Il
10 maggio del 1981 vertiginosamente cresce nel nostro paese il tasso di
anti-juventinità. Infatti, un episodio da moviola che fa abbastanza discutere
decide le sorti del peraltro bellissimo campionato del 1980/81. Lottano infatti
per il tricolore quasi alla pari ben tre squadre: la solita Juventus del Trap,
la Roma del “barone” Liedholm ed il Napoli autentica rivelazione di Rino
Marchesi. Agli sgoccioli del calendario alla 28esima giornata la Juve nel
vecchio Comunale ospita con un punto di vantaggio in classifica proprio il
lanciato undici capitarono. Il match è teso ed equilibrato, ma complessivamente
forse meglio giocato dalla squadra ospite. Ben oltre la metà della ripresa
comunque la squadra giallorossa riesce ad andare anche in gol. Elaborata azione
offensiva che si conclude con un prepotente e mortifero colpo di testa di Ramòn
Turone, granitico difensore già del Genoa e del Milan. Zoff non può arrivare
sull’acrobatica incornata, ma tra i festeggiamenti romanista arriva il fischio
del signor Paolo Bergamo di Livorno, ma non per convalidare il gol bensì per
annullarlo per un fuorigioco quasi impercettibile.
Le polemiche conseguenti abbondano. Si grida
allo scandalo ed il Presidente della Roma Dino Viola parla di “questione di
centimetri”, una terminologia che purtroppo farà la storia del calcio italiano.
La Juve non perde la vetta e conquista un altro Scudetto, andando a beffare
anche il Napoli al San Paolo. Ma Juventus-Roma non sarà mai più una partita
come le altre. Le due squadre caratterizzeranno con un’autentica rivalità il
calcio italiano degli Anni Ottanta.
Anche il film Ultrà con Claudio Amendola impernia la cruda rivalità
calcistica nella sfida tra romanisti e juventini.
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