venerdì 26 agosto 2011

Europoveretti

 Ieri mattina senza troppo esagerare e senza troppa enfasi, come del resto nel suo stile, Massimo Gramellini alla sua maniera sulla prima pagina de La Stampa scriveva: “E se invece dei calciatori scioperassimo noi?”, lanciando una chiara invettiva contro quello che è il dorato mondo del calcio e dei suoi sciagurati protagonisti.  E’ pur vero che il calcio contribuisce in maniera tangibile all’esistenza di indotti e di business collaterali che altrimenti non avrebbero ragione di esistere, ma è altrettanto vero che il calcio è comunque sostenuto dai suoi impagabili tifosi che, al di là di Calciopoli, Scommessopoli e manfrine varie, continuano a  dare credito ad un movimento che va esaurendo oramai tutta la sua credibilità. Invece, il calcio italiano sciopera alla ricerca di garanzie economiche e di lavoro, mentre il paese dal punto di vista occupazionale vero è in profonda e forse irreversibile crisi.

 Oltretutto il calcio italiano, così come da più parti si va predicando, è spaventosamente in regresso. Non soltanto dal punto di vista sociale e politico riflettendo pienamente la situazione reale di un paese paurosamente allo sbando, ma anche sotto il profilo tecnico. Tant’è vero che le nostre squadre soprattutto di club rimediano delle sciagurate eliminazioni nelle coppe europee fino a pochi anni fa impensabili. La Roma del reclamizzato Luis Enrique, infatti, viene estromessa dall’Europa League nel turno preliminare per mano dello Slovan Bratislava. I giallorossi capitolini vanno a  far compagnia al Palermo, che ha abbandonato le competizioni europee quasi prima che la stagione del calcio cominciasse. Da non dimenticare inoltre che con la sfortunata eliminazione dell’Udinese, il prossimo anno in Champions avremo soltanto 3 nostre squadre partecipanti. Un tonfo di proporzioni clamorose.


 Ma bisogna dire la verità, però, che non è tutta colpa dei calciatori. Il livello tecnico dei protagonisti si è notevolmente abbassato. Il campionato risulta livellato, ma verso il basso. Ma purtroppo le maggiori responsabilità sono da attribuire alla classe dei dirigenti, che ha trasformato il calcio in Italia in una questione privata, in una lobby, o in una kasta come oggi si usa meglio dire, pensando soprattutto a risolvere diatribe personali e guai finanziari piuttosto che contribuire alla crescita complessiva del movimento.  Una volta eravamo i dominatori in Europa, adesso invece nel  Vecchio Continente c’è già chi ci ha ribattezzato come gli Europoveretti di turno.

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