domenica 11 settembre 2011

Zibì, il bello di notte

Boniek, nato a Bydgoscz il 3-3-1956
di Vincenzo Paliotto

 Tra i più giovani tifosi del pallone in molti lo ricorderanno nelle vesti di insidioso opinionista nelle poltrone della domenica sportiva o al massimo su qualche panchina del nostro campionato, anche se la sua carriera di allenatore fu tutt’altro che ricca di soddisfazioni. Ma Zibignew Boniek in realtà fu uno dei migliori calciatori degli Anni Ottanta, che non a caso fu protagonista nel campionato italiano, che all’epoca era senza dubbio e senza troppa enfasi il più bello del mondo. Il suo approdo nel calcio italiano, del resto, fu travagliato ed arricchito da qualche mistero. Il talento polacco se lo contendevano la Roma e la Juventus, già divise in campo da una grande rivalità, e la trattativa fu poi conclusa in favore dei torinesi proprio nelle ultime ore a disposizione, il 30 aprile del 1982, per tesserare i calciatori stranieri. I ben informati sostennero senza mezzi termini che nella conclusione dell’affare a Varsavia era intervenuto il prestigio dell’Avvocato Agnelli e delle possibilità produttive della Fiat in territorio polacco.


 Ad ogni modo, Boniek era una vera forza della natura. Calciatore completo dal punto di vista tecnico, si disimpegnava sia sulla linea dei centrocampisti che sul fronte offensivo. Aveva militato con il sorprendente Widzew Lodz dal ’75 all’82, vincendo due scudetti, e rivelandosi come uno degli alfieri principe della nazionale del suo paese, partecipando ai Mondiali del ’78, ’82 ed ’86. In verità la sua permanenza juventina si rivelò altalenante. Non sempre brillante in campionato ed invece incontenibile nelle serate di coppa, tanto da indurre l’Avvocato Agnelli a ribattezzarlo “il bello di notte”, per le sue prestazioni in ambito continentale, quando lo presentò a Kissinger, il faccendiere americano insignito non si secondo quali criteri anche di un Premio Nobel per la pace.  Tuttavia, con la maglia della Juventus Boniek vinse uno Scudetto (84), una Coppa Italia (83), una Coppa delle Coppe (84), una Supercoppa Europea (84) ed una Coppa dei Campioni (85). Proprio dopo il discusso e sanguinoso successo dell’Heysel, Boniek si trasferì dalla Juve alla Roma, coronando un sogno palesato già da diverso tempo. Nella Capitale ritrovò un altro grande polacco come Woijtila ed il grande amore della tifoseria giallorossa. Dopo uno Scudetto clamorosamente mancato per la storica sconfitta casalinga contro il Lecce e vinto proprio dall Juve, si aggiudicò la Coppa Italia dell’86.

 Nel 1988 chiuse anzitempo la sua carriera agonistica. Campione vero, magari discontinuo, ma di indubbio talento, non ha mai avuto peli sulla lingua né da calciatore né da opinionista. Lasciò l’ambiente juventino in maniera non troppo idilliaco, soprattutto in merito alla ferita lasciata nel cuore e nella coscienza di tutti all’Heysel. Non mi sono mai vantato di quella vittoria- dichiarò in un’intervista al Giornale- e non ho mai incassato una lira del premio che la società ci aveva garantito, devolvendo tutto alle famiglie che sono uscite distrutte da quella serata. Per me si tratta di una coppa non vinta ed è un peccato che sia andata così perché, dopo avere già battuto il Liverpool nella Supercoppa europea, avremmo avuto la meglio sul campo anche quella sera”.

 Una parentesi sfortunata quella della finale della Coppa dei Campioni per Boniek, la Juventus e del calcio italiano. Ma in fondo Zibì rimane nel cuore e nel ricordo di tanti tifosi per la sua classe e la sua lealtà in campo.

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