Non prendiamoci in giro! In barba alle
ideologie e alle convinzioni sul calcio globale i Mondiali di calcio dovrebbero
essere disputati sempre e comunque in un paese in cui il gioco del football è
di primaria e religiosa importanza. La FIFA si è prodotta in un autogol
clamoroso, tenendo lontana la Coppa del Mondo dall’America Latina per così
tanti anni. In Brasile anche le partite per certi versi più insignificanti
stanno diventando uno spettacolo godibile, così come forse da troppo tempo non
lo era la Coppa del Mondo. Sarà forse anche perché il Brasile è il vero paìs do futebol in senso ineguagliabile.
Effetto che invece non si è riprodotto quando la rassegna iridata è stata
proposta nell’improponibile versione statunitense o in Sud Africa, con tutto il
rispetto per il messaggio universale di pace di Nelson Mandela. Ma il calcio
vero è un’altra cosa ed ha bisogno pur sempre delle sue tradizioni e del
pubblico. Certo che sta facendo discutere da mesi la tensione sociale interna
che il Brasile fatica a mascherare al resto del mondo e che non riesce neppure
a tenere a bada in certe circostanze. Il Terzo ed il Quarto Mondo hanno bisogno
di considerazione, ma non soltanto nell’ambito del contentino calcistico,
proiettando nelle sfere alte del calcio un arbitro proveniente da una
federazione sconosciuta o poco più. Non basterà a Blatter e compari portare la
Coppa del Mondo nel deserto del Qatar o altrove per presentare il calcio come
un fenomeno globale.
Ad ogni modo, le compagini latinoamericane
stanno facendo un’ottima figura, forse come da tempo non capitava ad un
Mondiale. E dopo aver celebrato il Messico ed il Costa Rica, in attesa del
riscatto dell’Ecuador, ottengono risultati rilevanti il Cile, la Colombia e l’Uruguay,
al di là ovviamente di Brasile ed Argentina, le maggiori accreditate a vincere
il titolo. La Colombia sta facendo bene anche senza il suo maggior talento
Falcao, mentre il Cile vuol rinverdire fasti antichi e rincorrendo uno dei
risultati più prestigiosi della sua storia. Nel 1962, nei Mondiali giocati a
domicilio, il Cile di Sanchez, Rojas e Toro ed allenato da Fernando Riera
giunse al 3° posto, fermato solo dal Brasile e da Garrincha, ed arrivato
lontano a furor di popolo e al gioco duro dei suoi interpreti. Il Cile, dopo
Brasile, Argentina ed Uruguay, è tra le latinoamericane che vanta uno dei piazzamenti
più prestigiosi nella storia, il 3° posto appunto, ma non ha mai vinto la Copa
America. Una fattore strano o quasi.
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