venerdì 8 febbraio 2013

Il campionato più bello del mondo: Un bellissimo Lazio-Napoli


Chinaglia al tiro (foto LazioWiki)
Con qualche anno di anticipo prima dell’avvento dei reclamizzati Arrigo Sacchi e Zdenek Zeman e di altri tecnici professatisi di credo zonista, Luis Vinicio, calcisticamente al secolo conosciuto come ‘O lione, introdusse nel calcio italiano il gioco a zona sulla panchina del Napoli a partire dalla stagione del 1974/75. Una prerogativa peraltro da condividere equamente con un altro tecnico emergente del calibro di Corrado Viciani, al timone della sorprendente Ternana.
  Nell’estate del 1974 Vinicio beneficiò di una campagna acquisti del proprio Presidente Corrado Ferlaino non faraonica, ma costituita senza dubbio da elementi che potevano al meglio interpretare il credo tattico dell’allenatore brasiliano. Primo tra tutti, infatti, l’esperto difensore Tarcisio Burgnich, con cui il tecnico innovatore avrebbe potuto schierare la sua difesa in linea, in luogo del più lento e compassato Zurlini, e dar vita ad un calcio offensivo ed atletico. La partenza in campionato della squadra azzurra si rivelò senza dubbio confortante, proprio grazie al gioco speculare della squadra di Vinicio. Il Napoli aveva ottenuto 4 successi nelle 4 gare di Coppa Italia ed era rimasto imbattuto in campionato fino all’altezza della decima giornata, quando al San Paolo naufragò clamorosamente per 6-2 di fronte alla Juventus. Le ragioni della sconfitta furono imputate al gioco troppo spregiudicato di Vinicio, ma anche alla stanchezza del Napoli, che appena tre giorni prima aveva tentato una disperata impresa in Coppa UEFA ad Ostrava di fronte al Banik, che aveva vinto nella gara di andata per 2-0 a Fuorigrotta. In Cecoslovacchia, pur passando in vantaggio, il Napoli non andò oltre l’1-1, venendo di conseguenza eliminato e ritrovandosi evidentemente stanco.

 

 Tuttavia, archiviata quella cocente sconfitta, il Napoli riprese a macinare gioco e kilometri e ritornò nella scia della Juventus. Nel girone di ritorno, infatti, dopo due successi consecutivi interni ottenuti contro Sampdoria e Fiorentina, la squadra partenopea era ospite all’Olimpico della Lazio Campione d’Italia in carica, che però stava disputando un torneo deludente. Oltretutto gli attriti di campionato tra napoletani e laziali erano ricorrenti. Ai biancocelesti romani ancora non era andato giù lo sgarbo arrecato dal Napoli all’ultima giornata del torneo del 1972/73. Gli azzurri, infatti, si imposero di misura sulla Lazio con gol allo scadere di Oscar “Flipper” Damiani, facendo perdere addirittura il tricolore alla squadra di “Long John” Chinaglia. Era quindi quantomeno plausibile pensare che il 9 marzo del 1975 a Roma la Lazio, che aveva ancora da chiedere a quel campionato, potesse però rendere difficile la vita al Napoli all’inseguimento dello Scudetto.

 

 Maestrelli schierò: Pulici, Polentes, Martini, Wilson, Oddi, Badiani, Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi, D’Amico. Il Napoli rispose con: Carmignani, Bruscolotti, Pogliana, Burgnich, La Palma, Orlandini, Massa, Juliano, Clerici, Esposito S., Braglia G .Arbitrava il Signor Levrero di Genova, di fronte a 70.000 spettatori, di cui ben 30.000 provenienti da Napoli. La partita si rivelò subito vibrante e ricca di colpi di scena. Il Napoli, ad ogni modo, passò in vantaggio al 53’ con Giorgio Braglia, che sfruttò un errato disimpegno difensivo di Martini ed infilò Pulici in uscita. All’ 85’, però, la Lazio pervenne al pareggio dagli undici metri. Orlandini strattonò D’Amico e Chinaglia trasformò il successivo rigore, mentre sugli spalti si verificavano pesanti scontri tra tifosi ed addirittura un’invasione di campo di un tifoso del Napoli. I colpi di scena non erano finiti, perché al 90’ Levrero decretò un rigore anche in favore del Napoli, che però il “Gringo” Clerici fallì clamorosamente.

 

 Nel girone di ritorno il Napoli perse una sola volta, ancora contro la Juve per 2-1 a Torino, condannato da core ‘ngrato Josè Altafini, e chiuse il campionato al secondo posto, a due punticini dalla Juventus. Per Vinicio non ci fu giusta gloria ed onore.

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