mercoledì 25 giugno 2014

FIFAWorldCup2014: Amarcord di Brasile-Cile


 Nel ristretto novero delle avversarie continentali i cileni non risultano proprio ad alta digeribilità nelle attitudini dei più titolati brasiliani. Nonostante il divario ancora esistente nel palmarès a disposizione delle due squadre, gli andini hanno spesso tenuto testa agli auriverdi, magari facendo frequentemente ricorso al loro gioco duro ed ostruzionistico. La sfide delle sfide tra Brasile e Cile si giocò, comunque, nell’edizione iridata del 1962, quella per intenderci che si disputò proprio nel paese andino. E la posta in palio in quel giorno di giugno del 1962 era veramente alta: Brasile e Cile infatti si affrontavano nella semifinale della Coppa Rimet, che gli auriverdi peraltro giocavano nel ruolo di detentori. In oltre 76.000 gremirono l’Estadio Nacional de Chile. Il paese intero si fermò ed il governo cileno impose il coprifuoco a partire dalla ore 22, per evitare un eventuale smodato eccesso di gioia oppure in caso di sconfitta tentativi estremi di affogare la delusione. Nonostante la grinta messa in campo dai cileni, il Brasile vinse per 4-2, portandosi in avanti nella prima mezz’ora di gioco con una doppietta di Manè Garrincha, l’inarrivabile eroe di quel Mondiale. Pelè del resto non c’era in quanto pesantemente acciaccato. Mentre Vavà siglò il gol decisivo. I cileni in campo sfogarono la loro frustrazione con la solita e vergognosa caccia all’uomo, di cui era rimasta vittima anche l’Italia. Ed Arturo Yamasaki, l’arbitro peruviano di quella partita, fu costretto ad espellere il fallosissimo Landa. Poco dopo cacciò poi dal campo anche Garrincha, reo di aver scalciato Rojas, dopo aver subito l’ennesimo cattivissimo fallo. Dunque, Garrincha, il brasiliano più forte, non avrebbe potuto giocare la finale e per giunta, mentre usciva dal rettangolo di gioco dopo il cartellino rosso, fu colpito alla testa da una pietra lanciata dagli spalti. Senza Manè il Brasile rischiava di perdere la finale, ma anche in questo caso la FIFA escogitò una delle sue immancabili e scandalose manovre strategiche. Il governo brasiliano attuò pressioni enormi, affinchè a Garrincha fosse tolta la squalifica. Intervenne il Primo Ministro brasiliano Tancredo Neves, che si avvalse dell’aiuto del solerte Joao Havelange, in quel momento Presidente della federcalcio brasiliana. La strategia di Havelange fu impeccabile, in quanto convinse il guardalinee di quella partita Esteban Marino, uruguagio, che Garrincha era stato inopportunamente provocato da Rojas e quindi il cazzotto da questi rifilato era quasi per una sorta di “legittima difesa”. La commissione d’urgenza riunita dalla FIFA votò con un 5-2 la riammissione di Garrincha alla finale, screditando una volta di più un’edizione del Mondiale già pesantemente compromessa dai favoritismi praticati proprio in favore del Cile. Il Brasile poi vinse la finale per 3-1 contro la Cecoslovacchia, che pur ben messa in campo non riuscì ad arginare le finte di un Garrincha seppur a mezzo servizio.

 Più netto risultò, invece, il divario tra le due squadre nella Coppa del Mondo del 2010 in Sud Africa, con il Brasile che si affermò per 3-0 con i gol di Juan, Luìs Fabiano e Robinho. In questa occasione non si verificarono episodi incresciosi da corollario al match iridato.


Tuttavia, il Cile nelle altre competizioni ha dato più di qualche dispiacere proprio al Brasile, in particolar modo in occasione della Copa America.  Nel 1987 nella fase finale della Copa che si giocava in Argentina, i cileni sconfissero il Brasile per 4-0 in un epico match  a Cordoba. Ivo Basay e Letelier siglarono una doppietta a testa ed ancora oggi sono tra gli eroi nazionali del paese.

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