. Inutile dire che quelli del Cerro Porteno soffrono della popolarità e dei successi internazionali dei cugini scomodi dell’Olimpia, che la Copa Libertadores l’hanno alzato al cielo in tre occasioni.

Remuntada epica
 Nel 1973, invece, si parlò per la prima volta di ciclonazo, da ciclòn il soprannome del Cerro Porteno, a livello internazionale. La squadra rossoblu arrivò al girone di semifinale dopo aver spazzato via gli eterni rivali dell’Olimpia per 4-2, in un match in cui i fratelli Maciel giocavano contro: uno per il Cerro che andò anche in gol e l’altro nell’Olimpia. Poi superò in casa anche le peruviane Sporting Cristal ed Universitario Lima. In semifinale l’accesso alla grande finale le era conteso dal Colo Colo e dal Botafogo. Incredibile fu la partita contro i brasiliani al Defensores del Chaco, anche perché il Cerro Porteno lamentava la grande assenza per infortunio di Saturnino Arrua, il grande n. 10 e finalizzatore della squadra, che maturò anche una grande esperienza in Spagna nelle file della Real Saragozza. Ad Asuncion il Botafogo andò avanti di due gol con Dirceu e Zequinha nel primo tempo e si sentiva quasi sicuro del risultato acquisito. Fu dopo l’80’ che accadde qualcosa di incredibile, la rimonta più bella nella storia nobile del Cerro. Gol di Osorio all’80’, pareggio di Ortiz Aquino all’82’ e gol della vittoria di Jorge Escobar all’83’. Ancora oggi si racconta di quella impresa nei vicoli di Barrio Obrero come una delle più belle nella storia. Contro il Colo Colo invece ottennero una vittoria larghissima per 5-1 ed una sconfitta altrettanto pesante per 4-0. Poi proprio il Botafogo nell’ultima partita si vendicò, sbarrando la strada al Cerro Porteno e consentendo la qualificazione al Colo Colo. Un gol per tempo di Dirceu e dell’argentino Rodolfo Fischer costrinsero il Cerro alla resa. 

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