mercoledì 11 luglio 2012

I cavalieri di Re Enzo


 Ci sentimmo tutti improvvisamente un po’ più italiani, oltre anche quei problemi politici e sociali che attanagliavano la nostra penisola agli inizi degli Anni Ottanta, che vivevano ancora del retaggio e del riflesso di un decennio precedente tutt’altro che agevole. La vittoria dell’Italia calcistica nella magica estate del 1982 diede un nuovo vigore a quanto ci circondava, anche perché nessuno immaginava che quella squadra diretta magistralmente da Enzo Bearzot arrivasse a conquistare un risultato così clamorosamente meritato. Bearzot oltretutto fu criticato ed offeso da certa stampa alla vigila del Mundial in modo indicibile ed indegno. Piovevano sul suo capo tutti i tipi di accuse, certe delle quali travalicavano anche il mero significato sportivo. Poi arrivò l’estate spagnola e dopo tre timidi e chiacchierati pareggi contro Polonia, Perù e Camerun, l’Italia le suonò all’Argentina Campione del Mondo rinforzata da un certo Maradona e al Brasile. Una delle  Selecao probabilmente più forti della storia con i vari Zico, Edinho, Socrates, Falcao, Cerezo, Junior, che probabilmente ci sottovalutò oltre il dovuto. Anche perché improvvisamente salì in cattedra Paolo Rossi, il magico Pablito, che scontata la squalifica per il calcio scommesse, riprese a segnare come aveva sempre fatto, inorgogliendo i sogni di una gioventù calcistica. Ma le prodezze sudamericane non furono le uniche. L’Italia piegò anche la Polonia e poi in finale la grande Germania in un Bernabeu colmo di tricolori e sotto lo sguardo e l’esultanza di Sandro Pertini, uno degli ultimi italiani veri della nostra storia. Poi fu il tripudio al Santiago Bernabeu e nelle strade di tutta Italia, dove un po’ tutti ci sentimmo un po’ più vicini ed un po’ più italiani, dopo fatti per così dire non tanto facili da superare: l’Italicus, Ustica, Aldo Moro, Piazza Fontana, la camorra, la mafia, i pentiti, Andreotti, Craxi, la NATO e così via. “Campioni del Mondo, Campioni del Mondo, Campioni del Mondo”, così gridava meritatamente ed orgogliosamente Nando Martellini. Era l’11 luglio del 1982.

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