mercoledì 25 novembre 2015

Storia della Coppa Europa 2-a (1964): Il primo trionfo della Spagna

Luis Suarez
di Vincenzo Paliotto
 L’edizione dell’esordio aveva in qualche modo conferito il giusto valore al Campionato Europeo per Nazioni, tanto che al successivo torneo si iscrissero ben 28 federazioni, tra le quali fra le più blasonate non figurava soltanto la Germania Ovest, il cui tecnico Sepp Herberger si ostinava ad essere contrario alla disputa di qualsiasi competizione che non fosse la Coppa del Mondo. Un punto di vista più che discutibile che privò quel torneo di una sicura protagonista.
 La Coppa Europa iniziò, comunque, non senza sorprese. La più clamorosa riguardò gli inglesi che rimediarono una sonora batosta dalla Francia a poco meno di quattro anni dall’atteso appuntamento iridato proprio in Inghilterra. Gli inglesi impattarono per 1-1 nella gara di andata a Sheffield, ma poi furono demoliti a Parigi per ben 5-2. Anche il Portogallo, pur schierando l’indomabile bocca da fuoco Eusebio, uscì di fronte alla poco nota Bulgaria, che però mise in mostra l’astro nascente del calcio dell’est europeo quale Georgi Asparoukhov, centravanti del Levski Sofia, poco conosciuto alle platee europee, ma che si dimostrò campione dal valore assoluto. Quel confronto a distanza tra Eusebio ed Asparoukhov fu in quel caso vinto dal bulgaro. Il centravanti del Levski risultò decisivo in particolare nella gara di spareggio all’Olimpico di Roma, decisa da un suo gol. Quel Portogallo andò fuori al primo turno, nonostante potesse schierare gran parte dell’ossatura del Benfica, che avrebbe dominato l’Europa per due anni di fila. Tra le outsider si segnalò anche l’Albania, che passò il turno senza mai giocare. I greci per motivi politici si rifiutarono di affrontare la suqadra del forte Panajot Pano, che soltanto le severe leggi del suo paese gli impedirono di andare a giocare all’estero.


Tuttavia, tra le squadre più brillanti della manifestazione si esaltò la rinnovata Ungheria dei nuovi talenti Florian Albert e Bene, che nelle fantasie dei tifosi di Budapest avevano sostituito gli interpreti della famosa Squadra d’Oro Puskas, Czibor e Kocsis. I magiari eliminarono senza troppi patemi il Galles e poi anche la Germania Est, mentre costrinsero alla resa anche la promettente Francia. L’Ungheria sbancò Parigi con un netto 3-1 e quindi si impose in casa per 2-1 davanti a 70.000 entusiasti spettatori. Non da meno fu comunque anche l’URSS, che grazie ai suoi campioni uscì in parte dal guscio dell’isolamento internazionale. Anzi i sovietici hanno da sempre gran gusto per il calcio e a Mosca, Stadio Lenin, sono in 100.000 per fischiare l’Italia, tramortita per 2-0 dai colpi di Ponedelnik e Cislenko. La squadra di Jascin impattò anche a Roma e passò il turno. All’Olimpico Jascin dal dischetto ipnotizzò Mazzola e le speranze azzurre naufragarono. Neanche la Svezia di Hamrin costituì un ostacolo insormontabile ed i sovietici raggiunsero gli ungheresi per la fase finale.
 La fase finale si giocherà comunque in Spagna, dove il calcio sta esaltando le imprese del Real Madrid, vincitore di 5 Coppe dei campioni consecutive. Il tenace tecnico Josè Villalonga, però, escluse dalla sua squadra Di Stefano e gli oriundi Santamaria e Puskas, puntando su una formazione più equilibrata in cui si esaltò Luisito Suarez. Gli iberici eliminarono non senza difficoltà Romania, Irlanda del Nord ed Eire. La quarta semifinalista fu invece la sorprendente Danimarca, che ha avuto la fortuna di eliminare Malta, Albania e Lussemburgo. In semifinale però per forza di cose si arrese nettamente per 3-0 alla superfavorita URSS.
 La Spagna, invece, eliminò soltanto nei supplementari l’ostica Ungheria. Vantaggio di Pereda, pareggio di Nagy e gol decisivo al 113’ di Amancio, altro madridista. La finale fu in programma al Chamartin di Madrid, che poi diventerà Bernabeu, il 21 giugno del 1964. Questa volta il Generalissimo Franco non chiuse le frontiere ai sovietici, anzi le riapre dopo ben 15 anni. Ci voleva il calcio per registrare un evento del genere, ma anche per questo l’attesa salì di più. Gli spettatori furono più di 100.000, stipati sulle tribune madrilene. Gli spagnoli andarono in vantaggio quasi subito al 6’ con Pereda, ma mentre festeggiavano Iribar, portiere dell’Athletic Bilbao, incassò dopo neanche due minuti il pareggio di Schussanov. La gara fu equilibrata fino alla fine, i sovietici sembrano prevalere, poi all ‘84’ la Spagna siglò il punto decisivo con uno dei suoi protagonisti meno attesi. Cross di Rivilla e colpo di testa vincente di Marcelino, centravanti della Real Saragozza. Fu il punto della vittoria. Salì sul tetto d’Europa una Spagna arcigna ed operaia.


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