di Vincenzo Paliotto
Questa
volta la protesta del movimento ultras polacco assume dei connotati più grossi
ed imbarazzanti del previsto. La diatriba degli hooligans in questo caso nasce
nei confronti del massimo organismo calcistico continentale. La UEFA, infatti,
ha disposto che per il turno di Europa League di giovedì prossimo tutte le
squadre partecipanti contribuiranno ad una raccolta fondi per i rifugiati
politici provenienti dal Medio Oriente. In pratica per ogni biglietto venduto
per le partite di Europa League un euro sarà devoluto ai rifugiati politici.
Un’iniziativa di spicco, che promette anche nell’ottica economica dei risultati
almeno sulla carta soddisfacenti. Una questione politica e sociale, ad ogni
modo, di grande spessore e di enorme problematica, che ha suscitato la
sensibilità anche di molti addetti ai lavori e di molti esponenti del tifo
organizzato. Quelli del Lech Poznan, che già in una gara del campionato polacco
si erano esposti contro il “Welcome” per i rifugiati politici, hanno invece
deciso di disertare la gara interna contro i portoghesi del Belenenses per non
contribuire alla loro causa. Gli ultras del Lech Poznan, invece, di esprimere
solidarietà in pratica si sono detti contrari all’islamizzazione della Polonia
ed hanno trovato l’appoggio della maggior parte dei gruppi ultras nel paese.
La
Polonia, uscita dall’orbita sovietica dopo la caduta del Muro di Berlino, ha
visto la propria società civile impostata massicciamente a destra. E
soprattutto in quelli che sono i maggior schieramenti degli ultras.
Club blasonato con 7 titoli e 5 coppe nazionali
all’attivo, che può contare su una larga base di tifosi in tutta la regione
della Grande Polonia. Il club, fondato nel 1948 prendendo il nome da Lech il
leggendario fondatore della nazione polacca, gioca al City Stadium, capace di
43.000 spettatori, in cui non mancano mai coreografie ed un tifo assordante.
Proprio gli ultras del Lech sono stati protagonisti di duri scontri contro i
dirimpettai del Legia Varsavia nella finale di Coppa di Polonia del 3 maggio
del 2011. Le coreografie sui due fronti erano impressionanti. Completamente
vestiti di bianco e verde quelli del Legia a cui rispondevano in rigoroso e
compatto bianco e blu quelli del Lech.
Nello stadio di Bydgoscz i verdi della
capitale si erano aggiudicati la coppa nazionale ai calci di rigore, celebrando
poi il successo con un’invasione di campo dei propri tifosi. Cosa che è stata
mal digerita dai biancoblu sconfitti di Poznan. La polizia polacca non è
riuscita ad evitare i pesanti scontri al termine del match, che hanno poi avuto
una vasta eco nella vita politica e sociale del paese. Il Lech Poznan rientra
nel ristretto novero dei club aiutati dal regime comunista a diventare tra le
big del calcio nazionale, ma vinse il primo titolo soltanto nel 1983,
bissandolo peraltro nella stagione successiva. Quelli di Poznan ricevettero
aiuti soprattutto dalle Ferrovie dello Stato, venendo pertanto soprannominati
come i “ferrovieri”. Particolarmente brillante risultò in quelle stagioni
vincenti l’idolo Miroslav Okonski, che poi andò a giocare all’estero. Ma il
Lech è stato in ogni epoca una vera fucina di campioni, non ultimo il
cannoniere Lewandowski, ben presto emigrato in Bundesliga.
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