di Vincenzo Lacerenza
Il comitato cittadino non ci stava. Il Clasico Santafesino, calendarizzato dalla AFA per il 16 di Marzo, doveva essere anticipato di un giorno: l'idea era quella di inquadrare l'atteso incontro nell'ambito delle celebrazioni per l'anniversario della Revolución de Mayo che terminavano proprio il 25. I dirigenti della AFA, facendo ricorso al buon senso, acconsentirono: Unión e Colón sarebbero scese in campo il 25, e non il 26 come stabilito al momento del sorteggio della Primera B. Alla vigilia della fatidica settima giornata, quella del Clasico, entrambe inseguivano la leadership del Temperley, al comando della graduatoria dall'alto dei suoi nove punti .
Josè Cantelì, carrilero che ha fatto la storia del Colón e della stracittadina santafesina, essendo con sei centri all'attivo il miglior realizzatore nella storia di questa classicissima, da qualche tempo era diventato il nocchiero del Sabalero. Guidati dal "Chengo", nelle prime sei giornate i rossoneri avevano raggranellato otto punti. Dopo l'esordio con l'All Boys bagnato dalla vittoria, il club del barrio Centenario aveva pareggiato con Sportivo Dock Sud e Quilmes, prima di scivolare rovinasamente sul campo del Banfield: ilTaladro gli aveva rifilato la più classica delle manite. Tuttavia, la banda di Cantel, non pagò eccessivamente lo scotto psicologico di una simile disfatta, riprendendo il filo laddove si era spezzato, ovverosia tornando a vincere prima in casa con il modesto El Porverir, e poi andando a dettar legge nella cancha del pericolante Colegiales. Il Tate di Emilio Casasnovas, invece, di punti ne aveva collezionati due in meno degli eterni rivali. Messisi alle spalle una partenza incerta, punteggiata da un'interminabile serie di pareggi che avevano fatto da sequel al tracollo iniziale in quel di Villa Crespo con l'Atlanta, l'Almagroera stata la prima vittima biancorossa del torneo.
In vista del Clasico, però, il Tate doveva fare i conti con molteplici defezioni. Il portiere titolare, ad esempio, Nestor Nanzer, si era infortunato e si vide costretto a lasciare i guantoni ad uno scalpitante Pedro Antonio Gaetán , prelevato due anni prima dalGimnasia y Esgrima di La Plata. Altri come Gianotti, vennero esclusi per motivi disciplinari: la società gli rimproverava un atteggiamento non proprio professionale in allenamento. Mentre furono graziati Mir e Gutierrez. I due, indolenti ed eccessivamente svogliati nell'ultima gara con l'Almagro, se la cavarono con una sanzione pecunaria.
Sotto gli occhi di alcuni notabili argentini accorsi per le celebrazioni della Rivoluzione, come il minsitro dell'Educazione Eduardo Simoniello, l'arbitro, il sig. Antonio Jaco, diede l'avvio alle ostilità. Neanche trascorsi sei minuti e il Sabalero aveva già fatto vibrare di passione le tribune del Brigadier Lopez. Tutti ad attendersi una rete di Raúl Olivera, il beniamino di casa che era un autentico spauracchio per il Tate (giusto qualche mese prima aveva realizzato uan tripletta con l'Unión, facendo registrare un record tuttora imbattuto per il Clasico Santafesino), e invece era stato Victor Gurpide ad infilareGaetán. In avvio di ripresa, "Pinto", eroe di quella trionfale giornale per il Sabalero, concesse anche il bis. Incolpevole nella circostanza l'arquero del Tatengue. La respinta diGaetán, ostacolato in quei concitati momenti dal compagno Gandiola, finì per accomodarsi sui piedi di Gurpide: non credendo quasi ai suoi occhi, il segaligno delantero rossonero gonfiò nuovamente la rete biancorossa, regalando il raddoppio a La Raza.
Beneficiando della caduta casalinga del Temperley, stoppato tra le mura amiche dall'Atlanta, i rossoneri agguantarono la vetta della classifica, anche se, però, dovevano condividerla con All Boys e Banfield.
Nell'euforia generale del popolo rojinegro, Gaetán, che fino a qualche minuto prima aveva difeso strenuamente la porta dell'Unión, si mise a correre come un folle in direzione dei calciatori rossoneri. Cercava Raul Olivera. Se lo mise affettuosamente sulle spalle e, circondato dallo sgomento dei tifosi del Tate, e lo stupore di quelli rossoneri, lo portò in trionfo, partecipando così ai festeggiamenti del Colón. Furibondi per l'alto tradimento, glihinchas biancorossi, con metodi non proprio cortesi, intercettarono Gaetán nelle immediate vicinanze dello stadio, chiedendo motivazioni per quel gesto così tanto audace. Nei giorni successivi, la pressione sempre più insistente della tifoseria, spinse la società ad emettere un comunicato dove, in pratica, veniva sancita la fine del rapporto tra l'Unión eGaetán. Messo alla porta per aver tradito i valori e la maglia biancorossa, Pedro ammise candidamente le proprie simpatie per i colori rossoneri.
"Lo que pasa es que siempre fui hincha de Colón", disse senza peli sulla lingua prima di vergare il contratto che lo avrebbe legato al Sabalero, la squadra che aveva sempre amato e per la quale aveva rischiato il linciaggio quel 25 Marzo del 1956.
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