di Vincenzo Paliotto (tratto da Fan’s n. 261)
Non
era mai successo nella portata di queste dimensioni in precedenza che una
manifestazione di caratura continentale per squadre nazionali riportasse un
così elevato numero di incidenti tra le tifoserie. La Coppa Europa che si sta
giocando in queste settimane, disseminata tra gli stadi della Polonia e
dell’Ucraina, è balzata agli onori della cronaca anche per le intemperanze
delle sue tifoserie. Il campionato continentale per nazionali giocatosi per la
prima volta in paesi dell’est europeo ha favorito l’evidenziarsi
dell’accrescersi dei fenomeni ultras proprio nelle nazioni dell’Europa
orientale. Oltretutto il motore organizzativo dei vertici UEFA anche in questo
caso non è rimasto indenne da errori strategici e di valutazione. I supporters
russi in primo luogo, infatti, sono stati completamente sottovalutati. Sbarcati
numerosi nella vicina Polonia, hanno già creato problemi nella prima partita
della loro squadra al cospetto della Repubblica Ceca a Breslavia, ma hanno poi
provocato disordini oltremodo pesanti alla vigilia del match successivo, quello
che opponeva la Russia di Advocaat alla Polonia nel catino di Varsavia. Le
autorità polacche, incoraggiate anche dai vertici UEFA, hanno autorizzato una
marcia di oltre 5.000 tifosi russi sul ponte che attraversa la Vistola per
festeggiare ed incoraggiare il giorno che ricordava la loro indipendenza. Una
decisione ed una manifestazione che ha fatto infuriare e non poco gli ultras
polacchi che hanno assaltato il corteo dei russi, provocando ovviamente scontri
cruenti che hanno registrato quasi 200 arresti e numerosissimi feriti, di cui
alcuni anche in gravi condizioni. Ma anche in questo caso le reazioni da parte
polacca erano più che prevedibili. I russi prima ed i sovietici poi hanno da
sempre assoggettato la Polonia sia politicamente che economicamente, provocando
in tutto il paese delle pesanti ed ovvie rivalità. Oltretutto il movimento
ultras polacco è tra i più organizzati e violenti del panorama europeo. Gli
ultras in Polonia, ad ogni modo, storicamente hanno spesso dato anche una
svolta al profilo politico e sociale del paese. Solidarnosc, il movimento al cui capo era Lech Walesa, che
contribuì alla causa per cui la Polonia riuscì in qualche modo a staccarsi
dall’orbita sovietica, beneficiò anche della spinta degli ultras del Lechia
Danzica e dello Slask Wroclaw. Probabilmente il derby tra Polonia e Russia lo
avrebbero evitato tutti sin dal principio. In effetti la UEFA aveva promesso
alla Russia che avrebbe giocato le proprie partite possibilmente in Ucraina, ma
poi il sorteggio, complice la manina di Marco Van Basten, ha dirottato la
squadra di Advocaat proprio nel girone di Varsavia e della Polonia, creando in
effetti non pochi problemi.
Dopo la caduta del controllo comunista, il
fenomeno ultras polacco è venuto fuori in maniera ancora più evidente, con
tifoserie come quelle del Lech Poznan, del Legia Varsavia, del Wisla Cracovia e
del KS Cracovia capaci di creare disordini ed intemperanze in qualsiasi stadio
polacco e d’Europa. In Polonia il fenomeno ultras è ben radicato ogni più
lecita aspettativa. Quello che da queste parti chiamano l’ustakwa (combattimento organizzato) è un vero e proprio modo quasi
codificato delle tifoserie di affrontarsi e scontrarsi. Per lo più gli ultras
polacchi si scontrano lontano dai centri urbani e dagli stadi. Qualcuno li ha
definiti neonazisti, ma in realtà sono più identificabili come
ultranazionalisti, in quanto allo stesso modo odiano i tedeschi ed i russi e
difendono i simboli e le tradizioni della Polonia.
In Russia, invece, l’ustakwa rappresenta quasi un torneo parallelo al campionato di
calcio vero e proprio. Si chiama Fair Play la graduatoria speciale che stilano
gli ultras, che si scontrano come i polacchi del resto a parità di numero,
senza armi e lontano dai centri urbani. Quelli che si mettono più in evidenza
sono quelli dello Spartak Mosca e del CSKA, ma si fanno rispettare anche quelli
dello Zenit San Pietroburgo. Il fenomeno ultras in Russia trova le proprie
origini negli Anni Settanta, ma è esploso ovviamente dopo la caduta del
comunismo. A Mosca e dintorni si parla di veri e propri hooligans. In Polonia
probabilmente gli ultras sono ancora legati al modello skinhead degli Anni Novanta,
mentre in Russia gli ultras sembrano quasi modernizzati e forse anche più
ricchi economicamente. Del resto i russi non hanno mancato di creare pesanti
disordini anche nell’ultima partita che li ha visti opposti alla Grecia, che ha
sancito tra l’altro la clamorosa eliminazione della loro squadra.
Non sono mancati all’appello neanche gli
ultras croati che si sono scontrati nella prima partita con gli irlandesi e poi
hanno creato disordini nel match contro l’Italia. Qualche tafferuglio prima del
fischio d’inizio e poi lancio di fumogeni e bengala sul terreno di gioco nel
corso della gara, ma si erano preoccupati anche di fischiare l’inno nazionale
italiano e lanciare una banana nei confronti di Mario Balotelli con chiari toni
razzisti. Gli ultras in Croazia del resto vantano una tradizione di non poco
conto. Nel 1950 a Spalato nacque il primo gruppo del tifo organizzato in Europa
la Torcida dell’Hajduk, capeggiata da Venceslav Zuvela, che per questo motivo
fu anche arrestato dalle autorità comuniste dell’epoca. A Belgrado mal
digerirono la vittoria in campionato dell’Hajduk ai danni della Stella Rossa,
grazie al sostegno dei rumorosi tifosi spalatini.
Non sarà una Coppa Europa facile per l’ordine
pubblico. La competizione che si svolge in Polonia ed Ucraina non è nata
proprio sotto una buona stella e le conseguenze di verificheranno fino alla
finale in programma Kiev. I vertici UEFA ancora una volta hanno sottovalutato
qualche dettaglio di non poco conto.
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