giovedì 26 dicembre 2013

La storia del Campionato italiano di calcio-1a

 Dopo qualche mese di assenza, la rivista Napolissimo ritorna nelle edicole con un progetto editoriale nuovo e soprattutto con cadenza mensile. In un periodo senza dubbio non facile per l'editoria, il magazine dedicato al Napoli ed allo sport campano prova comquneu a riacquistare il suo prestigio. Il Direttore Responsabile è Antonio Calise. Tra le numerose rubriche, affidata a Vincenzo Paliotto la ricostruzione della sSoria del campionato italiano di calcio tra aneddoti e protagonisti.
 
 Quando nell’estate del 1929 il Presidente Federale Leandro Arpinati ed il suo Segretario Giuseppe Zanetti vararono l’istituzione del Campionato di Serie A a girone unico, il calcio in Italia si era già affermato ampiamente come fenomeno di massa. La nascita del Campionato di Serie A fu caldeggiata in maniera decisa dal fascismo per motivi meramente politici e sociali. L’idea di un campionato nazionale non faceva altro che favorire il legittimare delle idee del regime: maggiore unità del paese, presumibile potenziamento dei mezzi di comunicazione e delle relative infrastrutture. Un’analisi storica e sociale, non soltanto agonistica, rimarcata da Antonio Ghirelli, a cui la Einaudi nel 1954 aveva affidato la realizzazione della Storia del calcio in Italia, che non si dedicasse soltanto alla narrazione sportiva, ma anche sociale. Un volume che sarebbe diventato un imprescindibile punto di riferimento per il giornalismo italiano. Giornalista napoletano, Ghirelli approdò al giornalismo sportivo intorno al 1948, trasferendovi la sensibilità di un intellettuale accorto ai risvolti politici dello sport ed ai suoi relativi contesti sociali.
I giorni dell’Ambrosiana. Ideato in un primo momento a 16 squadre, il primo campionato invece ne contò ai nastri di partenza 18. Questo per favorire l’ingresso della Triestina, società particolarmente nelle grazie dei gerarchi fascisti, che preferirono integrarla nel tessuto territoriale e politico sociale, piuttosto che lasciarla pericolosamente in balìa dei confinanti jugoslavi. Rientrarono nel progetto iniziale in extremis anche la Lazio ed il Napoli, che avevano spareggiato inutilmente per ottenere l’ultimo posto disponibile. In effetti quella partenopea era l’unica rappresentante in lizza del calcio meridionale. Mentre la facevano da padrone il Piemonte con Torino, Juventus, Alessandria e Pro Vercelli e la Lombardia con Ambrosiana-Inter, Milan, Brescia, Pro Patria e Cremonese. Le altre erano il Bologna, il Modena, il Padova, il Livorno, la Roma, la Lazio ed il Genova, che come l’Inter aveva dovuto rinunciare al suo nome di Genoa, in quanto troppo anglosassone. Un vero delitto sportivo per i tifosi genoani, così fieramente affezionati alal denominazione della squadra più antica d’Italia Il campionato cominciò il 9 ottobre del 1929 e l’EIAR, cioè l’antesignana della RAI, trasmetteva in diretta radiofonica il secondo tempo di una partita, in maniera tale da non scongiurare l’affluenza negli stadi dei tifosi. La Tre Vallette Sarti ne era il primo fiero sponsor radiofonico. Il primo Scudetto a girone unico fu ad appannaggio dell’Ambrosiana-Inter del capocannoniere Giuseppe Meazza, il primo mito del calcio italiano, e del tecnico magiaro Arpad Veisz, autentico maestro preso in prestito dal calcio danubiano. I nerazzurri precedettero di due lunghezze il Genoa, che sprecò nel match decisivo contro i milanesi il rigore del sorpasso. La partita di Milano fu preceduta dalle prodezze della “Giornata dell’Aviazione” a Linate, tanto che gli spettatori della partita furono distratti dal volteggiare aereo di questo evento. Negli spostamenti repentini da una parte all’altra molti tifosi rimasero feriti nel crollo di una tribuna. Si parlò anche di qualche morto, mai ufficializzato però per ragioni di regime. I genoani si rivelarono i più scossi in merito alla tragedia. Sul 3-3 i rossoblu beneficiarono di un calcio di rigore, che il bombardiere Levratto (non a caso detto lo sfondareti) si rifiutò di tirare, pur avendo realizzato due reti nel corso della stessa partita. Andò sul dischetto Banchero, che però calciò fuori. Il Genoa non avrebbe mai più vinto lo Scudetto della stella.
Gli Agnelli e la Juve. Il primo campionato a girone unico incentivò palesemente l’ascesa del fenomeno calcistico, diventando la Serie A un vero e proprio spettacolo. Tuttavia, nulla o quasi faceva presagire un autentico dominio da parte di una sola squadra per ben 5 stagioni consecutive. La Juventus, infatti, affidata al carneade Carlo Carcano, vinse sbaragliando ogni possibile concorrenza, in particolare quella del Bologna della Roma e dell’Ambrosiana-Inter. I bianconeri torinesi godevano già del supporto della FIAT e della famiglia Agnelli, legittimando in un certo qual modo la nascita del calcio industriale. Nessuno più in Italia riuscirà a vincere un campionato se non supportato da un colosso aziendale o da un magnate di navigata solidità economica. Oltretutto i torinesi si rinforzarono con gli oriundi Orsi e Cesarini, che per giocare in Italia andarono a sviscerare parentele o presunte tali nelle più remote provincie italiane. Combi, Rosetta, Bertolini, Borel, Giovanni Ferrari e gli altri, invece, godevano di lauti ingaggi, che non tutti negli Anni Trenta potevano, seppur muniti di buona volontà, garantire.

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