giovedì 21 giugno 2012

La Coppa Europa e le intemperanze dei suoi ultras


di Vincenzo Paliotto (tratto da Fan’s n. 261)

 Non era mai successo nella portata di queste dimensioni in precedenza che una manifestazione di caratura continentale per squadre nazionali riportasse un così elevato numero di incidenti tra le tifoserie. La Coppa Europa che si sta giocando in queste settimane, disseminata tra gli stadi della Polonia e dell’Ucraina, è balzata agli onori della cronaca anche per le intemperanze delle sue tifoserie. Il campionato continentale per nazionali giocatosi per la prima volta in paesi dell’est europeo ha favorito l’evidenziarsi dell’accrescersi dei fenomeni ultras proprio nelle nazioni dell’Europa orientale. Oltretutto il motore organizzativo dei vertici UEFA anche in questo caso non è rimasto indenne da errori strategici e di valutazione. I supporters russi in primo luogo, infatti, sono stati completamente sottovalutati. Sbarcati numerosi nella vicina Polonia, hanno già creato problemi nella prima partita della loro squadra al cospetto della Repubblica Ceca a Breslavia, ma hanno poi provocato disordini oltremodo pesanti alla vigilia del match successivo, quello che opponeva la Russia di Advocaat alla Polonia nel catino di Varsavia. Le autorità polacche, incoraggiate anche dai vertici UEFA, hanno autorizzato una marcia di oltre 5.000 tifosi russi sul ponte che attraversa la Vistola per festeggiare ed incoraggiare il giorno che ricordava la loro indipendenza. Una decisione ed una manifestazione che ha fatto infuriare e non poco gli ultras polacchi che hanno assaltato il corteo dei russi, provocando ovviamente scontri cruenti che hanno registrato quasi 200 arresti e numerosissimi feriti, di cui alcuni anche in gravi condizioni. Ma anche in questo caso le reazioni da parte polacca erano più che prevedibili. I russi prima ed i sovietici poi hanno da sempre assoggettato la Polonia sia politicamente che economicamente, provocando in tutto il paese delle pesanti ed ovvie rivalità. Oltretutto il movimento ultras polacco è tra i più organizzati e violenti del panorama europeo. Gli ultras in Polonia, ad ogni modo, storicamente hanno spesso dato anche una svolta al profilo politico e sociale del paese. Solidarnosc, il movimento al cui capo era Lech Walesa, che contribuì alla causa per cui la Polonia riuscì in qualche modo a staccarsi dall’orbita sovietica, beneficiò anche della spinta degli ultras del Lechia Danzica e dello Slask Wroclaw. Probabilmente il derby tra Polonia e Russia lo avrebbero evitato tutti sin dal principio. In effetti la UEFA aveva promesso alla Russia che avrebbe giocato le proprie partite possibilmente in Ucraina, ma poi il sorteggio, complice la manina di Marco Van Basten, ha dirottato la squadra di Advocaat proprio nel girone di Varsavia e della Polonia, creando in effetti non pochi problemi.


 Dopo la caduta del controllo comunista, il fenomeno ultras polacco è venuto fuori in maniera ancora più evidente, con tifoserie come quelle del Lech Poznan, del Legia Varsavia, del Wisla Cracovia e del KS Cracovia capaci di creare disordini ed intemperanze in qualsiasi stadio polacco e d’Europa. In Polonia il fenomeno ultras è ben radicato ogni più lecita aspettativa. Quello che da queste parti chiamano l’ustakwa (combattimento organizzato) è un vero e proprio modo quasi codificato delle tifoserie di affrontarsi e scontrarsi. Per lo più gli ultras polacchi si scontrano lontano dai centri urbani e dagli stadi. Qualcuno li ha definiti neonazisti, ma in realtà sono più identificabili come ultranazionalisti, in quanto allo stesso modo odiano i tedeschi ed i russi e difendono i simboli e le tradizioni della Polonia.

 In Russia, invece, l’ustakwa rappresenta quasi un torneo parallelo al campionato di calcio vero e proprio. Si chiama Fair Play la graduatoria speciale che stilano gli ultras, che si scontrano come i polacchi del resto a parità di numero, senza armi e lontano dai centri urbani. Quelli che si mettono più in evidenza sono quelli dello Spartak Mosca e del CSKA, ma si fanno rispettare anche quelli dello Zenit San Pietroburgo. Il fenomeno ultras in Russia trova le proprie origini negli Anni Settanta, ma è esploso ovviamente dopo la caduta del comunismo. A Mosca e dintorni si parla di veri e propri hooligans. In Polonia probabilmente gli ultras sono ancora legati al modello skinhead degli Anni Novanta, mentre in Russia gli ultras sembrano quasi modernizzati e forse anche più ricchi economicamente. Del resto i russi non hanno mancato di creare pesanti disordini anche nell’ultima partita che li ha visti opposti alla Grecia, che ha sancito tra l’altro la clamorosa eliminazione della loro squadra.

 Non sono mancati all’appello neanche gli ultras croati che si sono scontrati nella prima partita con gli irlandesi e poi hanno creato disordini nel match contro l’Italia. Qualche tafferuglio prima del fischio d’inizio e poi lancio di fumogeni e bengala sul terreno di gioco nel corso della gara, ma si erano preoccupati anche di fischiare l’inno nazionale italiano e lanciare una banana nei confronti di Mario Balotelli con chiari toni razzisti. Gli ultras in Croazia del resto vantano una tradizione di non poco conto. Nel 1950 a Spalato nacque il primo gruppo del tifo organizzato in Europa la Torcida dell’Hajduk, capeggiata da Venceslav Zuvela, che per questo motivo fu anche arrestato dalle autorità comuniste dell’epoca. A Belgrado mal digerirono la vittoria in campionato dell’Hajduk ai danni della Stella Rossa, grazie al sostegno dei rumorosi tifosi spalatini.

 Non sarà una Coppa Europa facile per l’ordine pubblico. La competizione che si svolge in Polonia ed Ucraina non è nata proprio sotto una buona stella e le conseguenze di verificheranno fino alla finale in programma Kiev. I vertici UEFA ancora una volta hanno sottovalutato qualche dettaglio di non poco conto.


Nessun commento:

Posta un commento