venerdì 15 luglio 2011

Una storia lunga 11 metri

Stilisticamente non ineccepibile, con il passo caraccollante e l’andatura pesante, Roberto Boninsegna accendeva la fantasia dei tifosi semplicemente per la cosa che gli riusciva con più naturalezza di fare: il gol. Classe 1943, nativo di Mantova, Bonimba, così come era soprannominato, interpretò il ruolo del centravanti in un’epoca in cui il calcio si sviluppava nel felice connubio tra atletismo e tecnica di base. Sinistro naturale e potente, si distingueva come centravanti di manovra, bravo a buttarla dentro, ma anche a giocare per i compagni. Visse la sua lunga e proficua gavetta con Prato, Varese e Potenza, prima di approdare al Cagliari in Serie A, dove inavvertitamente si scontrò con un altro sinistro dinamitardo, quello ineguagliabile ed intoccabile di Gigi Riva. Il dualismo con Rombo di Tuono lo proiettò nuovamente verso l’Inter, la squadra che lo aveva cresciuto e dei suoi sogni. Con i nerazzurri disputò gli anni migliori. Scudettato nel 1971, due classifiche dei cannonieri della Serie A vinte, uomo-simbolo del Biscione, raccolse probabilmente meno di quanto avrebbe meritato per il suo attaccamento alla maglia e la sua tenacia. Anche in azzurro non fu sempre premiato come avrebbe meritato. 22 gettoni di presenza e 9 reti, una delle quali nella finale di Coppa del Mondo all’ Azteca di Città del Messico nel 1970 contro il Brasile. Si aggiudicò comunque il titolo europeo nel 1968 in Italia. Per ironia della sorte raccolse i maggiori trionfi, quando passò alla Juventus in cambio di Anastasi. Pur impiegato part-time, garantì alla Vecchia Signora due scudetti ed una Coppa UEFA. Chiuse poi nel 1980 nel Verona tra i cadetti, ma il suo cuore sarebbe rimasto nerazzurro. Con l’Inter Boninsegna segnò caterve di reti, in massima divisione ha realizzato complessivamente 163 gol.
 Tuttavia, Roberto Boninsegna passa alla storia, detenendo un record importante, infatti vanta la striscia positiva più lunga nel trasformare i tiri dagli undici metri, un dettaglio non trascurabile se si considera la quasi naturale intolleranza dei calciatori italiani ai calci di rigore. Curiosamente prima di trasferirsi all’Inter, Boninsegna non era mai stato un rigorista, infatti nel Cagliari lasciava questa incombenza, anche per ovvi motivi gerarchici, a Gigi Riva. Quando arrivò a Milano lo specialista dell’Inter era Mario Bertini, fu quindi in un secondo momento Heriberto Herrera a concedergli questo privilegio. Da quella investitura su 34 tiri dagli undici metri ne avrebbe trasformati 29, in media al di sotto del solo Diego Armando Maradona, che su 34 ne bollò 30. Il sinistro potente e preciso gli permise quindi di trasformare la massima punizione per 19 volte consecutive, interrompendo questo speciale feeling ad ogni modo in un’occasione importante. Il 16 dicembre del 1973, infatti, l’Inter giocava allo Stadio Comunale di Firenze, e sotto per una rete a zero contro i viola a causa di una malaugurata autorete di Bedin, beneficiò dalla giacchetta nera Rosario Lo Bello di un calcio di rigore. Nella circostanza Bonimba trovò sulla sua strada il giovane e scattante Franco Superchi, che gli neutralizzò la conclusione. Si interruppe così il record difficilmente eguagliabile del franco tiratore dell’Internazionale.

Vincenzo Paliotto su   www.storiadelcalcio.info, 23 dicembre 2007

Nessun commento:

Posta un commento