mercoledì 7 dicembre 2011

Sotto 2 Bandiere: Luigi Pogliana

di Vincenzo Paliotto (tratto da Napolissimo n. 48)



 Luigi Pogliana apparteneva senza dubbio ad un calcio diverso da quello attuale, caratterizzato decisamente da molti più sacrifici, condito da una buona dose di genuinità e fortunatamente con molta meno ipocrisia. La sua fu una carriera lunga, ma condotta intermente in punta di piedi e allo stesso tempo anche ricca di soddisfazioni. Era nato a Legnano nel ’45 ed aveva esordito ed era diventato calciatore proprio nella squadra della sua città. Una delle città storiche della Lombardia, che avrebbe oltretutto sempre identificato rivendicato orgogliosamente la profondità delle origini nordiste. La sua carriera era poi proseguita nel blasonato Novara dal ’65 al ’67 in Serie B, dove aveva collezionato 52 presenze ed 1 gol e soprattutto si era fatto conoscere come pronto per il salto nel grande calcio.


 Ad ogni modo, in un periodo storico in cui tutti lavorativamente emigravano dal Meridione verso il profondo Nord, che era ormai una consuetudine nella storia economica del nostro paese, il buon Pogliana compì il percorso inverso, trovando le sue fortune di calciatore proprio nel caldo sud italiano. Il terzino legnanese avrebbe, infatti,  trascorso gran parte della sua carriera, quella che effettivamente lo catapultò alla ribalta del calcio nazionale, con la maglia del Napoli, con cui avrebbe percorso ininterrottamente la corsia mancina per dieci lunghe stagioni dal 1967 al 1977, collezionando in campionato ben 196 presenze ed anche 6 gol. Il fludificante, infatti, non disdegnava qualche rara ma decisiva confidenza con il fondo della rete avversaria ed alcuni dei suoi pochi gol per molto tempo rimasero impressi nelle mente dei tifosi napoletani. L’8 novembre del ’70, infatti, una sua poderosa rasoiata costrinse la Juventus alla resa al San Paolo, mentre due settimane più tardi condannò anche l’Inter, impattando momentaneamente il gol di Jair e consentendo poi a Ghio di firmare il gol del sorpasso ai danni dei nerazzurri. Tuttavia, le sue vittime preferite rimasero le zebre, anche se lo stesso calciatore aveva palesemente ostentato la sua fede juventina. Il 13 marzo del ’72, infatti, i bianconeri passarono a condurre con l’elegante Fabio Capello sul terreno del San Paolo, ma nella bolgia di Fuorigrotta proprio il mancino di Pogliana interruppe bruscamente il sogno juventino di espugnare Napoli.

 Tuttavia, il mancino napoletano alzò al cielo nella sua lunga carriera un solo trofeo, vincendo nel 1976 la Coppa Italia all’Olimpico contro il Verona, proprio pochi mesi che annunciasse il suo ritiro dal calcio giocato. Luigi Pogliana veniva dipinto dalle cronache dell’epoca come un grande terzino sinistro, un fludificante da battaglia che onorò sempre la maglia del Napoli, vedendo poche volte salire il suo nome alla ribalta delle cronache come invece avrebbe maggiormente meritato. Dopo l’esperienza napoletana si ritirò dall’attività agonistica così come vi era entrato: in punta di piedi e con la sua solita classe.

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