lunedì 1 dicembre 2014

Il rapporto perverso tra calcio e politica in Estadio Nacional


Lo scorso 4 novembre l'ottimo Filippo Zenna ha così recensito Estadio Nacional, il gol più triste sulle pagine del quotidiano La Città.

CAVA DE’ TIRRENI. Calcio, politica, storia. Le tre grandi passioni riunite in un libro che avvolge, trasporta, incuriosisce riga dopo riga. Ed invita a riflessioni profonde sui meccanismi torbidi che spesso gli uomini di potere innescano per cavalcare i sentimenti popolari del Dio pallone. “Estadio Nacional, il gol più triste” (Urbone Publishing), l’ultima fatica editoriale di Vincenzo Paliotto, è già sul mercato e meriterebbe un gran successo di vendite per la capacità con la quale “romanza” il primo 11 settembre della storia senza mai scostarsi dalla verità dei fatti, dall’inconfutabilità dei documenti. Per oltre tre anni il quarantunenne scrittore e giornalista cavese – laureato in scienze politiche, indirizzo storico-politico - s’è immerso dentro il Cile degli anni ’70, in quegli interminabili anni di terrore, sangue, sotterfugi e tatticismi politici generati dalla dittatura di Augusto Pinochet. Il fato volle che la sua ascesa al potere – formalizzata col colpo di stato dell’11 settembre 1973 che fece fuori il socialista Allende – capitasse proprio alla vigilia dello spareggio per l’accesso alle fasi finali del Mondiale contro l’Unione Sovietica. Non più una semplice partita di calcio, ma uno scontro tra mondi, tra la destra estrema cilena ed il comunismo marxista. “I sovietici si rivolsero alla Fifa perché lo stadio Nacional era ormai diventato luogo di tortura per i filo-comunisti cileni. Ma il massimo organo del calcio non seppe gestire la situazione – spiega Paliotto – e non si oppose alla disputa della partita”. Come andò a finire, poi, è storia certificata. La Russia non si presentò all’appuntamento e Pinochet ordinò comunque al Cile di giocare e soprattutto di segnare. “La mansione – continua Paliotto – spettò a Francisco Valdes, calciatore di origini contadine, vicino ai socialisti. I calciatori non venivano torturati perché attraverso il calcio si teneva a bada la popolazione, ma per Valdes quella fu una tortura emotiva, una umiliazione. Il gol più triste della storia, insomma”. E poi, tante altre storie correlate. Su tutte quella di Carlos Caszley, uno dei calciatori più rappresentativi del Cile di quegli anni, che scappò in Spagna e firmò per il Levante. Non per il Real Madrid, che non se la sentì di ingaggiarlo per motivi politici. “La finalità del libro – conclude Paliotto – è dimostrare quanto sia forte e spesso pericoloso il legame tra calcio e politica”.

http://lacittadisalerno.gelocal.it/tempo-libero/2014/11/04/news/il-rapporto-perverso-tra-calcio-e-politica-in-estadio-nacional-1.10249739 

Filippo Zenna, La Città di Salerno, 4 novembre 2014 

2 commenti:

  1. Grazie per la recensione, un libro da leggere senz'altro!

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    1. Grazie a te per il commento e grazie a Filippo per la recensione.

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