giovedì 13 febbraio 2014

Corrado Viciani, il gioco corto di matrice operaia


 Definirlo “il maestro” non è un eufemismo. Corrado Viciani, nato a Bengasi in Libia nel 1929, fu l’autentico precursore del gioco a zona in Italia, che al tramonto degli Anni sessanta le cronache sportive chiamavano “gioco corto”. Ex-difensore tra le altre della Fiorentina e del Genoa, Viciani iniziò ad allenare la piccola Fedit Roma, poi dopo Sangiorgese, Fermana, Ravenna e Prato, ottenne i migliori consensi con il suo gioco innovativo nella Ternana, che da provinciale pilotò a sorpresa fino alla Seria A alla guida di un manipolo di autentici sconosciuti. Il grande giornalista Barendson affermò in merito: “Poche volte si è visto assomigliare una squadra al proprio ambiente come è avvenuto a Terni”. Il suo credo tattico fu apprezzato anche altrove al timone di Atalanta, Avellino, Taranto, Vicenza, Civitanovese e nel ’74 alla guida del Palermo, allora in Serie B, raggiunse la finale della Coppa Italia persa però soltanto ai calci di rigore contro il Bologna. Dopo 120' di gioco intenso che si erano conclusi sull'1-1. Il Bologna aveva pareggiato soltanto garzie ad un discusso rigore fischiato ai danni di Bulgarelli.

 Anche la sua esperienza con la Cavese fu oltremodo proficua. Arrivò a Cava de’ tirreni nella stagione del 77/78 in Serie C per sostituire Fontana e raggiunse l’8° posto l’ultimo utile per andare nella nuova Serie C1 in piena riforma. Fu decisiva una vittoria all’ultima giornata per 3-0 a Siracusa. Poi arrivò 8° nel ’79 e 12° nell’80, lanciando molti giovani di valore. Nell’80 un gol del figlio, Enrico Viciani, decise il derby del Vestuti in favore della Cavese. Tornò poi a Cava nell’84/85, ancora una volta a campionato in corso al posto di Benetti, riuscendo a salvare gli aquilotti dalla retrocessione. Con lui Signorini divenne un libero importante. Ci mancherà “il Maestro” con la sua disciplina ed il suo calcio operaio.

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