striscione in Osnabruck-RD Leipzig, divieto di Red Bull |
di Vincenzo Paliotto
Le vere glorie di Lipsia. Lipsia
risultò sin dal principio una città calcisticamente ideale per le strategie
speculative dei magnati della Red Bull.
La città tedesca di oltre 500.000 abitanti era in qualche modo la culla del
calcio nazionale (qui il titolo di campione sbarcò addirittura già nel 1903 per
merito degli antesignani del Vfb Leipzig, che vinsero battendo il Dfb Prag), ma
all'inizio del nuovo secolo però la stessa città non poteva vantare nessuna
squadra di spessore sulla ribalta nazionale. Le glorie locali della Chemie
Lipsia e della Lokomotive Lipsia, infatti, per motivi diversi erano naufragate
ai margini del calcio tedesco. Oltretutto i due storici e blasonati club avevano
subito l'inevitabile retaggio e contraccolpo della caduta del Muro di Berlino.
La 1FC Lokomotive era senza dubbio una delle squadre più forti della Oberliga
ed aveva raggiunto anche una finale di Coppa delle Coppe nel 1987, mentre il
Chemie, nelle gerarchie socialiste era considerata come la formazione di
rincalzo rispetto alla stessa Loko, ma aveva vinto uno storico titolo nel 1964
proprio ai danni dei cugini. In effetti i gialloblu della Lokomotive, che
assunsero quella denominazione a partire dal 1965 dopo l’unione tra Rotation Lipsia
e VFB Lipsia, a loro volta fecero molto bene in coppa nazionale, vincendola
peraltro per 5 volte, ma mai vinsero il titolo nazionale, che in una occasione
gli fu scippato nel 1986 dalla classe arbitrale in favore della Dynamo Berlino.
Tuttavia, nel 1987, nella semifinale della Coppa delle Coppe, in oltre 100.000
accorsero allo Zentralstadion per un match contro il Bordeaux. Ad ogni modo,
nell'attualità delle squadre appartenenti alla ex-DDR i due club trovavano
spazio soltanto nelle serie dilettantistiche. La Lokomotive addirittura era
stata rifondata dai suoi stessi tifosi, dopo un rovinoso fallimento, ma quanto
meno non se ne erano persi logo e tradizione societaria. Il Chemie era nato
invece addirittura nel 1899 con la denominazione di Britannia e che nel ’64
appunto vinse uno dei titoli più incredibili nella storia del calcio tedesco
orientale.
In questa ottica, ad ogni modo, andò ad
infilarsi la strategia del franchising calcistico della Red Bull, che cercava terreno fertile anche in Germania per poter
impiantare un proprio Fussball Club, così come era già accaduto nei suoi casi
più eclatanti a New York o a Salisburgo in Austria, dove l'azienda stessa è
nata. Dietrich Mateschitz iniziò la commercializzazione di quella bibita a base
di taurina nel 1984 in Austria, importando l'idea da un prodotto simile che aveva
scovato nei mercati del sud-est asiatico. Le sue fortune commerciali sono
iniziate con mirate campagne commerciali e dallo stesso restyling del
contenitore in alluminio. Di lì a poco il suo massiccio investimento nel mondo
del calcio e dello sport in generale.
La RB Leipzig ha anche una specie di tifo organizzato, purtroppo |
La
speculazione della Red Bull.
La sua idea teutonica fu partorita intorno al 2006, ma Mateschitz non trovò
subito un terreno fertile nella stessa Lipsia. Il suo tentativo di rilevare il
Sachsen Lipsia, che era nato dalle ceneri del glorioso Chemie, fu fatto
naufragare dagli stessi tifosi biancoverdi, che non misero in vendita la loro
storia e la stessa federcalcio tedesca si manifestò poco propensa a questa
macchinazione. Tuttavia, nel 2009 la Red Bull, malgrado tutto, riuscì però a
concretizzare la propria ambizione, rilevando il titolo del SSV Markranstadt,
una piccola squadra di un villaggio vicino Lipsia, che navigava nella quinta
divisione della Oberliga. L'acronimo fu ben presto vergognosamente trasformato:
sarebbe stato RB Leipzig, che faceva facilmente intendere Red Bull, ma che per motivi federali fu abilmente trasformato in
Rasen Ball Leipzig in modo da non incorrere in sanzioni non preventivate. Quel
nuovo club aveva guadagnato nelle stanze della federazione e sul campo dei
meriti che non gli toccavano. Normalmente un club di nuova costituzione riparte
dall'ultima delle categorie, i "tori" invece ripartirono dalla
quinta, ma l'ostilità nei loro confronti fu sin dal principio alquanto
evidente. Come in una domenica a Jena contro il Carl Zeiss, dove il pullmann
della squadra venne bloccato al termine del match dagli Ultras Jena, in chiaro segno di protesta per quello che era il lato
peggiore del calcio moderno.
Il
giorno triste della Red Bull Arena.
Tuttavia, l’RB Leipzig, pur odiato da tutto il calcio tedesco, sarebbe
approdato fino alla Zweite Bundesliga, in quanto il suo magnate continuava a
garantire ingaggi importanti a calciatori importanti, anche se la sua era pur
sempre una tifoseria in franchising, derisa negli stadi tedeschi ed anzi
addirittura seriamente osteggiata. Dal 2009 in poi infatti la dirigenza dei
“tori” continuò ad investire tanto nei giocatori, molti dei quali con un
passato illustre in Bundesliga. La gente di Lipsia rimaneva intanto fedele sia
alla Lokomotive che al Sachsen, anche se la RB Leipzig guadagnò in qualche modo
consensi, andando a giocare a partire dal 2010 allo Zentralstadion ed
approdando anche in Zweite Bundesliga. Tristemente il glorioso Zentralstadion,
aperto nel 1956 con 100.000 posti a disposizione ed al tempo il più grande
d’Europa, cambiò nome in Red Bull Arena, spezzando un importante capitolo di
storia del calcio tedesco.
Ma quella degli ultras tedeschi fu un’azione
incredibilmente congiunta. La Red Bull
pagava la stampa locale per scrivere bene di quel club artificiale, che però
non riuscì a giocare amichevoli di spessore contro le maggiori squadre
tedesche. Le amichevoli di lusso del caso furono annullate per l’enorme
pressione degli ultras tedeschi in tutta la Germania. Dai 4.206 di media nel
2010-11 si è passati ai 25.025 del 2014/2015, ma la speranza di tutti i tifosi
è che la RB Leipzig non ce la faccia a vincere mai nulla.
Il
fronte anti-RB. Ma
all’interno del tessuto del calcio tedesco l’ostracismo nei confronti della RB
Leipzig è un argomento alquanto serio. Un vero movimento anti-RB è nato tra gli
ultras tedeschi, comprendente le tifoserie di ben 10 squadre: gli Eleven Crew del VfR Aalen, i Fialova Sbor dell’Erzgebrige Aue, i Cattiva Brunsviga dell’Eintracht
Braunsweig, i Block 1898, gli Usual Suspects e gli Ultrà De Lis del Darmstadt 98, gli Unitas Aquileiae e i Fanatico Boys dell’1Fc Heidenheim, i Black Red Company e i Supporters Ingolstadt dell’FC
Ingolstadt, i Frenetic Youth, i Pfalz Inferno e la Generation Lucifer del Kaiserslautern, i Phoenix Sons, i Rhein Fire,
gli Armata Fidelis e i Wild Boys del Karlsruher, i Giasinga Buam del Monaco 1860 e i Blockade Sandhausen dell’SV Sandhausen.
Anche se la protesta spesso si estende ben oltre la rappresentanza di questi
gruppi, passando per tante città della Germania.
I mai domi e sempre presenti ultras della vera Austria Salisburgo |
Vita
non facile neanche a Salisburgo.
Tuttavia, neanche a Salisburgo, città di appartenenza della stessa Red Ball, il
calcio-franchising di Mateschitz ha trovato piena adesione da parte della
tifoseria locale. Nel 2005 Mateschitz ha messo, almeno in teoria, le mani sul
maggior club calcistico cittadino: il Austria Casino Salisburgo, arrivato nel
1994 addirittura in finale di Coppa UEFA. Ma la tifoseria viola storica dell’Austria
Salisburgo ha preferito ripartire dall’ultima lega, pur di conservare i colori,
il logo e la vera denominazione sociale, dando un cattivo presagio a
Meteschitz ed i suoi. Come dire che il calcio-franchising per fortuna ancora
non ha trovato la sua formula vincente.
Grande articolo! Anche se poi le squadre vincenti, hanno quasi sempre grandi sponsor dietro, non si può prescindere dalla storia, dai tifosi e dalla tradizione. Bravo Vincenzo!
RispondiEliminaCiao Toty, grazie come sempre per i complimenti e a presto.
EliminaOttimo articolo! Complimenti
RispondiEliminaGrazie Anonimo, è un piacere!
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