giovedì 7 aprile 2016

La prima volta dell'Irlanda del Nord


di Vincenzo Paliotto (il mio pezzo per il 1° numero di UK Football Stories)

La prima volta. Non era mai capitato che le nazionali di Eire ed Irlanda del Nord si qualificassero insieme per un appuntamento importante a livello internazionale. Del resto, le stesse qualificazioni dell’Irlanda del Nord ad una fase finale della Coppa del Mondo si contano appena sulle dita di una mano, tre in totale e l’ultima delle quali nel 1986. E quindi quella odierna rappresenta oltretutto l’esordio assoluto ad una fase finale degli Europei, che avviene proprio nel 2016 in Francia. Un evento di assoluta importanza e di indubbia sensazione. L’Irlanda del Nord era finita nei bassifondi del ranking non solo europeo, ma mondiale, e questo risultato di prestigio giunge dopo una lunga serie di risultati mortificanti. Ma l’undici di Belfast guadagna un traguardo di assoluto prestigio e in buona parte inatteso.

Il miracolo di Bingham. L’Irlanda del Nord nella Coppa Europa non è andata mai molto lontano. Nel 1980 nel girone di qualificazione incrociò proprio l’Eire, pareggiando a reti inviolate a Dublino e vincendo in casa di misura con gol di Armstrong. Ma nel girone la squadra di Bingham giunse seconda alle spalle dell’Inghilterra. Fu proprio quel girone di qualificazione, sotto la guida di Danny Blanchflower, il viatico importante per la squadra migliore nella storia del calcio nordirlandese.  Nel 1982, infatti, la Green and White Army approdò alla fase finale del Mundial spagnolo, bissando una partecipazione iridata dopo quella ottenuta nel ‘58. L’Irlanda del Nord ebbe la meglio in un girone non facile ai danni del Portogallo e della Svezia, passando insieme ai cugini scozzesi. Decisiva fu una vittoria ottenuta in casa di misura contro Israele. Ed anche il suo viaggio in Spagna non fu di poco conto. Inserita nel raggruppamento della Spagna, l’Irlanda del Nord ottenne il passaggio del turno, battendo proprio gli iberici padroni di casa con gol ancora una volta di Gerry Armstrong, il baffuto attaccante del Watford. La squadra di Bingham si segnalò oltretutto per i buoni giocatori messi in mostra dal già noto Pat Jennings a Martin e Jimmy O’Neill, ad Armstrong ed Hamilton, McIlroy e soprattutto il 17enne Norman Whiteside, fresco e pimpante talento del Manchester United, rivelazione del torneo. Whiteside aveva nelle gambe pochi minuti di gioco nelle file del Manchester United, ma Bingham lo gettò in campo da titolare contro la Jugoslavia, non tradendo le attese e diventando il più giovane ad esordire ad un Mondiale. Più giovane dello stesso Pelè. Poi arrivò la sconfitta contro la Francia ed un pareggio contro l’Austria, ma i nordirlandesi avevano già fatto tantissimo. Così come del resto accadde quattro anni più tardi, nel momento in cui Bingham riuscì a portare quella squadra anche in Messico. Il punto decisivo arrivò addirittura a Wembley contro l’Inghilterra, match che passò alle cronache per le parate strepitose del veterano Pat Jennings, che difendeva anche i pali del Tottenham Hotpsur. Nella partita precedente a Bucarest il punto decisivo fu questa volta ad opera di Whiteside.

 Da un Mundial all’altro, tuttavia, l’Irlanda del Nord di quel mago che era Bingham sfiorò anche la qualificazione ad Euro 1984, prendendosi il lusso di battere addirittura in trasferta la Germania Ovest vice-Campione del Mondo. Anche questa volta un gol di Whiteside firmò la grande impresa. Ma la delusione arrivò poi proprio sul filo di lana e la qualificazione non arrivò in virtù di un inopinato pareggio al cospetto della debole Turchia.   Inoltre due successi in pochi anni giunsero nell’ambito Home Championship nel 1980 e nell’84, tra l’altro quest’ultimo avrebbe rappresentato anche l’ultima edizione di questo torneo che aveva debuttato nel 1883. Nell’80 la squadra di Bingham battè 1-0 la Scozia (rete di Hamilton), impattò 1-1 a Wembley (gol di Cochrane) e quindi espugnò Cardiff con rete di Noel Brotehrston, centrocampista del Blackburn Rovers. Nel 1984, nonostante la sconfitta di misura a Wembley, risultò decisiva una vittoria con lo scarto di due reti a Belfast contro la Scozia in virtù delle segnature di Whiteside e di McIlroy. Peccato che poi quel torneo non si fosse più disputato, in quanto andava ad intasare un calendario già ricchissimo di impegni.

L’anima cattolica di Michael O’Neill. Nato a Portadown il 5 luglio del 1969, Michael O’Neill è il nome nuovo del calcio nordirlandese. Nuovo soprattutto sotto il profilo delle imprese, in quanto quando nel 2011 fu nominato selezionatore della nazionale, la squadra dell’Ulster era messa veramente male. Rare le vittorie ed addirittura utopiche le possibilità di mettersi in corsa per la qualificazione ad un Europeo o un Mondiale.  Ma l’8 ottobre del 2015, battendo per 3-1 la Grecia a Belfast, O’Neill e la sua squadra hanno coronato un sogno quasi impensabile, qualificandosi per gli Europei di Francia.

 O’Neill ha debuttato con la maglia del Coleraine, ma poi ha indossato le casacche di Newcastle United, Dundee United, Hibernian Edimburgo, Coventry City, Aberdeen, Reading, Wigan Athletic, St. Johnstone Perth, Clydebank, Glentoran e Ayr United, non dopo un’esperienza negli States a Portland. Ma nella sua carriera di centrocampista ha giocato anche 31 volte con 4 gol nella nazionale maggiore. La sua carriera di manager è cominciata poi in Scozia con il Brechin City nel 2006 fino al 2008, quindi sulla panchina dello Shamrock Rovers tra il 2009 ed il 2011 ha vinto due campionati e la Setanta Cup nel 2011, mentre in Europa League nello stesso raggiunse la fase a giorni dopo aver eliminato il Partizan Belgrado. La sua esperienza guadagnata sul campo è stata vastissima, così come in panchina, ma alle cronache è balzata soprattutto la sua anima cattolica, che a Belfast rappresenta da sempre una questione mai sopita del tutto.

Lafferty, genio e sregolatezza e gli altri protagonisti. Il merito di O’Neill è stato senza dubbio quello di assemblare una squadra senza stelle particolari, ma che sposassero la causa imprescindibile dell’Irlanda del Nord. Su tutti si è esaltato Kyle Lafferty, che nel 2013/14 ha giocato anche per un anno in Serie B con il Palermo, lasciando un ottimo ricordo. Poi è transitato in Inghilterra nel Norwich City ed attualmente difende i colori del Caykur Rizespor nella Super Lig turca. Ha segnato 16 volte in Nazionale ed ha giocato anche a Glasgow nei Rangers. Tra i pali fa ancora breccia il 38enne del Notts County Roy Carroll, che ha difeso tra le altre i pali del Manchester United e dell’Olympiakos Pireo. Il pacchetto arretrato si regge soprattutto sulle prestazioni di Chris Baird del Derby County e Shane Ferguson del Millwall, appoggiati dal duo del West Bromwich Albion composto da MacAuley e Jonny Evans, quest’ultimo svezzato nel Manchester United. McAuley, invece, ha giocato lungamente in patria con il Linfiled, il Crusaders ed il Coleraine, fino al suo sbarco nel piccolo Lincoln City, da dove ha guadagnato consensi per poi misurarsi nel Leicester City, nell’Ipswich Town e nel WBA.  E non dimentichiamoci di Cathcart del Watford. A centrocampo c’è poi il capitano Steven Davies, che milita nel Southampton. Con 78 presenze per lui una buonissima carriera a livello di club con Aston Villa, Fulham e soprattutto Rangers Glasgow. Nella zona nevralgica del campo troverà spazio anche Aaron Hughes, che è andato a giocare in Australia con i Melbourne City. Con 96 presenze Hughes vuole attaccare il primato assoluto che appartiene al mitico Jennings con ben 119 gettoni. A centrocampo trovano spazio anche Corry Evans e Chris Brunt, un altro del WBA, mentre dovrebbe esserci obbligatoriamente anche Paddy McCourt, detto il “DerryPelè”, per le sue eccelse qualità tecniche. La spalla ideale di Lafferty in attacco e Nial McGinn dell’Aberdeen. Lo stesso Lafferty con 16 gol però è molto lontano da David Healy con 36 centri, che nel 2004 siglò uno storico gol che permise all’Irlanda del Nord di battere a Belfast l’Inghilterra. Attenzione poi anche a Ward del Nottingham Forest e a Macgennis del Kilmanrock.

 McGinn e Lafferty hanno cominciato con un gol a testa il loro cammino nelle qualificazioni, espugnando il terreno dell’Ungheria e poi lo stesso Lafferty ha segnato nella vittoriosa trasferta di Atena, questa volta supportato da Ward. Dopo la sconfitta rimediata a Bucarest contro la Romania, poi proprio lo stesso Lafferty ha segnato un gol decisivo a Belfast contro l’Ungheria, che si era portata in vantaggio.

 Arriverà in Francia con grande entusiasmo la squadra di Michael O’Neill, nella prospettiva di fare quanto meglio sapere possibile per la Green and White Army e per la storia. Certe imprese a Belfast e dintorni non si dimenticano.

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