lunedì 24 settembre 2012

Storia del tifo in Italia- Le origini

In collaborazione con la rivista Fan's Magazine ( a partire dal n. 266) ripercorriamo la storia del tifo calcistico in Italia. La prima puntata.

 La nascita del tifo in Italia, almeno di quello non propriamente organizzato, risale quasi alla stessa diffusione del calcio nella nostra penisola. Oltretutto, come ben appurato, studiato ed approfondito in diversi aspetti delle discipline sociologiche, il fenomeno del tifo ha rappresentato quasi sempre l’espressione più naturale del momento storico e sociale di ciascun singolo paese. Il calcio in particolare già dai suoi inizi rappresentò per le varie tifoserie una forma di aggregazione che da troppo tempo non si esprimeva nella società europea in generale e che si identificò come uno spontaneo momento dedito al seguito di massa. La squadra del cuore divenne un momento di aggregazione ed ancora di più, uno stato di identificazione con la propria territorialità e le proprie tradizioni. Oltretutto il campanilismo recitò un ruolo ancora di più importante per la società italiana, storicamente abituata dagli eventi politici ad essere frazionata non solo in regioni e province, ma in tante municipalità ognuna con una storia e delle tradizioni proprie. Il calcio contribuì in maniera enorme alle rivalità sul territorio e rappresentò un oggetto del desiderio sia politico che economico oltremodo ambito.



 Il primo assedio negli spogliatoi. Il primo campionato di calcio in Italia si disputò comunque nell’arco di un solo giorno l’8 maggio del 1898 e l’attività delle Federazione a livello ufficiale nel suo primo decennio si sviluppò prevalentemente nel Nord Italia. Le intemperanze dei tifosi ed il loro seguito per la squadra del cuore non rappresentarono una novità nemmeno agli albori dell’attività calcistica. Il 24 aprile del 1910 infatti a Vercelli si registrò il primo assedio negli spogliatoi da parte dei tifosi ai danni della squadra ospite. Vittima della rabbia dei tifosi vercellesi fu l’Internazionale, che si era imposta nella finale del campionato con un eloquente 10-3. Ma i vercellesi, che avevano una grande squadra in quell’epoca, per protesta contro la Federazione mandarono in campo una formazione composta soltanto da ragazzini di 11 anni. In quanto la stessa Federazione non aveva voluto spostare la data della finale, poiché per lo stesso girono era stato indetto anche un torneo militare. Il malcontento della Pro Vercelli, Campione d’Italia in carica, fu manifestato soprattutto dal furore di suoi tifosi. Ma non rimase quello un episodio isolato. Nel gennaio del 1912 una fitta sassaiola nei confronti dell’arbitro fece da contorno alla partita tra l’Andrea Doria e l’Internazionale, mentre nel dicembre del 1913 le forze dell’ordine intervennero in soccorso dell’arbitro dopo qualche scaramuccia verificatasi tra Novara e Unione Sportiva Milanese. Ma l’arbitro non divenne l’unico soggetto perseguitato e causa di incidenti di una partita di calcio. Cose più gravi dal punto di vista dell’ordine pubblico accaddero ancora. Il 21 febbraio del 1913 qualche incidente scoppiò tra i sostenitori del Milan e quelli dell’Andrea Doria, così come il 29 gennaio del 1914 a Roma tra i tifosi della Lazio e quelli di un’altra squadra capitolina la Juventus. Anche se l’episodio più grave si registrò il 18 gennaio del 1914 al termine della partita tra la Spes Livorno e lo Sporting Pisa per non smentire una rivalità atavica, che trovò improvvisamente terreno fertile anche nel calcio. I tifosi si scontrarono e fu esploso anche qualche colpo di rivoltella. Il tifo era dunque già una realtà nella domenica degli sportivi italiani. Le squadre registravano un seguito sempre maggiore da parte dei tifosi, che molte volte usavano mezzi di fortuna per andare a vedere la partita anche fuori casa. Le prime seppur sporadiche carovane al seguito dei tifosi le cominciarono a  contare il Genoa, la Pro Vercelli ed il Casale, ma anche le altre non erano da meno. 

 Al seguito del Genoa. Nel primo ventennio del 1900, comunque, tra le squadre che godevano del maggior seguito di tifosi figurava senza dubbio il Genoa, prima squadra a nascere in Italia nel 1893. Oltretutto i rossoblu genovesi dominarono la scena italiana di quegli anni, vincendo il primo titolo in assoluto nel 1898 ed affermandosi fino al 1924 in ben 9 occasioni. Il Genoa godeva quindi di un pubblico importante, che in verità si trascinerà magnificamente dietro per oltre 100 anni di storia. Il 26 marzo del 1922 il Genoa appose un altro importante ed anche curioso primato nel suo già fornitissimo palmarès. Infatti, la società rossoblu organizzò la prima trasferta per i suoi tifosi via mare. Quel giorno infatti il Genoa doveva andare a giocare un derby regionale quanto mai sentito in casa del Savona. Il battello a pale Bon Voyage, che un tempo attraversava la Manica, caricò a bordo ben 700 genoani per raggiungere Savona, dove la squadra genovese impattò per 1-1. Tuttavia, per i genoani andare in trasferta al seguito della propria squadra non era certo una novità già in quegli anni. Ed il Grifone nelle occasioni più importanti della sua nobile storia si ritrovò quasi sempre scortato dai suoi supporters. Nel 1924 una lunga giornata in treno fu organizzata proprio dai genoani per seguire la loro squadra a Padova. Trasferta decisiva per il Genoa per vincere il proprio girone di qualificazione.

 Negli Anni Venti la società italiana comunque si incanalò in una fase delicata della sua storia con il primo periodo post-bellico e l’avvento del fascismo, ma nel frattempo l’interesse intorno al calcio nel nostro paese cresceva così come il movimento del tifo quasi organizzato.

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