martedì 27 marzo 2012

EuroStory- Germania Ovest 1972

 La Germania Ovest di Sepp Herberger che vinse la Coppa Rimet del ’54 vide rapidamente eclissare le fortune dei suoi interpreti. Quella Nationalmanschaft non raccolse altri risultati particolarmente esaltanti. Tuttavia, i tedeschi diventarono nel giro di pochi anni i veri protagonisti del calcio europeo ed anche mondiale. La Germania riusciva ad arrivare fino in fondo a qualsiasi manifestazione partecipasse. Una nuova generazione di talenti diede lustro alle fortune dei bianchi. Nel ’66 la Germania perse a Wembley la finale di Coppa del Mondo contro l’Inghilterra per un tiro di Geoffrey Hurst che non aveva varcato del tutto la linea di porta. Mentre a Mexico 70 soltanto l’Italia eroica di Riva, Burgnich e Rivera li fermò in una semifinale che avrebbe scritto la pagina più bella della storia del calcio, vincendo per 4-3 nei tempi supplementari. La Coppa Europa del ’72 era, quindi, un evento che interessava ai tedeschi e la nazionale venne allestita, attuando una miscela esplosiva tra i migliori elementi delle due squadre tedesche più in voga negli Anni Settanta. Bayern Monaco e Borussia Moenchengladbach fornirono l’ossatura di una squadra inarrestabile. I bianchi di Germania effettivamente superarono il proprio girone di qualificazione senza patemi, soffocando le pretese dell’emergente Polonia. Anche se il cammino europeo della squadra di Helmut Schon iniziò con un poco rassicurante pareggio interno di fronte alla modesta Turchia.




 I gironi di qualificazione premiarono soprattutto le rappresentative dell’est europeo, che in verità dominavano anche i tornei di calcio olimpici. L’URSS, l’Ungheria, la Romania e la Jugoslavia avanzarono nei rispettivi raggruppamenti, mortificando anche le pretese di squadre importanti. La Jugoslavia, infatti, spense le velleità dell’Olanda di Johann Cruyff e dei suoi alfieri dell’Ajax, dominatrice nella Coppa dei Campioni, per non dire di quelli del Feyenoord. Gli slavi si imposero nel match decisivo per 2-0 a Belgrado. La Romania, invece, per differenza-reti precedette la Cecoslovacchia e l’Ungheria allo stesso modo la Bulgaria. I sovietici dal canto loro regalarono un dispiacere alla Spagna, vendicandosi della finale persa nel ’64. L’Italia, detentrice del trofeo, si sbarazzò dell’Austria, della Svezia e dell’Eire, ma lasciò sul campo di battaglia in maniera drammatica il suo uomo-simbolo Gigi Riva, azzoppato dal rude austriaco Hof nel match al Pater di Vienna. Anche l’Inghilterra superò il primo barrage, mentre la novità venne rappresentata dal piccolo Belgio che liquidò il Portogallo e la Scozia.



 Nei quarti iniziò il vero spettacolo di una manifestazione finalmente bella e competitiva ed all’altezza della tradizione del calcio europeo. Il doppio confronto memorabile andò in scena tra tedeschi ed inglesi. Il 29 aprile del ’72, infatti, la Germania espugnò Wembley in maniera eclatante con un netto 3-1, propiziato dai gol di Uli Hoeness, Netzer e Gerd Muller, mentre per i britannici replicò il solo Lee. A Berlino poi i maestri non andarono oltre lo 0-0. L’URSS si prese gioco della non-allineata Jugoslavia, tramortendola per 3-0 nell’immenso e trepidante Lenin di Mosca, dopo lo 0-0 di Belgrado. Mentre il confronto più equilibrato vide impegnate l’Ungheria e la Romania. La spuntarono i magiari dopo due pareggi nella “bella” di Belgrado. Kocsis segnò il gol decisivo quasi allo scadere. In una triste serata a Bruxelles abdicò ltalia. Dopo l’infruttuoso pareggio a reti inviolate di Milano, il Belgio mise a nudo i limiti italiani nel retour-match. Van Moer e Van Himst costrinsero alla resa gli azzurri, che con Riva su rigore a pochi minuti dalla fine segnarono il punto di una vana speranza.

 La fase finale fu ospitata dal Belgio nel giugno del 1972. Si giocò ad Anversa e Bruxelles, mentre Liegi ospitò la finalina per il 3° e 4° posto. I fiamminghi erano attesi dal grande entusiasmo dei propri tifosi, ma in realtà sulla carta e nei pronostici non trovavano spazio le sorprese. La Germania Ovest era nettamente più forte di tutte e quattro le semifinaliste. I tedeschi in semifinale ad Anversa affrontarono e batterono il Belgio per 2-1. Ma il risultato finale non rendeva in pieno giustizia alla differenza tra le due squadre. Risolse la contesa lo scatenato Gerd Muller, imprevedibile punta del Bayern Monaco. Polleunis accorciò vanamente le distanze. L’altra semifinale tra sovietici ed ungheresi risultò molto più equilibrata, ma al Park Astrid di Bruxelles erano presenti poco più di 2.000 spettatori. Risolse la contesa un gol di Anatoli Konkov al 58’, centrocampista della Dinamo Kiev, ma la volenterosa e giovane Ungheria all’85’ con Zambo sbagliò il rigore del pareggio. Rudakov fu bravo a neutralizzarlo.

 Il raggiungimento della finale non illuse i sovietici. All’Heysel di Bruxelles la Germania dimostrò in maniera palese tutta la propria superiorità. Due gol di Gerd Muller ed un altro di Wimmer schiantarono la selezione rossa. La Germania Ovest si laureò per la prima volta Campione d’Europa, mettendo le basi anche per il successo iridato di due anni più tardi.

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