mercoledì 4 gennaio 2012

EuroStory: Spagna 1964

 L’edizione dell’esordio aveva in qualche modo conferito il giusto valore al Campionato Europeo per Nazioni, tanto che al successivo torneo si iscrissero ben 28 federazioni, tra le quali fra le più blasonate non figurava soltanto la Germania Ovest, il cui tecnico Sepp Herberger era contrario alla disputa di qualsiasi competizione che non fosse la Coppa del Mondo.


 La Coppa Europa iniziò comunque non senza sorprese. La più clamorosa riguardò gli inglesi che rimediarono una sonora batosta dalla Francia a poco meno di quattro anni dall’atteso appuntamento iridato proprio in Inghilterra. Gli inglesi impattarono per 1-1 nella gara di andata a Sheffield, ma poi furono demoliti a Parigi per ben 5-2. Anche il Portogallo, pur schierando l’indomabile bocca da fuoco Eusebio, uscì di fronte alla poco nota Bulgaria, che però mise in mostra l’astro nascente del calcio dell’est europeo qualche Georgi Asparoukhov, centravanti del Levski Sofia poco conosciuto alle platee europee, ma che si dimostrò campione dal valore assoluto. Quel confronto a distanza tra Eusebio ed Asparohokov fu in quel caso vinto dal bulgaro.

 Tuttavia, tra le squadre più brillanti della manifestazione si esalta la rinnovata Ungheria dei nuovi talenti Florian Albert e Bene, che nelle fantasie dei tifosi di Budapest hanno sostituito gli interpreti della famosa Squadra d’Oro Puskas, Czibor e Kocsis. I magiari eliminano senza troppi patemi il Galles e poi anche la Germania Est, mentre costringono alla resa anche la promettente Francia. L’Ungheria sbanca Parigi con un netto 3-1 e quindi si impone in casa per 2-1 davanti a 70.000 entusiasti spettatori. Non da meno è comunque anche l’URSS, che grazie ai suoi campioni è uscita in parte dal guscio dell’isolamento internazionale. Anzi i sovietici hanno gran gusto per il calcio e a Mosca, Stadio Lenin, sono in 100.000 per fischiare l’Italia, tramortita per 2-0 dai colpi di Ponedelnik e Cislenko. La squadra di Jascin impatta anche a Roma e passa il turno. Neanche la Svezia di Hamrin costituisce un ostacolo insormontabile ed i sovietici raggiungono gli ungheresi per la fase finale.

 La fase finale si giocherà comunque in Spagna, dove il calcio sta esaltando le imprese del Real Madrid, vincitore di 5 Coppe dei campioni consecutive. Il tenace tecnico Josè Villalonga, però, esclude dalla sua squadra Di Stefano e gli oriundi Santamaria e Puskas, puntando su una formazione più equilibrata in cui si esalta Luisito Suarez. Gli iberici eliminano non senza difficoltà Romania, Irlanda del Nord ed Eire. La quarta semifinalista è invece la sorprendente Danimarca, che ha avuto la fortuna di eliminare Malta, Albania e Lussemburgo. In semifinale però per forza di cose si arrende nettamente per 3-0 alla superfavorita URSS.

 La Spagna, invece, elimina soltanto nei supplementari l’ostica Ungheria. Vantaggio di Pereda, pareggio di Nagy e gol decisivo al 113’ di Amancio, altro madridista. La finale è in programma al Chamartin di Madrid, che poi diventerà Bernabeu, il 21 giugno del 1964. Questa volta il Generalissimo Franco non chiude le frontiere ai sovietici, anzi le riapre dopo ben 15 anni. Ci voleva il calcio per registrare un evento del genere, ma anche per questo l’attesa sale di più. Gli spettatori sono più di 100.000, stipati sulle tribune madrilene. Gli spagnoli vanno in vantaggio quasi subito al 6’ con Pereda, ma mentre festeggiano Iribar, porteire dell’Athletic Bilbao, incassa dopo neanche due minuti il pareggio di Schussanov. La gara è equilibrata fino alla fine, i sovietici sembrano prevalere, poi all ‘84’ la Spagna sigla il punto decisivo con uno dei suoi protagonisti meno attesi. Cross di Rivilla e colpo di testa vincente di Marcelino, centravanti della Real Saragozza. E’ il punto della vittoria. Sale sul tetto d’Europa una Spagna arcigna ed operaia.

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