giovedì 12 dicembre 2019

Lakhdar Belloumi e la Juve


di Vincenzo Paliotto
 Ci poteva essere un nome algerino prima di quello di Zidane nella storia della Juventus, ma questa incontro con la storia non avvenne per poco o quasi, o per le sfortune agonistiche del campione in questione. Lakhdar Belloumi, meglio noto anche come Le Magicien, era il vero fuoriclasse del calcio algerino all’inizio degli Anni Ottanta, forse anche più del talentuoso Rabah Madjer, meglio noto come il Tacco di Allah. Ma la sorte lo avrebbe tradito nel momento migliore della sua carriera. Nato a Mascara, a nord-ovest di Algeri, era il vero orgoglio della popolazione locale, che peraltro portò al successo nel campionato nazionale del 1984, quando da sempre il massimo torneo del paese era spesso o quasi sempre ad appannaggio delle compagini della capitale. Si spostò poi nel corso della sua carriera anche ad Orano ed ad Algeri stessa, ma la sua vita e la sua carriera agonistica erano legate ad un filo doppio ed inscindibile con la sua città natale. Il titolo arrivò peraltro con una sola lunghezza di vantaggio nei confronti dell’USM El Harrach e di due sul Jet Tizi-Ouzu. Era oltretutto anche la stella indiscussa della nazionale algerina, che nel 1982 conquistò la sua prima storica qualificazione alla Coppa del Mondo, dove venne eliminata soltanto per la losca combine tra Austria e Germania Ovest, dopo che gli stessi algerini avevano messo in riga i portenti teutonici con i gol proprio di Belloumi e di Madjer. Aveva in precedenza conquistato il 2° posto alla Coppa d’Africa del 1980. In nazionale avrebbe totalizzato ben 100 presenze con 27 gol all’attivo.  Il calcio giocato da Belloumi era essenzialmente estroso, ricco di tecnica e di talento, dove abbondavano giocate sopraffine, un fase di palleggio persino minuziosa ed estremamente tecnica ed in cui primeggiavano le virtuose giocate con l’esterno del piede e con il colpo di tacco. La sua classe venne premiata con il Pallone d’Oro africano del 1981, uno tra i tanti riconoscimenti ricevuti in carriera. Secondo i bene informati, tra gli inventori del blind pass, cioè il passaggio come dire “no look”.
 Il 5 febbraio del 1985, ad ogni modo, la Grande Juve di Michel Platini e Zibì Boniek tra gli altri, scese nel gremitissimo Stadio 5 luglio 1962 di Algeri per un’amichevole di cartello contro la nazionale algerina. La Juventus del Trap era detentrice dello Scudetto ed aveva vinto la Coppa delle Coppe a Basilea ed ancora da poche settimane si era fregiata della Supercoppa Europea, dopo aver battuto il Liverpool. La trasferta nordafricana ovviamente riservava un lauto ingaggio da parte della federazione algerina e quindi l’intento di sostenere buoni rapporti con un movimento calcistico africano sempre più importante. Di certo la Juventus non si attendeva di essere messa in seria difficoltà dalla nazionale algerina, che vinse quell’incontro per 3-2 tra il tripudio anche giustificato della sua gente. Aprì le marcature Maroc al 7’, ma Boniek impattò al 41’ e quindi Prandelli firmò il gol del sorpasso al 54’. Lo stesso Belloumi ristabilì la parità al 57’, prima che Meghichi all’80’ firmasse il definitivo punto del 3-1.  La prestazione di Belloumi, comunque, fu talmente esaltante che proprio la Juventus si mise sulle tracce del numero 10 dell’Algeria, scoprendo al contempo che anche il Barcellona così come il Paris Saint Germain avevano fatto richieste al fantasista del Mascara. La Juve temeva che prima o poi Platini avesse accettato le laute richieste di altri club, soprattutto stranieri, che ogni giorno pervenivano alla sede bianconera e quel Belloumi, che veniva dal deserto del Nord Africa, poteva essere il suo sostituto ideale.

 Belloumi era, però, impegnato a livello di club con il suo Mascara anche nella faticosa Coppa dei Campioni d’Africa, che nei sedicesimi vedeva opposta la sua squadra agli ostici libici dell’Itihad di Tripoli. In particolare i derby tra le formazioni nordafricane da sempre sono molto combattuti dal punto di vista fisico ed estremamente spigolosi dal punto di vista ambientale. Fu così che intorno al 20’ il difensore libico ed anche della nazionale Bani con un intervento rude e scomposto attentò alla incolumità stessa del centrocampista algerino. Un intervento durissimo che provocò la rottura della tibia destra di Belloumi. La diagnosi al termine della partita fu impietosa, con Belloumi costretto a rimanere lontano dal terreno di gioco per almeno 8 mesi. Il grave infortunio allontanò dal suo nome le pretendenti, in particolare di quella Juventus che lo avrebbe portato in Italia a far brillare la sua classe ed il suo talento. Belloumi rinunciò a quel grande sogno e decise di servire quanto più a lungo possibile la causa del suo Mascara, dove chiuse la carriera a 41 anni suonati tra il tripudio della sua gente. Dispensò ancora numeri di alta classe fino al ritiro definitivo dalle scene calcistiche. Per tutta l’Africa, che lo vide giocare in ogni angolo del continente, rimarrà per sempre Le Magicien. Il Magico.

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