di Fabio Toti
Il Fudbalski Klub Obilić, o più semplicemente
Obilić è uno dei club della capitale serba, Belgrado, fondato nel 1924 e gioca
le sue partite interne nello stadio Miloš Obilić,
situato nella municipalità di Vračar e deve il suo nome all’eroe serbo vissuto
nel XIV secolo. Nei primi anni della sua storia si metterà in luce come una
delle migliori formazioni della Lega
calcistica secondaria di Belgrado e arriverà alla fine degli anni venti a
giocare nel primo livello del calcio
serbo (ne esistevano tre).
Durante
l’occupazione nazista, ebbe l'occasione di misurarsi con le migliori squadre
della capitale nella lega cittadina
che sostituiva il campionato nazionale, finendo regolarmente dietro le due
realtà di maggior spessore di allora: il BSK e lo SK 1913
Dopo la
seconda guerra mondiale, le alte gerarchie del partito comunista costrinsero il
club a cambiare nome in FK Čuburac, da
Čubura, il nome del quartiere dove è ubicato. Il nome Obilić risultava
troppo “serbo”, visto che come detto, veniva da Miloš Obilić, eroe nazionale,
che assassinò il sultano ottomano Murad I in quella che da noi è conosciuta
come “Battaglia della Piana dei Merli” o del Kosovo. Quando nel 1952 si fuse
con il FK Šumadija, il governo, tornò sulla propria decisione e permise alla
squadra di riprendere il nome originario. Da quest’anno il club giocherà nella seconda
divisione di Belgrado, ma riuscirà a vincerla solamente nella stagione
72-73, venendo promosso nella prima. Nove anni dopo, si piazzerà al
quarto posto e salirà ancora nel girone
nord della seconda lega serba
vincendola al primo tentativo e approdando al livello più alto di essa. Alla
fine degli anni 80 continuerà la sua formidabile ascesa raggiungendo la terza divisione yugoslava, e
riuscendo a confrontarsi finalmente con altri club del resto della federazione
slava nel girone Nord, al di fuori
della propria regione. La squadra resterà
in questa serie fino agli anni della Guerra dei Balcani. La guerra
porterà alla disgregazione della Yugoslavia socialista, solo Serbia e
Montenegro resteranno unite nella nuova Repubblica di Yugoslavia. Con molte
meno squadre a disposizione, l’Obilic viene iscritto nella seconda serie nazionale e arriverà con grande sorpresa a giocarsi
la finale di Coppa contro il club più
famoso del paese, la Stella Rossa Belgrado. Pur venendo sconfitto nel doppio
confronto, si qualificherà per disputare la Coppa
delle coppe (verrà eliminato nel turno
preliminare dai georgiani della Dinamo Batumi), perché la Stella Rossa, avendo vinto anche
il campionato, avrà accesso alla più blasonata
Coppa dei Campioni. L’anno successivo
i gialloblù faranno finalmente il loro debutto nella Superliga serba.
Nella stagione
95-96, l’ex capo e fondatore della Guardia volontaria
Željko
Ražnatović detto "Arkan",
dopo aver provato senza successo ad acquistare la Stella Rossa, la squadra
della quale era tifoso (i membri della sua famigerata milizia “le tigri”,
vennero infatti scelti tra la tifoseria dei biancorossi), ripiegò sul meno
titolato Obilić, scelto probabilmente anche in funzione della sua origine
patriottica. Al suo arrivo intraprese una grande azione di ristrutturazione del
club e del suo stadio investendo svariati milioni di dollari, aumentandone la
capienza da 3000 posti ai 4600 attuali, arricchendolo di una struttura in vetro
e acciaio, dove ubicò il suo ufficio di presidente con vista sul campo.
Entrando nella hall della sede del club, vi si presenterà davanti un modellino
in scala ridotta del progetto faraonico mai terminato, che prevedeva
l’ulteriore ampliamento del Milo Objlic Stadium fino a 15000 posti, progettato
prima dell’assassinio di Željko e inevitabilmente accantonato dopo la sua morte
(la sua morte avverrà per mano di un poliziotto in congedo, il 23enne Dobrosav Gavrić, spinto da motivazioni
ancora non chiare, 20000 persone saranno presenti all'ultimo saluto). Per alcuni un eroe di guerra, per molti
altri, uno spietato criminale (si era macchiato di molti reati già in giovane
età e durante la guerra dei Balcani, diede il peggio di sé contro la
popolazione civile croata e contro quella musulmana di Bosnia). La “tigre”
Arkan, impose alla squadra una disciplina ferrea di tipo militare, con
punizioni corporali, intimidazioni e pressioni di ogni tipo. Ci sono prove di
azioni del genere, anche nei confronti di giocatori che si rifiutavano di
giocare per il suo club o che si erano macchiati di prestazioni poco brillanti.
Si racconta inoltre di minacce ad allenatori e giocatori avversari. C’è chi
ipotizza addirittura che Arkan, potesse far filtrare dei gas negli spogliatoi
degli ospiti, ai fini di alterarne le prestazioni; quest’ultima senz’altro
un’esagerazione, ma c’è chi l’ha prese su serio, come in un’occasione fecero i
giocatori della Stella Rossa, quando
dovettero giocare al "Milos", scegliendo di indossare le proprie
divise da gioco sul pullman e rimanendo in campo, senza rientrare negli
spogliatoi anche nell’intervallo tra il primo e secondo tempo. Si dice del
presidente dell’ Obilić che “si muoveva nel calcio, come in guerra”. Tuttavia
tutte queste storie, se da una parte sono utilissime al folklore, rischiano di
togliere dei meriti effettivi ad una grande squadra, che nella stagione 1996-97
finirà al primo posto del gruppo B della lega nazionale (la massima serie era
infatti divisa in due gruppi, A e B, ognuno composto da 10 squadre). Nel
periodo più splendente della loro storia, i gialloblù seppero mostrare a tutti
di meritare pienamente il posto che occupavano, divennero da subito
protagonisti tra i top club e nella stagione 1997-98, guidati dal tecnico
Dragan Okuka, vinceranno il campionato rompendo la consolidata egemonia
Partizan-Stella Rossa e arriveranno
vicinissimi al “double” venendo fermati nuovamente in finale di coppa, ma
stavolta dal Partizan. L’anno successivo, subiranno l’eliminazione da parte del
Bayern di Monaco nel preliminare di Champions League (0-4 e 1-1) e
successivamente sarà l'Atletico Madrid a imporsi in Coppa UEFA (0-2 e 1-1) . In
questo periodo, sotto la minaccia di una possibile squalifica dalle
competizioni da parte dell’UEFA a causa delle passato di Arkan, la presidenza
fu affidata alla moglie, la pop star Svetlana Ražnatović, conosciuta col nome
d’arte di "Ceca", che rimase in carica per un breve periodo prima di
passarla all’imprenditore Žarko Nikolić. Alla morte di quest’ultimo, la
poltrona tornò a Svetlana, che la mantiene tutt'oggi. Anche la stagione
successiva, vide la l’Obilic protagonista, ma in maggio, l’intervento americano
contro la Serbia fece interrompere il campionato prima della sua fine. L’Obilic
era saldamente in seconda posizione a soli due punti dai bianconeri del
Partizan che in seguito verranno dichiarati campioni. La stagione 2001-2002,
sarà l’ultima giocata ad alto livello, da qui in poi per la squadra inizierà un lento declino che
la porterà pian piano ai livelli più bassi del calcio serbo, fino alla Seconda lega di Belgrado, dove gioca
attualmente. Le uniche soddisfazioni nel presente arrivano dal settore
femminile, che mentre scrivo sta dominando il campionato cadetto e molto
presumibilmente, si ritroverà nella Superliga
serba la prossima stagione.
I tifosi
dell’ Obilić, si riconoscono sotto il nome comune di “vitezovi“ (cavalieri) e
non hanno nessuna precisa connotazione politica. Hanno inoltre un legame
fraterno con i tifosi dello Timok Zajecar. Le altre squadre sono considerate
tutte rivali allo stesso pari, comprese
le due big di Belgrado, Partisan e Stella Rossa. Tra i giocatori storici più
amati ci sono Zoran Rankovic, , Sasa Zimonjic a il portiere attuale Nenad
Lukić.
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