giovedì 11 giugno 2015

Il The Strongest e la Guerra del Chaco


di Vincenzo Lacerenza (www.calciofuorimoda.blogspot.com)

Quando il generale tedesco Hans Kundt, il 15 Giugno del 1932, assaltava lo strategico presidio paraguagio di Carlos Antonio Lopez, dando l'avvio al sanguinoso conflitto del Chaco, la federazione calcistica boliviana, non esitò a prendere l'unica decisione possibile: il campionato fu annullato e il Bolivar, al comando con poche lunghezze di margine sul The Strongest, quando si era ancora in prossimità del giro di boa, fu proclamato campione "por decreto", come si suol dire a quelle latitudini. Dopo anni di tensione, fatti di impasse diplomatici e reciproca malsopportazione, il livello della contesa, si era, ineluttabilmente, innalzato: da un piano dialettico e squisitamente diplomatico si era passati a quello militare e bellicoso. Motivo del contondere, il Gran Chaco, la regione più arida e inospitale del Chaco Boreal: in parte disabitata e quasi totalmente priva di acqua, in virtù dei presunti giacimenti petroliferi in esso presenti, la zona, totalmente pianeggiante e costellata da boschetti di quebrachos, entra nelle mire dei due paesi. Che, in cambio di aiuti logistici ed economici, pianificano l'azione, stringono alleanze in nome degli interessi e allacciano rapporti con le multinazionali del petrolio, attratte dalla scoperta, nella regione, di alcuni giacimenti petroliferi: la Standard Oil, colosso degli idrocarburi a stelle e striscie, allettato e ingolosito dalle provvigioni offerte dall'esecutivo di La Paz, stipula accordi con il governo boliviano presieduto dal vulcanico presidente Daniel Salamanca Urey, mentre è la Royal Shell, gigante inglese dell'energia, a intavolare trattative e intrallazzare rapporti, fornendo assistenza e fondi, con il governo paraguagio di Eusebio Ayala, ex professore al timone del paese dal 1921. Con i venti di guerra che alitano sul paese, e con gli uomini al soldo dello stratega Felix Estigarribia, generale dell'esercito paraguagio, pronti ad invadere il suolo patrio, il campionato è costretto a chiudere i battenti, rimandando il fatto sportivo a data da destinarsi.

Riposti dunque gli scarpini ed impossibilitati ad esercitare la propria professione, i calciatori, i soci, i dirigenti ed anche alcuni tifosi del The Strongest, glorioso sodalizio paceño fondato da un gruppo di studenti nel lontano 1908, decidono di non far mancare il proprio apporto per la difesa della patria (storica la nota diffusa dalla società il 21 Luglio del '32): inizialmente i tesserati del club oro y negro, incentivano collette e forniscono sostegno e medicinali agli ospedali da campo, poi, in un secondo momento, coraggiosamente, dedidono di imbracciare le armi e partire per il fronte. Chiamati a raccolta nella sede del club Gualdinegro, ubicata all'incrocio tra calle Colon e calle Comercio e nel frattempo trasformata in un punto di smistamento, dove si distribuiscono documenti, si allestiscono corridoi epistolari - mansione questa affidata a Don Benito Sagarnaga, uomo eccentrico, nonchè sfegatato hincha stronguista - e si dispensano indicazioni, seicento persone, tra calciatori, dirigenti e dipendenti a vario titolo del club, si intruppano tra le fila dell'Esercito Boliviano. Anche il presidente, Carlos Zalles Guerra, non è da meno e versa il proprio contributo di sangue alla causa: durante le fasi più concitate della guerra, due suoi fratelli periscono sotto i colpi del mortaio paraguagio. Irregimentati tra i ranghi del Primo Corpo dell'esercito, ci sono anche alcune autentiche leggende del calcio boliviano dell'epoca. Vi troviamo infatti personaggi del calibro di Hugo Victor Cardenas, capitano ferito dall'artiglieria paraguagia e caduto prigionero del nemico, che però riconoscendogli una particolare valenza sul campo di battaglia, gli concede l'asilo; il tenente Josè Rosendo Buillain, immolatosi per la patria nella leggendaria battaglia di Canada Strongest, o anche Froilan Pinilla, talento proteiforme che oltre ad essere un calciatore era anche un boxeur ed un poeta, nonchè l'autore de "Oh linda La Paz", l'inno del club. Impossibile dimenticare anche altri intemerati stronguisti, costretti dai tempi ad indossare una mimetica: gente come Severo Medrano, il tenente Luis Peña, Juan Lechín Oquendo, Luis Daza Aparicio, Hugo Gamarra, Alfredo Pascoe, Lisímaco Gutiérrez, Julio Zuazo Quintanilla, Adolfo Díaz Romero e Gerardo Peláez. Tutti insieme, al fronte, come topi all'interno di purulente trincee. Quando il Comando Superiore dell'Esercito Boliviano, proclamava il cessate il fuoco, si faceva presto ad orgnanizzare qualche partitella. Come quella che, secondo le cronache dell'epoca, andò in scena agli inizi del '33.

A sfidarsi erano un reparto di cavalleria, il "Lanza 5", ed un reggimento di fanteria, il sedicesimo. A dirigere la contesa, terminata poi con uno scoppiettante 2-2, sotto il caldo soffocante del Chaco, fu chiamato, stando alla leggenda, Mario Alborta, una delle stelle della Verde che aveva preso parte a due edizioni della Copa America ('26-27') e che aveva calcato i terreni uruguagi in occasione della prima edizione dei campionati del mondo. Quella fra i militari catechizzati dal fischietto di un calciatore di levatura internazionale, non fu però l'unico incontro organizzato in quegli anni travagliati. Nei primi mesi del 34' infatti tifosi e calciatori, stremati dalla vita del fronte, decisero di ingannare per quanto possibile la truculenza della guerra, facendo rotolare la sferra su e giù per le sterminate radure del Chaco: da un lato ci sarebbero stati i calciatori del The Strongest, capeggiati dalla figura del "Chato" Reyes Ortiz, un totem del club atigrado, mentre dall'altra, ad opporsi ai campioni gialloneri, ci sarebbe stato un drappello di tifosi stronguisti provenienti da Tupiza, comune del sudest boliviano. Kalatakaya Huarikasaya, il leggendario grido di battaglia del The Strongest, dopo essere stato intonato in tutti gli stadi della Bolivia, stava risuonando nel Chaco. Ma, contrariamente ad ogni pronostico, la sgambata fu equilibrata, aperta e in bilico, decisa soltanto nel finale da un chirurgico colpo di testa di Bulliain, perfettamente imbeccato da Reyez Ortiz. Per ironia della sorte quella fu l'ultima rete di Bulliain. Pochi giorni più tardi, a Canada Esperanza, l'esercito boliviano, innervato da combattenti stronguisti, con arguzia tattica, infligge agli uomini di Felix Estigarribia una grave sconfitta - gli storici paraguagi la considerano l'unica macchia nella brillante carriera del generale Estigarribia - costringendolo a battere in ritirata.


Ma per Josè Resendo Buillain non c'è nulla da fare: muore, da eroe, sul campo di battaglia. Per arrivare alla conclusione delle ostilità bisognerà attendere ancora un anno: il 10 Giugno verranno trattate le condizioni per il cessate il fuoco. Poi, finalmente, riunitisi a Buenos Aires, i rappresentati governativi di Bolivia e Paraguay firmeranno l'armistizio: al Paraguay andranno i tre quarti del Chaco Boreal, mentre alla Bolivia toccherà la restante porzione, poi si scoprirà essere la più redditizia. Il campionato di calcio tornerà ad impazzare a partire dal 1935, con El Tigre che, con una formazione nuova di zecca, rinforzata, per favorire una certa normalizzazione dei rapproti, anche da leve paraguagie come Luis Galarza, Wilfrido Cañellas, Eligio Martínez, Julián Jiménez e Miguel Gariazú, riuscirà a conquistare il primo titolo dell'era postbellica.

 

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