Josè Leandro Andrade |
di Antonio
Vespasiano (giornalista di Calcio2000)
Dopo la vittoria ai Mondiali del ’50 (nel ’34 e nel
’38 gli uruguayani snobbarono la competizione a mo di ripicca verso le nazionali
europee, ree di non essersi presentate nel ’30), l’Uruguay, a parte le cicliche
affermazioni in Coppa America, ha perso colpi, ma il brillante quarto posto ai
Mondiali Sudafricani del 2010 sembra essere un nuovo inizio, del resto campioni
del calibro di Cavani e Suárez
fanno ben sperare.
Le due vittorie Olimpiche (nel ’24 e
nel ’28) così come le due storiche affermazioni Mondiali, quella del ’30, primissima
in assoluto, e quella del ’50 tramandata ai potersi come “O Maracanaço”, vista la sorprendente sconfitta
brasiliana, che gettò nello sconforto un’intera nazione, hanno permesso alla
federazione uruguayana di fregiarsi di ben quattro stelle (la FIFA riconobbe i
tornei Olimpici come “Mondiali di calcio per dilettanti”), a dimostrazione di quanto l’Uruguay
tenga ai successi che nel passato hanno dato lustro al proprio movimento
calcistico. Se questo non bastasse in bacheca ci sono pure quindici Coppa
America (basta dire che il Brasile ne ha vinte “solo” otto), che fanno della
Celeste la rappresentativa più titolata. Dato il ricco palmares appare
difficile che il “Mundialito“ del 1981 sposti di molto l’ago bilancia dei
successi di una delle migliori nazionali del mondo.
LA
FORMAZIONE DI SEMPRE
CLASSE E
GRINTA
Il più
forte portiere uruguagio di ogni epoca è il leggendario LADISLAO MAZURKIEWICZ,
un autentico fuoriclasse nel ruolo. Nonostante il fisico non proprio da
granatiere era fortissimo sulle palle alte e agile e attento tra i pali. Vinse
da protagonista la Libertadores del ’66 e successivamente anche
l’Intercontinentale, vivendo un periodo magico col Penãrol. In nazionale giocò
tre Mondiali, ricoprendo un ruolo determinante nel quarto posto del ’70, rivaleggiando
in un epico duello con Pelè. I gradi di secondo spettano a ROQUE
MÁSPOLI uno degli eroi nella palpitante sfida Mondiale del ’50, quando,
nonostante l’incertezza iniziale sul gol di Friaça, non si lasciò intimorire e respinse gli
assalti brasiliani fino agli ultimi istanti, ricevendo i ringraziamenti di
tutti i suoi compagni.
Nel
pacchetto arretrato un posto spetta a JOSÉ SANTAMARÍA, tra i migliori difensori
del Mondiale del ’54, visse i suoi anni migliori al Real Madrid dove fece
incetta di trofei. Vestì da oriundo la maglia delle Furie Rosse, partecipando
ai Mondiali cileni del ’62. Mostro sacro del calcio rioplatense è JOSÉ NASAZZI,
“il più grande capitano della storia”, difensore invalicabile contro il quale
s’infrangevano gli attacchi avversari. Carisma da vendere e doti da leadership
furono alla base del suo soprannome: “el Mariscal” (il Maresciallo).
Imbattibile nel gioco aereo, forte nell’anticipo vinse due Ori Olimpici e i
Mondiali del 1930 iscrivendo il proprio nome nella storia del calcio. Mediano
destro, nello schema del metodo, JOSÉ LEANDRO ANDRADE meglio conosciuto come
“la Meraviglia nera”, altro grandissimo calciatore che seppe dar lustro alla
maglia dell’Uruguay. Si rivelò al mondo intero alle Olimpiadi del ’24 dove
dette saggio delle sue qualità tecniche (facendo credere ai giornalisti di
averle affinate inseguendo le galline!). Elegante nei disimpegni, agile e
grintoso nelle chiusure, riusciva a portar via la palla agli avversari senza
nemmeno sfiorarli, ripartendo con velocità in avanti. Dopo due Ori Olimpici
vinse anche i Mondiali del ’30, lui perla d’ebano tra tanti compagni bianchi.
Il suo colpo ad effetto era una mezza girata che utilizzava per calciare i
palloni a mezza altezza, facendo perno a terra col braccio destro. Mediano
sinistro VÍCTOR ANDRADE, nipote del grande campione degli anni ’20-’30, non ne
rispecchiava la classe, ma con tenacia e applicazione, nonché col costante
supporto che dava in avanti con i suoi frequenti inserimenti, seppe ritagliarsi
un ruolo prezioso nel successo Mondiale del ’50, giocando tutte e nove le
partite come quattro anni dopo in Svizzera.
I cambi per
gli esterni sono SCHUBERT
GAMBETTA, pluricampione col Nacional, atleta da corsa, sapeva come dare
assistenza agli avanti ma allo stesso modo come ripiegare a protezione della
difesa. Tra gli unici del Maracanazo
nel ’50, ma già sul podio nella Coppa America del ’41, ’42 e ’47. Sulla
sinistra invece PAOLO MONTERO perno imprescindibile della retroguardia della
Juve di Lippi. Era un difensore tignoso, che faceva della
determinazione, dell’intelligenza tattica e della visione di gioco le sue armi
migliori. Autentico leader difensivo, nonché marcatore spietato. Un mix di
tecnica, temperamento e personalità, con un piede sinistro capace di lanci
millimetrici, ma anche tackle durissimi. Un “cattivo” per antonomasia, suo,
infatti, il record di espulsioni in serie A (16). Al centro ATILIO ANCHETA terzino e poi libero del
Nacional, dove vinse la Libertadores nel ’71, e successivamente del Gremio,
club brasiliano nel quale giocò per diversi anni, meritandosi – lui difensore –
il premio quale miglior giocatore del campionato. Quarto con la Celeste ai
Mondiali del ’70. Altro grande difensore della scuola uruguagia è stato DARÍO
PEREYRA leader della retroguardia del San Paolo dov’era considerato un
giocatore fondamentale. Ottime doti tecniche e senso della posizione le sue
maggiori qualità, tanto da cavarsela egregiamente anche davanti la difesa.
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