lunedì 19 dicembre 2011

Leo Messi sul tetto del mondo


Messi e Saviano
 Sinceramente credevo che nessuno avesse mai potuto avvicinare il genio calcistico di Diego Armando Maradona qui giù sulla faccia della Terra, soprattutto nei nuovi dettami e canoni del calcio moderno, in cui si lascia sempre meno spazio alla tecnica ed alla fantasia del calciatore, quasi sempre soffocato dagli schemi, dall’atletismo e dal protagonismo di allenatori emergenti in panchina. Invece, a Tokyo nella finale del Mondiale per Club Leo Messi, non a caso un altro argentino, sale sul tetto del mondo, peraltro per l’ennesima volta, annichilendo con il suo Barca il malcapitato Santos, che pure schierava il prodigio Neymar, definito forse inopportunamente da Pelè sullo stesso piano del grande piccolo Leo. Ad ogni modo, i brasiliani vengono spazzati via dall’uragano blaugrana e Messi segna un gol favoloso a pallonetto, che incanta i nipponici ed il mondo intero.

 Le prodezze di Messi e del suo Barca non fanno più notizia. Dal Bernabeu a Tokyo non c’è avversario che può contenere la furia catalana. Troppo forte la compagine di Guardiola per qualsiasi avversaria. Il Real di Mourinho dovrà provare a vincere tutte le partite da qui a maggio per cercare di vincere la Liga, anche se lo scontro diretto si giocherà in Catalogna.
 Messi sarà premiato con il suo terzo Pallone d’Oro consecutivo, un riconoscimento meritato ed al momento inarrivabile per chiunque. Per questo straordinario ragazzo dal volto umano ma con i piedi da marziano. E’ il più grande di tutti insieme a Dieguito. Entrambi argentini ed entrambi venuti da famiglie che avevano poco o niente per vivere. Imparai a conoscere un po’ di Messi, leggendo un’intervista da lui concessa ad un altro fuoriclasse in un’altra materia come Roberto Saviano. Messi dichiarò che concesse quell’intervista, apparsa poi nel libro La bellezza e l’inferno, soprattutto perché Saviano veniva da Napoli, la città che fu di Maradona. Leo Messi, campione di calcio e di umiltà.

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