di Vincenzo Lacerenza
America di Città del Messico del 1978 |
Prima edizione, primi intoppi. Problemi di calendario
e trasferimenti costringono a rimandare l’esordio della manifestazione alla
primavera dell’anno successivo. Difficoltà che accompagneranno la competizione
in tutta la sua breve storia fino a segnarne la fine.
La prima finale, tra Estudiantes e Toluca,
si gioca così nel febbraio del 1969. La compagine messicana viene sconfitta in
casa, ma si rialza prontamente andando a vincere in Argentina. Nello spareggio
decisivo per l’assegnazione del trofeo, giocato a Montevideo, non c’è
però storia: l’Estudiantes liquida il Toluca con un perentorio
3-0. Sono Los Pincharratas i primi a potersi fregiare del titolo di
“Campioni d’America”.
Dopo tre anni di astinenza forzata, la Coppa torna a
disputarsi nel 1971. A contendersi l’eredità dell’Estudiantes sono i
messicani del Cruz Azul e gli uruguagi del Nacional Montevideo.
Allo Stadio Azteca di Citta del Messico finisce 1-1. Dopo quattro mesi
al Centenario di Montevideo il Tricolor si impone 2-1 sulla Maquina
Celeste e fa suo il trofeo.
Due successi delle squadre latinoamericane in
altrettante edizioni. Un’umiliazione troppo grande per la Concacaf.
Bisogna correre ai ripari, serve qualcosa per invertire la tendenza. L’aiutino
non tarda ad arrivare. Nella terza e la quarta edizione le partite di andata e
ritorno si disputano ambedue in casa dei Campioni del Nord America. L’handicap
non basta per frenare la superiorità tecnica dell’Independiente, capace
di portarsi a casa entrambe le edizioni. Nemesi o forse semplicemente manifesta
superiorità delle squadre del Sud.
Per
vedere una squadra nordamericana trionfare, interrompendo il monopolio
sudamericano, bisogna attendere il 1978. A compiere l’impresa è il Club
America. Dopo aver perso 3-0 alla Bombonera, Las Aguilas
vincono 1-0 tra le mura amiche, acquisendo il diritto allo spareggio (all’epoca
non contava l’aggregato).
E’ il 14 Aprile 1978. Allo Stadio Azteca è
forte la voglia di essere la prima squadra nordamericana a mettere il trofeo in
bacheca. Il supporto del pubblico non manca, il collettivo azulcremas fa
il resto. La partita non comincia però sotto il migliore degli auspici. Il Boca
parte forte: proiezione laterale di Bordon, palla al centro per Pavon,
il lungo attaccante anticipa il diretto marcatore e insacca la rete del
vantaggio. Partita in salita per i gialli di casa, bravi a non scomporsi e scaltri
a trovare il goal del pari con Josè de Jesus “El Guero” Aceves.
Partita infinita. Lo spareggio si trascina ai tempi supplementari. Una lunga
agonia o un lungo percorso verso la gloria eterna. Quando ormai la sagoma dei
calci di rigore si profila all’orizzonte, l’arbitro decreta un calcio di
punizione dal limite per l’America. La zolla preferita da Carlo Enzo
Reinoso Valdenegro. Lo stadio trattiene il fiato. Sospeso tra sogni e
speranze. Galeggiante tra utopia e realtà. Dicono che l’attesa sia più appagante
dell’evento in sè. Quel giorno però non è cosi. Quel giorno teoretica e modi di
dire non contano nulla. Conta solo lui, El Maestro. Posiziona
accuratamente la sfera, due passi indietro per calibrare meglio le distanze e
via con la corsa verso la gloria. La palla scavalca la barriera e diventa
imprendibile per El Loco Gatti, il leggendario portiere del Boca
Juniors. E’ l’apoteosi. Finalmente l’attesa è finita. Il Club America
è la prima squadra nordamericana ad alzare al cielo la Coppa Interamericana.
Più tardi la competizione verrà ribattezzata
ironicamente “Coppa Confraternidad“. Non mancheranno nemmeno episodi di
violenza come quello avvenuto nella finale del 1991. Siamo a Città del Messico.
Si sta giocando la finale di ritorno tra America e Olimpia,
quando al 50′ scoppia una megarissa. L’arbitro perde il controllo della
situazione e sospende la partita. La contesa verrà riaperta soltanto dopo aver
espulso un calciatore per parte e l’allenatore dei messicani Carlos Miloc,
reo di aver rivolto una raffica di calci e pugni ad un calciatore paraguaiano.
L’America riuscirà comunque a conquistare la coppa, mentre Miloc verrà
immediatamente esonerato.
Il cuore della Coppa Interamericana cessa di battere
nel 1998 a Fort Lauderdale con la vittoria di una squadra della Concacaf,
il DC United. Evento, quasi un hapax legomenon, incapace di stravolgere
le gerachie della manifestazione. La rarità sarà anche affascinante, ma
difficilmente è rivoluzionaria. Almeno nel calcio. Basta infatti dare uno
sguardo all’albo d’oro per accorgersi del dominio e dell’egemonia delle squadre
latine. Sono solo tre le squadre targate Concacaf uscite vittoriose dai
confronti con le compagini sudamericane: America (1977), UNAM
(1980) e DC United (1998). Nel corso della sua storia l’Interamericana
si è disputata in molte differenti modalità: partite di andata e ritorno,
partita unica, due partite in uno stesso Paese. Inoltre, variò anche il sistema
di definizione del vincitore in caso di parità: dapprima era previsto uno
spareggio, poi furono introdotti i tempi supplementari, con tiri di rigore in
caso di permanenza del pareggio.
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