La squadra che scese in campo a Kiev nel '42 |
Domani sera l'attenzione dei tiosi di calcio sarà puntata tutta su Kiev, capitale dell'Ucraina dove Italia e Spagna si contenderanno il titolo europeo. Tuttavia, nel 1942 la stessa città Ucraina fu teatro di uno degli episodi allo stesso tempo più trsiti ed eroici del secondo conflitto bellico. Andò in scena quella che passò poi alal storia come La partita della morte. Il racconto è tratto dal libro"L'altro calcio. Storie di football e politica" di Vincenzo Paliotto, edito da L'albero nel 2010.
La drammaticità del secondo conflitto bellico
mondiale non aveva acuito la passione calcistica dei suoi tifosi. Anche se tra
i numerosi morti ed i disastri che la Grande Guerra si trascinò dietro, parlare
di calcio risultava effettivamente difficile, o per lo più impraticabile. Ad
ogni modo, su uno dei fronti più cruenti nel teatro della seconda guerra
mondiale, quello sovietico, un tifoso, innamorato della sua squadra la Dinamo
Kiev, scrisse una delle storie più belle, anche se allo stesso tempo tristi, della storia calcio.
La regione ucraina, infatti, fu soggetta
all’occupazione nazista già dal settembre del 1941, e nonostante che la
rigidità dell’inverno russo avesse rallentato l’avanzata delle truppe del
Fuhrer verso Mosca, i tedeschi si erano insediati in maniera alquanto massiccia
nel territorio sovietico. Il signor Josif Kordik, di professione panettiere
anche sotto la dominazione nazista, riuscì a trovare lo spunto e la forza anche
in una situazione politica di assoluta sottomissione, per cercare di
ricostruire e ridare forza alla passione calcistica del popolo sovietico. La
casualità, infatti, lo portò un giorno a conoscere Trusevich, il mitico
portiere della sua Dinamo, e a programmare la rinascita di una squadra di
calcio a Kiev. Con l’aiuto dell’estremo difensore, suo idolo, Kordik riuscì a
radunare otto calciatori della Dinamo Kiev e tre dell’altra squadra cittadina
della Lokomotiv. E pertanto andò a fondare il FC Start Kiev, con l’intento di
organizzare subito incontri di calcio, anche per risollevare almeno in
occasione delle partite il suo popolo dalle atrocità della dominazione tedesca.
Anzi furono proprio i tedeschi a prendere la decisione di organizzare anche un
campionato di calcio, tra occupati ed occupanti, a cui saranno iscritte ben sei
squadre. Il campionato di calcio a Kiev fu concepito per rendere ovviamente
meno amara la dominazione del popolo sovietico per mano dei nazisti, anche se
gli stessi uomini agli ordini del Fuhrer attraverso il calcio volevano ribadire
la loro superiorità di paese dominatore. La dominazione dei tedeschi si rivelò
molto forte ed opprimente. Del resto i tedeschi avevano improvvisamente
assaltato i confini sovietici, trasgredendo quelli che erano i patti di non
belligeranza siglati dall’accordo Ribbentropp-Molotov, in quella che poi passò
alla storia come l’operazione Barbarossa.
Lo Start di Kiev organizzò bene le proprie
forze fisiche e tecniche, e sostenuta anche dal tifo degli ucraini e da un
enorme spirito di rivalsa sociale e politica, iniziò a collezionare vittorie
già dalla sua prima uscita, battendo per 7-2 i collaborazionisti della Rukh.
Mentre i magiari dell’Msg Wal riuscirono a subire delle sconfitte più contenute
nel punteggio per 5-1 e 3-2. Lo Start guadagnò immediatamente un’enorme
popolarità a Kiev e dintorni, rappresentando un motivo d’orgoglio importante
per il popolo sovietico, ed ucraino in particolare. I tedeschi pensarono, però,
di mettere fine alla sfuriata agonistica degli ucraini e convocarono a Kiev la
squadra della Flakelf, che includeva i migliori elementi calcistici della
Luftwaffe, la portentosa aviazione tedesca. Ovviamente gli atleti teutonici si
presentavano in condizioni fisiche decisamente migliori, ben nutriti ed
allenati ed equipaggiati a dovere, in confronto ai calciatori dello Start, che
vivevano in condizioni di prigionia, maltrattati e malnutriti. Il 6 agosto del
1942, comunque, lo Start inflisse un sonoro 5-1 alla Flakelf, aumentando ancora
di più la sua popolarità. I tedeschi rimasero molto delusi dall’entità della
sconfitta, invece i calciatori ucraini continuarono a guadagnare dei
grandissimi consensi. Tutta la popolazione si strinse intorno alla loro
squadra, fornendo i calciatori dei bene necessari e di quanto occorreva.
Addirittura anche i soldati ungheresi e rumeni, alleati dei tedeschi, portarono
il loro aiuto. Per il 9 agosto i tedeschi fissarono il giorno della loro grande
rivincita, che si sarebbe giocata allo Stadio Zenit di Kiev. Nei momenti che
precedettero l’inizio della partita i calciatori dello Start ricevettero la
visita di alcuni ufficiali delle SS che ricordarono loro di salutare il
pubblico al loro ingresso in campo con il saluto nazista e di “onorare” il
qualche modo la partita, una maniera velata per cercare di convincerli ad
addomesticare il risultato finale in favore dei tedeschi. Tuttavia, i
coraggiosi calciatori dello Start non cedettero alle minacce letali del nemico
e scesero in campo con la loro solita concentrazione. Effettivamente, complice
un arbitraggio per così dire nettamente a favore dei tedeschi, la Flakelf passò
in vantaggio grazie ad un gol realizzato in nettissimo fuorigioco. Nel secondo
tempo, però, lo Start prese in mano le redini del gioco e della partita e capovolse
il punteggio fino al 3-1, con rete di Kuzmenko e doppietta dello scatenato
Goncharenko. La Flakelf riuscì a rimontare fino al 3-3, ma nel finale di gara
subì una pesante lezione, soccombendo con un netto 5-3 che non ammetteva
repliche. Anzi proprio una rete appositamente non segnata mandò i tedeschi su
tutte le furie. Lo scatenato Klimenko, infatti, si produsse in una spettacolare
azione personale, scartando buona parte dei giocatori avversari, compreso il
portiere. Poi, arrivato quasi sulla linea della porta oramai sguarnita, si girò
su se stesso e rispedì il pallone verso il centrocampo, evitando
provocatoriamente di fare gol. Il pubblico ucraino ovviamente osannò quella
squadra che non aveva avuto paura, salvando il proprio onore e quello del loro
popolo pur giocando sotto la minaccia del nemico.
Quella vendetta che i tedeschi non erano
riusciti a prendersi sul terreno di gioco venne attuata qualche settimana più
tardi ad opera degli agenti della Gestapo.
Gli ufficiali nazisti si presentarono, infatti, nella fabbrica dove lavoravano
i calciatori dello Start e ne prelevarono ben otto, tutti quelli che
appartenevano alla Dinamo Kiev. Vennero tutti torturati dai tedeschi per farsi
dire dove si trovavano gli altri componenti di quella squadra, ma nessuno
parlò. Il terzino Nikolaj Korotkikh, che lavorava anche nella polizia
sovietica, non sopravvisse alle torture, mentre gli altri prigionieri furono
internati nel campo di Seritz, comandato dal terribile Paul Von Radomski. In
seguito ad un sanguinoso attacco dei partigiani, agli inizi del 1943 Von
Radomski ordinò la fucilazione di tanti prigionieri ucraini. Dei componenti
della squadra dello Start se ne salvarono soltanto in tre: Goncharenko,
Tyutchev e Sirydovski, che ebbero modo a loro volta di andare a rinforzare le
linee dell’Armata Rossa.
La storia della squadra dello Start di Kiev
sarebbe rimasta a lungo nella leggenda dello sport sovietico, tramandata
addirittura dai racconti di Yuri Kutsnetzov e dalla poesia di Evtushenko. Anche
se a rendere maggiormente omaggio alla storia della cosiddetta “partita della
morte” ci avrebbe pensato soprattutto il cinema. Infatti, nel 1961 il regista
ungherese Zoltan Fabri ne trasse un film dal titolo Due tempi all’inferno, imitato un anno più tardi dal russo Evgenj
Karelov, che invece rappresentò la storia in un lungometraggio dal titolo Il terzo tempo. Tuttavia, la
rappresentazione più famosa e più riuscita rimase quella del regista inglese
John Houston, che nel 1981 produsse il film dal titolo Fuga per la vittoria, che guadagnò grandissima popolarità anche per
il cast degli attori, quasi tutti provenienti dal mondo del calcio. Houston,
infatti, riuscì ad assoldare per la riuscitissima pellicola il brasiliano tre
volte Campione del Mondo Pelè, il norvegese Hallvar Thoresen, gli inglesi Bobby
Moore, capitano del West Ham e della nazionale inglese, Summerbee, Sivell,
Turner, Osman ed O’Callaghan, il baffuto scozzese John Wark, che era stato
prolifico centravanti dell’Ipswich Town e del Liverpool, l’olandese Co Prins, l’argentino
Osvaldo Ardiles, Campione del Mondo nel 1978, il polacco Kazimierz Deyna, il
belga Paul Van Himst e il danese Soren Linsted. Ai nomi di questi calciatori
andarono ad aggiungersi anche volti noti del mondo del cinema come Sylvester
Stallone, Max Von Sydow, Michael Caine, Daniel Massay e Tim Pigott-Smith. La
storia del film ripercorreva a grandi linee quella della partita di Kiev, anche se Houston pensò bene in questo
caso, anche per ragione per così dire cinematografiche, di cambiarne il finale.
Al posto della fucilazione di quasi tutti i giocatori che idealmente
componevano lo Start di Kiev, Houston scelse di far evadere dal campo di
prigionia gran parte dei detenuti.
La partita della morte fu una delle prime
storie a livello di calcio mondiale in cui la storia e la politica avrebbero contaminato in maniera evidente lo
stesso mondo del calcio, lo sport più bello ed amato del mondo, di intensi ed
assolutamente non trascurabili contatti.
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