di Vincenzo Paliotto
1935-1947: la fantastica
nazionale argentina
Vicente De La Mata |
La
lenta ripresa. La finale della Coppa Rimet del 1930, giocata
a Montevideo e vinta dall’Uruguay, aveva lasciato i suoi evidenti strascichi.
Gli argentini battuti in finale avevano avuto da ridire e non poco con gli uruguagi
e si rifiutarono di scendere in campo per la Copa Amèrica. Per cui la
successiva edizione si disputò soltanto nel 1935 a Lima. L’Uruguay però vinse
ancora una volta, prevalendo nello scontro decisivo sui cugini per 3-0. Ad ogni modo, si giocò nuovamente nel 1937 e
questa volta l’Argentina si prese la sua bella rivincita in una vittoria finale
molto faticosa per l’intrusione del Brasile, per molto tempo lontano dal podio.
A Boedo l’Argentina superò di misura l’Uruguay, ma doveva giocare una gara di
spareggio proprio contro gli auriverdi. In 80.000 questa volta gremirono il
Gasometro e la contesa fu risolta dal giovanissimo De La Mata, che militava nel
piccolo Central Cordoba di Rosario. Il giovane attaccante siglò una doppietta
nei supplementari, dopo aver rilevato all’84’ Varallo. Il cileno Toro del Santiago
Wanderers con 7 gol fu il capocannoniere, ma la festa degli argentini fu
grande.
Teodoro Fernandez |
La
cinquina di Marvezzi e Enrique Garcia. Nel ’41 l’Argentina si
affermò scavalcando in classifica l’Uruguay con gol decisivo di Sastre. Juan
Marvezzi del Tigre segnò 5 gol nel 6-1 all’Ecuador. Primato detenuto quello di
più gol segnati in una partita con Scarone, l’altro argentino Josè Manuel Moreno
ed il brasiliano Evaristo, che nel ’57 rifilò il pokerissimo nel 9-0 alla
malcapitata Colombia. Nel ’42 tornò al titolo l’Uruguay, battendo gli argentini
di misura con Zapirain. L’edizione giocata a Montevideo fu caratterizzata dal
punteggio più roboante nella storia della manifestazione. L’Argentina, infatti,
superò l’Ecuador per 12-0, con pokerissimo di Moreno, poker di Masantonio e
quindi Garcia, Pedernera e Petrucca.
Il tris
argentino. Tra il 1945 ed il 1947 l’Argentina calò uno dei tris più
avvincenti nella storia del campionato sudamericano. La Selecciòn dominò
letteralmente la Copa Amèrica come mai gli era capitato prima e che anzi era
capitato soltanto all’Uruguay. Gli argentini si affermarono in tre edizioni
consecutive senza perdere mai un match, ma anzi affidandosi a grandi ed immensi
campioni. Nel ’45 l’Argentina cominciò
andando a vincere a Santiago del Cile, nell’immensità dell’Estadio Nacional.
Nello scontro decisivo gli argentini batterono con un sonoro 3-1 il Brasile,
grazie ad una tripletta di Norberto Tucho Mendez, gran cannoniere dell’Huracan
di Buenos Aires. Ma l’Argentina poteva contare su un attacco atomico, in cui
giocava anche Mario Boyè del Boca Juniors, ma che avrebbe poi giocato nel
Genoa, Pontoni e Martino del San Lorenzo, Loustau del River Plate, mentre De La
Mata era passato all’Independiente. Mendez vinse la classifica dei cannonieri
con 6 reti insieme al brasiliano Heleno de Freitas, attaccante del Botafogo. Un
puntero dalla finta ammaliante. Si diceva però che cadevano ai suoi piedi sia i
difensori avversari che le donne. Morì in assoluta povertà. Nel ’46 l’Argentina
riesce a fare ancora meglio, vincendo la Copa Amèrica a Buenos Aires, questa
volta vincendo 5 incontri su 5. La squadra è affidata ancora una volta al CT
Guillermo Stabile, capocannoniere della prima Coppa Rimet, che in Italia giocò
nel Genoa e che è ancora il Commissario Tecnico con il maggior numero di
vittorie nella Copa Amèrica, addirittura ben 6. Nell’incontro decisivo ancora
Mendez stese con una doppietta il Brasile. La partita fu contrassegnata dal
contorno di scontri che non avevano nulla da invidiare al pugilato tra i
giocatori in campo. La rissa si scatenò dopo un durissimo contrasto tra Salomon
e Chico, in cui il primo ne uscì con la frattura della gamba. Nel ’47, invece,
l’Argentina completò il tris a Guayaquil in Ecuador, trovando un avversario
inedito nel Paraguay. Assente il Brasile e sotto tono l’Uruguay. Nelle file
dell’Argentina si distinse e si laureò campione anche il giovane Alfredo Di Stefano,
che aveva vinto il titolo di capocannoniere con il River Plate. Fu quella però
la sua unica esperienza con la Selecciòn. Avrebbe infatti in seguito giocato
con la Colombia e con la Spagna. Ma in tutto il Sud America fu un vero idolo.
Nessun commento:
Posta un commento