sabato 17 marzo 2012

Amarcord: Ad Udine spunta la Mano de Dios

di Vincenzo Paliotto (tratto da Napolissimo n. 9)

 Il commiato di Arthur Zico dal calcio italiano per forza di cose non passò inosservato. Anzi una partita con un gran numero di emozioni, disputata il 12 maggio del 1985 allo Stadio Friuli tra Udinese e Napoli, salutò l’ultima esibizione del mito carioca con la casacca bianconera, in una sfida oltretutto che richiamava il suo motivo di grande interesse nel confronto stellare tra l’asso brasiliano Zico e quello argentino Maradona. Il match si giocò in un clima privo di particolari assilli di classifica e questo favorì indubbiamente lo spettacolo in campo. L’ex di turno con il dente anche un po’ avvelenato Luis Vinicio dispose così la sua Udinese: Brini, Galparoli, Cattaneo (70’ Tesser), Gerolin, Edinho, De Agostini, Montesano, Miano (63’ Pasa), Carnevale, Zico e Criscimanni. Marchesi, invece, rispose con: Castellini, Bruscolotti, Ferrara, Celestini, Ferrario, Marino, Bertoni, Favo (67’ De Vecchi), Caffarelli, Maradona e Dal Fiume (78’ Penzo). Direzione di gara affidata a Pirandola di Lecce, che ebbe non pochi grattacapi da sbrogliare.


 La partita registrò un inizio veemente e subito nobilitata da una giocata spettacolare di Maradona, che con un calcio piazzato di rara bellezza al 4’ insaccò imparabilmente il pallone all’incrocio dei pali della porta difesa da Brini. Tuttavia, i bianconeri friulani beneficiarono di una veloce reazione ed all’8’ il difensore Galparoli di testa ottenne il gol del pareggio. Ad ogni modo, l’Udinese voleva chiudere in bellezza il campionato tra le mura amiche e mise in seria difficoltà un Napoli che comunque attraversava un ottimo momento di forma. Al 55’, però, il mancino friulano Gigi De Agostini siglò il gol del vantaggio con un tiro dalla distanza su calcio piazzato di tipico stampo sudamericano. L’Udinese continuò ad attaccare e si rivelò sfortunata in almeno un paio di circostanze con la porta di Castellini salvata in altrettante occasioni da due legni colpiti. Zico oltretutto voleva salutare il Friuli e la sua gente con l’ultima prodezza, che tuttavia non arrivò. Anzi il brasiliano nelle coincise dichiarazioni del dopo-gara fece ben intendere che sarebbe tornato in Brasile oppure si sarebbe accasato là dove gli avrebbero offerto un più che cospicuo ingaggio, senza però paventare quei problemi con il fisco italiano che poco più tardi sarebbero sorti a suo carico. Tuttavia, ad un paio di minuti dal termine la prodezza riuscì invece ancora una volta a Dieguito che segnò una doppietta che fece sognare Napoli. L’argentino, infatti, corresse in rete con una mano galeotta una conclusione di Bertoni respinta dalla traversa. Ma l’infrazione di Diego fu talmente rapida nell’esecuzione e ben eseguita che anche per un gol in termini di regolamento irregolare si parlò di autentica prodezza. La famosa “Mano de Dios” era spuntata in un allegro pomeriggio al Friuli di Udine prima che ancora comparisse nuovamente nel magico Messico. Diego era pur sempre Diego in un calcio di altri contenuti ed anche altre magie.

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