lunedì 31 agosto 2015

Calcio sfogliato: Estadio Nacional. Il gol più triste

 di Nicholas Gineprini
Il continente Sudamericano negli anni ’70 ha attraversato una delle pagini più triste della sua storia con il consolidarsi delle dittature filoamericane. Quella di Pinochet in Cile fu il regime più sanguinario, nonostante tutto legittimato dalle più disparate istituzioni. Vincenzo Paliotto, autore di “Estadio Nacional: il gol più triste” (Urbone Publishing, 2014) racconta a tuttocalcioestero.it, per la rubrica “Calcio Sfogliato” l’intreccio fra calcio e politica che dette vita a una delle pagine più scandalose dello sport.
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Il gol più triste della storia del calcio, quello siglato da Francisco Valdes, capitano della nazionale cilena, contro un avversario che non c’era. Un gol che valse la qualificazione ai mondiali di Germania ’74. Cile 1-URSS 0. All’Estadio Nacional, teatro della più grande tragedia nella storia recente cilena, era scesa in campo solo la nazionale di casa, l’Unione Sovietica decise di non presentarsi. Quali furono gli eventi che portarono a tale scempio sportivo?
Il Titolo “Il gol più triste” rappresenta per me l’intreccio fra calcio e politica più clamoroso che la storia recente ci ha presentato. A partire dall’11 settembre del 1973 -con il colpo di stato di Pinochet- si sono aggrovigliate molte storie attorno l’Estadio Nacional. Gli eventi che portarono a questa partita fantasma furono dati dal calendario. Dovevano giocarsi le qualificazioni per la Coppa del Mondo di Germania ’74, il Cile aveva eliminato nel proprio girone sudamericano il Perù mentre il Venezuela aveva dato improvvisamente forfait. L’URSS era giunta seconda nel proprio raggruppamento a discapito dalla Francia. L’ultimo posto per l’accesso alla fase finale dei mondiali (allora ancora nell’ordine delle 24 squadre) sarebbe stato assegnato da uno spareggio intercontinentale.
Il Cile andò a giocare in Unione Sovietica quando era ancora governato da Allende, il primo governo marxista democraticamente eletto nel ’70. I sudamericani vanno a pareggiare per 0-0 a Mosca, poi nel momento in cui deve disputarsi il ritorno sono già accaduti gli eventi dell’11 settembre cileno, vale a dire la dittatura di Pinochet aiutata dalla CIA e dal governo nordamericano, avevano fatto cadere il governo di Allende. Si erano quindi creati dei presupposti abbastanza sconcertanti nei confronti dell’URSS considerando il clima da Guerra Fredda. L’Unione Sovietica cerca di far spostare la sede della partita da Santiago del Cile, dato che l’Estadio Nacional fu usato come campo di concentramento per i prigionieri politici cileni. Ma la FIFA attraverso i suoi emissari giunge a una decisione raccapricciante: “All’Estadio Nacional del Cile si può giocare tranquillamente, non è accaduto assolutamente nulla”. Gli inservienti dello stadio si occuparono di ripulire gli stessi spogliatoi dai cadaveri. A questo punto l’URSS non giungerà mai a Santiago. Pinochet in un delirio di onnipotenza e follia politica decide che la sua squadra giocherà contro nessuno e il capitano Francisco Valdes siglerà l’unica rete. Ricordiamo che Valdes era figlio di operai e militante del partito comunista cileno fu costretto a mettere in rete la sfera per legittimare il regime dittatoriale.
Il calcio è spesso elemento di propaganda nei regimi dittatoriali, a differenza della Germania dell’est, nella quale il football era uno sport di seconda o terza fascia, in Sudamerica i vari regimi puntarono fortemente sul calcio. Come cambiò in tal senso il panorama cileno?
Il calcio cileno dal regime di Pinochet fu trattato bene, divenne uno dei veicoli principali per legittimare agli occhi del mondo la dittatura. Il calcio in Cile è sempre stato popolare, anche se la nazionale ha vinto la sua unica Copa America nel 2015.
Pinochet aveva capito la valenza di tale sport, nel 1973 sfruttò un importante intreccio: Il Colo Colo era giunto in finale di Copa Libertadores, la prima in assoluto per una squadra cilena, l’entusiasmo provocato da tale manifestazione sportiva distolse l’attenzione dell’opinione pubblica da quello che stava accadendo in campo politico, infatti il colpo di stato di Pinochet era stato preparato con l’aiuto della CIA già da tempo.
Pinochet decentralizzò il calcio cileno che fino ad allora aveva le sue squadre principali nella capitale, ovvero il Colo Colo e l’Universidad de Chile. Il regime favorì la crescita calcistica nelle regioni periferiche come nella  desertica Atacama con il club Cobreloa di La Calama, fondato nel ’78 e in grado di vincere il titolo nazionale in soli due anni. La propaganda calcistica era funzionale a ottenere un consenso politico, anche se l’arma principale del regime era la violenza.
Il mondo è rimasto a guardare mentre in Sudamerica, in Vietnam e persino in Iran, gli Stati Uniti d’America consumavano interi genocidi per i loro interessi. Ma fu tutto legittimato, non vi furono mai opposizioni. Il Papa nell’88 rese omaggio a Pinochet con una visita ufficiale, il segretario di stato americano che orchestrò il colpo di stato in Cile ricevette addirittura il premio nobel per la pace. La stessa FIFA ci mese lo zampino chiudendo entrambi gli occhi, infatti l’Estadio Nacional fu utilizzato dal regime di Pinochet come campo di concentramento, ma il massimo organo calcistico decise senza remore che la partita si sarebbe disputata proprio in quel teatro di morte. Come è possibile che tali regimi sanguinari siano durati così a lungo con il benvolere delle istituzioni? Non le sembra inoltre che gli scenari di quegli anni ’70 si stiano replicando tutt’oggi? Dal premio nobel per la pace a un guerrafondaio come Obama, al solido rapporto di amicizia fra Blatter e Platini, al rinnovato scontro est-ovest in Ucraina con la nascita di un movimento fascista supportato dalla NATO.
File photo of Pope John Paul II and former Chilean dictator Augusto Pinochet in Chile
Sono tutte delle annotazioni legittime. La storia si ripete in modo clamoroso e doloroso in quanto questi regimi sono stati avvallati da più parti. Hai citato anche il caso di papa Wojtyla che nel 1988, quando Pinochet stava per perdere le elezioni, si recò a Santiago del Cile per sostenere la sua dittatura, mi viene in mente una canzone dei Litfiba a tal proposito -gloria a loro quando erano uniti- “Santiago del Cile: la dittatura e la religione fanno l’orgia sul bancone”.
Di cose clamorose ce ne sono tantissime come il premio nobel al segretario di stato americano che ha realizzato il colpo di stato. Nel mio libro gli ho dedicato proprio un capitolo: “Henry Kissinger: uno strano premio nobel per la pace”. Kissinger era per l’appunto cresciuto in ambienti nazisti in Germania, poi una volta che si trasferì in America il suo compito fu quello di combattere le questioni comuniste più delicate. Ricordiamo che il Plan Condor fu tenuto nascosto negli archivi di stato paraguaiani per decenni, un piano interstatale per sterminare i comunisti nel continente, fra cui professori, maestri di asilo, artisti e sindacalisti, quest’ultimi all’epoca erano delle figure importanti in ambito lavorativo, certamente non corrotti e neutrali come lo sono oggi.

sabato 29 agosto 2015

Europa League 2016: I gironi


di Vincenzo Paliotto
2015/16 UEFA Europa League group stage draw
Group A: Ajax (NED), Celtic (SCO), Fenerbahçe (TUR), Molde (NOR)

Group B: Rubin Kazan (RUS), Liverpool (ENG), Bordeaux (FRA), Sion (SUI)

Group C: Borussia Dortmund (GER), PAOK (GRE), Krasnodar (RUS), Qäbälä (AZE)

Group D: Napoli (ITA), Club Brugge (BEL), Legia Warszawa (POL), Midtjylland (DEN)

Group E: Villarreal (ESP), Viktoria Plzeň (CZE), Rapid Wien (AUT), Dinamo Minsk (BLR)

Group F: Marseille (FRA), Braga (POR), Slovan Liberec (CZE), Groningen (NED)

Group G: Dnipro Dnipropetrovsk (UKR), Lazio (ITA), Saint-Étienne (FRA), Rosenborg (NOR)

Group H: Sporting CP (POR), Beşiktaş (TUR), Lokomotiv Moskva (RUS), Skënderbeu (ALB)

Group I: Basel (SUI), Fiorentina (ITA), Lech Poznań (POL), Belenenses (POR)

Group J: Tottenham Hotspur (ENG), Anderlecht (BEL), Monaco (FRA), Qarabağ (AZE)

Group K: Schalke (GER), APOEL (CYP), Sparta Praha (CZE), Asteras Tripolis (GRE)

Group L: Athletic Club (ESP), AZ Alkmaar (NED), Augsburg (GER), Partizan (SRB)

Group stage dates
Matchday one: 17/09/15
Matchday two: 01/10/15
Matchday three: 22/10/15
Matchday four: 05/11/15
Matchday five: 26/11/15
Matchday six: 10/12/15

 Il Bruges è giunto alla sua ventesima partecipazione consecutiva alla Coppa UEFA/Europa League.

 
I norvegesi del Rosenborg e gli azeri del Gabala sono le uniche formazioni sopravvissute provenienti dal First Qualifiyng Round. Il Gabala partecipa anche per la prima volta alla fase a gironi di una competizione europea.

 I tedeschi dell’Augsburg sono alla loro prima partecipazione ad una competizione europea.

 Lo Skenderbeu è la prima squadra albanese a partecipare ad una fase a gironi di una manifestazione europea.

 Tottenham Hotspur ed Anderlecht si ritrovano di fronte dopo al finale di Coppa UEFA del 1984.

 Robert Vittek dello Slovan Bratislava e Matej Jelic dello Zilina hanno segnato 7 gol a testa, seguiti dallo slovacco del PAOK Salonicco Robert Mak e dallo svedese dell’AIK Henk Goitom con 6. L’armeno del Borussia Dortmund Henrik Mkhitaryan ha siglato invece 5 gol, ma in appena 4 partite giocate.

venerdì 28 agosto 2015

Amarcord: Torino-Fiorentina dell'82


di Vincenzo Paliotto

 Con un po’ di sorpresa in verità Torino-Fiorentina si propone come match-clou di questo scorcio di campionato. Le rispettive vittorie, dei granata a Frosinone e dei viola in casa al cospetto del Milan, proiettano questa sfida come la più attesa della seconda giornata del torneo nostrano, in termini di classifica anche più di Roma-Juventus, che per differenti motivi hanno steccato alla prima.

 Torino e Fiorentina hanno il comune denominatore di portare un certo rancore nei confronti della Juventus. Il Torino per ovvi motivi di coabitazione, certamente scomoda, a livello cittadino, mentre l’acredine dei gigliati è dovuta a più di uno sgarbo arrecato loro da parte degli juventini. Lo Scudetto scippato nel 1982 è ancora una ferita aperta, così come l’acquisto in sede di calciomercato di Roberto Baggio nell’estate del 1990. Eppure inavvertitamente nella stagione tanto polemica del 1981/82 fu proprio il Torino a fermare in qualche modo la corsa in classifica della Fiorentina. All’altezza della 22esima i toscani di De Sisti erano infatti con 32 punti al primo posto proprio in coabitazione della Juventus. In quella domenica del 14 marzo 1982 la Juventus, comunque, riportò una larga vittoria all’Olimpico, contro una Roma piuttosto arrendevole. Due gol di Virdis ed un’autorete di Marangon nel primo tempo spianarono al strada ai bianconeri.

 La Fiorentina, invece, al comunale di Torino incontrò più di una difficoltà. Priva di Antognoni, la Fiorentina scese in campo così: Galli, Cuccureddu, Contratto, Casagrande, Vierchowood, Galbiati, Daniel Ricardo Bertoni, Pecci, Graziani, Miani e Massaro. L’attenzione era concentrato soprattutto su i due favolosi ex di turno: Ciccio Graziani ed Eraldo Pecci. Due degli eroi dell’ultimo Torino scudettato del ’76. I granata di Giacomini risposero con: Terraneo, Cuttone, Beruatto, Giacomo Ferri, Zaccarelli, Ermini, Bonesso, Bertoneri, Dossena, Sclosa e Pulici. Agli ordini di Agnolin di Bassano del Grappa i gemelli del gol erano divisi.

 La Viola si illuse del vantaggio all’inizio della ripresa proprio per una segnatura di Graziani al 48’. Il Toro impattò rapidamente con Ermini al 68’, prima di patire un nuovo sorpasso, questa volta procurato da un’autorete di Pulici al 77’. La vittoria pareva cosa fatta, ma a tre dal termine lo stesso Pulici pareggiò su rigore, concesso in maniera contestata da Agnolin. La Juve superò in classifica la Fiorentina, ma quel campionato sarebbe risultato ancora ricco di sorprese.

Europa League 2016, grandi sorprese prima della fase a gironi

di Vincenzo Paliotto
Sorprese azere. Saranno due le rappresentanti azere nella fase a gironi dell’Europa League. E’ questa la vera notizia delle partite di ritorno dei play-off. Oltre al già noto Qarabag, squadra ormai abituata a queste imprese, che ha eliminato nettamente lo Young Boys Berna, è venuto fuori anche il nome del Gabala FC, formazione nata appena nel 2005, che ha estromesso il decadente Panathinaikos. Gli ateniesi, nonostante il gol di Berg, vanno a casa per aver subito due gol tra le mura amiche. Il brasiliano Dodò, il capitano, è stato l’eroe degli azeri. Nato nella Juventus brasiliana di san Paolo, è poi esploso nel torneo croato prima di arrivare in Azerbaijan. Il Gabala ha eliminato strada facendo la Dinamo Tblisi, il Cuckaricki, l’Apollon Limassol e quindi il Pana. Un cammino nemmeno facile tutto sommato.

Il salvataggio-Ajax. L’Ajax ha salvato la sua stagione europea per il rotto della cuffia. Gli ajacidi, dopo il risicato 1-0 interno, hanno sofferto sul campo dello Jablonec. La qualificazione è stata messa in salvo dal portiere della nazionale orange Cillessen, che ha respinto un giusto penalty accordato ai ceki e calciato da Gregus. L’Ajax ha evitato un’altra debacle di portata enorme, dopo l’esclusione dalla Champions League. Ce l’hanno fatta anche gli altri olandesi dell’AZ Alkmaar che hanno battuto per 2-0 il sorprendente Astra Giurgiu. Ma è andata malissimo, invece, al Southampton, estromesso dai modesti danesi del Mydtjaelland e ai belgi dello Standard Liegi, fatti fuori dall’ancora più piccolo Molde, club norvegese. L’Inghilterra, dopo il West Ham United, ha perso anche un’altra squadra. Ha salvato il proprio onore, invece, il Bordeaux nella lontanissima Almaty in Kazakhistan. I bordolesi hanno perso 2-1, ma si sono portati a casa la qualificazione.

Jasper Cillessen
I 7 gol del Borussia Dortmund. E’ andato a valanga il Borussia Dortmund, schiacciando per 7-2 l’Odd Skien. Tre gol li ha siglati Marco Reus, mentre Mikhtaryan, l’armeno, è salito già a quota 5 reti complessive. Anche i bielorussi della Dinamo Minsk sono ritornati nella fase a gironi, dopo l’exploit della scorso anno. Ci sarà da divertirsi in attesa dei gironi. Alla vincente dell’Europa League vanno 6,5 milioni di euro ed un posto nella fase a gironi della Champions League.

mercoledì 26 agosto 2015

Big Tel Aviv Derby, Maccabi-Hapoel Tel Aviv

 La qualificazione del Maccabi Tel Aviv ai gironi di Champions League è uno spunto importante per le nostre narrazioni. Ne approfitto per tirare fuori uno stralcio dal mio prossimo Football Fans in un capitolo che si parla del calcio israeliano e del derby di Tel Aviv tra il Maccabi e l'Hapoel.

di Vincenzo Paliotto


Big Tel Aviv Derby, Maccabi-Hapoel Tel Aviv

“Love Israel, Hate racism”, questo è uno degli slogan più ricorrenti sulle tribune del Bloomfield Stadium di Tel Aviv. Può sembrare strano che nel cuore di una delle città e dei paesi più martoriati dalla guerra degli ultimi due secoli possa provenire un coro di incoraggiamento ad evitare ulteriori spargimenti di sangue ed altro odio ed altra violenza.  Del resto per i tifosi dell’Hapoel Tel Aviv, squadra nata nel 1927, potrebbe trattarsi di una cosa quasi normale. Questo club fu, infatti, fondato quasi come diretta emanazione dell’Histadrut, il principale sindacato ebraico dei lavoratori, e pertanto la sua corrente ideologica si sposta senza mezzi termini a sinistra. Non a caso i biancorossi di Tel Aviv sono noti come la “squadra dei lavoratori” ed il suo gruppo ultras più importante, il Gate 5, va allo stadio con le bandiere rosse e l’effigie di Che Guevara. “Red or dead”, è uno degli slogan maggiormente gettonati dal gruppo. Oltretutto sostengono la fine delle ostilità contro i palestinesi e che Gerusalemme sia restituita ai loro legittimi proprietari. Un guanto di sfida esplosivo lanciato ormai da tempo ai cugini destroidi del Maccabi e agli ultranazionalisti del Beitar Gerusalemme. Quando queste sfide incrociano i loro destini nel calendario della stagione agonistica israeliana diventa difficile parlare soltanto di calcio. L’Hapoel d’altra parte nel 1981 vinse il titolo nazionale schierando tra gli altri l’arabo-israeliano Rifat Turk e creando allo stesso tempo un grande precedente storico nel calcio nazionale. Quelli dell’Hapoel inoltre stringono forti rapporti di amicizia ed ideologia politica con quelli del Bnei Sakhnin, squadra arabo-israeliana. Oltretutto l’Hapoel è anche una delle squadre più titolate del paese. Ha vinto 13 titoli e 14 coppe nazionali ed è stata la prima squadra del paese nel 1967 a vincere la Coppa dei Campioni d’Asia (battendo 2-1 i malesi del Selangor). Nelle coppe europee ha ottenuto il miglior risultato per una squadra israeliana, arrivando ai quarti di finale della Coppa UEFA nel 2001/2002, venendo a fatica eliminato dal Milan. Dopo la vittoria di misura sul neutro di Nicosia, l’Hapoel fu poi sconfitto per 2-0 a San Siro, dopo aver eliminato nel turno precedente il Parma, ma quella cavalcata europea rimane ancora oggi indimenticabile per i rossi di Tel Aviv. Addirittura cadde sotto i colpi dell’Hapoel anche il Chelsea (vittoria casalinga per 2-0 con i gol di Gershon e Clescenco e pareggio a Stamford Bridge con vantaggio di Osterc e pareggio di Zola).

 
La rivalità calcistica maggiore nel paese va di scena senza dubbio proprio a Tel Aviv, tra i due club più vincenti della città e del paese: il Maccabi Tel Aviv, nato nel 1906 e mai retrocesso, e l’Hapoel Tel Aviv. Entrambe danno vita al Big Tel Aviv Derby, mentre quando scendono in campo contro l’altra compagine cittadina del Bnei Yeuda, fondata nel 1936, disputano invece lo Small Tel Aviv Derby. L’attenzione per il derby tra Maccabi ed Hapoel è altissima in tutto il paese, anche perché questa rivalità chiama in causa contrapposizioni non soltanto calcistiche. Il Maccabi, infatti, club di prestigio assoluto è considerata la squadra degli ebrei (Maccabi d’altra parte è l’iconico eroe ebreo presente nella loro simbologia da oltre duemila anni) e del nazionalismo di destra del paese e si colloca in un’alleanza ben precisa con quelli che sono considerati i fratelli di sangue dell’Ajax Amsterdam, squadra dalla riconosciuta estrazione ebraica e che per ironia della sorte hanno affrontato in Champions League nel 2004/2005. Il Maccabi ha vinto 20 volte il campionato israeliano (record) ed in 22 occasioni la coppa nazionale (record) ed è l’unica squadra del campionato a non essere mai retrocessa, mentre ha trionfato due volte, fin quando le squadre israeliane la disputavano, la Coppa dei Campioni d’Asia, nel 1969 e nel 1971. I maggiori gruppi ultras che riempiono le tribune dello stadio Bloomfield sono il The 12th Player e il Maccabi-96. I colori sociali sono il gialloblu e questa polisportiva è molto quotata anche nel basket. Quelli dell’Hapoel vorrebbero trasmettere un messaggio maggiormente distensivo anche tante iniziative a carattere sociale rivolti ad un’integrazione assoluta tra le varie etnie e le varie religioni, ma nel calcio israeliano questa sembra un’utopia pura. Il calcio continua a permanere come un contenitore particolarmente esplosivo. Non a caso nell’ottobre del 2014 è andato in scena uno dei derby più violenti negli ultimi tempi a Tel Aviv. La tensione si è innalzata ancora di più quando Eron Zahavi, estroso attaccante di un certo prestigio, si è reso protagonista in negativo di un episodio contro la sua ex-tifoseria. Zahavi, infatti, dall’Hapoel era passato nel Palermo, ma al suo ritorno in patria aveva scelto la maglia degli odiati del Maccabi e proprio con i gialloneri aveva firmato un gol di prestigio nel derby, provocando il risentimento dei suoi ex-sostenitori. Il match fu caratteirizzato dalle invasioni di campo delle due tifoserie con ben 10 arresti complessivi. In tutto questo gli arancioni dello Bnei Yehuda riescono a coprire un ruolo alquanto marginale. Nato nel ’36, ha vinto il titolo nazionale nel 1990 e due volte la Coppa d’Israele, ma non riesce ad interferire con il blasone ed il prestigio delle concittadine.

venerdì 21 agosto 2015

EuropaLeague2016: Spettacolo e sorprese nei play-off


Gli ultras del PAOK hanno spinto la loro squadra alla
vittoria sonante
di Vincenzo Paliotto

 Uno spettacolo più che convincente, rimonte e risultati a sorpresa hanno caratterizzato la gara di andata del turno dei play-off di Europa League. Ancora una volta nessun risultato è rimasto scontato e lo spettacolo soprattutto è stato il grande protagonista. A cominciare dal Borusssia Dortmund, che in Norvegia a Skien è andato sotto di ben tre gol fino poi a capovolgere il risultato nella ripresa con doppietta di Aubameyang, Kagawa ed il gol finale di Mikhtaryan. Ma a proposito di rimonte non è stato da meno lo Zilina nella gara interna contro il più accreditato Athletic Bilbao. In questo caso i baschi si sono portati in vantaggio di due reti per essere poi rimontati nel gran finale dagli slovacchi, ricordiamolo rinforzati proprio dallo stampo di gioco e dai soldi provenienti da investitori dei paesi bassi. Il Presidente della compagine è Simon Tahamata, ex dell’Ajax. A sua volta l’AZ Alkmaar ha perso con identico punteggio e dopo essere andato in vantaggio di due gol sul campo del sempre vivo ed imprevedibile Astra Giurgiu.

Cinquina del PAOK. Un altro slovacco è salito, comunque, alla ribalta, ma che veste in questo caso la maglia del PAOK Salonicco. I greci sono stati brillanti protagonisti nel confronto casalingo contro il Brondby. I bianconeri hanno infatti trionfato per 5-0, grazie soprattutto ad una tripletta dello scatenato slovacco Robert Mak, salito a quota 6 gol complessivi e ad un passo nelle classifica dei marcatori da Matej Jelic attaccante croato dello Zilina e Robert Vittek, slovacco dello Slovan Bratislava. Gli altri gol del PAOK sono venuti da Pelkas e Rodrigues.

Il viaggio più lungo. Come era già stato preannunciato i kazaki del Kairat Almaty hanno sostenuto il viaggio più lungo nella storia delle competizioni europee per andare a giocare in casa del Bordeaux (nel 2002 in Intertoto i portoghesi delle Azzorre del Santa Clara ne avevano fatti circa 5.400 di km per andare sul campo dello Shirak in Armneia). I francesi hanno vinto di misura con gol del tunisino Khazri, ma avranno le loro difficoltà, non solo logistiche, per il match di ritorno. Le “asiatiche” hanno fatto comunque bene nelle loro partite. Infatti, gli azeri del Gabala quantomeno hanno impattato tra le mura amiche a reti bianche contro il Panathinaikos, mentre gli altri azeri e più esperti del Qarabag sono andati a vincere a Berna sul campo dello Young Boys e con gol del brasiliano Almeida. Cresciuto nel Santo Andrè, ma poi esploso in Portogallo nel Gil Vicente.

Il primo gol di Robin. Finalmente anche il calcio turco ha raccolto qualche soddisfazione internazionale in questo scorcio di stagione. E l’exploit esterno è arrivato per merito del Fenerbahce che torna in Europa dopo due anni di squalifica. I gialloblu del Bosforo sono andati a vincere di misura in casa dei greci dell’Atromitos con gol allo scadere di Robin Van Persie, arrivato da qualche settimana ad Istanbul. L’olandese volante potrà far bene anche in Turchia, dopo i numerosi successi in Olanda, Inghilterra e Spagna.

Le sorprese. Lo Standard Liegi se l’è vista brutta in Norvegia sul campo del Molde, perdendo per 2-0, mentre il Southampton non è andato oltre l’1-1 casalingo contro i danesi del Mydtjelland, mettendo a repentaglio già il proprio cammino europeo. Gli altri norvegesi del Rosenborg hanno, invece, dilagato per 3-0 a Bucarest contro la Steaua.  Risicato invece il successo interno dell’Ajax contro lo Jablonec. Una vittoria di misura certo poco rassicurante al momento.

giovedì 20 agosto 2015

Amarcord: Juventus-Udinese, il lampo di Galderisi


di Vincenzo Paliotto

 Per uno strano scherzo del calendario in rare occasioni Juventus-Udinese si è trovata ad essere in programma nelle primissime giornate del campionato italiano. Tuttavia, i Campioni d’Italia in carica si ritrovano nella stagione che è alle porte ad esordire invece proprio contro i friulani e tra le mura amiche. Gli intrecci tra le formazioni bianconere del nostro campionato sono molteplici, ma ad ogni modo il maggiore legame tra la Juventus ed i friulani rimane inderogabilmente quello legato al nome di Dino Zoff, probabilmente il miglior portiere del calcio italiano che, dopo gli esordi all’Udinese, con la maglia della Juventus e della Nazionale salì sul tetto del mondo. Nato a Mariano del Friuli il 28 febbraio del 1942, Zoff debuttò nell’Udinese il 24 settembre del 1961, nel giorno in cui i friulani beccarono cinque pappine nella trasferta di Firenze persa per 5-2. Tuttavia, i cinque gol incassati all’esordio furono paradossalmente il miglior viatico per Zoff verso il grande calcio. Difese in Serie A per 4 stagioni la porta del Mantova e per 5 quella del Napoli prima di passare nel ’72 alla Juventus, dove rimase fino al 1983, stabilendo record e primati e soprattutto vincendo tanto. Fu il campione silenzioso del nostro calcio, non esente da critiche, ma in grado di essere sempre atleticamente brillante ed efficace fino al titolo mondiale vinto nel 1982.

 
Gli episodi di amarcord tra Juve ed Udinese rimangono in qualche modo tanti, ma in questo caso l’attenzione si concentra sul match del 3 gennaio del 1982, quando alla ripresa del campionato i friulani di Mister Enzo Ferrari si recarono al Comunale. Una sfida che diventava interessante, in quanto per la prima volta Franco Causio, il Barone, affrontava i suoi ex-compagni juventini e proprio un gigantesco Zoff evitò a Causio in più di un’occasione di castigare la Vecchia Signora. Era un tempo in cui il calcio attraverso gli ex di turno probabilmente regalava le sue emozioni migliori. La Juve del Trap lanciata all’inseguimento della Fiorentina si schierò con: Zoff, Osti, Cabrini, Furino, Brio, Scirea, Marocchino, Tardelli, Virdis, Brady e Bonini. L’Udinese rispose con: Borin, Galparoli, Tesser, Gerolin, Cattaneo, Orlando, Causio, Bacchin, Miano, Orazi e Muraro. Trapattoni alla mezz’ora ebbe un problema con Tardelli e lo sostituì con il giovanissimo Giuseppe Galderisi, che aveva giocato uno scampolo di partita appena nella stagione precedente. Era un giovane molto valido, nativo di Vietri sul Mare, classe ’63, che la Juventus aveva scovato in quei suoi vivai e fucine di talenti sparsi soprattutto nell’Italia Meridionale come il Vietriraito appunto. Piccoletto di statura, ed infatti detto Nanu, Galderisi risolse quella difficile contesa al 52’, insaccando l’unico gol del match nella porta di Borin. Quel gol portò fortuna a Galderisi, che ne mise a segno altri 5 in quella stagione fortunata per la Juventus, in quanto chiusa con il 20esimo Scudetto. Il talento di Vietri sul mare avrebbe poi ricevuto altre soddisfazioni in carriera, come quella di vincere lo Scudetto anche a Verona nell’85. La Juve lo lanciò, lo sedusse e poi egli stesso andò clamorosamente a raccogliere successi anche in altre piazze. Giocò anche 10 volte in Nazionale e fu tra i primi tra Tampa Bay Mutiny e New England Revolution a tentare l’avventura nel nuovo soccer nordamericano.

venerdì 14 agosto 2015

FA Cup 2016: l'Extra Preliminary Round

di Vincenzo Paliotto
Quello di Ferragosto non è un giorno come un latro in Inghilterra. La più attesa festività estiva segna, infatti, per il calcio inglese anche l'inizio della più importante competizione del calcio nazionale. Il 15 agosto, infatti, debutta l'edizione 2015/2016 della FA Cup, l'ambitissima Coppa d'Inghilterra giunta alla sua 135esima edizione. Ben 368 squadre appartenenti ai Level della piramide inglese 9-10-11 incroceranno i propri destini in 184 confronti di calcio autentico e puro, magari dinanzi anche a poche decine di spettatori, che respireranno però la vera essenza della competizione più antica al mondo. Le squadre che passano il turno guadagnano le prime 1.500 sterline. Ogni turno infatti prevede una vincita in soldi fino alla finale.
 L'Extra Preliminary Round darà inizio così alla manifestazione e per le sue gare di replay ci sarà tempo fino al 20 agosto. Quindi il 29 agosto è previsto il Preliminary Round con altre 136 squadre che scendono in campo, più ovviamente le vincenti dell'Extra Preliminary Round.
 Anche quest'anno la FA Cup ha raccolto ai nastri di partenza ben 736 club iscritti, che daranno la caccia all'Arsenal, detentore del trofeo.

giovedì 13 agosto 2015

La Lazio incrocia il Bayer Leverkusen per il sogno Champions


di Vincenzo Paliotto

 Si gioca una bella fetta di credibilità il calcio italiano nel turno preliminare che potrebbe spalancare ad un’altra formazione della Serie A le porte della Champions League. Dopo il buon comportamento in Europa dei nostri club nella passata stagione, si attende in qualche modo una nostra conferma. Anche se dopo il tonfo nei preliminari di Europa League della Sampdoria, la Lazio di Pioli pare attesa ad un compito ancora più arduo, quello di sbarrare la strada ai tedeschi del Bayer Leverkusen, squadra abituata ai palcoscenici internazionali ed in buona saluta dal punto di visto tecnico ed economico, dettaglio di non poco conto per le dimensioni del calcio attuale.

Plastic club. Fondato nel 1904, il club di Leverkusen ha sempre vantato il suffisso di Bayer, in quanto da sempre è la squadra di una delle più note case farmaceutiche al mondo. Per questo negli ambienti della Bundesliga ha spesso subito la scomoda etichetta di “plastic club”, nel senso di club senza troppa tradizione calcistica. Ma, a differenza di un franchising calcistico in piena regola come quello instaurato di tori della Red Bull a Salisburgo e a Lipsia, l’attività calcistica del Bayer nacque effettivamente come supporto ludico e sportivo agli operai della casa farmaceutica, così come avvenne in casi analoghi per la Philips ad Eindhoven e per la Peugeot a Sochaux. Il Bayer ha sfiorato 5 volte il titolo, arrivando secondo, ha perso una finale di Champions League nel 2002 contro il Real Madrid, e si consola con una Coppa UEFA alzata al cielo nel 1988 ed una Coppa di Germania vinta nel 1993. Tuttavia, questi resteranno dettagli al momento di scendere in campo. Il nuovo allenatore Roger Schimdt, 46enne arrivato nel 2014 dalla Red Bull di Salisburgo, vanta un passato agonistico di poco conto, con diffuse presenze nel Verl, il Lippstadt ed il Paderborn. Poi ha iniziato ad allenare nel 2004 il Delbrucker, passando poi al Preussen Munster, al Paderborn, prima di approdare in Austria, vincendo campionato e coppa nel 2014. Al primo anno a Leverkusen ha raccolto un buon 4° posto.

Giulio Donati
La storia di Giulio. Il 25enne italiano Giulio Donati è una delle colonne di questa squadra, ma già dal 2013. Costituisce una delle storie più strane e contorte del nostro calcio. Non a caso questa storia curiosa appartiene all’Inter, società in grado di scoprire talenti per poi farseli clamorosamente sfuggire. Nato nell’Inter, Donati però non ha mai trovato spazio, se non nel Lecce, il Padova ed il Grosseto, dove quelli della Bayer andarono a prelevarlo. Con 26 presenze nell’Under 21 italiana, i tedeschi ne scoprirono talento e caratteristiche e quando qualcuno penso di riportarlo in Italia, il suo cartellino costava già tantissimo.

Il precedente. La Lazio ha già affrontato i farmaceutici nella sua storia europea. Era nel primo girone della Champions League del 1999/2000. Era una Lazio strepitosa: Sven Goran Eriksson in panchina, uno svariato numero di campioni in tutte le zone del campo (Salas, Boksic, Mihajlovic, Simeone, Nesta, Stankovic, Mancini etc.) e soprattutto i soldi, tantissimi, di Sergio Cragnotti, che fece della Lazio uno dei terminali del suo impero economico. I biancocelesti rimediarono due pareggi, entrambi per 1-1. In Germani segnarono Neuville e Mihajlovic, mentre a Roma Nedved e Kirsten. Anche il Bayer Leverkusen era un’altra squadra, con il “puma” brasiliano Emerson e quell’Ulf Kirsten, che dopo caterve di gol dall’altra parte del Muro, approfittò del professionismo per fare tanti gol in Bundesliga. C’era anche Gresko, ma meglio non ricordarlo agli interisti. La Lazio comunque passò il turno, mentre il Bayer fu relegato in Coppa UEFA.

 
Pioli indica la via per l'Europa
Dopo aver perso la Supercoppa Italiana in Cina, la Lazio prova a conquistare il suo primo obiettivo stagionale, che poi potrebbe risultare il più importante. L’accesso alla Champions League è un tassello cruciale per poter poi puntare in alto. Ma sulla sua strada Pioli trova il non docile Bayer. La Lazio ha dimostrato nella passata stagione solidità nel gruppo e forse risorse inattese.

sabato 8 agosto 2015

EuropaLeague2016: I play-off, gli accoppiamenti, le curiosità


di Vincenzo Paliotto

 Nonostante il caldo estivo, a grande velocità l’Europa League è già approdata al barrage dei play-off, quello che spianerà alle formazioni migliori il panorama della fase a gruppi. Non sono mancati spunti e sorprese interessanti da questi primi tre ricchi turni preliminari, ma il bello senza dubbio deve ancora venire.

In 65.190 per il Borussia Dortmund. I titolati e tifatissimi tedeschi del Borussia Dortmund, con in bacheca una Coppa dei Campioni nel 1997, sfideranno i non irresistibili norvegesi dell’Odd, che detengono il primato di essere la prima squadra ad essere stata fondata in Norvegia. Un primato che ad ogni modo rimane fine a se stesso, anche perché i teutonici hanno appena stabilito contro gli austriaci del Wolsfberger il primato di presenze per le gare dei turni preliminari nella competizione: ben 65.190, che ha polverizzato il precedente del 2011 appartenente agli odiati rivali dello Schalke 04, che a Gelsenkirchen ne avevano contati 52.34 . Vicini anche a quello assoluto di 67.553 della scorsa edizione in Dynamo Kiev-Everton (5-2). Molto lontano, tuttavia, da quello al momento insormontabile di  110.000 di Real Madrid-Ipswich Town (0-0) del 3 ottobre del 1973. Anche perché stadi con queste capienze omologate a livello europeo non esistono nemmeno più.

Ad oltre 7.000 km di distanza. Grande curiosità costituisce anche l’opportunità che si giocano i kazaki del Kairat Almaty, che sfideranno i francesi del Bordeaux. Dopo aver eliminato l’Aberdeen, il Kairat ci riprova, ma nel frattempo rinnova contro i transalpini il record del maggior numero di km da percorrere per una partita europea. Quasi 8.000 km la distanza che separa le sedi delle due squadre. 65 tifosi dell’Aberdeen nell’ultimo turno hanno percorso 7.869 per andare a vedere la loro squadra ad Almaty appunto, praticamente in Asia.

Le sfide che si ripropongono. Non mancano, tuttavia, nel tabellone quelle sfide che si sono già riproposte in precedenza come una sorta di amarcord. La giovane storia internazionale dei moldavi del Milsami Orhei soffre già di incubi. Infatti, i moldavi incrociano nuovamente i francesi del Saint Etienne, che già li mortificarono con un aggregate di 6-0 nel 2014. Si ripropone anche la sfida tra Rosenborg e Steaua Bucarest. Nel 2004 in Champions League la spuntarono i norvegesi: 1-1 a Bucarest e 3-2 a Trondheim. Mentre gli svizzeri del Thun vogliono tirare nuovamente uno sgambetto allo Sparta Praga, che eliminarono nel 2005/2006 con un gol di Selver Hodzic all’89’.

Ritorno a “casa”. La sfida più intrigante potrebbe riguardare i croati dell’Hajduk Spalato che ritornano in Repubblica Ceka per affrontare lo Slovan Liberec. Per loro sarà occasione anche di rendere omaggio e visita al pub U’ Fleku, dove nel 1911 alcuni studenti spalatini fondarono il loro glorioso ed amato club. Una sfida nella storia ed un clamoroso ritorno alle origini. Lo stesso Hajduk nella lontana Coppa UEFA del 1983/84 eliminò lo Sparta Praga nei quarti di finale. Perse di misura in trasferta e poi trionfò al Poljud con i gol di due mostri sacri per il club: Gudelj e Sliskovic.

EuropaLeague2016: Gli accoppiamenti dei play-off

Play-off round draw
Altach (AUT) v Belenenses (POR)
Steaua Bucureşti (ROU) v Rosenborg (NOR)
Viktoria Plzeň (CZE) v Vojvodina (SRB)
Ajax (NED) v Jablonec (CZE)*
Molde (NOR) v Standard Liège (BEL)
Žilina (SVK) v Athletic Club (ESP)
Zorya Luhansk (UKR) v Legia Warszawa (POL)
Milsami Orhei (MDA) v Saint-Étienne (FRA)
Young Boys (SUI) v Qarabağ (AZE)
PAOK (GRE) v Brøndby (DEN)
Girondins de Bordeaux (FRA) v Kairat Almaty (KAZ)
Dinamo Minsk (BLR) v FC Salzburg (AUT)
Slovan Liberec (CZE) v Hajduk Split (CRO)
Qäbälä (AZE) v Panathinaikos (GRE)*
Astra Giurgiu (ROU) v AZ Alkmaar (NED)
FC Krasnodar (RUS) v HJK Helsinki (FIN)
Lech Poznań (POL) v Videoton (HUN)
Rabotnicki (MKD) v Rubin Kazan (RUS)
Atromitos (GRE) v Fenerbahçe (TUR)
Southampton (ENG) v Midtjylland (DEN)
Odds BK (NOR) v Borussia Dortmund (GER)
Sparta Praha (CZE) v FC Thun (SUI)*

Dios jugò para Boca: l'avventura del Cruz Azul nella Libertadores

di Vincenzo Lacerenza (www.calciofuorimoda.blogspot.com)

Boca Juniors-Cruz Azul 3-1 dcr (28/06/2001, Copa Libertadores, finale di ritorno)
Boca Juniors: Cordoba, Bermudez, Rodriguez, Ibarra, Matellan, Traverso, Serna, Riquelme, Gaitan, Villareal (46' Gimenez), Delgado. All: Carlos Bianchi

Cruz Azul: Perez, Angeles, Gutierrez, Almaguer, Brown, Pinheiro, Hernandez, Campos ('Mora 66'), Galdames, Palencia, Cardozo. All: Josè Trejo

Marcatori: Palencia 45'

Arbitro: Gilberto Hidalgo (PER)

Per le formazioni messicane, come da prassi ormai consolidata, prima di accedere al tabellone definitivo della Copa Libertadores, c'è un ostacolo da superare: il barrage dal vago sapore di roulette russa con le compagini venezuelane. Si gioca con la formula del girone all'italiana: quattro squadre, due per ogni paese, si sfidano in gare di andata e ritorno; completano il quadro delle trentadue elette solo le prime due del raggruppamento. A rappresentare il paese centroamericano, scaldano i motori ai nastri di partenza, il Cruz Azul, campione in carica e l'Atlante, mentre il Deportivo Tachira, fresco vincitore del titolo nazionale, e il Deportivo Italchacao, giunto appena dietro ai campioni,  sono i due collettivi vinotinto designati per tenere alto il vessillo venezolano in giro per il Subcontinte. Come da pronostico, il Cruz Azul, non delude, centrando in scioltezza la tanto agognata qualificazione alla fase a gironi: Maquina Celeste e Deportivo Tachira, appaiate in vetta a quota dodici, staccano di tre lunghezze l'Italchacao e vedono dischiudersi le porte della Copa Libertadores.

venerdì 7 agosto 2015

Europa League 2016: Verso i play-off


di Vincenzo Paliotto

Budescu. Si chiama Valentin Costantin Budescu il nuove eroe di questa fase preliminare dell’Europa League. Il 26enne attaccante rumeno ha siglato la doppietta che ha consentito all’Astra Giurgiu di eliminare il West Ham United.  I due gol dell’ex-Petrolul Ploiesti, la squadra più odiata da quelli di Giurgiu, hanno ribaltato il provvisorio vantaggio di Lanzini. Gli altri inglesi del Southampton hanno, invece, passato facilmente con un altro gol dell’italiano Pellè.

Sorprese e gol pesanti. Tuttavia, le sorprese del terzo turno preliminare sono state ancora tante. Il Goteborg non ce l’ha fatta a superare i lusitani del Belenenses, mentre i ceki dello Jablonec hanno ribaltato il risultato a Copenaghen, superando 3-2 l’FC. I macedoni del Rabotnicki, squadra quasi senza tifosi, invece, hanno mandato a casa i quotati turchi del Trabzonspor. Ai supplementari un gol di Markoski ha gelato le ambizioni del caldo pubblico di Trebisonda. L’Omonia Nicosia non ha sfatato dal suo canto il suo tabù ed ha subito la verve esterna del Brondby, due volte in gol con il finlandese Pukki. Pesantissimo nei supplementari anche il gol del brasiliano William, che ha consentito agli slovacchi dello Zilina di eliminare gli ucraini del Vorskla Poltava, portatisi avanti di tre gol per ribaltare il punteggio dell’andata. Il 23enne brasiliano ex-Botafogo ed ex-Trencin ha poi siglato il gol della svolta.

Rheindorf Altach. Il Rheindorf Altach dà seguito al discreto momento del calcio austriaco, eliminando il Vitoria Guimaraes. Fondata nel lontana 1929, la squadra ha cessato più volta l’attività, fino a tornare in auge negli Anni Duemila ed approdare per la prima volta in Europa. La sua forza una sponsorizzazione forte, quella della Cashpoint, nota agenzia di scommesse. Insomma, il calcio austriaco dopo l’exploit in Champions del Rapid Vienna, vuole godersi anche il momento del piccolo Rheindrorf Altach, nome inedito alla platee europee. 

Gerard Gohu
Gerard Gohu. Quarto e decisivo gol per l’ivopriano del Kairat Almaty Gohu. Il suo punto consente il pareggio sul campo dell’Aberdeen e l’accesso ai play-off. Il Kairat e gli azeri del Gabala e del Qarabag sono le “asiatiche” ex-sovietiche che prenderanno parte ai play-off dell’Europa League. 26enne di Gagnoa, Gerard Gohu ha militato con Stella Club Abidjan, Hassania Agadir, Neuchatel Xamax, Denizlispor, Kayseiry, Krasnodar e quindi dal 2014 al Kairat.