Il calcio italiano (cerchiamo di tenere questo
concetto sempre più frequentemente vivo) può contare storicamente su tanti
campioni, anche se molte volte alcuni di questi sono emarginati in maniera
voluta o a volte un po’ distratta dalle attenzioni dei grandi club. Talvolta si
preferisce investire su nomi esotici, presunti campioni o tali, mentre si
trascura la scuola calcistica italiana. Rolando Bianchi e Fabrizio Miccoli
infatti hanno infiammato l’ultima giornata del campionato italiano, con
prodezze rispettivamente diverse, ma entrambe meritevoli di essere rammentate.
Bianchi e Miccoli rispettivamente difendono i colori di due nobili squadre
italiane, il Torino ed il Palermo, ma per motivi diversi entrambi gli
attaccanti da sempre sono sulle cresta dell’onda pur senza mai spiccare il volo
decisivo.
Bianchi nella vittoriosa e trionfale trasferta
dei granata sul campo dell’Atalanta (vittoria per 5-1) ha realizzato il suo
70esimo gol con la maglia del Torino, arrampicandosi al decimo posto dei
migliori marcatori di sempre con la maglia dei torinesi, non una roba qualunque.
Infatti, Bianchi appaia in decima posizione uno dei miti, quell’Ezio Loik che
fu protagonista indelebile del calcio italiano e soprattutto del Grande Torino.
Una domenica da non dimenticare per Rolando Bianchi, che nel 2007/2008 provò
anche l’avventura estera al Manchester City, in quanto in Italia pare che non
avesse più estimatori, anche se quando militava nella Reggina lo chiamavano Rolandinho per le sue abilità tecniche.
Qualcuno ha parlato di carattere un po’ difficile, anche se Bianchi è attualmente
nella storia del Torino.
In terra sicula invece Fabrizio Miccoli ha
deliziato la sua platea con una tripletta sontuosa, suggellata con un gol quasi
da centrocampo di rara bellezza e di chiaro stampo sudamericano. L’indole
calcistica di Miccoli, salentino doc, si identifica con i classici numeri d’alta
scuola del calcio sudamericano, non a caso è da sempre un estimatore di Diego
Armando Maradona. In una grande del calcio italiano ci è arrivato Miccoli, ma
la stessa Juventus lo spedì poi in Portogallo al Benfica per tenerlo lontano
dal calcio italiano e dalle piazze che contano. Ma Miccoli è uno che il calcio
lo gioca meravigliosamente e soprattutto non è uno che scende a compromessi. Il
tatuaggio di Che Guevara che ha disegnato sulla sua coscia ne identifica il
carattere e forse anche la classe. Bianchi e Miccoli insomma non sono due
calciatori ormai più giovanissimi, ma le loro prodezze faranno ancora parlare.
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