La
stagione dell’esordio della neonata Coppa UEFA aveva regalato grandi
soddisfazioni al massimo organismo calcistico continentale ed era stato molto
seguita dai tifosi del Vecchio Continente. La vittoria del Tottenham Hotspur
non aveva fatto altro che prolungare la supremazia dei club inglesi nella terza
competizione europea. Tuttavia, gli stessi Spurs infiammarono i turni iniziali
della nuova edizione della Coppa UEFA, riportando successi convincenti ai danni
di Lyn Oslo, Olympiakos Pireo, Stella Rossa di Belgrado e Vitoria Setubal,
approdando alle semifinali. Mattatore delle serate europee del Tottenham era
stato ancora una volta l’incontenibile Chivers, che aveva risolto i confronti
con Stella Rossa e Vitoria Setubal.
L’anno dei
reds. Ad
ogni modo, un’altra squadra inglese stava guadagnando grossi consensi negli
ambienti internazionali. Questa squadra era il Liverpool che Billy Shankly
stava costruendo con grande sapienza. Il condottiero del Liverpool si
riconosceva nel “baronetto” Kevin Keegan, giocatore di grande estro e
continuità, affiancato poi dal possente gallese John Toschak, quindi da Ian
Callaghan, da Heighway e dallo spettacolare portiere Ray Clemence. Il Liverpool
eliminò nel corso della Coppa UEFA l’Eintracht Francoforte, l’AEK Atene e
quindi due ostiche formazioni della Oberliga, il massimo campionato della
Germania Est, la Dinamo Berlino
e la Dinamo Dresda.
Gli uomini di Shankly arrivarono in semifinale senza aver mai patito una
sconfitta. L’urna del sorteggio impietosamente per le semifinali mise il
Liverpool di fronte al Tottenham per un fratricida e spettacolare sfida.
Oltretutto i reds stavano viaggiando bene anche in campionato ed infatti si
sarebbero aggiudicati il titolo con tre lunghezze di vantaggio sull’Arsenal. La
doppia sfida con gli Spurs fu molto combattuta ed equilibrata ed infatti a
White Hart Lane i reds furono condannati
alla sconfitta per 2-1 da una doppietta di Peters, rispondendo con il solo
Heighway. Keegan e soci, comunque, ribaltarono il risultato ad Anfield Road
imponendosi per 1-0, grazie ad una marcatura di Lindsay, e guadagnando così
l’accesso alla doppia finale.
Una
macchina da gol. La
vera squadra spettacolo di questa edizione della Coppa UEFA fu, comunque, senza
ombra di dubbio la compagine tedesca del Borussia Moenchengladbach, allenata
dal maestro del calcio d’attacco Hannes Weisweiler. Il Borussia si affermò come
una delle squadre più forti in assoluto degli Anni Settanta e, dopo aver vinto
per due volte la Bundesliga ,
cercava una grande affermazione in campo internazionale. Il ruolino di marcia
della squadra teutonica si rivelò a dir
poco impressionante con successi spettacolari e roboanti. Nel primo turno fu
spazzato via l’Aberdeen, battuto 3-2
in Scozia e 6-3 a Norimberga, dove spesso il Borussia giocava
le proprie gare interne. Quindi, fu la volta degli sprovveduti danesi
dell’Hvidovre, superati con un doppio 3-1. Ma il vero capolavoro Weisweiler lo
realizzò in sfide tutte tedesche battendo nel piccolo Bokelberg Stadion per 5-0
il Colonia e per ben 7-1 il Kaiserslautern, approdando così in semifinale. Il
Borussia si presentava come una inimitabile macchina da gol ed in semifinale
sarebbe stato certamente difficile opporsi anche per la rivelazione olandese
Twente Enschede, che stava crescendo all’ombra delle grandi Ajax e Feyenoord.
In effetti il doppio confronto fu senza storia ed il Borussia si affermò per 3-0 in casa e per 2-1 in trasferta, conquistando
così il meritato accesso alla prima finale europea della sua storia. Le imprese
del piccolo Gladbach ormai avevano un’eco importante non solo in Germania, ma
in tutta Europa. Del resto Weisweiler poteva contare su una squadra decisamente
ben assortita, dove Heynckes era la punta di diamante, ma Netzer e Bonhof due
grandi faticatori e geometri del centrocampo. In difesa si esaltavano le doti
di Berti Vogts, mentre rimaneva importante lo spirito gregario di Kulik e Rupp.
Mentre soltanto due erano i giocatori stranieri, entrambi danesi: Henning
Jensen ed il talentuoso Allan Simonsen.
Principi del
gol. Nello
spiccato schieramento offensivo della squadra di Weisweiler esaltò le proprie
doti il forte Jupp Heynckes, che con 11 gol si laureò cannoniere di questa edizione
della Coppa UEFA. Un primato, tuttavia, da condividere con l’olandese del Twente
Jan Jeuring. Il centravanti olandese si esaltò soprattutto nelle gare contro la Dinamo Tblisi , il Frem
Copenaghen e l’OFK Belgrado, risultando quasi sempre decisivo. Jeuring spese
quasi tutta la propria carriera nel Twente, risultandone il primatista di reti
sia in campionato, con 103 centri, che in Europa, con 19 gol complessivi. Il
primato di Heynckes, invece, era tutt’altro che casuale ed il centravanti
riuscì a ripetersi in campo internazionale sia con il suo Borussia che con la
nazionale tedesca, con cui vinse la
Coppa del Mondo nel ’74 e la Coppa Europa nel ’72. Heynckes
era cresciuto nel Borussia, con cui aveva quasi sempre militato, ad eccezione
di una breve parentesi nell’ Hannover, dove era stato ceduto in prestito. Nel
’65 nella sua stagione d’esordio con il Borussia nella Seconda Divisione
tedesca aveva realizzato ben 23 gol. Con il Borussia si aggiudicò quattro volte
la Bundesliga
ed una Coppa UEFA, più due titoli di massimo cannoniere del campionato
nazionale nel ’74 e nel ’75. Effettivamente Heynckes si identificava come un
cannoniere ineguagliabile e puro talento del calcio tedesco.
Finale
spettacolare. All’appuntamento
finale della seconda edizione della Coppa UEFA, dunque, giunsero le due squadre
più quotate sulla carta, che inoltre giocavano un calcio spiccatamente
offensivo e che avrebbero dato vita ad un doppio confronto spettacolare. Non a
torto gli addetti ai lavori consideravano le due squadre come le più forti e
competitive del momento.
La gara
di andata si disputò il 9 maggio del 1973 ad Anfield Road, ma fu sospesa dopo 27’ a causa della pioggia
torrenziale. Il match si giocò il giorno dopo ed il Liverpool inscenò una
prestazione impeccabile, passando per due volte già nel primo tempo. Shankly
diede spazio a John Toschak in attacco che mise fortemente in apprensione la
retroguardia tedesca, non molto dotata come caratteristiche nel controbattere
le offensive aeree. Weisweiler, invece, schierò Netzer al centro della difesa,
perdendo quindi geometria a centrocampo ed impoverendo la propria squadra di
idee. I due gol portavano la firma di Kevin Keegan al 21’ e al 32’ , servito in entrambe le
occasioni dalle sponde aeree di Toschak. Nella ripresa al 61’ triplicò Lloyd con un colpo
di testa. Il Borussia rimase praticamente tramortito dalla forza d’urto
dell’attacco dei reds e fu costretto a rimandare ogni velleità nel retour-match
del Bokelberg Stadion di quindici giorni più tardi, anche perché fallì un
calcio di rigore che Clemence fu bravo a neutralizzare. Nonostante il notevole
passivo, i tedeschi non si scoraggiarono e credettero comunque di firmare
un’impresa clamorosa. Nel primo tempo al 29’ e al 40’ lo scatenato Heynckes riuscì a sorprendere
per due volte Clemence e ad accorciare sensibilmente lo svantaggio dal
Liverpool. Grande protagonista questa volta era stato in positivo proprio
Gunther Netzer con i suoi lanci calibrati. Nella ripresa, però, il Borussia non
riuscì più a violare la porta inglese e
Keegan e soci si portarono a casa il loro primo trofeo europeo della loro
storia. Tuttavia, la sfida appassionante ed infinita tra Liverpool e Borussia
Moenchengladbach avrebbe vissuto un altro intenso capitolo nel 1976/77, quando
le due squadre si ritrovarono nella finale di Coppa dei Campioni.
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