domenica 11 gennaio 2015

Esterophilia: Deportes Iquique-Colo Colo

di Vincenzo Lacerenza (www.calciofuorimoda.blogspot.com)
Colo Colo: Rojas, Garrido, Astengo, O. Rojas, L. Hormazabal, Pizarro, Jauregui (Gonzalez), Ormeno, Vera, Rubio, Gutierrez. All. Arturo Salah
Deportes Iquique (rosa): Antunez, Araya, Cantillana, G. Carreno, J. Carreno, Caucoto, Delgado, Figueroa Droguett, Ehrlich, Estay, Gomez, Gutierrez, Lobos, Marambio, Mejias, Olivera, Pacheco, Pavez, Rojas, Sarabia, Vega, Velasquez, Zamora. All. Jaime Campos
Marcatori: 21' Vera, 48' Carreno, 63' aut. Gutierrez.
Arbitro: Victor Ojeda

La Primera Divison cilena 1986 è stato un campionato all'insegna dell'equilibrio; serratissimo, con le prime cinque delle graduatoria finale racchiuse in otto punti e con la necessità di disputare uno spareggio tra la prima e la seconda classificata per l'assegnazione del titolo. Per il Colo Colo è l'anno dei grandi cambiamenti. Dopo cinque stagioni, tre coppe del Cile e due titoli nazionali, termina il ciclo di Pedro Garcia Barros, allenatore che in futuro siederà anche sulla prestigiosa panchina della Roja; prende forma invece quello di Arturo Salah, ex colonna dell'Universidad de Chile e per questo inizialmente inviso alla tifoseria colocolina. Dal mercato, poi, arrivano due importanti rinforzi: Hebert Revetria e Hugo Rubio. Cavallo di ritorno con esperienze in giro per il continente latinoamericano il primo, figlio d'arte e centravanti di grande eleganza il secondo. Proprio Rubio, che assaggerà anche le pressioni del campionato nostrano tra le fila del Bologna e Revetria, autore di quattro reti quell'anno, saranno tra i principili artefici della trionfale cavalcata colocolina in campionato.
 Al letale tandem offensivo si aggiungono le reti, quattordici in quella stagione, di Jaime Vera, volante dotato di uno spiccato senso del goal che militerà anche in Europa tra le fila dei greci dell'OFI Creta. Da non trascurare nemmeno il fondamentale apporto di gente del calibro di Jaime Pizarro, raffinato prodotto del vivaio colocolino, Juan Gutierrez, Fernando Astengo, roccioso centrale abile nel gioco aereo e Roberto Rojas, soprannominato il Condor, ma noto alle cronache internazionali sopratutto per la storia controversa a lui legata. Si sta giocando la sfida Brasile-Cile. Lo stadio è il Maranà di Rio de Janeiro. La partita è un crocevia decisivo verso i mondiali italiani del 1990. La Roja deve solo vincere, ma intanto è sotto di una rete. Al 70' un bengala spiove accanto all'estremo difensore cileno, all'epoca in forza ai brasiliani del San Paolo. Rojas si accascia a terra, si contorce, usa i guantoni per coprirsi il volto. Poi arrivano i soccorritori, entra la barella e il portiere viene portato via in una maschera di sangue. Più tardi si scoprirà che era tutta una vergognosa messinscena.


D'accordo con Astengo e con il medico della selezione cilena, Daniel Rodriguez, l'estremo difensore si lacera volontariamente il volto con una lametta nascosta tra le pieghe dei guantoni. Lo scopo del "Condorazo", così come passerà alla storia il gesto antisportivo, è quello di far sospendere la partita al fine di ricevere la partita vinta a tavolino. Scoperto l'arcano, la FIFA inibisce il "Condor" dall'esercizio dell'attività calcistica, sancendo, di fatto, la chiusura anticipata della carriera dell'arquero.
 Alla ventesima giornata arriva uno snodo cruciale per la stagione del Cacique. Reduce da due pareggi, con D. Concepcion e San Luis, ed una vittoria convincente sul terreno del Magallanes, in tre gare, l'Albo, per continuare a veleggiare nelle zone nobili della classifica, deve provare a far sua l'intera posta in palio. Di fronte, il 2 Novembre, allo Stadio Municipal, c'è il Deportes Iquique. Se alla ciurma colocolina i tre punti servono per continuare a cullare ambizioni di titolo, a Los Dragones Celestes farebbero comodo per cementare una tranquilla situazione di classifica, al riparo dagli inferi della zona retrocessione.
Le frecce più acuminate alla faretra di Jaime Campos, dt della squadra, rispondono ai nomi di Patricio Delgado, Bernardo Pavez, Victor Hugo Sarabia e Franklin Lobos, specialista dei calci piazzati con trascorsi nel Cobresal e nel Deportivo Antofagasta che balzerà all'onore delle cronache nel 2010, quando risulterà essere tra i trentatre minatori di San Josè rimasti intrappolati per oltre tre mesi nelle viscere della Terra. Contrariamente ai pronostici, il Colo Colo non riuscirà ad espugnare il Municipal di Iquique, nonostante la rete dell'illusorio vantaggio siglata dal redivivo Jaime Vera. Nella ripresa si scateneranno i padroni di casa che con Jaime Carreno prima e un autorete di Juan Gutierrez poi replicheranno alla rete di Vera, consegnando una preziosa vittoria a Los Dragones Celestes.
Nonostante la sconfitta, con quarantotto lunghezze complessive il Cacique giungerà in vetta alla classifca appaiato al Palestino. Nello spareggio decisivo giocato all'Estadio Nacional di Santiago, Vera e Rubio porranno fine ai sogni di gloria di Los Arabes, consegnando all'Albo il quindicesimo titolo della propria storia. Non andrà altrettanto bene in Coppa Chile, dove il Fernandez Vial, peraltro compagine neopromossa, precederà il club Mapuche nel gironcino del Sud, sbarrandogli di fatto le porte della finale. Raggiungerà l'obiettivo prefissato anche il Deportes Iquique, giunto undicesimo in campionato e ormai pronto a spiccare il volo che di li a poco porterà i Dragoni Celesti a sfiorare l'ingresso nella Coppa Libertadores.

 

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