venerdì 7 giugno 2013

Ultras turchi uniti nella rivolta di Gezi Park


F
Calcioerivoluzione.blogspot.com è un blog tutte da leggere, sottolineare e riflettere. I suoi contenuti calcistici si affacciano e si allargano verso dinamiche veramente importanti. Ne abbiamo pertanto preso questo articolo che parla in maniera in parte diversa da quanto ci hanno detto dei fatti di Istanbul degli ultimi giorni.

Turchia. Istanbul. Sono giorni che i principali social network sono invasi da appelli, immagini e video della protesta scoppiata una settimana fa ad Istanbul. La protesta, nata in difesa dell'ultimo spazio verde pubblico, nel cuore della Istanbul turistica, si è ben presto propagata a macchia d'olio estendendosi in oltre 40 città turche e diventando un qualcosa di più ampio. Non più la semplice lotta per la difesa di un parco, non più la semplice lotta contro l'ennesimo piano speculativo, ma una vera e propria lotta contro il governo di Erdoğan e le sue politiche; una lotta delle classi oppresse contro un modo d'intendere la vita politica e non, totalmente in antitesi con le loro esigenze. Perché sebbene sui mass media nostrani la questione venga ridotta all'oramai classico schema del paese islamico in rivolta per il secolare conflitto laicismo/islamismo, che ad ogni modo non ci sentiamo di escludere totalmente dalla questione, crediamo piuttosto che la protesta oramai si muova su binari leggermente diversi: quelli di un conflitto tra diverse visioni sull'uso dello spazio urbano, quella delle classi dirigenti e quella della gente che vive, lavora e gioca nella città. Ed infatti ad animare la rivolta ci sono proprio loro: gli oppressi, gli sfruttati, gli studenti, i lavoratori, le minoranze etniche ed anche gli ultras.


Ebbene si! Proprio come in Egitto anche in Turchia gli ultras sono scesi in piazza, mettendo da parte le loro rivalità calcistiche, per fronteggiare la polizia, a proprio rischio e pericolo. Sono al fianco di chi lotta per i propri diritti e per la propria dignità, per un mondo diverso. Sono li a combattere contro l'autoritarismo della polizia e del governo turco, consapevoli della repressione e della violenza attuata dallo stato. Loro che prima di altri hanno dovuto fare i conti, sulla propria pelle, con tutto questo. Loro, bollati - secondo la più classica retorica dei poteri - come nemici interni della società contemporanea che con i propri comportamenti rischierebbero di compromettere l'ordine sociale. Loro, vere e proprie cavie degli esperimenti di repressione e controllo sociale attuati dai vari stati, perché è bene ricordare che i linguaggi, i codici e le pratiche di disciplinamento applicati in un settore, nello specifico il calcio, se efficaci finiscono per circolare in tutte le nervature sociali. Le pratiche e i linguaggi del contenimento del nemico interno si mostrano, anche nel calcio, insofferenti di fronte al rispetto dei confini originari. Non c'è quindi da meravigliarsi né per le proteste degli ultras contro la tessera del tifoso, in quanto chiaro tentativo di limitare la libertà personale in nome di un sempre più serrato controllo sociale, né tanto meno della successiva proposta dello stato d'esportare la tessera del tifoso in ambito politico, partorendo l'idea della tessera del manifestante. Non è una novità infatti che quando ciò che accade intorno al calcio smette di valere solo per questo luogo, lo stadio ed i suoi attori diventano il laboratorio ed i protagonisti di un modello sociale da riprodurre nella società.

 

Nessun commento:

Posta un commento