di Vincenzo Paliotto
Quel giorno
Eusebio si augurava che non fosse mai arrivato o quantomeno pensava che quella
scelta non sarebbe stata poi così sofferta e difficile. Ma la pantera nera si accorse con ritardo e
con la dovuta consapevolezza che giocare contro il grande amore della sua vita,
il Benfica, proprio non gli sarebbe riuscito. Nella stagione del 1976/77
Eusebio era rientrato in patria, dopo essersi disimpegnato tra il 1975 ed il
1976 sia nel nascente campionato della NASL nordamericana che in quello
messicano. Pochi scampoli di partita utili comunque ai nordamericani ad
aiutarli a credere di aver un campionato vero e qualche dollaro per Eusebio da
incamerare nonostante qualche infortunio. Poi la NASL andava per qualche mese
in vacanza ed Eusebio decise di tornare in Portogallo. Lo corteggiarono con
insistenza quelli dello Sporting Lisbona, ma Eusebio non riuscì ad accettare
quelle offerte da parte di quelli che da sempre sono gli eterni rivali degli encarnados. Allora firmò con non poco di
stupore per il piccolo Beira-Mar di Aveiro, squadra condannata a lottare per la
salvezza e con la speranza di lanciare qualche buon giocatore. Alla giornata
numero 12 del campionato lusitano del 5 gennaio del 1977, però, Beira
Mar-Benfica era in calendario all’Estadio Mario Duarte. Eusebio accettò di
scendere in campo soltanto pochi minuti prima della partita. Affrontare il
colore e la storia di quelle maglie gli procurava dolore. Il Benfica
dell’inglese John Mortimore passò al 19’ con Chalana e quindi pareggiarono i
padroni di casa al 26’ con Abel Miglietti. Poi nuovo vantaggio benfichista al
30’ con Pietra e nuovo pareggio giallonero al 56’ questa volta di Felix Soares.
Tutto sembrava potesse succedere in quella partita dall’esito che alla vigilia
sembrava scontato. persino che il Beira Mar nella fase cruciale della partita
beneficiasse di un calcio piazzato dal limite, una posizione dalla quale
Eusebio di gol ne aveva fatti tanti. Ma la pantera
nera quella volta non se la sentì, così come avrebbe ulteriormente
testimoniato il giovane Antonio Sousa ( che poi ebbe una luminosa carriera al
Porto) qualche tempo più tardi. Eusebio si rifiutò di tirare e qualche minuto
dopo uscì anche dal campo per lasciare spazio allo spagnolo Tebecas. Eusebio
non ce l’aveva fatta. Gli passarono davanti agli occhi le caterve di reti
segnate con la maglia benfichista, la Coppa dei Campioni, gli scudetti, le
coppe e quei Palloni d’Oro e Scarpa d’Oro che tante volte aveva portato in
trionfo all’Estadio Da Luz. Ma tradire la sua gente così sarebbe stato troppo.
Il Benfica vinse poi anche quel campionato ed Eusebio continuò a giochicchiare,
persino nella seconda divisione lusitana, lì dove il suo Benfica non lo avrebbe
potuto incontrare.
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