martedì 10 gennaio 2012

Sotto due bandiere: Eraldo Pecci


di Vincenzo Paliotto
Eraldo Pecci
 Centrocampista dal palleggio sublime, ma dotato anche di una lingua veloce e per lo più senza peli che lo tennero lontano dalle grandi del calcio italiano, Eraldo Pecci si rivelò tra i migliori interpreti nella zona nevralgica del campo degli Anni Settanta ed Ottanta. Fece parlare bene di sé praticamente ovunque: nella sua Bologna, nel suo Grande Torino del ’76, nell’ambiziosa Firenze ed anche nella caotica Napoli maradoniana, anche se all’ombra del Vesuvio rimase soltanto per una fugace ma ricca stagione.

 Nato a San Giovanni in Marignano il 12 aprile del 1955, Pecci esordì nel Bologna in massima divisione nel 1972. Con i felsinei vinse la Coppa Italia del ’74 in una lunga e drammatica finale all’Olimpico di Roma contro il Palermo, segnando peraltro il rigore decisivo che permise al Bologna di vincere il trofeo tricolore. Le sue convincenti prestazioni in rossoblu fecero crescere l’interesse nei suoi confronti da parte del Torino, che si apprestava a ritornare grande anche se solo per qualche stagione. Dal 1975 al 1981 Pecci vestì dignitosamente il granata, vincendo anche lo Scudetto del 1976. Dopo l’exploit indimenticabile di Torino, nell’estate del 1981 lo stesso Eraldo e Ciccio Graziani passarono a rinforzare la Fiorentina, con l’obiettivo dichiarato di portare un nuovo fresco tricolore anche a Firenze. La missione gigliata in questo caso sfumò soltanto di un punto in favore della corazzata ed anche aiutata Juventus, che scatenò non poche polemiche a Firenze e dintorni. Pecci concluse il suo rapporto con la Fiorentina nell’estate del 1985, anche perché una nuova allettante proposta si affacciava per lui all’orizzonte: quella di gestire le operazioni in cabina di regia del Napoli di Maradona. Con Dieguito là davanti ad inventare e a dare spettacolo, supportato dalla fantasia di Giordano e dai muscoli di Bagni a centrocampo necessitava proprio il fosforo di Eraldo Pecci, un vero direttore d’orchestra che fece letteralmente volare il Napoli di Ottavio Bianchi fino al 3° posto, preparandosi poi per il grande assalto allo Scudetto.
 L’esperienza partenopea di Pecci durò lo spazio di 24 gare ed un gol in campionato, quando clamorosamente nell’estate dell’86, mentre il Napoli preparava la squadra per lo Scudetto e si godeva il grande Maradona che faceva faville in Messico, il centrocampista decise di lasciare il Napoli e ritornare nella sua più tranquilla Bologna, squadra che peraltro tentava il riscatto con la risalita in Serie A. Pecci godeva di ottimi rapporti con tutti anche  a Napoli, ma aveva soltanto chiesto ed ottenuto di poter chiudere una carriera importante vicino a casa. La sua nuova esperienza felsinea, infatti, durò fino al 1989, con una breve parentesi finale in forza al Vicenza in Serie C1.
 Fu uno dei migliori centrocampisti italiani, ma con poca fortuna in Nazionale, dove le sue presenze furono appena 6. Fu convocato per il Mondiale in Argentina nel ’78, ma senza mai scendere in campo agli ordini di Enzo Bearzot.

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