martedì 6 ottobre 2015

Gli Italioti: la classe vera di Lorenzinho Insigne

di Vincenzo Paliotto
 Avesse avuto passaporto brasiliano o argentino il prezzo del cartellino di Lorenzo Insigne da Frattamaggiore avrebbe avuto una quotazione iperbolica. Sono le regole per certi versi assurde del mercato, avallate da certi operatori di mercato che valorizzano il talento, o presunto tale, degli stranieri a dispetto dei giovani di valore ma con passaporto italiano. Fortunatamente Lorenzo Insigne è riuscito a sfuggire a questa tragica logica degli operatori di mercato italiani, diventando un punto di forza del nuovo Napoli di Maurizio Sarri, dispensano numeri di alta scuola e soprattutto gol. Anche se in questo caso gran parte del merito va scritto ad un allenatore straniero, tal Rafa Benitez, che a Napoli ha vissuto due stagioni controverse, ma che nel contempo ha saputo valorizzare quanto di buono aveva in organico. Insigne era stato messo più volte prematuramente in discussione dalla stessa società ed anche da qualche tifoso che poco gradiva qualche sua giocata. Invece, lo spagnolo ha avuto il coraggio di buttarlo nella mischia da titolare sempre, anche con proficui risultati in Champions, con risultati importanti. Soltanto un infortunio nella passata stagione ne ha interrotto un momento di forma estremamente importante. Fortunatamente De Laurentiis ha deciso di tenerlo, rinunciando ai soldi dell’Arsenal e della Premier League.

 
Il giovanissimo Insigne in Cavese-Portogruaro
Tuttavia, il maestro e maggior mentore di Lorenzinho è stato un altro allenatore straniero e lontano da Napoli. Insigne registrò una prima apparizione tra i professionisti nella Cavese nel 2010, con Stringara che però lo schierava a trazione anteriore. Il giocatore accusò il passaggio dal calcio giovanile a quello professionistico Fu poi Zeman a pretenderlo a Foggia e poi ancora a Pescara, ottenendo dal giocatore un rendimento devastante: 19 gol con il Foggia ed altri 18 a Pescara, esplodendo in compagnia di Verratti ed Immobile, altri due che il calcio italiano ha ripudiato chissà perché. Gli insegnamenti del boemo gli sono risultati utili anche in massima divisione e non poco. Sarri lo ha ora eletto un reuccio insieme agli altri suoi campioni ritrovati. Insigne è un patrimonio del calcio italiano che va salvaguardato, ma non il solo e la sua esplosione dovrebbe far riflettere su tanti altri campioncini mandati con troppa fretta e svenduti all’estero.

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