di Vincenzo Paliotto
Fu quella del 2 ottobre del 1977 una giornata
di gloria inattesa per la Lazio di Vinicio. I biancocelesti avevano esordito in
quel campionato con scarsa gloria, perdendo per 2-1 al Ferraris contro il Genoa
e non andando oltre l’1-1 casalingo al cospetto del Verona. Figuriamoci giocare
di fronte alla plurititolata Juventus del Trap, reduce dalla fresca accoppiata
Scudetto-CoppaUEFA della stagione precedente e da due vittorie nette in
campionato: 6-0 al malcapitato Foggia al Comunale e 2-1 esterno al San Paolo di
Napoli. Il match interno contro i bianconeri era atteso, dunque, con logiche
difficoltà e patemi da parte dei laziali.
Tuttavia, quella domenica in un Olimpico
stipato di quasi 70.000 spettatori cominciò nel modo migliore proprio per la
Lazio, quando l’esterno Renzo Garlaschelli trovò lo spiraglio giusto per
trafiggere Zoff dopo appena tre minuti. Garlaschelli girò a rete con il destro
un perfetto assist di Antonio Lopez, un panchinaro che però quel giorno prese
il posto dell’indipsonibile D’Amico. L’ala destra laziale, arrivato in
biancoceleste nel ’72 (aveva militato nel Sant’Angelo Lodigiano e nel Como),
era solito a questo tipo di prodezze. Giocatore umile ma di grande qualità,
vide la sua ascesa verso la Nazionale maggiore ostacolata soltanto dalla classe
di Causio e Claudio Sala, cioè non due tipi qualsiasi. La giornata di gloria
per i romani fu poi completata dal solito Bruno Giordano, che nella ripresa
trafisse ancora inesorabilmente Zoff in due occasioni.
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