1. Mielke e
lo StasiFootballClub.
Tratto da Stasi Football Club di Vincenzo Paliotto, Urbone Publishng editore, http://www.urbone.eu/obchod/stasi-football-club
Ad ogni modo, nello sport, la Germania Est
cominciò a vantare una tradizione prestigiosa e vincente fin dal secondo
dopoguerra, spopolando in particolar modo nell’atletica leggera e in altri
sport di squadra. Anche se molti di questi successi risulteranno poi amaramente
il frutto di un doping di Stato senza precedenti. Una somministrazione agli
atleti di sostanze dopanti elargita in maniera scientifica e con l’obiettivo
devastante di primeggiare, mettendo a repentaglio le stesse vite degli atleti.
Anche il calcio non sfuggiva a questa triste ed insopportabile logica.
Tuttavia, la Germania Est in ambito calcistico riuscì a ritagliarsi anche un
suo blasone internazionale. Il calcio nell’altra parte della Germania riusciva
in qualche modo pure a decongestionare la pressione del regime. Il Magdeburgo
vinse non a caso la Coppa delle Coppe
nel 1974 a Rotterdam ai danni del Milan e nello stesso anno la Dynamo Dresda
contese la qualificazione in Coppa dei Campioni al Bayern Monaco in un doppio
confronto epico ed esaltante. I tedeschi orientali riuscivano bene nel gioco
del calcio, non smentendo il dna calcistico da sempre radicato nel popolo teutonico.
In Germania da diversi decenni si giocava un buon calcio e questa non era certo
una novità. Nella parte socialista della Germania il primo campionato nazionale
si disputò nel 1948 e se lo aggiudicò la SC Planitz. Ad ogni modo, gli
equilibri importanti nel calcio del paese furono rotti qualche anno più tardi
dal capo della Stasi, la terribile polizia del regime tedesco-orientale, Erich
Mielke, che era nel frattempo diventato anche Presidente della Dynamo Berlino,
squadra destinata a dover diventare per forza di cose la squadra più forte del
campionato. Ad ogni costo anche contro le avversarie che spesso le erano
superiori sul campo. Mielke fu tra i fondatori della Stasi, che in un primo
momento si chiamava Kommisariat 5, e ne fu il Ministro dal 1957 al 1989. La
Dynamo Berlino nasceva, invece, nel 1953
sulle ceneri del Volkspolizei Berlin, la squadra della polizia locale, e dovette
in qualche modo iniziare la sua difficile ascesa nelle gerarchie del calcio
nazionale. In tal proposito Mielke creò i giusti presupposti, affinchè la sua
squadra potesse primeggiare incondizionatamente in campionato e non solo. Per
prima cosa si sbarazzò degli scomodi cugini del Vorwaerts Berlino, che avevano
tra l’altro vinto sei volte il campionato ed avevano giocato anche in Coppa dei
Campioni, trasferendoli forzatamente a Francoforte sull’Oder, città a due passi
dal confine polacco, ma il cui retaggio storico poco aveva da condividere con
la sede naturale dello storico e blasonato club. Mentre gli altri cugini
dell’Union Berlino venivano sistematicamente depredati dei loro migliori
giocatori. Ovviamente chi si rifiutava tra gli stessi giocatori veniva
rinchiuso nel carcere di Ruscherstrasse, gestito dalla stessa Stasi, sorte
analoga che poteva toccare anche a qualche stesso dirigente che ne ostacolasse
il trasferimento. Quindi, Mielke operò una vera e propria trasfusione di
energie e di risorse umane dalla Dynamo Dresda, la squadra fino a quel momento
più prestigiosa del paese e che aveva vinto il campionato nel ‘53, verso il suo
club. I migliori giocatori del paese, e
non ce ne erano pochi, in pratica dovevano servire la causa della Dynamo
Berlino, snaturando però lo stesso campionato di valori tecnici prioritari. La
Dynamo Dresda subì una vera e propria epurazione, che ovviamente fece
precipitare la squadra nelle divisioni inferiori fino all’anno della sua
risalita che avvenne soltanto nel 1962. Oltretutto i calciatori costretti a
trasferirsi a Berlino Est vissero in maniera drammatica quel passaggio forzato,
dovendo abbandonare le rispettive famiglie. Oltretutto era imposto di accamparsi
in un ostello, senza insomma neanche dare una svolta alla loro vita
professionale ed economica. I risultati in un primo momento non furono certo
lusinghieri. La Dynamo Berlino vinse la coppa nazionale nel 1959, una magra
consolazione tutto sommato per tutti gli sforzi leciti e non sostenuti dal suo
leader. Nel 1967 il club granata oltretutto fu costretto a ripartire dalla
serie cadetta, dopo una clamorosa retrocessione. Un purgatorio che durò l’arco
di una sola stagione, ma comunque umiliante. Poi dopo qualche piazza d’onore di
troppo collezionata, nel 1979 cominciò l’era del dominio assoluto della squadra
di Mielke, che sbaragliò letteralmente una concorrenza sempre più meravigliata
e bistrattata. Lo stesso Capo della Stasi nel 1978 al termine del campionato
non si congratulò con i campioni della Dynamo Dresda, ma preannunciò loro che
il momento magico dei gialloneri si chiudeva lì e ben presto i titoli sarebbero
stati ad appannaggio della Dynamo Berlino, che nel frattempo in campionato era
finita soltanto terza e sopravanzata anche dal Magdeburgo. Mielke non solo
continuò a depredare i club avversari dei migliori giocatori, ma adottò altri
accorgimenti infallibili per il successo inevitabile della sua squadra. Il
doping avanzò impietosamente all’interno dello spogliatoio della sua squadra,
così come avrebbero dichiarato diversi suoi giocatori, tra cui Falko Gotz.
Quindi, trovò la compiacenza di un arbitro, quale Adolf Prokop, che lo
accontentò, come dire, nei momenti topici e difficili dei vari campionati,
talvolta sfruttando anche l’operato di altri direttori di gara affiliati alle
sue disposizioni. Dal 1979 al 1988 la Dynamo Berlino vinse, infatti, ben 10
campionati consecutivi della Germania Est, mettendo in difficoltà qualsiasi
avversario per la concorrenza alla vittoria finale. Il Magdeburgo ed il Carl
Zeiss Jena in particolare non erano controllate da alcuna organizzazione
politica e partitica, mentre Lokomotive,
Chemie, Aufabau, Rotation e Turbine giocavano sotto le insegne di
organizzazioni di lavoro. Altre subivano degli improvvisi cambiamenti di
denominazioni e delle fusioni nella logica e nella storia del club assolutamente
improponibili. Come era già capitato del resto al Vorwarts ad esempio anche il
Wismut Aue si trasformò impropriamente in Wismut Karl Marx Stadt. Che
ovviamente fu snobbato dai tifosi vecchi e nuovi. D’altra parte il Wismut con
la città di Carlo Marx non c’entrava proprio niente. Il caso più clamoroso
riguardò quello dell’Empor Lauter, una squadra in rappresentanza di un piccolo
villaggio di appena 8.000 abitanti al confine con la Cecoslovacchia, che ebbe
la fortuna e la sventura allo stesso tempo di ritrovarsi al primo posto in
campionato. Harry Tisch, un potente uomo di partito e quasi a parità di poteri
di Mielke, ne decise lo sfaldamento e quindi la deportazione del suo intero
undici a Rostock per andare a rinforzare l’Hansa, la sua squadra del cuore. Il
trasferimento forzato avvenne su di un treno nel cuore della notte per evitare
rappresaglie da parte della popolazione locale, ma pare che fu inutile anche
questo tentativo.
Ma gli stravolgimenti calcistici nel fussball della Germania Est erano
all’ordine del giorno e ad un certo punto finivano anche per destare poca
meraviglia. Cosi come del resto accadde a Lipsia, centro calcistico di enorme
importanza. Il regime provvide in poco tempo a stravolgerne, o almeno a farlo,
le gerarchie cittadine anche in quel caso. Le fortune calcistiche
appartenevano, infatti, per gran parte ai biancoverdi del BSG Chemie Lipsia,
fondato nel 1899 e che aveva vinto il suo primo titolo nazionale nel ’51, dopo
la finale contro il Turbine Erfurt. Nel frattempo il regime di Berlino Est
aveva provveduto a rafforzare invece la posizione del più istituzionale
Lokomotive Lipsia, che sarebbe dovuta diventare la maggiore squadra della
città. Non a caso il Chemie fu depredato sistematicamente dei suoi migliori
elementi da destinare alla grandezza o presunta tale della Lokomotive. La
Chemie, quindi, raccolse gli scarti o poco più dei cugini e delle altre piccole
squadrette della città. Tuttavia, le imposizioni e gli aiuti del regime non
furono sufficienti alla Lokomotive, che infatti nel 1963/64 si vide il titolo
sottratto proprio dal Chemie Lipsia al culmine di una stagione strepitosa, in
cui la stessa Lokomotive subì una dura sconfitta per 3-0 nel corso del
campionato. Alfred Kunze, a cui è intitolato lo stadio del club, era l’allenatore
e probabilmente il nome più rappresentativo della squadra insieme al cannoniere
Bauschpiell. La vittoria in campionato valse una partecipazione alla Coppa dei
Campioni e delle statue di quegli eroi che oggi adornano lo stadio del club.
Quella del Chemie Lipsia fu una vittoria a dir poco clamorosa.
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